Re: Re: Re:
radcla, 04/06/2010 20.59:
Non me ne vogliano Paperino e Arjuna ma le loro conclusioni mi sembrano in perfetto stile democristiano o, se vogliamo, ponziopilatesche: tutti hanno delle ragioni per fare ciò che fanno, qualcuno ci mangia dietro questa situazione, gente che vuole la pace e altra che è fanatica integralista, ecc ...
La realtà è che Israele è nata con dei confini ben precisi nel 47. Confini non riconosciuti dagli stati arabi confinanti, e da li in poi è nato tutto il casino, aggressioni ad Israele che ha risposto con altrettante aggressioni ma, soprattutto allargando sempre di più i suoi confini. Escludendo Hamas, che è forte solo a Gaza ma non ha seguito in Cisgiordania, e pochi altri gruppi minori di Palestinesi, oggi ormai la Palestina e gli stati arabi della zona, riconoscono tutti (escluso l'Iran secondo le farneticazioni del suo leader) lo stato di Israele, ma è giusto che esso rientri nei suoi confini originari del '47, richiamando anche i vari coloni e restituendo tutte le terre occupate.
Se si verificasse ciò, sono convinto che un vero processo di pace possa nascere e che eventuali fanatici, di entrambe le parti, saranno presto isolate.
PS. c'è modo e modo di annientare un popolo, Hitler usava i campi di concentramento e i forni, loro usano altre strategie. Il risultato non cambia di molto.
Tra il 1947 e i vent'anni successivi (prima della guerra dei 6 giorni) i confini di Israele si sono allargati non solo in maniera violenta ma anche a seguito di regolari compravendite di terreni.
Per cui penso che sarebbe più logico parlare dei confini del 1967 e non quelli originari.
Per il resto la differenza tra quello che scrivi tu e quello che scrivo io è semplicemente una:
tu sostieni che c'è uno Stato che ha tutta la colpa del conflitto;
io che parte di quella colpa ce l'hanno anche altri Stati (perchè l'Egitto ha costruito un muro nei suoi confini con Gaza Strip ? Perchè nessuno si è mai lamentato di questo muro ?);
l'OLP ha le sue colpe;
Hamas ha le sue colpe;
dire torniamo ai confini del '47 e tutto si sistema mi sembra un modo ideologico e banale di risolvere le questioni: perchè se si vuole il dialogo, si fa in modo che il dialogo ci sia.
10.000 razzi/anno e attentati suicidi non mi sembrano un modo per creare un clima di dialogo;
(questo non vuol dire che gli Israeliani si comportino bene o solo per difendersi, ma è per rispondere a chi come te ha già definito dove stia il bene e dove il male).
Per quanto riguarda il riconoscimento di Israele, il mio riferimento era alla Conferenza di Annapolis del 2007 dove Olmert ha posto il riconoscimento di Israele
come Stato Ebraico come condizione per la pace. Questo riconoscimento non è stato accettato come si evince dalle parole dei delegati dell' ANP:
"Israele può definirsi come vuole, ma i palestinesi non lo riconosceranno come stato ebraico" (Salam Fayad).
"Tale questione non è negoziabile; è stata sollevata ad uso e consumo interno" (Yasser Abed Rabbo).
"Tale richiesta è del tutto inaccettabile". (Ahmad Qurei)
"I palestinesi non riconosceranno mai l'identità ebraica di Israele (…) Non esiste alcun paese al mondo dove l'identità religiosa e quella nazionale si intrecciano". (Saeb Erekat)
Per concludere, io ho una posizione chiara e precisa, ed è pure una posizione sionista: io reputo che debbano esistere 2 Stati, uno ebraico di Israele e uno autodeterminato, che i confini di riferimento debbano essere quelli del 1967, che Israele debba lasciare gli insediamenti della West Bank come ha fatto con quelli di Gaza Strip. Per fare questo, però, l'ANP deve dimostrare di avere il controllo politico e militare di Gaza; Hamas deve essere azzerata; non devono esserci più scontri militari e laanci di razzi; gli aiuti ed i soldi che finiscono a Gaza devono essere usati per lo sviluppo della zona (qui ribadisco la domanda a cui nessuno mi dà mai una risposta: essendo Gaza la regione mondiale che ha ricevuto il maggior numero di aiuti economici dalle istituzioni internazionali, perchè è ancora la zona più sottosviluppata ?)