ANCHE I PRETI SI PRENDONO A CALCI – FINALE BURRASCOSO DELLA CLERICUS CUP: REDEMPTORIS MATER BATTE LATERANENSE 1-0 – IL GOL DECISIVO SU RIGORE (DUBBIO) – E L’ORATORIO DIVENTA LA CURVA SUD: “ARBITRO, VAI A FISCHIARE IN PARROCCHIA!”…
(Foto Lapresse)
Guglielmo Buccheri per “La Stampa”
Un rigore (contestato) e i tacchetti si mettono di traverso. Non c’è il «ringhio» di Gattuso o lo sguardo di sfida di Materazzi da passare alla moviola, perchè a far rumore, stavolta, sono le urla, le dita puntate o le accuse («Vai ad arbitrare in parrocchia») di ventidue ragazzi in campo per diventare i più bravi preti o seminaristi al mondo con il pallone fra i piedi.
(I giocatori-preti della Redemptoris Mater esultano per la conquista della Clericu Cup - Foto Lapresse)
Il calcio è vero, così come veri sono i calcioni e i falli che, ad intermittenza, accendono l’ultimo atto della Clericus Cup, il campionato (prima edizione) pontificio finito fra strette di mano e pacche sulle spalle, ma passato attraverso scatti di nervosismo, cartellini gialli e accuse rimbalzate da uno schieramento all’altro. La Grande Svolta si consuma nel cuore della ripresa quando il fischietto dell’arbitro cattura l’attenzione, porta il pallone sul dischetto e consegna al Redemptoris Mater l’occasione (non sprecata) del vantaggio decisivo.
Risultato? Il piccolo campo dell’Oratorio di San Pietro assume le sembianze del prato dell’Olimpico o di San Siro. Tutti contro il «simulatore», è il primo effetto di un rigore agli occhi dei ragazzi della Pontificia Università Lateranense concesso fin troppo generosamente. «Ma come fai a fischiare un fallo così...»; e ancora: «Si è buttato, arbitro non si può perdere una finale per un tuo errore...».
Pedro Ugalde si sente accerchiato. E’ lui, l’attaccante costaricano, che si è procurato il rigore ed ora deve subire l’atteggiamento di sfida degli avversari. «L’ho tolto dal campo perchè era meglio così», spiegherà, spumante alla mano, il sorridente mister Simone, il condottiero dei campioni del mondo. Simone parla come Lippi dopo una sfida dell’Italia o Ancelotti quando deve spiegare il perchè del cambio Inzaghi-Gilardino.
(I vincitori con la coppa - Foto Lapresse)
La sfida è finita, il giovane arbitro inseguito dal coro «...vai ad arbitrare in parrocchia...» urlato dai seminaristi sconfitti. «Era una finale, in campo ho visto il giusto nervosismo», prova a spiegare il fischietto davanti a chi gli ricorda lo scatto d’ira del difensore di fascia della Lateranense, colpito a gamba tesa dal centrocampista di destra del Mater.
Un episodio, il minaccioso faccia a faccia stile Ibrahimovic-Totti, che fa rumoreggiare il pubblico, «spiazzato» da tanto nervosismo. La coppa con il «saturno» da chierico e gli scarpini passa di mano in mano e la forza del Cupolone sullo sfondo restituisce meriti e sorrisi.
Ma, il rumore dei tacchetti è ancora forte. «Loro hanno picchiato più di noi...», così il mister campione. «C’era un rigore che ci avrebbe portato al pareggio, ma l’arbitro guardava altrove...», continua la protesta di chi è finito ko. Niente moviole, nessuna dichiarazione lesiva della reputazione di chicchessia, ma l’appuntamento è già per il prossimo anno quando la Clericus Cup riaprirà le porte. La mattina dell’atto finale era cominciata con i suoni e i colori della festa. La piccola tribuna stracolma e piena di colori. Ci sono i megafoni, c’è la figura del «capo» che detta i tempi ai cori (i più in latino), compare anche un fumogeno giallo.
I neocatecomenali del Redemptoris Mater e gli studenti della Pontificia Università Lateranense scaldano i motori nel campo più piccolo dell’Oratorio di San Pietro in attesa che il fischietto dell’arbitro li chiami per l’ingresso in campo. La coppa, un pallone con il «saturno» da chierico e gli scarpini, splende come la Champions League finita nella mani di Paolo Maldini la notte di Atene.
(Striscioni sugli spalti - Foto Lapresse)
Il pallone rotola da una parte all’altra del campo. «Oggi football day, ieri family day, è sempre festa per il popolo della vita», il lungo striscione attaccato sulla tribuna dai numerosissimi tifosi del Redemptoris Mater (due i pullman organizzati, decine i seminaristi costretti a restare lontano dall’Oratorio di San Pietro per problemi di posti). Monsignor Rino Fisichella, rettore dell’Università Lateranense prende posto fra le panchine dopo aver salutato i suoi ragazzi nello spogliatoio così come vuole il rituale pre-finale dei presidenti dei club.
«Vinciamo noi perchè abbiamo il giallo e il bianco, i colori del Vaticano. Saremo come il Milan ad Atene, meno tifosi, ma coppa al cielo», sorride il vescovo ausiliare di Roma. Accanto a monsignor Fisichella, monsignor Claudiano Strazzari, rettore del Redemptoris Mater, annuncia di «saperne poco di calcio», ma fa il tifo lo stesso. I due tecnici si studiano. Il mister del Mater (Simone, prossimo ad essere ordinato sacerdote) resta fedele ad usi e costumi che lo hanno portato in finale: stessa giacca, di lana, stessa sostituzione dei giocatori. In campo, ragazzi da tutto il mondo.
Tredici sono i seminaristi italiani del Mater più un sacerdote della Costa d’Avorio, uno dell’Ecuador, uno del Cile, uno delle Filippine, uno del Costarica e uno del Perù. Nella Lateranense, oltre a 15 italiani, un bosniaco, un macedone, un colombiano e due sacerdoti polacchi. Il copione della sfida si alterna e hanno la meglio le difese. Attaccano, i giallo-blù del Mater; contrattaccano i bianco e gialli del Lateranense. Emozioni, poche. Strette di mano, in serie.
(Monsignor Rino Fisichella - Foto U.Pizzi)
Poi, nel cuore della ripresa, la Grande Svolta. Monsignor Rino Fisichella, che voto dà il rettore della Pontificia Università Lateranense alla Clericus Cup dei «suoi» ragazzi? «Abbiamo perso, ma a testa alta. Ho visto l’impegno che ci voleva per arrivare in finale. Peccato per l’esito, ci riproveremo l’anno prossimo ». Impegno e testa alta, ma anche un po’ di nervosismo stonato. «La partita è stata combattuta perchè i valori delle due squadre erano in equilibrio. A qualcuno sono saltati i nervi? Non mi sembra e, comunque, stiamo parlando di figli del nostro tempo». Riviviamo la sfida. Il rigore che vi ha mandato ko c’era?
«Io non l’ho visto. E’ difficile (sorride, ndr) perdere la Coppa per colpa di un episodio forse dubbio». Al prossimo appuntamento con la Clericus Cup verrà rinnovata la fiducia al tecnico di oggi o vi presenterete con una nuova guida in panchina? «Non scherziamo. Si va avanti con questo gruppo e questo allenatore. Abbiamo perso battuti da un rigore, non siamo naufragati. Ai ragazzi posso solo dire grazie».
(Esultanza al fischio finale - Foto Lapresse)
E il tifo in tribuna? «Eravamo in netta minoranza, lo sapevamo già. Per questo ero convinto finisse come per il Milan ad Atene: là i rossoneri sugli spalti erano molto meno dei sostenitori del Liverpool, ma la Champions League è andata nelle mani di Maldini e dei suoi compagni di squadra. Il mio pensiero è alla prossima edizione quando saremo ancora fra i protagonisti».
Dagospia 28 Maggio 2007