Lazio al comando d'amore e d'accordo
di Vincenzo Cerracchio (per Il Messaggero)
ROMA (15 settembre) - La Lazio è ancora in testa alla classifica. Ma non è questa la notizia. La notizia è che i laziali sono entusiasti come non accadeva da un pezzo, da una vita calcistica: non recriminano sulla campagna acquisti, non si dividono più su Di Canio o Ballotta, non si insultano nel nome di Lotito, non si spaccano sul modulo di Rossi, non si sbertucciano da una curva all’altra per più o meno mascherate diversità politiche. A unirli ci sono i risultati propri, le due vittorie di fila, e fatalmente quelli della Roma, attualmente sotto di cinque punti. Ma anche qualcosa di diverso nell’aria: le facilitazioni della campagna abbonamenti, chiusa a quota 25.000 tessere, le prime aperture a un moderno merchandising, la speranza più concreta di costruire uno stadio di proprietà. Un forte desiderio di casa, d’identità, di comunità: in una parola di
lazialità.
E’ nel dna del tifoso biancoceleste questo periodico ritrovarsi, lo stringersi quando fa scuro. Due anni fa, alla seconda giornata, la Lazio aveva perso due volte ed era a -11 punti in classifica, per una penalizzazione che fu poi ridotta a -3. Il risultato finale la vide terza e in Champions, spinta dalla sua gente. L’anno scorso l’augurabile consacrazione si trasformò in un mezzo calvario, la società perse l’occasione di costruire una squadra da vertice, s’ingigantì il contrasto fra Lotito e una parte della tifoseria,
l’omicidio di Gabriele Sandri rese tragica un’atmosfera già compromessa. Questa, ricostruita degnamente in estate, è una squadra che può dare il tocco finale d’unità all’ambiente: divertendo.
Ha un tasso tecnico elevato, un’età media e uno spirito giovanile, ha il vantaggio di una spensieratezza di fondo, visto che l’obiettivo dichiarato è quello di tornare nell’Europa, malamente gettata via, attraverso la porta Uefa. Niente di più, per ora e per un bel po’: i laziali lo sanno, per altri sogni ripassare a maggio.
Ieri l’Olimpico ha mostrato di gradire le primizie di stagione. Un portiere, Carrizo, con cui sentirsi al sicuro, un genietto, Zarate, che piazza il pallone più o meno dove vuole, preferibilmente con traiettorie arcuate, un terzino, Lichsteiner, che corre anche se è svizzero, un mediano, Brocchi, che spinge anche se è usato. Pandev si conosceva e Ledesma pure, Meghni sembra un altro e Rozehnal pure. Tutti questi, insieme agli altri, riserve comprese, sembrano avere una gran voglia dentro, più o meno simile a quella dei tifosi. Un’idea un po’ sbarazzina della stagione appena cominciata.
Due partite vinte non fanno ancora una prova, ci sono stati momenti difficili, rischi e svarioni, sia a Cagliari, sia ieri con la Samp di Cassano: ma sono sei punti che non si possono discutere. Se ne riparlerà domenica sera dopo il “testacoda” col Milan, che a San Siro metterà sul piatto il veleno del suo zero in casella. Qualcuno già dice: lì si vedrà la vera Lazio.
Noi pensiamo di averla già vista, negli occhi dei tanti bambini che gratis con mamma e papà hanno invaso lo stadio: “Davvero siamo primi in classifica...?”. Davvero. E allora a scuola oggi con la maglia di Zarate. Un altro 10 che incanta, solo di un altro colore.
[Modificato da radcla 16/09/2008 00:40]