Rugby: finale Inghilterra-Australia

SYDNEY (Aus), 16 novembre 2003 - Sydney, provincia di Londra. L'Olimpico australiano come Twickenham. Degli 82.346 spettatori di Inghilterra-Francia, almeno la metà veste bianco e rosso. Principino Harry compreso. E il canto fa da interminabile colonna sonora. Non bastasse, dal cielo piove pioggia britannica, umida e appiccicosa. Il quindici della Rosa, giocando a scacchi, vola in finale per la seconda volta nella storia. Come nel '91, nella sfida per il titolo, troverà l'Australia. Allora, proprio a Twickenham, si imposero i Wallabies. Stavolta la situazione potrebbe ribaltarsi. Se così sarà, l'Inghilterrà diventerà la prima rappresentante dell'Emisfero Nord a centrare l'impresa. I padroni di casa, invece, vogliono provare a diventare la prima nazionale a confermarsi sul tetto del mondo.
Aspettando sabato, intanto, il successo contro i transalpini porta un nome e un cognome ben precisi: quelli di mister Jonny Wilkinson. La bionda apertura, dalla piazzola, di destro e di sinistro, firma tutti i 24 punti della squadra. Con cinque calci piazzati (su otto tentativi) e tre drop (su quattro). Considerando le proibitive condizionali ambientali, una prestazione semplicemente mostruosa. La tanto strombazzata sfida diretta con Frédéric Michalak, pari ruolo avversario, non è esistita. Il 21enne numero 10 francese, in giornata-no e non solo per l'uno su cinque ai calci, nel secondo tempo è stato addirittura sostituito.
Galthié e compagni hanno retto per 40 minuti. Anzi, grazie all'unica meta di giornata, realizzata al 10' dal Betsen, bravo a rubare una touche e a tuffarsi in due tempi oltre la linea con tanto di conferma della prova tv, la Francia fino al 38' è stata in vantaggio. Poi, già prima dell'intervallo, Wilkinson ha scavato un piccolo break (12-7). E se nel 1° tempo il giallo a Dominici (sgambetto su Robinson) era passato sostanzialmente inosservato, quello subito dallo stesso Betsen nel 2° (placcaggio in ritardo su Wilkinson) ha contribuito a fare la differenza. Perché Jonny, sempre lui, in quel frangente ha centrato i pali altri due volte e il divario s'è allargato in modo decisivo. Nemmeno la girandola di cambi imposta da Bernard Laporte è servita.
Lo spettacolo, come in Australia-Nuova Zelanda, complice il vento e il terreno scivoloso, non è stato esaltante. Il gioco-champagne della Francia è rimasto nelle intenzioni. Di azioni al largo se n'è visto di nuovo molto poco. Ma l'Inghilterra di Clive Woodward, sempre molto razionale, ha dato lezione di rugby moderno. Tra quarto e semifinale ha realizzato una sola meta (quella di Greenwood contro il Galles) subendone quattro, ha una touche che fatica, eppure, grazie a un gruppo che fa dell'esperienza l'arma vincente, approda in finale con pieno merito. Per il 35enne Jason Leonard una festa nella festa: in campo per non più di tre minuti, ha collezionato il 112° cap della carriera, uno in più del francese Sella. Si tratta di un record del mondo. Gioisce anche Dorian West: a 36 anni suonati, entrato al 38' della ripresa, è il più anziano giocatore ad aver calcato il campo in una semifinale iridata.

MARCATORI: p.t. 8' drop Wilkinson, 10' m. Betsen tr. Michalak, 29' e 38' c.p. Wilkinson, 40' drop Wilkinson; s.t. 14' c.p. Wilkinson, 18' drop Wilkinson, 23' e 32' c.p. Wilkinson.

INGHILTERRA: Lewsey; Robinson, Greenwood, Catt (28' s.t. Tindall), Cohen; Wilkinson, Dawson (29' s.t. Bracken); Dallaglio, Back, Hill (32' s.t. Moody); Kay, Johnson (cap.); Vickery (4'-5' p.t. Leonard), Thompson (38' s.t. West), Woodman (38' s.t. Leonard). All. Woodward.

FRANCIA: Brusque; Rougerie, Marsh, Jauzion, Dominici (33' p.t. Poitrenaud); Michalak (23' s.t. Merceron), Galthiè (cap.); Harinordoquy, Magne, Betsen (23' s.t. Labit); Thion, Pelous; Marconnet, Ibanez, Crenca (21' s.t. Milloud). All. Laporte.

ARBITRO: O'Brien (N.Zel).

NOTE: spett. 82.346. Calci: Inghilterra 5 su 8 (Wilkinson 5 su 8, 15 punti); Francia 1 su 5 (Michalak 1 su 5, punti 2). Gialli: Dominici 23' p.t., Betsen 13' s.t.