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Il Corriere della Sera intervista Obama

Ultimo Aggiornamento: 08/07/2010 16:20
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08/07/2010 10:54


qui tutto l'articolo di Paolo Valentino.

Riprendo alcuni passaggi, quelli riportati virgolettati:

sull'Afghanistan:

Prima di tutto voglio dire personalmente quanto sia grato per il contributo italiano in Afghanistan. I sacrifici di uomini e donne italiani in uniforme sono stati straordinari. Il primo ministro Berlusconi è stato un alleato conseguente e forte. L’Italia ci aiuta non solo sul campo di battaglia, ma anche nell’addestramento. Dove per esempio i Carabinieri sono stati molto utili. Tengo in altissimo considerazione i sacrifici del vostro popolo. Detto questo, è un tema difficile in una regione difficile. Non ci sono soluzioni semplici. Se ci fossero, non saremmo laggiù. Il fatto è che l’Afghanistan veniva usato come base per attività terroristiche rivolte contro tutti noi. La regione al confine tra Afghanistan e Pakistan continua a essere base di lancio per le bande del terrore. La nostra presenza ha però messo Al Qaeda in rotta, rendendola incapace di lanciare attacchi su larga scala come in precedenza. Abbiamo ancora molto lavoro da fare per stabilizzare il Paese e aggiungo, attraverso questo, stabilizzare anche il Pakistan. Ci vuole lavoro. Quello che ho detto al popolo americano e dico ai popoli dei Paesi alleati coinvolti è che stiamo seguendo una strategia che prevede un aumento delle truppe sul campo per spezzare e indebolire la ripresa dei talebani e un maggior impegno nella costruzione degli apparati militari e di sicurezza afghani. Faremo una revisione alla fine di quest’anno, per determinare se la strategia è stata efficace. Entro la metà del prossimo anno dovremmo cominciare la transizione, ma ciò non significa che d’un tratto la nostra presenza evaporerà. Piuttosto cominceremo a vedere truppe e polizia afghane prendere il nostro posto e quindi una graduale riduzione della nostra presenza, compensata dal maggiore impegno afghano. Sarà duro, sarà difficile, ma penso sia possibile. Soprattutto se si guarda al fatto che i talebani non hanno l’appoggio del popolo afghano: questa non è un’insurrezione che ha il sostegno popolare, la gente laggiù ricorda ancora quando erano al potere e non gli piace. Ma il terreno è duro, il Paese povero. Il governo nazionale ha ancora scarsa capacità, che però cresce. Ecco perché dobbiamo vincere non solo sul piano militare, ma accompagnare i progressi sul campo con l’addestramento, lo sviluppo economico, quel tipo di sforzi dove il contributo italiano è molto importante e di cui siamo grati.



sulla Turchia:

Paese di enorme importanza strategica, da sempre al crocevia tra Est e Ovest. È un alleato della Nato e la sua economia è in grande espansione. Di più, il fatto che sia una democrazia e un Paese in maggioranza islamico la rende modello criticamente importante per altri Paesi musulmani della regione. Per queste ragioni riteniamo importante coltivare forti relazioni con Ankara.
Ed è anche la ragione per cui, sebbene non siamo membri dell’Ue, abbiamo sempre espresso l’opinione che sarebbe saggio accettare la Turchia nell’Unione. Riconosco che questo sollevi sentimenti forti in Europa e non penso che il ritmo lento o la riluttanza europea sia il solo o il predominante fattore alla radice di alcuni cambiamenti d’orientamento osservati di recente nell’atteggiamento turco. Credo che ciò abbia a che fare con la dialettica democratica interna al Paese. Ma è inevitabilmente destinato a giocare un ruolo nel modo in cui il popolo turco vede l’Europa. Se non si sentono considerati parte della famiglia europea, è naturale che finiscano per guardare altrove per alleanze e affiliazioni.
Sebbene alcune delle cose viste, come il tentativo di mediare un’intesa con l’Iran sul tema nucleare, siano state infelici, penso che siano state motivate dal fatto che la Turchia abbia una lunga zona di confine con l’Iran e non vuole alcun tipo di conflitto in quell’area. Forse anche la volontà di flettere i muscoli ha giocato un ruolo, in questo insieme al Brasile che si vede come potenza emergente. Ciò che noi possiamo fare con Ankara è continuare a impegnarla, a chiarire per loro i vantaggi dell’integrazione con l’Occidente, rispettando la loro specifica qualità, quella di una grande democrazia islamica, non agire con paura per questo. Può essere potenzialmente molto buono per noi, se loro incarnano un tipo d’Islam che rispetta i diritti universali e la secolarità dello Stato e può avere un’influenza positiva sul mondo musulmano.



sull'Italia:

Guardi, da giovane ho amato il cinema italiano: Fellini, Antonioni, De Sica. Per quanto riguarda la letteratura, sono più incline ai classici, Dante soprattutto. Non parliamo del cibo. Ma continuo a considerare la regione intorno a Firenze la mia preferita: la luce della Toscana è particolare. Sinceramente non so a chi non possa piacere l’Italia e chi non sia stato influenzato dalla cultura italiana. Sicuramente considero l’Italia parte di me stesso. E le dirò di più: è stato di gran lunga il posto che più è piaciuto alle mie figlie durante il viaggio in Europa. Sono tornate completamente innamorate di Roma emi chiedono continuamente quando ci torneremo.



su Napolitano e Berlusconi:

Lo trovo una persona ricca di grazia. Devo dire che anche con il premier Berlusconi abbiamo sviluppato un rapporto forte. Quando ci incontriamo è sempre un piacere, ridiamo, scherziamo, facciamo cose concrete e serie. Il premier Berlusconi è stato un grande amico degli Stati Uniti e mio personale. Il presidente Napolitano l’ho incontrato a Roma e poi di recente qui a Washington. La sua visione di un’Europa forte coincide pienamente con la mia. L’importanza che lui annette al rapporto transatlantico è identica alla mia. In questo senso, l’Italia è fortunata di avere un ottimo premier e un ottimo presidente.



sul suo libro autobiografico:

Il contesto di quella frase era che, da giovane, stavo cercando di dare un senso alla mia identità, rispondere alla domanda: chi ero io veramente. Il viaggio in Africa poteva riempire il mio vuoto in un modo che non poteva fare l’Europa, perché lì ero un turista. In Kenya cercavo di scoprire chi era mio padre, che non avevo mai davvero conosciuto. La verità però è che in termini d’influenza sulla mia vita, quella europea è probabilmente forte come nessuna, perché sono americano e la cultura americana, che è ovviamente un miscuglio di varie culture, ha in quello europeo il suo ingrediente più forte. In questo senso, durante quel viaggio, essere in Europa non era molto differente dall’essere negli Stati Uniti. Ma in Europa mi trovo estremamente amio agio, sento tutto molto familiare in un modo che non posso dire quando viaggio in Giappone o in Cina, nonostante sia nato e cresciuto alle Hawaii dove l’influenza asiatica è molto forte. Il fatto è che gli Stati Uniti avranno sempre un legame unico con l’Europa, che io condivido pienamente in quanto americano

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We'd all like t'vote for th'best man, but he's never a candidate (Frank McKinney "Kin" Hubbard).
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Utente Power



08/07/2010 16:20


Sempre molto diplomatico il Presidente.

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Disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo.

(Voltaire)

ma difendiamo anche la grammatica Italiana





Sai cosa scrivere? Allora posta!
Non sai cosa scrivere? Allora spamma!

<-- IO -->

I videogiochi non influenzano i bambini. Voglio dire, se Pac Man avesse influenzato la nostra generazione ora staremmo tutti saltando in sale scure, masticando pillole magiche e ascoltando musica elettronica ripetitiva."
(Kristian Wilson, Nintendo Inc., 1989)

Pochi anni dopo nacquero le feste rave, la musica techno e l'ecstasy...

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