“Luchino for president”!
- MONTEZUMA e Corradino Passera: il ticket ideale per mandare a casa “nonno” Silvio
- l’operazione TECNO-POLITICA è complessa ma LE risorse E GLI UOMINI non mancano
- ABETE, MIELI, MENTANA, Mandelson, RIOTTA, imprenditori, SKYTG24, FINI E CASINI COMPRESI
- ECCO IL NUOVO PROGETTO POLITICO DEI "MODERATI ILLUMINATI" (DALLE LAMPADE A QUARZO)
Luigino Abete ha ripreso a sudare e ieri sera alle 19 era completamente fradicio.
A quell'ora ha consegnato i riconoscimenti per l'ottava edizione del Premio Anima promosso dall'associazione non profit dell'
Unione degli Industriali di Roma.
L'evento si è consumato
sulla Terrazza Caffarelli, la stessa dove con grande gioia di Ottaviani (il genero di Gianni Letta) il cuoco tedesco Heinz Beck mercoledì scorso ha fatto ingurgitare la carbonara all' "anoressica" Michelle Obama e alle altre first ladies del G8.
Luigino ha fatto il maestro di cerimonie con la solita eloquenza, ma il caldo che soffocava il massiccio vicesindaco Cutrufo, Claudio Bisio e le damazze vestite a sera, lo ha fatto scivolare nell'ingenuità.
A un certo punto infatti ha dichiarato con innocenza che la presidenza del Premio Anima gli era stata proposta durante un periodo di astinenza da poltrone e lui l'aveva accettata di buon grado perché temeva di trovarsi in mezzo a una strada.
Per l'ex-tipografo imprenditore e banchiere, le poltrone rappresentano una ragione di vita, ma in questo momento il suo impegno è proteso a costruire un disegno più ampio e ambizioso che lo vede all'opera in qualità di tessitore.
La tela di ragno che Luigino sta costruendo ruota intorno al
progetto di un polo mediatico che rappresenta un tassello fondamentale per tirare la volata all'amico Luchino di Montezemolo.
Il progetto è di vasto respiro e parte dalla convinzione che la lunga stagione di Silvio Berlusconi -prima o poi - dovrà finire.
I segnali non mancano, basta vedere il modo con cui oggi tutti i giornali (italiani e stranieri) hanno archiviato il G8 regalando paginate enormi a quell'alto burocrate di Lamberto Cardia che con le sue decisioni ha messo in crisi la Consob e ha riportato nelle casse degli editori 50 milioni di pubblicità.
E con estrema malizia Flebuccio De Bortoli pubblica in prima pagina la foto di papi-Silvio e della figlia Barbara che ieri in una clinica di Lugano ha fatto diventare Berlusconi
nonno per la quinta volta.
Ecco!, di questo "nonno" la lobby di Luigino e Luchino ritiene che stia per squillare la campanella finale.
Per voltare pagina e combattere quello che
Gianfranco Fini ha definito ieri con un'orrenda parola "presentismo",
occorre guardare in avanti, sognare e
costruire un futuro diverso dove i "moderati illuminati" riescono a occupare il centro del Centro e a rinvigorire la politica con una forte iniezione tecnocratica.
In questa prospettiva il leader di riferimento e l'utilizzatore finale del lavoro di Luigino e dello scarparo marchigiano-lussemburghese Dieguito Della Valle, dovrebbe essere senza alcun dubbio un uomo dotato di carisma,
un grande comunicatore che abbia capito la lezione e le tecniche di papi-Silvio,
e sia in grado di smuovere con il suo Ego grandioso le folle adoranti del centrodestra e quelle balbettanti del centrosinistra.
L'operazione-immagine "Luchino for president"
ha però bisogno di gambe robuste, cervelli fini e risorse finanziarie.
Le prime mosse sono già state realizzate con il lancio dell'
Associazione "ItaliaFutura" che vuole essere un cantiere di ideazione civile, politica ed economica, libero dagli ideologismi e connesso alle migliori competenze nazionali e internazionali.
Intorno a Luchino si sta coagulando un pezzo importante del
mondo imprenditoriale.
L'elenco comprende industriali come Anna Maria Artoni, Matteo Colaninno, Carlo Perrone, Garrone, Buzzi, Repetto, Calieri, e l'ex-governatore Illy che non più tardi di ieri sera ha smentito davanti a Lilly Gruber di voler rimettere i piedi nella politica.
E una mano forte gliela darà il socio d'affari Gianni Punzo, l'imprenditore napoletano dell'Interporto, mentre Nerio Alessandri ha già fatto sapere che continuerà a correre sul tapis roulant di Berlusconi.
Per quanto riguarda
gli intellettuali l'arruolamento è in corso.
Dentro il think-tank di "ItaliaFutura" si ritrovano già Andrea Romano, Michele Martone e un plotoncino di professori della Luiss guidati da Pierluigi Celli.
Non è molto, ma dietro le quinte Luchino dialoga intensamente con Paolino Mieli, l'ex-direttore-stratega del "Corriere della Sera" che dopo essere precipitato senza paracadute nel gorgo veltroniano, sta cercando di utilizzare la sua mente fertile e civica per una grande rivincita.
Il capitolo più importante rimane tuttavia quello dell'informazione, cioè la tastiera degli strumenti che Luigino Abete si è preso carico di costruire per metterla a disposizione del nuovo progetto politico.
E qui vale la pena di ricostruire la sequenza delle operazioni che finora sono state perseguite.
All'inizio dell'anno Montezemolo pensava di usare il quotidiano
"La Stampa" di proprietà della Fiat come motore della sua corsa, ma ha dovuto ripiegare per il veto di Sergio Marpionne e del pallido Yaki che dopo aver dato il suo placet alla liquidazione di Giulio Anselmi non se l'è sentita di schierare il giornale di nuovo contro il governo Berlusconi.
Il giovane Elkann è arrivato a questa decisione non tanto per la sua volontà che è ancora vergine, quanto per i suggerimenti del padre Alain che a quanto si dice è sempre stato sbertucciato da Luchino di Montezemolo e dallo scarparo a pallini, e quindi li detesta.
Il risultato è che "La Stampa" ha scelto come direttore Mario Calabresi, l'ex-giornalista di "Repubblica"
al quale è stato detto chiaramente di staccare la spina dal giornale di Eziando Mauro e Carletto De Benedetti e di avere come riferimento la gestione morbida di Gianni Riotta al "Sole 24 Ore".
Riotta è appena tornato da una settimana di vacanza a Santo Domingo e oggi prenderà atto della nomina di Alfonso Dell'Erario alla direzione editoriale del quotidiano di Confindustria.
Fallita l'operazione su "La Stampa", Luchino&Company pensavano di poter mettere le mani su
"La7", la tv di TelecomItalia, e di piazzare il fido battutista
Enrico Mentana sulla poltrona di direttore.
Anche qui hanno trovato un muro in
Franco Bernabè che considera quell'asset "vitale" per le sue strategie e non vuole e non può entrare in rotta di collisione con Palazzo Chigi.
(Anche
sul Corriere, malgrado l'ottimo feeling con De Bortoli, Montezemolo sa bene che non può permettersi granché, a parte il cachemire e le Ferrari:
Cesare Geronzi detesta lui quanto il compare calzolaio).
A questo punto c'è chi parla con insistenza di una
manovra di avvicinamento che Montezemolo&Company starebbero facendo per costruire un'alleanza con Rupert Murdoch in modo da avere dalla loro parte la corazzata di Sky (e il Tg di Carelli segue con fervore le piroette del ciuffo di Montezuma).
Da parte sua
il "muratore" Luigino Abete è riuscito a fondere le due agenzie Asca e ApCom con l'intento di allargare l'operazione anche all'Agenzia Italia per creare
l'anti-Ansa, uno strumento di informazione quotidiana in grado di fronteggiare l'agenzia che si regge sugli aiuti del Governo.
Purtroppo (è notizia di oggi) l'
Agi sta per fondersi con Radiocor sotto la benedizione dell'advisor Mediobanca e per Abete il sogno del nuovo "polo informativo" subisce una battuta d'arresto.
Lo stop arriva anche per il momento al disegno di
acquistare "Il Riformista", la testata fondata da Antonio Polito nell'ottobre 2002 e ideata da Claudio Velardi, il lobbista che non ha ancora deciso che cosa farà da grande. L'attuale editore, Giampaolo Angelucci, smentisce sul quotidiano "MF" qualsiasi contatto con acquirenti e advisor.
Questo è il quadro delle operazioni che Luigino Abete ha cercato di portare avanti nelle ultime settimane con enorme fatica.
La creazione di una massa critica da mettere a disposizione del nuovo grande comunicatore, Luchino di Montezemolo, è più ardua di quanto si potesse immaginare, ma di frecce nel fodero dei tecnocrati-illuminati ce ne sono altre e sono di grande peso.
La prima porta il nome di
Corradino Passera, il banchiere 47enne ex-McKinsey con il quale (così dicono a Milano e a Roma) il 61enne Luchino avrebbe stabilito un forte feeling.
Anche lui, Passera è un uomo dalle ambizioni forti e dall'ego grandioso che si muove molto, si ama moltissimo ma riesce a nascondere più di Luchino la pretesa di adulazione e di servilismo.
Entrambi sono accomunati da una gran voglia di potere che per Passera non si limita soltanto al perimetro di
BancaIntesa dove ancora governa "nonno
Bazoli", ma arriva a prendere di mira il ministero del Tesoro.
Purtroppo sulla sua strada il bocconiano di Como ha trovato Giulietto Tremonti che lo considera "non affidabile" e che nel Partito sempre più liquido delle Libertà è diventato (insieme alla Lega) l'unico punto fermo di papi-Silvio.
Il feeling tra Corradino e Luchino è venuto alla luce del sole quando entrambi hanno tentato di salvare Paolino Mieli, poi hanno dovuto fare buon viso di fronte al ritorno al "Corriere della Sera" di Flebuccio De Bortoli.
E all'interno di questa "simpatia" che lega i due personaggi ci sono operazioni finanziarie concrete come quelle che hanno portato BancaIntesa dentro la società dei
treni di Luchino e del socio napoletano Gianni Punzo.
Sarebbe comunque sbagliato pensare che il ticket Montezemolo-Passera trovi le risorse finanziarie per il nuovo progetto politico dentro la banca di Abramo-Bazoli.
Al presidente della Fiat, che si è sempre distinto per la sua capacità di accumulare piuttosto che di redistribuire, la piattaforma dei quattrini può arrivare dalla
rete dei rapporti internazionali che ha con alcuni personaggi sparsi per il mondo.
Tra questi spiccano
l'indiano Ratan Tata (partner di Fiat e sponsor delle Ferrari in Formula 1) e il fondo sovrano degli Emirati Arabi che già possiede il 5% di Maranello - ad Abu Dhabi è in costruzione Ferrari City.
Ma non basta, perché il network di relazioni internazionali di Luchino è più largo di quanto si possa immaginare.
i banchieri Zaleski & Bazoli
Uno dei suoi interlocutori privilegiati è ad esempio l'attuale
ministro dell'economia inglese, Peter Mandelson, il politico 56enne che Montezemolo ha conosciuto quando era commissario a Bruxelles per il Commercio Estero, spesso ospite della villa di Capri di Luca.
Peter Mandelson
E non bisogna dimenticare infine che il ragazzo dei Parioli è membro dell'International Advisory Board di Citigroup, la banca americana che secondo notizie di oggi (pubblicate proprio dal quotidiano "La Stampa" della Fiat) è in una crisi di liquidità spaventosa.
In conclusione
si può dire che la casta dei tecnocrati-illuminati, protesi a creare il centro del Centro dove vorrebbero spartirsi le poltrone con Fini e Casini, sta muovendo le sue pedine su vari fronti.
Per questi uomini che si ritengono "nuovi" e che hanno individuato nel "giovane" Luchino e in Corradino Passera il ticket ideale per mandare a casa "nonno" Silvio,
l'operazione è complessa ma le risorse non mancano.
Per ambizioni e comportamenti, rappresentano l'equivalente dei sanculotti della Rivoluzione Francese che imposero l'uso dei pantaloni lunghi e delle buone maniere rispetto ai patrioti plebei.
Furono loro a conquistare la Bastiglia il 14 luglio di 220 anni fa.
La ricorrenza si celebra oggi in Francia, ma in Italia dovranno ancora aspettare.
[Modificato da Etrusco 14/07/2009 20:24]