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Boni, Lega Nord "Basta migranti o cade il governo"

Ultimo Aggiornamento: 06/04/2011 00:13
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06/04/2011 00:13

La Lega striglia il Cavaliere
Basta migranti o cade il governo'di Gianluca Schinaia

«Non possiamo rimanere pazienti in eterno, il nostro elettorato è furioso. Se il premier non porta a casa il risultato con la Tunisia, noi dobbiamo aprire la crisi» Parla Davide Boni, presidente del Consiglio regionale della Lombardia e uomo di punta del Carroccio



(05 aprile 2011)Il modo in cui Berlusconi sta affrontando la questione degli immigrati è motivo di tensione con la Lega? «Certo, perché se da Tunisi il premier non porta a casa il risultato, noi usciamo dal governo». Non usa mezzi termini Davide Boni, presidente del Consiglio regionale della Lombardia e uomo di punta del Carroccio. In un'intervista rilasciata a un giornale straniero, di cui L'Espresso è in grado di anticipare i contenuti, uno dei cavalli di razza del Senatùr descrive come la Lega Nord interpreti gli ultimi avvenimenti politici: «Siamo molto tesi perché in ballo c'è Maroni e la sua credibilità e ci stiamo giocando uno dei nostri uomini migliori: non si può lasciare il ministro da solo». E quindi la Lega è pronta anche ad abbandonare il governo, qualora gli accordi con la Tunisia non soddisfino il titolare del Viminale e le istanze per prevenire la nuova ondata migratoria che scuotono la base del Carroccio.

«Non si tratta di una minaccia, di un bluff. Dipende dall'urto che potrebbe derivare dalla situazione attuale, anche noi sentiamo i nostri che si lamentano: non possiamo rimanere pazienti in eterno. La nostra base è scossa, e quando Bossi dice "Fora di ball" si riferisce a una tensione vera che sente la gente».

Insomma, la Lega è insoddisfatta di come finora il premier abbia affrontato la situazione e quando si chiede se il presidente del Consiglio stia gestendo in modo appropriato l'emergenza, Boni scuote la testa: «La posizione di Berlusconi non ci soddisfa: avrei preferito vederlo prima a Tunisi e poi a Lampedusa. Infatti, prima si chiude il rubinetto e poi si parla alla propria popolazione. Ci sono queste uscite del presidente del Consiglio che non sempre ci solleticano l'anima. Secondo me ha cercato di fare prima un'azione sul territorio nazionale e poi a livello internazionale. Lo si vede dalle dichiarazioni che fa: quando parla di "popoli migranti", non distingue tra il profugo e il clandestino. E la gente invece sa riconoscere la differenza».

Sui rapporti di forza tra Lega e Pdl, Boni non ha dubbi: «Mettiamola così, usando un'espressione romana antica: noi siamo i pretoriani del governo». Come dire che il Carroccio è la guardia della legislatura, l'ultimo baluardo a protezione del governo ma anche la risorsa fondamentale per la sua tenuta. «C'è un patto tra noi e il premier, e se non ci fosse un accordo elettorale per il federalismo non voteremmo nulla».

Il riferimento è alle leggi ad personam che passano per il Parlamento, ma per ottenere il federalismo la Lega è disposta ad ingoiare qualche rospo. «Parigi val bene una messa...è una via crucis, ma noi portiamo la croce e cantiamo». Anche se Boni non fa sconti sul Rubygate e sul ruolo di Nicole Minetti, membro del Consiglio regionale di cui è presidente: «Se io fossi Nicole Minetti mi dimetterei, ma io sono della Lega e ho un'altra cultura politica. Comunque questa scelta rientra nella sua sfera personale. Se ho suggerito a lei di dimettersi? Beh, l'ha letto su tutti i giornali. Se sono infastidito da questa situazione? E' naturale, e si spiega proprio con il fatto che sono a qui a dover rispondere su questi argomenti».

Alla fine, Boni conclude chiarendo ancora una volta chi comanda nel partito del Carroccio: «Siamo un partito fortemente piramidale, quello che decide Bossi è legge per tutti. E in questo senso – sorride – siamo un partito leninista».

A prescindere da quello che succederà sul tema dell'immigrazione, una volta raggiunto il proprio obiettivo la Lega si considera sciolta da ogni vincolo di fedeltà al premier: «Ad ottobre sarà approvato l'ultimo decreto sul federalismo, a quel punto Bossi deciderà cosa dovremo fare».

E in ogni caso, ogni scenario politico è ancora possibile perchè «il fine giustifica i mezzi e noi siamo qui per portare a casa il federalismo.
Altre alleanze possibili? Casini l'abbiamo già provato, Fini anche, e non è che ci abbiano dato queste grandi soddisfazioni. Ripeto, abbiamo un obiettivo: il centro-sinistra si è astenuto sul federalismo e volendo si può ragionare anche con loro se questo può essere utile per raggiungere il traguardo finale».

L'Espresso
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