E' un po' lunghino, ho anche tagliuzzato.
fatemi sapere se c'è qualocsa che vi suscita commenti
Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832) descrisse la gioventù «così ricca in capacità nascoste». Nessuno è più grande, più forte della persona che è dinamica e vigorosa in gioventù. La vita di Goethe ne è una mirabile testimonianza.[...]
Goethe nacque il 28 agosto 1749 a Francoforte, in Germania. Suo padre Johann Kaspar Goethe aveva trentanove anni ed era indubbiamente ricco; sua madre, Katherine aveva diciotto anni. Goethe era il loro primogenito. Sotto la guida del suo colto padre, fin dall’infanzia ricevette una severa preparazione in svariate discipline. Il curriculum che Goethe padre pensò per il figlio era estremamente vario, includeva latino, greco, ebraico, francese, inglese e italiano; storia, geografia, religione, scienze naturali e matematica; e poi musica, ballo da sala, scherma, equitazione.
Per natura, Goethe padre non amava le mezze misure. Credeva fermamente che si dovesse portare a termine ciò che si era cominciato, qualunque cosa fosse. Era estremamente ostinato e il genere di persona mai soddisfatta se non veniva fatto tutto per bene. Per esempio, una sera durante il lungo inverno tedesco, la famiglia iniziò a leggere un vecchio libro di storia. Era un libro estremamente tedioso, ma una volta cominciato, lo lessero fino alla fine. Ecco come era fatto Goethe padre. Il carattere di una persona non cambia tanto facilmente. Ecco perché è importante avere la pazienza e la saggezza di accettare le persone per quello che sono, dicendosi per esempio: «Va bene, mio padre è fatto così». Un simile sforzo è essenziale per comprendere la natura umana e rientra nella nostra educazione di esseri umani.
E tuttavia, quell’esercizio di lettura ad alta voce a cui Goethe fu costretto, impresse nella sua giovane mente molti fatti che in seguito gli sarebbero stati estremamente utili e che contribuirono a formarlo nel grande poeta che poi divenne.
Nessuno sforzo va mai perduto, o meglio, non bisogna mai permettere che niente vada perduto. Questo è il modo di pensare di tutti coloro che hanno lasciato dietro di di sé grandi realizzazioni.
Che tipo di persona era la madre di Goethe? Si dice che fosse una donna allegra e gentile. Le mamme sono il sole. Una madre con una disposizione allegra e brillante è la più grande fortuna di una famiglia. La madre di Goethe era una buona conoscitrice delle persone e delle cose; era sempre piena di energia e ottimismo. Portava gioia a chiunque le fosse accanto.
Era anche una donna forte e coraggiosa. Negli anni della guerra, alla fine del diciottesimo secolo, quando tutti fuggivano da Francoforte, ella disse con un sorriso: «Tutto quel che volevo era che i vili codardi se ne andassero per non contaminare gli altri [con la loro vigliaccheria]».
Questa forte madre dal cuore nobile scrisse tra le altre cose al figlio: «Ci sono certo molte gioie da scoprire in questo mondo! Devi solo diventare pratico nel trovarle, poiché di certo ci sono». Il mondo non è un luogo di tristezza, neppure un luogo di dolore. È un posto meraviglioso, traboccante di gioia. Questa era l’atteggiamento della donna che crebbe Goethe.
Le madri sono forti. Sono forti perché sono le principali campionesse di onestà e verità. Sebbene possano non avere molto denaro, hanno una riserva di ricchezza spirituale. Possono crescere i loro figli con la loro grande saggezza e il loro cuore d’oro.
Più di ogni altra cosa, la madre di Goethe insegnò al figlio l’amore per la letteratura e le narrazioni. Al ragazzo piaceva ascoltare le storie che la madre inventava per lui. Come egli stesso ricorda con orgoglio: «Da mia madre [ho ereditato] il dono di descrivere chiaramente e con forza tutto ciò che l’immaginazione produce e può comprendere: rinnovare favole note, inventarne e raccontarne di nuove, immaginare le storie man mano che si dipanano».
I bambini sono così: assorbono avidamente e imparano le cose dalle loro madri. Spero che tutte le nostre studentesse, se in futuro diverranno madri, se lo ricordino. Molte madri oggi assillano i loro figli perché spengano il televisore e leggano un libro, oppure li tormentano perché studino per l’esame che avranno a scuola il giorno dopo. Ma chi usa la saggezza, come la madre di Goethe, e trova la maniera di interagire con i propri figli in modo più efficace, è una persona di autentica cultura. La nostra cultura si rivela nella vita. Si mostra come grazia, modestia e saggezza nella quotidianità.[…] Qual era il motto della madre di Goethe? «Impara per vivere, vivi per imparare!». Era una donna grande, eppure ordinaria, che visse la sua vita saggiamente, senza pretese o vanità.[...]Goethe era il maggiore di sei figli, quattro dei quali morti neonati o bambini. La sorella, nata subito dopo di lui, morì a ventisei anni.
Goethe si sposò ed ebbe cinque figli, ma solo il maggiore sopravvisse, gli altri quattro morirono poco dopo la nascita. Il solo amatissimo figlio rimasto in vita, nacque quando egli aveva quarant’anni. Divenne suo segretario, ma alla fine, il fardello di essere il figlio di Goethe era troppo pesante per lui, divenne un alcolista e morì a Roma all’età di quarant’anni, un anno e mezzo prima della morte di Goethe. Fu uno shock terribile per il padre.
Goethe aveva anche tre nipoti, due maschi e una femmina. Entrambi i nipoti vissero fino all’età di sessantacinque anni, ma nessuno dei due si sposò, la nipote invece morì di malattia a diciassette anni. Così la discendenza di Goethe terminò con la generazione dei suoi nipoti. Le tempeste karmiche di vita e morte afflissero il grande scrittore fino ai suoi ultimi giorni. Cultura ed erudizione non bastano a trasformare il destino, il nostro destino karmico. È qui che emerge la necessità della religione.[..] Com’erano i tempi in cui Goethe era studente? Su consiglio del padre si iscrisse alla prestigiosa Università di Lipsia all’età di 16 anni. Desideroso che il figlio avesse una carriera soddisfacente, Goethe padre insistette affinché studiasse legge, ma il ragazzo non era particolarmente interessato a questi studi. Egli voleva studiare letteratura e storia. Le lezioni noiose e per nulla stimolanti, tuttavia, depressero il suo entusiasmo; trattavano argomenti che lui già conosceva.
Gli insegnanti non devono dormire sugli allori. Quando ci sono studenti che desiderano sinceramente imparare, che fanno osservazioni acute e rivolgono domande intelligenti fino a quando non sono completamente soddisfatti, è semplicemente naturale che gli insegnanti si sforzino di rispondere con altrettanta sincerità.
Un professore criticò la poesia di Goethe, e Goethe rispose con una critica pungente – in versi – degli scritti del professore. E di fatto, Goethe dei due era il migliore. Il professore non era all’altezza dei suoi studenti, e questa non doveva essere una bella sensazione.
Goethe scrisse: «Molti degli insegnanti più anziani sono stati a lungo rinchiusi nello stesso posto, in genere non trasmettono altro che idee poco originali e, per quanto riguarda i dettagli, molti sono stati condannati dal tempo come inutili e falsi». In breve, i professori non avevano l’energia o il desiderio di dedicarsi al nuovo. Insegnavano cose superate e inesatte.[..]
Una simile istruzione è sbagliata, non può preparare delle grandi persone. Goethe ne fu infastidito e reagì energicamente contro l’educazione che stava ricevendo. Nonostante tutto, però, non buttò via il suo tempo all’università né sprecò i giorni della sua giovinezza. Saggiamente e vigorosamente si perfezionò. La grande passione di Goethe era diventare poeta; era il desiderio segreto che coltivava. Amava la poesia fin dall’infanzia e scriveva poesie dall’età di sette anni. Era affascinato dal teatro e verso i dieci anni iniziò a scrivere commedie e copioni. Durante i giorni della scuola, Goethe decise serenamente di dedicarsi alla propria istruzione e a coltivare le proprie potenzialità di scrittore. Era guidato dal desiderio di toccare il cuore delle persone, d’avere un impatto sul mondo e di costruire una nuova epoca attraverso i suoi scritti.
La grande rivoluzione umana di ogni individuo comincia semplicemente con la decisione di tirar fuori i propri sogni. Per raggiungere il proprio scopo, Goethe trascorse i suoi giorni di studente assimilando avidamente un vasto sapere, tra cui letteratura, arte, scienza, lingue e storia. Una persona che decide di cambiare il mondo, di toccare il cuore della gente nell’interesse della felicità umana e di una pace duratura, è una persona forte. Spero che vi impegniate per diventare simili persone.
Goethe leggeva ogni opera letteraria su cui riusciva a mettere le mani. Non perdeva tempo con libri insignificanti o stupidi. Egli è noto per aver letto con attenzione tutti i classici, compresi quelli di letteratura straniera come le opere di Shakespeare e Rousseau. Compose inoltre un gran numero di poesie e commedie. In altre parole, scrisse molto. Scrivere è prezioso anche nel processo di apprendimento.
L’impegno di Goethe nell’apprendimento durante i giorni della scuola diede naturalmente i suoi frutti nella formazione di un carattere incredibilmente ricco.
È importante scrivere e leggere, sono gli speciali privilegi di quando si è giovani. E lo stesso vale per quando si diventa adulti. Chi non seguita a studiare, a leggere, a imparare tende a diventare monolitico e di vedute ristrette. Simili persone non saranno amate dai loro stessi figli o dagli altri. Vi prego di non vivere in modo così dissennato.
Che cosa significava per Goethe essere un poeta? Scrisse: «Il poeta, non merita quest’appellativo fin che parla dei suoi pochi personali sentimenti; tuttavia, appena riesce a far proprio il mondo e lo esprime, allora è un poeta»[..] Goethe prosegue dicendo: «[Il poeta] racconta la verità; ma è antipatico, e dovremmo apprezzarlo ancor di più se se ne sta zitto». Sebbene il mondo possa ricoprirlo di ingiurie, il vero poeta è un “campione della penna” e dice sempre la verità. Afferma ancora: «Quale sarebbe l’utilità dei poeti se ripetessero solamente quanto riportato dagli storici? Il poeta deve andare oltre e darci, se possibile, qualcosa di meglio e di più nobile». L’essenza della poesia sta nella sfida sublime di condurre le persone verso uno stato spirituale più elevato. Per Goethe la poesia e la letteratura in genere erano sia il punto di partenza che l’apice della sua personale lotta spirituale per adempiere la sua missione di essere umano.
All’età di diciannove anni Goethe venne colpito da una grave malattia che mise a repentaglio la sua vita. Fu costretto a lasciare l’Università di Lipsia dopo il terzo anno e ad affrontare una lunga convalescenza. Rientrò a Francoforte, la sua città natale dove trascorse un anno e mezzo prima di rimettersi completamente. Goethe sfruttò quei giorni difficili dedicandosi all’introspezione. Dopo essersi ristabilito, lasciò di nuovo Francoforte per frequentare un altro anno all’Università di Strasburgo. Lì ebbe un incontro che lo avrebbe notevolmente influenzato. Questo segnò, in un certo senso, il vero inizio della sua vita. Gli incontri, casuali e non, sono molto importanti. Da solo, nessuno può diventare grande né raggiungere grandi traguardi. Chi ha realizzato grandi cose ha sempre incontrato delle persone che gli hanno cambiato la vita. Nel caso di Goethe fu l’incontro con il filosofo Johann Gottfried von Herder (1744-1803).
Incontrare uomini e donne straordinari, persone che condividono le stesse aspirazioni, un maestro di vita, è una vera fortuna; chi non sperimenta simili incontri è davvero sfortunato. Non mi riferisco a incontri con persone superficiali e insignificanti o con cattive influenze che portano alla corruzione. La strada per una vita senza uguali si dipana negli incontri autentici con persone che hanno nobili ideali e li stanno perseguendo con dignità e umanità.
Herder era un filosofo, scrittore e critico tedesco. Era uno dei giovani leader del rivoluzionario movimento letterario Sturm und Drang (Tempesta e impeto) che si sviluppò in Germania nel tardo diciottesimo secolo e che sollecitava la liberazione dell’individuo. Herder è noto per aver scritto opere come Ideen zur Philosophie der Geschichte der Menscheit (Idee per la filosofia della storia dell’umanità) e molte altre. Goethe, ventunenne, cercò insistentemente Herder, di cinque anni più vecchio, chiedendogli di studiare sotto la sua guida.
È importante avere buone relazioni con persone più grandi di noi, con persone più giovani e della stessa età. Le relazioni con gli altri sono il tesoro della vita.
Con l’aiuto di Herder, gli occhi di Goethe si dischiusero su un vasto nuovo mondo di letteratura mondiale, poesia e canzoni popolari. Goethe ricordò con piacere questo periodo di formazione parlandone come di «giorni meravigliosi, solenni, felici». Herder era molto severo con lui, ma negli anni a seguire, Goethe gli fu sempre grato per il modo in cui corresse la sua disposizione a diventare superbo.
Herder disse: «Non disperate nel fermento dei nostri tempi, qualunque cosa possa minacciarvi od ostacolavi, affinatevi! Affinatevi ancor di più, con più sicurezza, con maggior risolutezza! Nonostante le circostanze e i dispiaceri in cui potreste precipitare, nonostante la tempesta che vi coglierà!». Quando Goethe lo incontrò, Herder era già una delle principali giovani figure della letteratura in Germania. Sapendo che anche Herder era a Strasburgo, Goethe si augurò di avere l’occasione d’incontrarlo. Quando un giorno gli capitò per caso di vederlo, con il coraggio della gioventù, gli parlò. Da quel momento in poi andò a studiare con lui quasi quotidianamente. Goethe era colpito dal «vasto sapere e dalla profonda intuizione» di Herder.
I loro dialoghi permisero a Goethe di scoprire la vera natura della letteratura. Herder era un insegnante eccezionalmente esigente, e Goethe ne saggiò il rigore. Herder lo esaminava, lo preparava, all’occorrenza lo rimproverava e gli esprimeva il proprio sdegno. Poteva essere davvero caustico quando percepiva presunzione e vanità nella conoscenza di Goethe.
Si può diventare persone di prim’ordine solo liberandosi di presunzione e vanità. Goethe accettò di buon grado questa severità. Il suo impegno per star dietro al proprio maestro era mirabile. Grandi persone formano grandi persone. Questa è l’autentica relazione maestro discepolo. Ma so che oggigiorno, se i vostri insegnanti fossero severi come Herder, scappereste tutti! D’altro canto, seguendo la persona sbagliata, il risultato può essere tragico. Vi prego di tenerlo a mente.
Ripensando ai giorni della sua gioventù, Goethe scrisse: «E così non passava giorno che non fosse per me utile e istruttivo». Fino ad allora, la gente aveva apprezzato i suoi scritti, ma l’autentica capacità non si nutre mai in un’atmosfera di compiacenza. Goethe considerò che «il risultato finale di una così [frivola] civiltà è [semplicemente] l’espressione di un compiacimento reciproco».
Una vita compiaciuta e protetta può solo produrre risultati compiaciuti e non entusiasmanti. Senza sperimentare una severità sostenuta da considerazione e compassione, non sarà possibile crescere nel vero senso della parola. Non è possibile portare avanti la propria rivoluzione umana; non è possibile creare qualcosa di veramente grande.
Goethe aveva uno spirito di ricerca splendido. Osservò: «Il carattere si indebolisce facilmente con espressioni [di vanagloria] se non è temperato di tanto in tanto da occupazioni di eccellenza superiore». La giovinezza viene una volta sola. Uno spirito di ricerca autentico e una accurata preparazione accresceranno e rafforzeranno la vita.
Goethe scelse un maestro severo di proposito. Non si può vincere da soli nella vita. Non si può crescere da soli. Ecco perché ci sono le scuole, gli amici. Gli esseri umani esistono appieno nelle loro relazioni con gli altri.
Per Goethe l’opportunità di essere sottoposto al rigoroso training di Herder fu fonte di gioia e gratitudine. Egli disse: «Posso dirmi fortunato che tutto il compiacimento, il desiderio di pavoneggiarmi, l’orgoglio, e la superbia sia latenti che esistenti in me vennero sottoposti a durissima prova».
Per coloro che cercano di migliorarsi, non c’è nulla di meglio dell’aver qualcuno che desidera prepararli e consigliarli. Certo, l’essere sostenuti da una persona presuntuosa e tronfia non è un’esperienza positiva. Starà a voi giudicare il carattere di coloro che deciderete di seguire. È essenziale che abbiate la saggezza di riuscire a farlo.
Goethe disse: «Non è bello per gli uomini star da soli e soprattutto lavorar da soli. C’è bisogno di comprensione e suggerimenti per far bene qualunque cosa». Sebbene sia essenziale impegnarsi costantemente da soli, non si realizzerà un’impresa importante solamente coi propri mezzi.
Goethe gettò le basi per diventare un poeta e uno scrittore durante i giorni della scuola, quando aveva circa vent’anni. Questo è un periodo importante della vita. Prepara il corso di molte cose future. Lo posso confermare con la mia esperienza. Vi prego di non scordare che uno dei propositi del vostro essere studenti e della vostra giovinezza è di gettare le basi per il resto della vita.
Molti anni dopo, il settantacinquenne Goethe disse a un giovane che andò da lui a cercar consiglio sul suo futuro: «Il punto è costruire un capitale che non si esaurirà». Con questo incoraggiamento, instradò il giovane nel sentiero corretto[…]Il Mahatma Gandhi (1869-1948) venne imprigionato più volte a causa delle sue attività nonviolente. Molti grandi personaggi della storia sono stati perseguitati e imprigionati per il loro credo a un certo punto della loro vita. Coloro che raggiungono agevolmente prestigio o una certa levatura, senza incontrare alcuna difficoltà nella vita, non possono raggiungere una vera grandezza. Anche se possono apparire imponenti, alla fine è solo finzione, una posa pubblica.
Una delle opere che Gandhi lesse in prigione fu Faust, il capolavoro di Goethe. Lo lesse avidamente. Questo è un fatto poco conosciuto e tuttavia importante.
[…]Lo spirito di coloro che ricercano la verità e dei campioni di giustizia continua a risplendere anche quando sono confinati in prigione. La sola libertà fisica non è garanzia di una vita che risplende di luce interiore. Gli individui di un calibro umano superiore risplendono ovunque essi siano. Sono l’educazione e la lotta per la giustizia a forgiare questa lucentezza spirituale.
Quando dico persone con una vita splendente, non mi riferisco alle celebrità di bassa lega e alle figure boriose che si vedono in televisione, piuttosto penso alle persone che irradiano la nobile luce che viene dal profondo del loro essere. Coloro che mantengono questa luce qualunque cosa accada, sono veri e incomparabili vincitori nella vita. Per quanto sbalorditiva possa essere l’apparizione televisiva, se manca questa genuina luce interiore, non sarà che un’illusione, un miraggio. Per quanto riconoscimento sociale le persone possano ottenere, o per quanto illimitata possa essere la loro ricchezza, se hanno perso il desiderio di ricercare la verità o di lottare per la giustizia, il loro spirito emanerà solo oscurità.
Nell’interminabile ricerca della verità e nell’affermazione della giustizia si trova il sentiero che costituisce la quintessenza dell’esistenza umana. Questo non viene insegnato nella società odierna. C’è una scomparsa di filosofi, un’estinzione di persone che davvero difendono la giustizia. Ci sono molte persone abili nel farsi strada nel mondo, bravi con le parole, dall’intelligenza pronta che, per quanto brillanti possano apparire, sono di fatto ignoranti, indifferenti a ciò che conta di più come esseri umani. Goethe disse: «La celebrità non va ricercata, e ogni suo inseguimento è vano. Una persona può certo farsi un nome con un’abile condotta e vari espedienti. Ma se manca il gioiello interiore, tutto è vanità e non durerà nemmeno un giorno». La fama non costituisce vera felicità, dice. Sono d’accordo.
Poco prima della sua morte, Goethe aggiunse una riga al Faust, un capolavoro al quale lavorò per sessant’anni, che esprimeva uno dei suoi più ardenti desideri: «Stare su suolo libero con un libero popolo» (Johann Wolfgang von Goethe, Faust, parte II, atto V, verso 11580). Fin dai giorni della sua gioventù, Goethe serbò il desiderio di creare una società ideale.
Dopo aver scritto il romanzo I dolori del giovane Werther, all’età di venticinque anni, accettò l’invito ad andare vivere a Weimar che gli rivolse il gran duca Carlo Augusto il quale successivamente gli offrì una posizione di governo. Nel suo ruolo di ministro di stato, Goethe si lanciò nella riforma del piccolo stato di Weimar per il decennio successivo. Dedicava tutto il suo tempo al servizio degli altri, come scrisse in uno dei suoi romanzi: «Quando lo sviluppo [di una persona] ha raggiunto un certo stadio, è vantaggioso perdersi in un tutto più grande, imparare a vivere per gli altri, e dimenticare se stessi svolgendo una deferente attività per il prossimo. Solo allora si arriverà a conoscere se stessi» (Johann Wolfgang von Goethe, Gli anni di noviziato di Wilhelm Meister).
A quel tempo, molti cittadini comuni soffrivano schiacciati sotto il carico di pesanti tasse e frequenti incendi e inondazioni.
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