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Saviano: Milano città del Sud

Ultimo Aggiornamento: 11/12/2009 16:10
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11/12/2009 15:45

La Lega: «Va a ciapà i ratt...»

Lo scrittore dedica il titolo «ai meridionali della città». Castelli: «Basta paternali». Idv: «Parole aberranti»

Allo scrittore il riconoscimento più alto dell’Accademia di brera.

MILANO - «Dedico questi riconoscimenti ai meridionali di Milano, che sono poi i veri milanesi». Questo il commento dello scrittore Roberto Saviano alla consegna del titolo di Socio onorario dell’Accademia di Brera e del diploma di secondo livello in Comunicazione e didattica dell’arte, massimo riconoscimento dell’istituto, pari a una laurea honoris causa, premiato dall'Accademia di Brera per il coraggio mostrato nella denuncia della camorra. L'autore di «Gomorra», accompagnato come di consueto da una scorta armata, nel corso della cerimonia ha definito Milano «la più grande città del sud d'Italia». «Quando sento frasi di esponenti politici che invitano il cardinale Tettamanzi a occuparsi di più dei milanesi - ha detto Saviano - penso che forse non sanno chi sono veramente i milanesi». Così lo scrittore ha commentato gli attacchi arrivati nei giorni scorsi all'arcivescovo del capoluogo lombardo da parte del ministro della Lega, Roberto Calderoli. «Ostinarsi a considerare come non milanesi persone come queste arrivate a Milano per lavorare, prima che miope è ignorante».

LO SFOTTO' DI CASTELLI - «Ma va a ciapà i ratt!», è il milanesissimo commento del viceministro della Lega Nord, Roberto Castelli alle parole dello scrittore: «Poveri milanesi. A furia di chinare il groppone per lavorare, lavorare e lavorare senza pensare ad altro, adesso devono sorbirsi le lezioni e le paternali dell'universo mondo». «L'ultimo maestrino arrivato, di cui sentivamo tanto il bisogno, è l'ennesimo professionista dell'antimafia Saviano, il quale viene da una terra che per condizioni politiche e sociali, sicuramente ha molto da insegnare. Meriterebbe una risposta più secca - conclude il ministro, che a mò di sfottò chiosa: «Siamo a Natale e l'ineludibile bonomia lombarda mi fa soltanto esprimere un invito: 'ma va a ciapà i ratt'».

IDV: PAROLE ABERRANTI - L'Italia dei Valori definisce «aberranti» le parole di Castelli: «Offendono tutta l'Italia e tutti i cittadini onesti - dice il capogruppo alla Camera Massimo Donadi -. L'esponente leghista si deve vergognare e deve chiedere immediatamente scusa allo scrittore che vive 24 ore su 24 sotto scorta per aver svelato i traffici dei clan». Chiediamo al ministro dell'Interno Maroni di intervenire in difesa di Saviano, simbolo e soprattutto strumento della lotta alla mafia e di chiarire le parole del suo collega di partito. Chiediamo anche al leader della Lega Bossi e ai ministri del Carroccio di dire se condividono le parole del vice ministro. Dopo aver negato la richiesta d'arresto nei confronti di Cosentino questa maggioranza attacca Saviano. Al peggio non c'è mai limite». Per il Pd ha parlato Laura Garavini, capogruppo in commissione Antimafia: «Le dichiarazioni di Castelli contro Saviano, al quale esprimo la solidarietà dei Democratici, sono gravissime. Per la destra chi non è disposto a osannare il governo, sia un magistrato, un giornalista o uno scrittore, deve tacere. Gli insulti di Castelli sono purtroppo lo specchio della politica arrogante del governo Berlusconi».

IN DIFESA DELLA COSTITUZIONE - Nel corso dell'affollata cerimonia Saviano - giornalista e scrittore trentenne, diventato un simbolo della lotta contro la mafia sin da quando «Gomorra», da cui è anche stato tratto un film, venne pubblicato nel 2006 - si è anche espresso sull'attualità politica: «Sono quasi certo che gli italiani non permetteranno il cambiamento della Costituzione», ha detto, in replica alle affermazioni rilasciate giovedì mattina dal premier Silvio Berlusconi al congresso del Ppe a Bonn in merito a una revisione della Carta costituzionale. E commentando la bocciatura arrivata mercoledì dal Csm sul ddl per il processo breve - contro il quale si era schierato promuovendo una raccolta di 500mila firme - ha detto: «E' stata una risposta democratica, che difende la Costituzione. Le firme raccolte in questi giorni dimostrano poi che non si trattava di una minoranza rumorosa o fastidiosa ma, anzi, ha rappresentato una risposta democratica che dice che non si possono prendere da soli certe decisioni».

PROCESSI E PENTITI - A Brera, dove era presente anche il premio Nobel Dario Fo, Saviano ha anche commentato le recenti operazioni di polizia contro la criminalità organizzata: «Maroni sicuramente ha fatto molto nel casertano, quello che ha fatto il ministro non è stato fatto nei governi precedenti. Detto ciò siamo all'inizio. Sarebbe un errore pensare che ciò che è stato fatto rappresenti la sconfitta delle organizzazioni criminali. Bisogna continuare su questa strada». Sull'importanza del ruolo dei pentiti, rispondendo a una domanda sul processo che vede coinvolto a Milano il senatore Marcello Dell'Utri, chiamato in causa dalle dichiarazioni del pentito Spatuzza. «Una cosa importante - ha detto Saviano - è ricordare che i pentiti non fanno accuse, ma sono fondamentali perchè dalle loro dichiarazioni si può arrivare alla verità». Cambiare la legge sui pentiti, come è stato proposto nei giorni scorsi da esponenti del governo, è dunque secondo lo scrittore «molto rischioso». Saviano è intervenuto anche sulle parole del ministro della Giustizia, Angelino Alfano, che nei giorni scorsi aveva invitato i magistrati ad andare meno in tv: «Capisco la necessità del silenzio - ha detto - perchè le Procure tutelino il proprio lavoro ma la luce spesso salva i processi. Appena si sono accese le luci, come nel processo Spartacus, le cose sono andate meglio».

I LIBRI SULLA MAFIA - L'Accademia ha assegnato il riconoscimento a Saviano «in considerazione del grandissimo contributo da lui portato alla valorizzazione della cultura, nella sua unicità e nelle sue articolazioni» e «per la sua appassionata ricerca e la sua rara capacità di denuncia». Saviano ha detto alla sala gremita che «quando si scrive si subiscono le conseguenze di quello che si scrive e c'è sempre la sensazione di essere soli», ma poi nel corso della premiazione ha anche aggiunto «quando succede un'occasione come questa si percepisce di non essere soli». «Quando ho scritto "Gomorra" - ha poi detto l'autore (alludendo alle dichiarazioni del premier che dichiarò: «Strozzerei chi ha fatto 9 serie de La Piovra e chi scrive libri sulla mafia, ndr)- non avrei mai immaginato tanta ostilità. La cosa che più mi fa male è sentire, in questi giorni, che chi racconta le contraddizioni del proprio Paese lo diffama. E' una cosa gravissima, non bisogna cadere in questa trappola, così si pregiudica la possibilità di cambiare le cose». «E' importante che ci si riunisca per riconoscere il lavoro di Saviano», ha detto Dario Fo.

L'EXPO E LA MAFIA - Anche a Milano il rischio di infiltrazioni mafiose è forte. Saviano ne ha parlato a proposito dei cantieri dell'Expo 2015. «Negarlo - ha detto - è la prima scelta morale per fare entrare la criminalità. Non bisogna negare il problema ma affrontarlo, senza ritenere questa una accusa, come spesso avviene, ma una presa d'atto». Lo scrittore ha poi accostato lo scenario dell'Expo 2015 a quello della ricostruzione in Abruzzo, sottolineando come «quando si diceva delle infiltrazioni criminali, tutti dicevano che vedevo nero dappertutto e invece hanno già fermato due imprese legate a un clan camorrista». A Milano, secondo lo scrittore, «bisogna subito aprire una commissione di controllo e tenere gli occhi aperti».

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(Voltaire)

ma difendiamo anche la grammatica Italiana





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I videogiochi non influenzano i bambini. Voglio dire, se Pac Man avesse influenzato la nostra generazione ora staremmo tutti saltando in sale scure, masticando pillole magiche e ascoltando musica elettronica ripetitiva."
(Kristian Wilson, Nintendo Inc., 1989)

Pochi anni dopo nacquero le feste rave, la musica techno e l'ecstasy...

11/12/2009 16:10

Saviano sarà anche uno intelligente e dotato, ma qui sta prendendo una cantonata grande come una casa.


Uno che dice


Dedico questi riconoscimenti ai meridionali di Milano, che sono poi i veri milanesi»



si dimostra
- ingrato verso Milano che alla fin fine i meridionali li ha accolti;
- razzista verso i milanesi autoctoni; non valgono niente secondo lui?
- prevaricatore verso la cultura originaria; il vero milanese parla milanese, si comporta da milanese e ragiona da milanese. A me pare che i trapiantati del sud parlino da meridionali, si comportino da meridionali e ragionino da meridionali. Liberi di farlo, ma allora non ci si può autoproclamare "vero milanese" se continui a restare napoletano [SM=g1700002] [SM=g1700002]

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