Sean Lennon taglia un pezzo del
vestito della madre Yoko Ono (Afp)
PARIGI, 16 settembre 2003 - (Corriere della Sera)
«Immaginate la pace e l’amore per me, per voi e il mondo». Con queste parole Yoko Ono ha introdotto, lunedì sera a Parigi, la performance Cut Piece , 39 anni dopo la prima volta a Kyoto. Un evento per un pubblico selezionato, salito sul palco del Teatro Ranelagh a ritagliare brandelli del vestito nero dell’artista 70enne rimasta seduta e immobile per quasi due ore. Alla fine, Yoko Ono era seminuda, nel nome dell’amore e della pace, temi della sua mostra «Women’s Room» che si chiude il 28 al Museo d’arte moderna.
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Perché ripetere la performance 39 anni dopo?
«La prima volta la feci a Kyoto nel 1964, poi a Tokio, quindi a New York nel 1965 e a Londra nel ’66. Allora ero giovane e arrabbiata e sconvolta. Ora invece l’ho fatto per amore, per spingere la gente a parlarsi, ad aprirsi e avere fiducia».
Cos’è cambiato?
«Ho capito che la rabbia e la paura non risolvono niente, sono improduttive. L’amore è l’unico mezzo per comunicare e per costruire insieme un futuro migliore».
Il silenzio durante la performance, che dura quasi due ore, sembra voler dire che i gesti contano più delle parole...
«Prima di cominciare dico al pubblico: immaginate l’oceano, immaginate l’amore e la pace per me, per voi e per il mondo intero. Non dimenticate mai l’amore. Vi amo... per stasera!».
Almeno trecento persone le sono sfilate accanto. Qualcuno l’ha baciata, altri le hanno sussurrato pensieri nell’orecchio o lasciato regali, tutti hanno tagliato un pezzo di vestito. Come si sentiva?
«Devo ammettere che all’inizio avevo un po’ paura, ma l’ho fatto con amore e questo mi ha resa tranquilla. Alla fine ero contenta».
Cosa rappresenta la sua performance?
«Sono seduta sul palco, vestita di nero. Invito chiunque voglia a salire su e tagliare un pezzo del mio vestito per spedirlo a chi ama. Quel pezzo di stoffa rappresenta una parte di me, attraverso la performance mi offro totalmente, fino a rimanere nuda».
Le hanno mai rispedito un brandello?
«No - sorride -. L’importante è inviarlo a qualcuno che si ama, è un messaggio di pace».
Prima della guerra in Iraq lei ha affittato un pannello luminoso a Piccadilly Circus, nel cuore di Londra, per trasmettere versi di «Imagine» di Lennon. E ha comprato pagine dei giornali per contestare la guerra. Ora la performance.
«Sono convinta che ogni iniziativa possa aiutare il mondo a trovare la via della pace. L’importante è ricordare alla gente che la pace esiste. Le manifestazioni di massa che hanno preceduto l’intervento in Iraq non sono state inutili. Ora i politici sanno che non sono sostenuti dalla gente. Bisogna insistere, non mollare fino a fermarli: ognuno di noi deve trasformarsi in un eroe della pace».
Prima della guerra ha cercato di andare in Iraq come scudo umano, senza riuscirci. Che ne pensa della situazione attuale?
«Viviamo momenti bui, tristi e molto difficili, in Iraq come altrove, perché le cose sono decise da chi crede nella violenza e nella guerra. La paura ci separa e ci confonde. Bisogna invece risvegliare l’amore che c’è in ognuno di noi e lottare insieme per la pace. La musica facilita la comunicazione tra razze, sessi, paesi e generazioni. Molte band lavorano per la pace, Bono degli U2 ad esempio. E John Lennon era presente alla performance, con noi in mezzo al pubblico».
(Alessandro Grandesso)
[Modificato da Zalmoxis 18/09/2003 16.36]
"Io sono un cantastorie, per molte terre e paesi ho sempre viaggiato.
Ora sono giunto a questa: lasciate che prima di partirne io canti..."
(Anonimo del XIII sec.)