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Come previsto, respinta la mozione Caliendo ma il governo non ha più i numeri

Ultimo Aggiornamento: 05/08/2010 09:49
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04/08/2010 23:56

Caliendo, respinta mozione sfiducia
Astenuti in 75, i voti favorevoli 229


Respinta la mozione di sfiducia per il sottosegretario alla Giustizia Caliendo con 299 voti contrari, 229 favorevoli e 75 atenuti. La maggioranza era di 265 voti. Dopo tutte le dichiarazioni di voto e qualche momento di confusione l'Aula si è dunque espressa sulla mozione presentata da Pd e Idv nei confronti di Caliendo indagato nell'ambito dell'inchiesta sulla cosiddetta P3. Finiani, Udc, Api di Rutelli e Mpa di Lombardo si sono astenuti.

Soddisfatto il sottosegretario alla giustizia ha dichiarato: "Continuerò a lavorare finchè avrò la fiducia del Parlamento". Caliendo ha anche avvertito che "se per ipotesi si scopre che anche solo una cosa che ho detto non è reale, allora non avrei dubbi a dimettermi. La mia verità - ha dichiarato ancora il sottosegretario - è basata su elementi concreti". Caliendo rispetto all'astensione dei finiani ha poi commentato di comprendere "le ragioni politiche che hanno spinto i finiani a votare per l'astensione. Sono valutazioni di dialettica interna alla maggioranza. L'importante è che non abbiano votato a favore della sfiducia. Quindi li scuso".

Chiara Moroni lascia il pdl e passa coi finiani
Secondo quanto si è appreso il deputato Chiara Moroni avrebbe lasciato il gruppo del Pdl per iscriversi a quello dei finiani di "Futuro e Libertà". La Moroni, dopo aver annunciato la sua astensione sulla mozione contro il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, è salita nello studio del presidente della Camera Gianfranco Fini. Durante i lavori d'Aula è stata seduta, per tutto il tempo, accanto ad Italo Bocchino, nuovo capogruppo del gruppo parlamentare Fli che sale a quota 34 deputati.

Bersani: "Maggioranza non c'è, verso crisi esecutivo"
Un commento al voto è arrivato anche da Pierluigi Bersani, segretario del Pd, che ha dichiarato: "La maggioranza non c'è e questo avviene sulla spinta di una opposizione che ha fatto bene il suo mestiere e su un tema cruciale come quello della legalità". "Questa crisi politica della maggioranza - ha aggiunto Bersani - contiene in sé la promessa di una crisi di governo. Si avvia un percorso di assoluta instabilità che può essere un danno grave per il paese".

Bossi:"No ad esecutivi tecnici, siamo con il Governo"
Il leader della Lega, Umberto Bossi, dopo la bocciatura della mozione di sfiducia ha dichiarato :"E' il segnale che resistiamo, adesso non si va al voto". il leader del Carroccio ha anche confermato il "no ad esecutivi tecnici: stiamo con Berlusconi". Bossi boccia ipotesi di maggioranze diverse: "Non vanno bene", e boccia anche un nascente terzo polo: "Secondo me non ha futuro. C'è chi per far danni agli altri fa danno a se stesso". In ogni caso, "la preoccupazione che il Governo cada c'è sempre", ma in quel caso si andrebbe a votare "e se si va a votare la Lega stravince: non temiamo il voto".

Fonte: tgcom

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05/08/2010 00:03

Caliendo è salvo, ma la maggioranza no
Berlusconi tentato dal voto anticipato

A Montecitorio voto secondo le previsioni: l'asse finiani-Udc-rutelliani tiene di fatto in mano le sorti dell'esecutivo. Arriva anche Chiara Moroni. Secondo indiscrezioni il premier si sarebbe convinto della impossibilità di andare avanti: "Non è possibile che il mandato degli elettori sia messo in discussione da quello che è successo alla Camera". E ora punterebbe deciso al ritorno alle urne
di MARCO BRACCONI

PIU' o meno è andata secondo le previsioni. Calcolando i 27 assenti, le proporzioni della vigilia sono state rispettate. La mozione di sfiducia a Caliendo non passa perché in 299 hanno votato con il governo. 229 i contrari, 75 gli astenuti. Alla prima prova parlamentare, Pdl-Lega sono ampiamente sotto il quorum, pari a 316 voti. Bossi dice che è un segnale di resistenza, e quindi non si va al voto anticipato. Ma i numeri sul tabellone elettronico di Montecitorio disegnano plasticamente uno scenario radicalmente mutato. E lo stesso Berlusconi, secondo fonti del Pdl, si sarebbe ormai convinto che l'unica soluzione è tornare alle urne. "Quella dei numeri è una strategia", ha detto ai suoi deputati in serata. Attaccando ad alzo zero i finiani ("Per loro oggi una pagina nera", la magistratura ("No ai loro ricatti") e lo stesso presidente della Camera ("Da lui solo motivazioni personali").

Le chiavi in mano all'asse Fli-Udc. Nessuno, tra finiani e centristi, aveva l'interesse a far cadere il sottosegretario e con lui l'esecutivo. Non adesso, certamente. Ma il dato sensibile è che l'asse finiani-Udc-rutelliani ha potenzialmente in mano i numeri per far andare o meno avanti il governo. Le "defezioni" negli schieramenti di partenza sono state minime, probabilmente fisiologiche e soprattutto ripartire in ognuno degli ormai tre poli parlamentari. Qualcuno di là, qualcuno di qua.

Da notare che i "quattro gatti" finiani, invece di perdere pezzi come i berluscones pronosticavano, ne guadagnano uno. Al gruppo ha adrito proprio oggi Chiara Moroni. Che non ha partecipato al voto su Caliendo sostenendo che "quello che viene presentato come garantismo non ha niente a che vedere con il vero garantismo".

Il "Vietnam" prossimo venturo. L'estate è alle porte, e salvo sorprese clamorose da qui si ripartirà a settembre. "Resistiamo, non si vota", dice Bossi. Ma già da oggi si capisce quale può essere il clima parlamentare. Rissa quasi sfiorata tra un deputato Pdl-Fli, tifoserie da stadio all'ingresso del premier in aula, inasprimento del confronto. Con questi clima, e con tali numeri, c'è da scommettere che prenderà forza l'ala pro-elezioni anticipate. E già in serata arrivano i primi segnali dallo stesso Berlusconi.

L'arma di Berlusconi: il voto. Le indiscrezioni parlano di un Berlusconi che al momento non vede alternativa al voto. Un premier "amareggiato" dalle votazioni in aula sulla mozione di sfiducia, che si è rammaricato soprattutto della presa di posizione di Chiara Moroni. Meglio andare alle urne, avrebbe ribadito il Cavaliere ad un deputato in Aula, confermando quel che aveva confidato anche alle parlamentari del Pdl: "Se ci devono essere le elezioni, meglio affrontare al più presto".

Poi arrivano le parole di Berlusconi ai deputati pidiellini. Il Cavaliere dice di "sperare in un ricompattamento", ma le sue sembrano parole di circostanza, perché subito dopo aggiunge: "Ma al primo incidente serio dovremmo chiedere agli italiani di tornare alle urne. Preparatevi. E c'è il mio impegno e la promessa che voi che vi siete comportati bene, vogliamo ricandidarli".

Poi l'attacco frontale ai finiani: "Oggi per loro c'è stata una pagina nera. L'astensione è inaccettabile. Ci si può astenere su un provvedimento o su una legge ma non su un principio, che è quello dell'innocenza di chi non ha subito affatto condanne definitive e soprattutto c'è il principio della solidarietà". E ce n'è anche per Fini: "Nessuno di noi poteva pensare che saremmo arrivati a questo punto. Sono motivazioni solo personali. Io non l'ho cacciato, si è cacciato da solo".

Il premier è duro anche con i giornali: "Il comportamento dei grandi giornali che hanno dimostrato di esserci avversari è uno scandalo dentro lo scandalo". Poi il Cavaliere ha fatto riferimento alla possibilità di cambiare la legge sulla par condicio.

Una decisione più esplicita potrebbe essere presa domani, visto che è in programma una nuova riunione di partito. Già oggi, sempre secondo le indiscrezioni dal Pdl, i maggiorenti del Popolo delle Libertà avrebbero cominciato a studiare le possibili date per il voto, tra le quali quella del 14 novembre e quella del 7 marzo.

Pd e Idv divisi. Nell'altro campo non si può fare a meno di registrare la polemica strisciante tra i due partiti di opposizione rappresentati in Parlamento. Il problema è di prospettive e di strategia a breve e medio termine. C'è Di Pietro che vuole elezioni subito, e adotta comportamenti e linguaggi conseguenti, e i democratici che pure tra differenze interne cercano la strada per un altro governo, tecnico o di transizione che sia. Non è un caso che il leader dell'Idv se la prenda oggi, di nuovo, con l'Udc. Formule diverse da un ritorno alle urne gli darebbero meno potere contrattuale. Con la spina Di Pietro nel fianco per Bersani diventa dunque essenziale tenere unito il partito. Una variabile non secondaria per capire se tra pochi mesi torneremo alle urne o se si andrà verso altre soluzioni.

Fonte: Repubblica

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Sportivo ipercafone
05/08/2010 09:49

La maggioranza c'è o non c'è ?

Sul caso Caliendo Fini ha dovuto rifugiarsi in uno stratagemma tattico molto democristiano, astenersi, perchè votare sì o no lo avrebbe comunque messo in situazione di perdere credibilità.
Però nel suo intervento prima del voto, Della Vedova ha ribadito che FLI resta nella maggioranza e sosterrà questa maggioranza.
E' numericamente evidente che però dopo questa prova di voto FLI ha dimostrato che vuole restare nella maggioranza incidendo sull'azione di governo.
La domanda è: Berlusconi accetterà questa situazione di dover trattare coi finiani le attività parlamentari extra programma ?

Io credo che a settembre PDL e Lega saranno tentati di creare le condizioni per cui FLI faccia cadere il governo e poi chiederanno a Napolitano di andare a votare. Se poi l'IDV continuerà sulla strada dell' "elezioni subito", di fatto fa il gioco della maggioranza minoritaria.

staremo a vedere i nquesto scenario come si muovono i finiani, che alla fine sono quelli che hanno più da perdere ...

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We'd all like t'vote for th'best man, but he's never a candidate (Frank McKinney "Kin" Hubbard).
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