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Bahrein: scontri e morti, la protesta in M.O. si allarga

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    00 16/02/2011 15:30
    Primavera Araba
    Bahrein: due morti negli scontri
    La protesta in Medio Oriente si allarga


    DUBAI - Sono due i manifestanti sciiti morti oggi in Bahrein negli scontri di piazza con la polizia.

    Il primo manifestante è deceduto dopo essere rimasto ferito nel corso della carica della polizia per disperdere una manifestazione nel villaggio sciita di Diya, a est della capitale Manama. Il ministero dell'Interno ha confermato in un comunicato che il giovane è morto "a seguito delle sue ferite" e che sarà aperta un'inchiesta per scoprire se le forze di sicurezza hanno "fatto un ricorso ingiustificato alle armi". Se saranno accertati abusi, prosegue la nota, saranno prese "misure legali appropriate".

    La polizia ha disperso ieri diverse manifestazioni anti-governative in villaggi sciiti intorno alla capitale Manama, organizzate via internet sull'onda delle sollevazioni popolari in Tunisia ed Egitto. I manifestanti chiedevano riforme e maggiore democrazia. In Bahrein la maggioranza della popolazione è sciita, ma la dinastia regnante è sunnita.

    Il secondo è stato colpito quando le forze di sicurezza hanno disperso una manifestazione davanti a un ospedale del centro di Manama.

    Fonte: ANSA

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    00 18/02/2011 01:46
    Bahrein, tre morti negli scontri
    Obama: "No alla violenza"

    La polizia irrompe in piazza delle Perle a Manama dove a centinaia protestano contro il regime. Moltissimi i feriti, malmenato giornalista della rete americana Abc, drammatica testimonianza via Twitter del New York Times. Tensione a Tripoli per la protesta organizzata dall'opposizione, vittime anche ad Al Beida e a Bengasi. In Iran convocata manifestazione per domenica, scontri in Yemen: un morto

    MANAMA - Sale il bilancio dei morti dopo gli scontri della notte a Manama, capitale del Bahrein, e la violenza non sembra cessare. Sono tre le vittime ufficiali e 231 i feriti. Ma il bilancio potrebbe essere ben più grave a dar credito alle testimonianze che arrivano via Twitter dall'inviato americano del New York Times, Nicholas Kristof: manifestanti ammanettati e giustiziati, soccorsi ai feriti impediti, autisti di ambulanze minacciati, giornalisti bloccati. L'esercito annuncia che verranno adottate "tutte le misure rigorose e i deterrenti necessari" per "garantire la sicurezza dei cittadini e degli abitanti", come pure "la stabilità e l'ordine pubblico".

    Usa: "No alla violenza, sì al cambiamento". Come avevano fatto durante gli eventi egiziani, gli Stati Uniti lanciano il monito anche alla dinastia al potere a Manama. "Chiediamo al Bahrein, alleato e amico dell'America, moderazione in vista di possibili nuovi disordini - dichiara il segretario di Stato, Hillary Clinton -. Chiediamo inoltre che sia mantenuta la promessa di ritenere responsabile chi ha fatto un uso eccessivo della violenza contro manifestanti pacifici. Gli Stati Uniti sostengono il processo per veri, significativi cambiamenti politici nel paese". Il portavoce di Obama conferma: "Il presidente è contrario all'uso della violenza contro i dimostranti". Il Pentagono riferisce di una telefonata tra il segretario alla Difesa, Robert Gates, e il principe ereditario Salman del Bahrein, vice comandante supremo delle forze armate del paese. I due hanno discusso della "situazione attuale sul piano della sicurezza", precisa il portavoce Geoff Morrell. Nel Bahrein gli Stati Uniti hanno il quartier generale della quinta flotta, incaricata di sorvegliare le rotte marittime percorse dalle petroliere nel Golfo, sostenere le operazioni in Afghanistan e contrastare un'eventuale minaccia iraniana.

    Blitz della polizia a piazza delle Perle. La polizia, intervenuta all'alba, ha smontato le tende dei manifestanti in piazza delle Perle, nella capitale, ancora ricoperta del fumo dei lacrimogeni lanciati nella notte. Detonazioni e sirene di ambulanze si sono sentite a centinaia di metri dal luogo degli scontri, così come il ronzio dei motori di alcuni elicotteri militari. All'ospedale Salmaniya, principale nosocomio di Manama, continuano ad arrivare centinaia di feriti bisognosi di assistenza.

    Deputato opposizione denuncia: "60 persone sparite". Oltre alle vittime e ai feriti, un deputato dell'opposizione ha sottolineato la scomparsa di circa 60 persone dopo il blitz con cui la notte scorsa le forze di sicurezza hanno annientato la tendopoli nel centro di Manama. La sparizione di così tanti dimostranti è stata denunciata da Ibrahim Mattar, deputato del principale cartello delle forze di opposizione sciite, il 'Wefaq'. "Sono in prigione?", si è chiesto polemicamente. "O sono riusciti a scappare, e adesso si nascondono in casa? Non lo sappiamo", ha sottolineato, annunciando che i rappresentanti del suo partito lasceranno in blocco il Parlamento, nel quale finora occupavano 17 seggi su un totale di 40.

    Il ministro: "La polizia non ha sparato". Il ministro degli Esteri del Bahrain, Khalid al-Khalifa, è intervenuto in diretta in un programma della tv di stato per negare che le forze di sicurezza abbiano aperto il fuoco contro i manifestanti nel centro della capitale Manama. Il ministro ha definito la morte di tre manifestanti come un "incidente deplorevole" e ha spiegato che l'intervento della polizia si è reso necessario per evitare di portare il paese "sull'orlo dell'abisso settario".

    Giornalista Abc picchiato. Blindati sono stati dispiegati nei pressi della piazza: le forze armate hanno avvertito di evitare le strade centrali di Manama, mentre la televisione americana Abc fa sapere che un suo giornalista è stato picchiato mentre era al lavoro, malmenato durante una violenta carica della polizia in piazza. Miguel Marquez era in collegamento telefonico con la redazione quando si è sentito gridare: "No, no,no, Sono giornalista...Vado, Vado, mi picchiano". Il collegamento è stato interrotto bruscamente e poi Marquez ha spiegato che si è visto sottrarre la cinepresa ed è stato picchiato da un gruppo di balordi nella piazza che ospitava le manifestazioni antiregime di questa notte.

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    Kristof (Nyt) via twitter: "Manifestanti giustiziati". Drammatiche le testimonianze via twitter. L'inviato del New York Times Kristof, nei suoi post dal Bahrein racconta di una situazione che sta degenerando rapidamente: diversi manifestanti malmenati dalle forze dell'ordine, colpiti alla testa, alcuni giustiziati sul posto, secondo il racconto di giornalisti locali. Un'infermiera ha riferito di aver visto un prigioniero ammanettato, picchiato dalle forze dell'ordine e poi ucciso con un colpo di pistola. Un autista di ambulanza, scrive sempre Kristof, intervistato da lui, ha detto di essere stato minacciato con una pistola puntata alla testa: se avesse soccorso i feriti, sarebbe stato ucciso. Il governo del Bahrein ha vietato alle ambulanze di uscire dagli ospedali. Oltre seicento feriti sono arrivati nelle strutture sanitarie, feriti soprattutto alla testa. I giornalisti stranieri vengono bloccati in aeroporto, per evitare che possano assistere a quello che sta succedendo nel paese, riferisce Kristof.

    Esercito: "Evitare il centro di Manama". In un comunicato del ministero dell'interno, il generale Tarek Al Hassan ha affermato che "le forze di sicurezza hanno evacuato piazza delle Perle dopo avere esaurito tutte le possibilità di dialogo" con i manifestanti. "Alcuni hanno lasciato il posto di loro spontanea volontà, altri si sono rifiutati di sottoporsi alla legge ed è stato necessario un intervento per disperderli", ha aggiunto l'alto ufficiale. Un portavoce del ministero è apparso oggi alla televisione nazionale per annunciare che le forze di sicurezza hanno ordinato alla popolazione di evitare le zone centrali della capitale Manama, teatro da tre giorni di manifestazioni di protesta della maggioranza sciita contro il regime monarchico assolutistico, e la concentrazione del potere nelle mani dell'élite sunnita, cui fa capo la stessa Famiglia Reale.

    Ue e Onu condannano le violenze contro i manifestanti. L'Unione europea condanna la violenza della polizia del Bahrein contro i manifestanti antigovernativi e invita le autorità locali a rispettare il diritto dei cittadini di protestare pacificamente, riferisce la delegazione del capo della diplomazia europea, Catherine Ashton. Il segretario dell'Onu Ban ki-Moon ha fatto appello al governo affinché blocchi le violenze delle forze dell'ordine. "In Bahrein, come ovunque, non si deve impiegare la violenza contro i manifestanti pacifici e i giornalisti - dice in conferenza stampa alle Nazioni Unite -. In un certo numero di paesi la transizione è iniziata o sono state fatte delle promesse. E' cruciale che i leader rispettino tali promesse". Ban aggiunge che, nei prossimi giorni, si metterà in contatto con i governanti del mondo arabo per far arrivar loro questo messaggio. "Lo dico ancora una volta: la situazione richiede riforme coraggiose, non repressione".

    Libia, giornata della collera: morti ad Al Beida. Situazione difficile anche in Libia, dove oggi nel Paese è stata proclamata una 'giornata della collera', convocata via internet dell'opposizione libica. Nelle ultime 48 ore le vittime degli scontri sono almeno 14, riferisce Al Jazeera. La tv spiega che due persone sono morte mercoledì ad Al Beida, nell'est del Paese, e non fornisce informazioni sulle altre dodici vittime. Da Ginevra, l'organizzazione Human Rights Solidarity parla invece di 15 morti e molti feriti ad Al Beida, dove sarebbero giunte milizie da Tripoli. Manifestanti anti-Gheddafi hanno dato fuoco a un commissariato di polizia ad Alzentan, a sud-ovest di Tripoli, dove nei violenti incidenti hanno preso fuoco anche il tribunale, la sede della Guardia di sicurezza e una sede di comitati rivoluzionari libici che sostengono Gheddafi. Lo ha riferito l'edizione on line del quotidiano Quryna, appartenente al figlio del colonnello, Seif el Islam. Non ci sarebbero morti. Dopo queste violenze, Gheddafi ha silurato il responsabile della sicurezza nella provincia di Al Jabar All Akhdar, colonnello Hassan Kardhaoui.

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    Manifestazioni contro il leader libico Muammar Gheddafi sono in corso a Tripoli e Bengasi. Secondo quanto riferisce il sito dell'opposizione libica '17 febbraio', un primo corteo è partito dalla zona di Suq al-Hout e si dirige verso al-Darih, nella capitale libica. A Bengasi invece è in corso un sit-in degli avvocati libici davanti al tribunale della città. Qui sei persone, denunciano i siti di opposizione, sono morte negli scontri tra le forze dell'ordine e i manifestanti anti-regime. Altre quattro sarebbero morte, sempre oggi, ad Al Beida, riferiscono gli stessi siti. Nelle città libiche sono scesi in piazza anche i sostenitori del Colonnello, con il pericolo di sanguinosi scontri. In particolare a Tripoli un centinaio di persone ha cantato slogan in favore di Gheddafi, portando a mano il suo ritratto. La tv libica ha trasmesso solo immagini di manifestazioni di sostegno a Gheddafi in varie città e la stampa ha ignorato completamente gli scontri a Bengasi.

    Iran, domenica nuova manifestazione a Teheran. Prosegue l'agitazione anche in Iran, dove siti internet collegati ai gruppi di opposizione hanno inviato i cittadini a "radunarsi domenica in una nuova manifestazione a Teheran e in altre città", per commemorare la morte dei due manifestanti antigovernativi rimasti uccisi lunedì scorso durante gli scontri con la polizia locale. Lo ha reso noto il movimento verde iraniano in un comunicato pubblicato su kaleme.Com, sito web del principale leader dell'opposizione Mir Hossein Mousavi.

    Yemen, scontri a Sanaa e Aden: due morti. E' di almeno un morto e 25 feriti il bilancio degli scontri a Sanaa tra duemila manifestanti e i sostenitori del regime del presidente Ali Abdullah Saleh, nel quinto giorno consecutivo di proteste. Un manifestante è stato ucciso anche ad Aden, 10 i feriti nella città portuale
    a sud dello Yemen, dove la polizia ha aperto il fuoco per disperdere un corteo di protesta contro il regime. Lo hanno riferito fonti dell'ospedale della città. Saleh ha deciso di istituire una commissione d'inchiesta sui disordini scoppiati ieri ad Aden, durante i quali sono morti due manifestanti, mentre alcuni religiosi hanno invocato la creazione di un governo di unità nazionale. Mercoledì c'erano state diverse proteste non solo a Sanaa, dove in 800 hanno marciato contro il regime, ma anche a Taiz e nel quartiere di al-Mansoura ad Aden. Per tentare di placare la rivolta in un Paese segnato dalla povertà endemica, stretto a tenaglia dai ribelli Houti a nord e dai secessionisti al sud e già impegnato a soffocare l'ala locale di Al Qaeda, Saleh ha promesso che non si ripresenterà alle elezioni del 2013 e ha aperto un tavolo con l'opposizione.
    In conferenza stampa a Sanaa, lo sceicco Abdul Majid al Zandani, leader di spicco del Partito islamico all'opposizione e rettore dell'Università di al Eymanha, ha invitato i dimostranti a scendere in piazza se il presidente Ali Abdullah Saleh non accetterà la loro richiesta di trasferimento pacifico dei poteri. "Deve nascere un governo di unità nazionale, con i ministeri più importanti assegnati in modo equo all'opposizione e al partito al potere, per preparare le elezioni nell'arco di sei mesi". Lunedì prossimo, ha detto lo sceicco citato dai media locali, tutti i leader religiosi dello Yemen si incontreranno e diffonderanno un comunicato per chiarire la loro posizione sulle proteste antigovernative in corso nel Paese arabo per chiedere le dimissioni di Saleh.

    Fonte: Repubblica

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    00 18/03/2011 23:02
    Yemen e Bahrein, disordini e vittime
    Barricate a Sanaa, a Manaa lacrimogeni contro dimostranti


    Proseguono le manifestazioni di protesta in diversi paesi arabi. Forte la tensione in Yemen e' salito a 7 il bilancio delle vittime degli scontri di ieri. Stamani già diverse migliaia di persone si sono radunate davanti alla sede dell'Università di Sanaa, la capitale epicentro della protesta, e hanno formato barricate per proteggersi dalla polizia in assetto antisommossaschierata a poca distanza. Manifestazioni anche in Bahrein, nella capitale Manana dove le forze di sicurezza hanno usato lacrimogeni contro i dimostranti. Il ministro dell'Interno saudita, il principe Nayef ben Abdel Aziz, ha invece "ringraziato" la popolazione per non aver seguito gli appelli a manifestare contro la monarchia.

    UN MORTO E DECINE FERITI IN SCONTRI UNIVERSITA' SANAA - Una persona e' morta e decine sono rimaste ferite in scontri tra la polizia e i manifestanti radunatisi oggi davanti all' Università di Sanaa, capitale dello Yemen, per chiedere le dimissioni del presidente Ali Abdullah Saleh, al potere da 32 anni. Lo riferiscono fonti mediche e testimoni. Testimoni raccontano che almeno 19 persone sono rimaste ferite in maniera grave da gas lacrimogeni e da proiettili. Due in particolare sono in pericolo di vita.

    BAHREIN: DA PRINCIPE EREDITARIO NUOVO APPELLO AL DIALOGO - Il principe ereditario del Bahrein Salman ben Hamad al Khalifa ha di nuovo invitato l'opposizione al dialogo, affermando che il governo del regno aveva avanzato la "migliore proposta" possibile. "Spero che parteciperanno al dialogo senza condizioni. Noi abbiamo fatto loro la migliore proposta che potessero auspicare", ha detto il principe ai giornalisti, al terine di un incontro, sabato, con il segretario alla Difesa Usa Robert Gates. "Quando avremo trovato un accordo, lo sottoporremo a un referendum. Il opopolo del Bahrein sarà l'arbitro finale", ha aggiunto. Il principe ereditario è stato incaricato dal re, Hamad ben Issa al Khalifa, di avviare un dialogo con gli oppositori, ma il potente movimento sciita Wefaq, ha posto delle condizioni, fra cui le dimissioni del governo.

    Fonte: ANSA

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    00 18/03/2011 23:03
    La polizia spara: oltre 40 morti
    Obama: "Lasciateli manifestare"

    Centinaia di migliaia di manifestanti in piazza nella capitale per chiedere la caduta del presidente Ali Abdallah Saleh. Migliaia di lealisti scendono per le strade, fortissima tensione e scontri. Proclamato stato d'emergenza. Intervengono gli Usa. Disordini in Siria, un morto

    SANA'A - La polizia yemenita ha sparato sulla folla che manifestava nella centralissima Piazza del cambiamento, nella capitale Sana'a, provocando oltre 40 morti e un centinaio di feriti: lo ha riferito fonti mediche. Il presidente Saleh ha proclamato lo stato d'emergenza. Centinaia di migliaia di manifestanti anti-governativi sono scesi nuovamente in piazza oggi, nel centro della capitale yemenita, per chiedere la caduta del regime del presidente Ali Abdallah Saleh, al potere da 32 anni, mentre migliaia di lealisti hanno annunciato un analogo corteo.

    La manifestazione degli anti-regime è stata indetta sotto il nome di "Venerdì dell'avvertimento", mentre i lealisti hanno risposto convocando una contro-manifestazione detta del "Venerdì della Concordia". Il corrispondente da Sana'a della tv panaraba Al Arabiya aveva annunciato che erano previste oggi nuove violenze tra i due schieramenti, all'indomani del ferimento di almeno venti persone nella capitale e nel sud dello Yemen. Da domenica scorsa, circa 300 tra manifestanti e agenti di polizia sono rimasti feriti durante le proteste.

    L'escalation a Sana'a, mentre restano alti i fuochi della Libia, preoccupa gli Usa. Obama ha espresso oggi "ferma condanna" nei confronti delle autorità dello Yemen, e ha invitato il presidente Saleh "ad ottemperare al suo pubblico impegno di consentire manifestazioni pacifiche". "I responsabili delle violenze di oggi devono rendere conto" delle loro azioni - ha aggiunto - Gli Stati Uniti sono dalla parte dei diritti universali, tra cui quella della libertà di espressione e di assemblea, nonchè dalla parte di un cambiamento politico che soddisfi le aspirazioni del popolo dello Yemen". "E' più importante che mai che tutte le parti partecipino a un aperto e trasparente processo che tenga conto delle legittime preoccupazioni del popolo yemenita, e consenta una pacifica, ordinata e democratica via verso una nazione più forte e prospera".

    Sarebbe di almeno un morto e decine feriti il bilancio provvisorio degli scontri avvenuti oggi in Siria, secondo i social network e fonti locali, tra forze di sicurezza e manifestanti anti-regime a Daraa, cittadina a sud di Damasco al confine con la Giordania.

    Rimane alta la tensione anche in Bahrein e Arabia Saudita, dove la popolazione ha indetto sempre per oggi, al termine della preghiera del venerdì, nuove manifestazioni di protesta contro i rispettivi governi. In Bahrein, in particolare, i manifestanti hanno invitato la popolazione a scendere in strada oggi per chiedere la deposizione della dinastia Al Khalifa, minoranza sunniti che domina un Paese a maggioranza sciita da circa due secoli. E' dalla metà di febbraio che migliaia di manifestanti anti-governo protestano in strada chiedendo la fine del regime dispotico. Le proteste sono state represse duramente, con un bilancio delle vittime che parla di oltre 12 morti e mille feriti. Oggi i manifestanti faranno sentire la loro voce anche contro l'invasione saudita del Paese e la partecipazione di Riad nella brutale repressione delle proteste pacifiche.

    In Arabia Saudita, invece, i rappresentanti dell'opposizione hanno indetto una 'marcia di un milione di persone' sfidando il bando sulle proteste di piazza. Anche ieri oltre quattromila manifestanti di Qatif, nell'est del Paese, hanno chiesto al governo riforme e il rilascio dei prigionieri politici. Oggi, invece, chiederanno al proprio esecutivo di ritarare le truppe dal Bahrein.

    Fonte: Repubblica

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    00 21/03/2011 16:15
    È sempre alta tensione nello Yemen
    72 morti ieri a Sana'a, spari ad Aden

    Gli scontri ieri nella capitale nel corso di una manifestazione di protesta contro il presidente yemenita Ali Abdallah Saleh. Che ha proclamato lo stato di emergenza. La polizia spara sui manifestanti nella città nel sud del paese

    SANA'A - È sempre alta tensione nello Yemen. Gli scontri di ieri nella capitale Sana'a hanno provocato almeno 72 vittime e oltre 400 feriti, come riferisce all'Ansa Foad Aodi, presidente della Comunità araba in Italia (Comai), oggi la polizia ha sparato sui manifestanti ad Aden, nel sud del paese. Un primo bilancio parla di 4 feriti, secondo quanto riferiscono alcuni testimoni.

    La polizia e l'esercito avrebbero aperto il fuoco sui manifestanti che difendevano una barricata nel quartiere di Moalla, ad Aden. Secondo i testimoni, un manifestante è stato colpito da una pallottola, gli altri tre da granate lacrimogene. Le forze dell'ordine non sono riuscite a smantellare le barricate, che resistono ad Aden da due settimane.

    Sempre oggi si registra una nuova imponente manifestazione dell'opposizione. Decine di migliaia di persone sono scese in piazza anche oggi in piazza del Cambiamento, a Sana'a, per chiedere le dimissioni del presidente yemenita, Ali Abdullah Saleh. Lo ha riferito l'agenzia d'informazione 'Dpa'.

    La manifestazione si tiene all'indomani degli scontri nella capitale Sana'a nel corso di una manifestazione di protesta contro il presidente yemenita Ali Abdallah Saleh. La gravità del bilancio delle vittime ha spinto il governo di Saleh - al potere da 32 anni - a proclamare lo stato di emergenza. Secondo le prime testimonianze a sparare sulla folla sarebbe stato un gruppo di sostenitori del governo appostati sui tetti delle abitazioni che si affacciano su piazza dell'univesrità, dove si svolgeva la manifestazione; la polizia da parte sua avrebbe usato i gas lacrimogeni e - secondo alcune fonti - sarebbe anche ricorsa alle armi da fuoco.

    A Sanaa è "emergenza sanitaria", dichiara Aodi, che è anche presidente dell'Associazione medici stranieri in Italia (Amsi), "gli ospedali non bastano ad accogliere i feriti" che "sono stati portati anche nelle moschee" perché "non c'è più posto neppure nelle tende". "I medici che sono in contatto con noi dallo Yemen ci stanno chiedendo aiuto", riferisce Aodi, che reclama anche "un intervento della comunità internazionale" perché "non accada ciò che sta accadendo in Libia". In Yemen, conclude, "c'è il rischio concreto di una guerra civile".

    Fonte: Repubblica

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    00 21/03/2011 16:25
    Yemen, salgono adesioni alla rivolta,
    ribelle anche il governatore di Aden

    Il governatore di Aden, la seconda città per importanza del Paese è passato con i ribelli


    DEN (YEMEN) - Il capo della più potente confederazione tribale dello Yemen, della quale fa parte anche il presidente Ali Abdallah Saleh, ha annunciato la sua adesione alla rivoluzione yemenita, invitando il presidente a lasciare. Poco prima aveva annunciato di essersi unito ai ribelli anche il governatore di Aden, la seconda citta'per importanza dello Yemen. Decine di ufficiali e soldati dell'esercito yemenita stanno annunciando pubblicamente la loro defezione e la decisione di unirsi alla contestazione contro il regime dalla tribuna della piazza dell'Università a Sanaa, dove era accolto il sit-in permanente. Venti i morti degli scontri di oggi.

    BAN KI-MOON, STOP VIOLENZE E AVVIO DIALOGO - Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-Moon, ha fatto appello alle leadership di Yemen e Bahrein di mettere fine alle violenze per domare le rivolte di piazza e per avviare il dialogo "inclusivo".

    SI DIMETTE ANCHE AMBASCIATORE IN SIRIA - L'ambasciatore yemenita a Damasco si è dimesso stamani in segno di protesta contro l'atteggiamento del regime del presidente Ali Abdallah Saleh, al potere in Yemen da 32 anni. Lo riferisce la tv panaraba al Arabiya. La stessa emittente afferma che il generale Ali Mohsen al Ahmar, consigliere militare dello stesso raìs yemenita, ha presentato oggi le sue dimissioni e si sarebbe unito al sit-in permanente dei manifestanti anti-regime nel centro di Sanaa. All'indomani della strage di dimostranti (52 morti, uccisi da non meglio precisati cecchini a Sanaa), nei giorni scorsi si era dimesso a Beirut l'ambasciatore yemenita in Libano, il primo rappresentante del regime ha prender ufficialmente le distanze da Saleh, che ha intanto ieri dimesso il governo.

    MASSICCIO DISPIEGAMENTO DI CARRI ARMATI A SANAA - Carri armati sono dispiegati in forza stamattina nella capitale yemenita Sanaa, in particolare intorno al palazzo presidenziale, dopo l'annuncio della defewione di uno dei principali capi militari.

    IL PRESIDENTE SILURA IL GOVERNO - Il presidente yemenita, Ali Abdullah Saleh, sempre piu' sotto pressione per via della gente che ne chiede le dimissioni, ha silurato il governo. Lo riferisce l'agenzia di stampa ufficiale.

    Fonte: ANSA

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    00 21/03/2011 16:32
    Carri armati schierati nella capitale
    generali passano con l'opposizione

    Pioggia di defezioni fra i vertici militari e diplomatici, schieratisi con i manifestanti che chiedono le dimissioni del presidente Ali Abdallah Saleh. Il leader: "Il popolo è con me, resisteremo". Continua la repressione: 20 morti ieri, 52 venerdì. Ban Ki Moon: "Avviare il dialogo". Tensione anche in Siria: a Deraa migliaia in piazza

    SANA'A - Sempre più alta la tensione in Yemen: nella capitale Sana'a si vedono circolare molti carri armati, dispiegati soprattutto attorno al palazzo presidenziale, dopo l'annuncio della defezione di diversi alti ufficiali, passati con l'opposizione. Anche il governatore di Aden, seconda città del Paese per importanza, si è schierato con i dimostranti. Dall'Onu arriva un appello da parte del segretario generale perché cessino immediatamente le violenze e si avvii il dialogo. Il presidente però non cede: "la maggioranza del popolo è con me", dice Ali Abdallah Saleh, "resisteremo".

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    Militari e diplomatici passano coi ribelli. Secondo Al Jazeera sono diversi i generali di alto rango unitisi al movimento di protesta contro il presidente Ali Abdallah Saleh, il cui regime si sta indebolendo sempre di più. Il generale Ali Mohsen Al Ahmar, capo carismatico dell'esercito e fratellastro di Saleh, ha annunciato oggi alla stampa la sua defezione: "Sosteniamo e proteggiamo i giovani che protestano a piazza dell'università a Sana'a", ha dichiarato il comandante della prima divisione blindata dell'esercito yemenita, il primo ufficiale di tale grado a passare con l'opposizione dopo che nel gennaio scorso è cominciato il movimento di protesta contro il regime.

    Dopo il suo annuncio, altri due generali si sono subito uniti a lui. A decine, fra ufficiali di diverso grado e soldati di truppa, hanno annunciato in piazza pubblicamente il loro passaggio nelle file della protesta. L'elenco, anche in campo diplomatico, aumenta di ora in ora: contro la repressione nel sangue delle manifestazioni degli oppositori anti-governativi, si è dimesso questa mattina l'ambasciatore yemenita a Damasco, seguito poche ore dopo da quello in Arabia Saudita. Prima di lui avevano lasciato gli ambasciatori yemeniti presso le Nazioni Unite, il Kuwait e il Libano. E secondo Al Jazeera, anche il capo della principale tribù dello Yemen, Sheikh Sadek al-Ahmar, ha invitato il presidente a lasciare, con una "uscita di scena con onore".

    Saleh: "Resito, il popolo è con me". Mentre il suo regime si sgretola, Ali Abdullah Saleh ha promesso di "resistere" al suo posto poiché la "maggioranza del popolo è con me". Abbandonato da politici, diplomatici e una parte dell'esercito, il presidente yemenita si è rivolto all'Arabia Saudita per ottenere aiuto, chiedendo alle autorità di Riad di mediare nella crisi che sta scuotendo il Paese. "Siamo ancora qui - ha detto Saleh - la grande maggioranza della gente è dalla parte della sicurezza, della stabilità e della Costituzione. Coloro che vogliono il caos, la violenza, l'odio e il sabotaggio sono solo una minoranza".

    Aumentano le vittime. Durissima nei giorni scorsi la repressione del movimento di piazza: le ultime cifre riferiscono di 20 vittime in seguito a scontri tra i militari e i manifestanti sciiti ieri nella regione di Al-Jawf, vicino alla frontiera con l'Arabia Saudita. Venerdì gli spari sulla folla riunita su piazza dell'università hanno provocato 52 morti e più di cento feriti. La gravità del bilancio ha spinto il presidente a licenziare il governo e ha indotto le Nazioni Unite a una dura condanna, per bocca di Ban Ki Moon: il segretario generale dell'Onu si è rivolto alle leadership di Yemen e Bahrein - teatro di scontri altrettanto gravi - perché mettano fine alle violenze per domare le rivolte di piazza e per avviare il dialogo "inclusivo". E' necessario colloquiare con tutte le parti, ha detto Ban Ki Moon, rinnovando il suo sdegno per l'uso di proiettili contro i dimostranti nello Yemen.

    Migliaia in piazza a Deraa, in Siria. Le proteste non risparmiano neppure la Siria, dove oggi migliaia di persone sono scese in strada a Deraa, nel Sud del Paese. Le forze armate stanno convergendo intorno alla città e si temono nuovi disordini e scontri. Migliaia hanno partecipato - scandendo slogan per la libertà - ai funerali di Raed al-Kerad, 23 anni, ultima vittima, domenica, della repressione da parte forze di sicurezza. A Deraa cinque persone sono rimaste uccise dall'inizio delle proteste. Il governo francese ha condannato le violenze e ha chiesto il rilascio dei manifestanti arrestati.

    Manifestazioni anti-regime si sono registrate oggi a Jassem, località a sud della capitale. Fonti di stampa riferiscono di dimostrazioni contro il regime baathista al potere da circa mezzo secolo anche a Duma, sobborgo a nord di Damasco, dove dieci giorni fa sarebbero stati arrestati alcuni studenti di una scuola locale perché sorpresi a scrivere sui muri slogan proibiti.

    Fonte: Repubblica

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    00 24/03/2011 15:06

    SIRIA: GRUPPI DIRITTI UMANI, ALMENO 100 I MORTI A DARAA

    (AGI) - Damasco, 24 mar. - Sarebbero almeno 100 i morti negli scontri a Daraa, nel sud della Siria, dove mercoldei' le forze di sicurezza hanno attaccato a piu' riprese i manifestanti. Lo hanno riferito gruppi di difesa dei diritti umani e testimoni oculari che denunciano arresti di massa in tutto il Paese da parte delle forze di sicurezza. Un funzionario dell'ospedale della citta' ha riferito alla stampa che mercoledi' pomeriggio sono stati portati i corpi di almeno 25 persone, tutti con ferite di arma da fuoco, decedute negli scontri con le forze di sicurezza. Fonti locali descrivono una citta' fantasma, con traffico quasi inesistente e scuole e banche chiuse. I gruppi di difesa dei diritti umani riferiscono di arresti massicci soprattutto nelle regioni orientali del Paese.
    Amnesty international ha preparato una lista con 93 nomi di persone arrestate questo mese a Damasco, Aleppo, Banias, Daraa, Ham, Homs, per le loro attivata su internet. "Ma il numero dei fermati - si legge in una nota di Amnesty - potrebbe essere molto piu' alto". Si tratterebbe di persone di eta' compresa tra le 15 e le 45 anni, compresi, studenti, intellettuali, giornalisti e attivisti. L'osservatorio siriano per i diritti umani con base a Londra ha denunciato l'arresto di Ahmad Hadifa, blogger 27enne colpevole di aver appoggiato su Facebook le proteste di Daraa. Il giovane era gia' stato fermato piu' volte nel mese scorso per la sua attivita' sulla rete. Nonostante in Siria dal 1963 e in vigore lo stato di emergenza da giorni in centinaia provano a protestare per chiedere la fine del regime di Assad. La moschea Omari di Daraa, e' diventata il luogo simbolo delle manifestazioni ma anche di una violenta repressione delle forze di sicurezza. Da oltre una settimana si sono accampati introno al luogo di culto oltre 300 persone per dire basta al regime baathista del presidente Bashar Assad da 40 anni al potere. Attorno a Saraa, il cui governatore e' stato destituito da Assad, sono stati allestiti posti di blocco dell'esercito che procede ad accurati controlli dell'identita' di tutti i passeggeri confrontandola con una loro lista di nomi.(AGI)



    ...chissà quando l'ONU avra tempo per un'altra risoluzione.... [SM=x44474]

    ...e per fortuna che é Gheddafi il mostro sanguinario... [SM=x44474]





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    "Chi ha parlato, chi ca..o ha parlato? Chi è quel lurido str...o comunista checca pompinaro, che ha firmato la sua condanna a morte? Ah, non è nessuno, eh? Sarà stata la fatina buona del ca..o..."

    Il più acerrimo nemico del Bremaz è Rurro Rurrerini.
    (ma anche Ramarro Rurale, con il suo fedele servitore lo gnomo Corri Rorra, non scherza....)




    Legionis praefectus more cinaedi communis currum regit.

    "Siccome c'ho una certa immagine da difendere....."

    Dice il saggio: "Viajare descanta, ma se te parti mona te torni mona."




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    00 26/03/2011 00:54
    Saleh: e' colpo di stato, rischi guerra civile

    Dalla parte della rivolta anche il principale capo tribu' - alla quale appartiene anche il presidente Saleh - e decine di ufficiali dell'esercito

    SANAA - Il presidente yemenita Ali Abdullah Saleh ha avvertito oggi i comandanti militari che nella penisola arabica vi potrebbe essere una guerra civile a causa di quelli che ha definito tentativi di colpo di stato.

    ''Qualunque tentativo di prendere il potere con un colpo di stato - ha avvertito Saleh in un discorso televisivo - condurra' ad una guerra civile''.
    Il contestato presidente ha aggiunto che le divisioni in seno all'esercito sarebbero ''nefaste per il paese''. Saleh, da 32 anni al potere, e' osteggiato da settimane da oppositori che hanno organizzato numerose manifestazioni - soprattutto nella capitale Sanaa e ad Aden - in molti casi represse nel sangue.

    SALEH, ME NE ANDRO' DOPO ELEZIONI 2012 - Il presidente dello Yemen Saleh ha detto che lascerà il potere solo dopo le elezioni parlamentari del gennaio 2012. "Saleh non cerca il potere, ma non lascerà senza sapere chi verrà dopo di lui", ha detto alla Reuters l'addetto stampa del presidente yemenita. "Saleh ha detto che lascerà solo dopo elezioni e la formazione di istituzione democratiche alla fine del 2011 o a gennaio 2012", ha aggiunto. L'opposizione yemenita ha subito respinto la proposta di Saleh. "Rifiutiamo l'offerta, perché le prossime ore saranno decisive", ha spiegato il portavoce del gruppo di opposizione.

    LEGA ARABA CONDANNA CRIMINI CONTRO CIVILI - La lega araba condanna con durezza, "i crimini perpetrati contro i civili" esprimendo "grande preoccupazione" per le violenze. Lo afferma l'organismo Panarabo in un comunicato.

    La lega araba sottolinea che la situazione attuale nello Yemen, è "estremamente pericolosa e grave" perché "minaccia l'unità dello stato e la sua stabilità". La lega invita a fare "tutto gli sforzi per salvaguardare l'unità nazionale e la libertà di espressione" sollecitando il ricorso al dialogo e ai metodi democratici per rispondere pacificamente alle domande del popolo yemenita.

    Fonte: ANSA

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    La protesta -
    Manifestanti anti-governativi durante una rivolta contro le forze dell'ordine. Le promesse di riforma di re Hamad non convincono gli sciiti del Bahrein (Mazen Mahdi/Epa)

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