Campiello, in cinquina Pennacchi e Lerner
Unanimità (11 voti su 11) per «Canale Mussolini». Gli altri finalisti sono Pariani, Carofiglio e Murgia. Opera prima a Silvia Avallone con «Acciaio» (Rizzoli). Il caso Elkann
PADOVA - E’ Giuseppe Tornatore, il regista premio Oscar e per l’occasione presidente della Giuria dei letterati, a proclamare la cinquina dei romanzi finalisti alla 48esima edizione del Premio Campiello. Per la sesta volta a Padova, nell’aula magna Galileo Galilei del Bo si è tenuta la selezione dei libri che il prossimo 4 settembre si contenderanno la finale al teatro La Fenice di Venezia. La giuria ha decretato, nell’ordine Antonio Pennacchi, Canale Mussolini, Mondadori con 11 voti (unanimità) Gad Lerner, Scintille. Una storia di anime vagabonde, Feltrinelli con 8 voti , Gianrico Carofiglio, Le perfezioni provvisorie Sellerio, con 7 voti, Laura Pariani, Milano è una selva oscura Einaudi con 7 voti, Michela Murgia con 6 voti, Accabadora, Einaudi. Quest’anno il premio Campiello opera prima è andato a Silvia Avallone per Acciaio, Rizzoli. Il caso letterario dell’anno ha vinto la sezione rivolta agli esordienti per «le molteplici transizioni incompiute dal proletariato alla piccola borghesia dall’adolescenza alla giovinezza; il romanzo li trasforma in elementi letterari attraverso lo sguardo di due ragazzine che passano dalla complicità alla competizione».
Ma rimarrà senz’altro un caso nella storia del Premio della Confindustria veneta l’unanimità che ha accolto la scelta del libro di Pennacchi. Tutti i giurati, infatti, hanno votato per il romanzo che narra la storia delle bonifiche Pontine, «un’immigrazione alla rovescia» come l’ha definita Tornatore, «non più dal Sud al Nord, ma da Veneto e Friuli verso il sud, un romanzo epico straordinario e allo stesso tempo con il ritmo del giallo. Ho letto le 500 pagine di cui è composto in due giorni senza accorgermi». In generale, la Giuria si è trovata d’accordo nel definire ottima l’annata letteraria che ha visto la presenza di molte donne e il debutto di numerosi giovani, una condivisone di fondo che ha portato alla scelta dei cinque libri finalisti già alla prima votazione, come sempre pubblica. Unica ombra sulla manifestazione quella causata dalla «nuvola acida» denunciata da Philippe Daverio, membro della Giuria, che ha preso le difese di Alain Elkann e del suo libro Nonna Carla. Una “velina” pubblicata da un quotidiano nazionale si era scagliata contro i giurati accusati d’essere i rappresentanti di lobby editoriali e ministeriali con il compito d’appoggiare lo scrittore torinese. Unanime lo sdegno e gli attestati di stima di tutta la giuria. Per la cronaca, il libro ha raccolto 3 voti.
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