la costellazione di strategie possibili dei tipini fini
il network Fini-D'Alema-Tremonti-AMATO-LETTA-VIOLANTE
per il dopo-Berlusconi
- un'associazione messa in piedi in gran segreto embrione di un governo istituzionale
- FORSE il Cavaliere DI ARCORE & CASORIA HA RAGIONE A sentIR odore di complottoNE
Susanna Turco per "l'Unità"
Figlie in arrivo l'uno. Fanciulle in fiore l'altro.
In fondo,
a volare bassi bassi, è qui il vero punto di forza della lunga (e paradossale) maturazione di Gianfranco Fini:
aver trovato una strada lungo la quale lui può camminare in piena libertà, e Silvio Berlusconi nemmeno metter piede.
Smettere di essere l'eterno secondo proprio quando ci si toglie dalla testa l'idea di fare il delfino.
Questione di posizionamento, ancor prima che di strategia.
Con effetti magari a termine, ma dirompenti.
Vale come suggestione sul piano personale,
con l'annuncio dell'arrivo di una seconda figlia con la compagna Elisabetta
mentre il premier è impelagato nel caso Noemi.
Ma vale soprattutto sul piano politico.
Dall'attenzione concreta a temi come immigrazione, biotestamento, coppie di fatto,
sui quali non è solo attiva una lobbing finiana, ma ormai si produce una concreta attività parlamentare.
Fino alla cura con la quale il presidente della Camera coccola interlocutori importanti come la Comunità di Sant'Egidio e temi importanti come la difesa del Parlamento, la convergenza tra pezzi delle istituzioni, le lodi alla Costituzione e via
dicendo.
Semplici riflessi dovuti alla carica? Non solo.
Con tutte le cautele del caso,
Fini è molto attento a tutto ciò che al Cavaliere non è mai interessato.
Il confronto bipartisan sulle grandi questioni strategiche del Paese, per esempio. Non è un caso che abbia
messo un invisibile zampino, attraverso il suo "ideologo" Alessandro Campi, in "Italia decide".
Associazione messa in piedi in gran segreto da Luciano Violante
e composta da quello che con fantasia si potrebbe definire
l'embrione di un governo istituzionale possibile.
Tra i soci promotori, infatti, figurano tra gli altri
Giuliano Amato, Gianni Letta, Pier Carlo Padoan vale a dire D'Alema, Angelo Maria Petroni vale a dire Tremonti,Tremonti medesimo.
La loro finalità è «guardare al futuro attraverso strategie di medio-lungo periodo»,
porsi il problema dell'«unità e della Costituzione» come battaglie «non di retroguardia»,
riflettere su «fenomeni quali la compresenza di poteri che, all'interno dello stesso sistema, competono e coesistono in forme non ordinate e trasparenti»:
guardare oltre Berlusconi e i suoi conflitti d'interessi, in pratica.
Hanno cominciato un anno fa, appoggiandosi alle strutture della Camera e ragionando sul perché in Italia non si riescono a realizzare le grandi infrastrutture:
il 2 luglio presenteranno il primo rapporto, poi si vedrà.
Sul fronte parlamentare, invece, concretissimo è il caso della proposta di legge bipartisan per dimezzare i tempi per ottenere la cittadinanza, elaborata dall'ex An Fabio Granata e dal Pd cattolico- veltroniano
Andrea Sarubbi (è stato lo stesso Fini a indirizzarlo da Granata), ma firmata da Silvano Moffa (Pdl) e Giuseppe Giulietti (Idv):
si aspetta che passi la marea del voto, a fine giugno si procederà.
È il progetto cui allude Fini quando parla di
«cambiare la Bossi-Fini», per introdurre uno «ius soli temperato», meccanismo col quale il figlio di immigrati possa gradualmente diventare italiano.
Per non parlare del lavorìo del neofiniano Della Vedova per modificare - quando sarà -
la legge sul biotestamento quel tanto che basti a snaturare il testo del Senato.
Complessivamente, compresi i prossimi convegni sul parlamentarismo e sul patriottismo costituzionale - in entrambi i casi promossi anche da Fare futuro -
ad ogni passo quello di Fini si mostra sempre meno come un continuo strappo («a forza di svolte si finisce per girare in tondo», suol spiegare lui), e sempre più come, anche, una galassia di riferimenti.
Non una strategia univoca, ma una costellazione di strategie possibili.
Non c'è infatti solo la Fare futuro,
con webmagazine specializzato nel seminare il panico nel Pdl.
Non solo il
Secolo d'Italia
che sotto la direzione di Flavia Perina continua a battere su alcuni temi precisi.
Non c'è solo una
lobbing parlamentare.
Ma
anche le iniziative legislative, gli emendamenti.
I convegni, le associazioni.
Tutto ciò, insomma, che il Cavaliere non ha fatto né farà mai.
Sarà per questo che i suoi - da Bondi a Quagliariello - sono tanto nervosi?
Susanna Turco per "l'Unità" [27-05-2009]
Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.