"Ho agito così per non essere sovrastato, per non essere io la vittima dei poteri forti". Luciano Moggi avrebbe risposto così ai pm di Napoli, che lo incalzavano durante l'interrogatorio. "La cupola non esiste - avrebbe detto l'ex dg bianconero, abbandonandosi anche alle lacrime - ciascuno in questo mondo pensa per sé e le alleanze sono ballerine. Sicché c'è conflittualità e assolutamente non accordo".
E' durato circa 6 ore l'interrogatorio di Luciano Moggi da parte dei pm napoletani Narducci e Beatrice presso la caserma dei Carabinieri di Roma. L'ex dg della Juventus, tra un caffè e molte sigarette, ha raccontato ai magistrati la propria versione dei fatti in merito allo scandalo intercettazioni che lo ha travolto. Secondo quanto si è appreso, Moggi avrebbe risposto a una lunghissima serie di domande relative alle intercettazioni, ma collocare i ricordi nello specifico e nel particolare è stato, secondo i legali, difficile, visto il periodo a cui si riferiscono le conversazioni telefoniche finite sotto inchiesta. L'ex dg bianconero ha però escluso l'esistenza di un'associazione a delinquere. "La Juventus è la squadra più amata del calcio italiano, ma non il potere più forte. Io non sono il burattinaio di questo potere": questa, in sintesi, sarebbe la linea difensiva tenuta davanti ai magistrati da Moggi. In sostanza, se ci sono stati comportamenti censurabili dal punto di vista penale, secondo la difesa, apparterrebbero all'iniziativa di singoli. L'ex dg bianconero avrebbe risposto, in particolare, a domande sulla vicenda del presunto sequestro ai danni dell'arbitro Paparesta e dei suoi assistenti nello spogliatoio di Reggio Calabria. Moggi, che non ha negato l'episodio, avrebbe ricostruito l'accaduto in maniera quasi uguale a come pubblicato.
Vista la difficoltà a chiarire in maniera precisa le singole intercettazioni, sarà necessario fare ulteriori interrogatori, per dare ricordi più netti "dopo una pausa di riflessione" fa sapere il legale. Allo studio anche la possibilità di presentare una memoria difensiva, con la localizzazione di questi ricordi dandogli un arco temporale secondo la ricostruzione della difesa. "E' per me un momento di grande stanchezza, ma ho cercato di chiarire ogni cosa", ha detto l'ex dg abbandonando la caserma romana. Le indiscrezioni filtrate dalla Procura parlano di un interrogatorio tirato, in cui "big Luciano", abbandonandosi anche alle lacrime, avrebbe spiegato di aver agito così per non essere sovrastato dai poteri forti. "La cupola non esiste, ciascuno in questo mondo pensa per sé e le alleanze sono ballerine. Sicché c'è conflittualità e assolutamente non accordo" avrebbe poi assicurato riguardo all'ipotesi formulata dai magistrati dell'esistenza di un gruppo di potere nel mondo del calcio. Poi, un appello accorato ai pm in difesa del figlio Alessandro, coinvolto nello scandalo Gea: "Lasciatelo stare, lui non c'entra niente con tutta questa storia". In serata, Moggi ha fatto rientro a Torino. "Ora è più sereno - hanno raccontato i suoi avvocati - i pm si sono comportati in modo molto corretto".
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