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20/09/2006 04:19 | |
CHE FINE FARÀ LA TARGA-BURLA ‘DIVISIONE RIMOZIONI E NOMINE’ DEL RIMOSSO ROVATI?
DAL "COLOSSO DI PRODI" ALLA TORTA “ALL´INSOSTITUIBILE INQUILINO DI PALAZZO CHIGI”
SIRCANA, OVI, DE GIOVANNI, TONONI, MICHELI, MINOLI, LERNER - LETTA L’EXTRA STAFF
QUESTE FOTO
Riproponiamo il reportage di Pizzi alle nozze capitoline Rovati-Boni,
dove lo show-off di tutti gli uomini di Prodi ha raggiunto il sold-out, da Costamagna (testimone con Romano di Rovati) ad Alessandro Ovi.
1 - ANGELO IL "COLOSSO DI PRODI" E GLI ALTRI TUTTI GLI AMICI DEL PRESIDENTE…
Filippo Ceccarelli per “la Repubblica”
E adesso: che fine farà la targa burlona che Angelo Rovati si era lietamente appeso nel suo ufficio al piano nobile di Palazzo Chigi? E viene anche da chiedersi come si sentiranno gli attempati goliardi - Silvio Sircana e Daniele De Giovanni - che gliela fecero recapitare, accompagnata da una lettera di congratulazioni su carta della Presidenza del Consiglio (!), nei primissimi giorni del governo Prodi.
Solennizzava, quella placca in ottone, la nomina del dottor Angelo Rovati a direttore generale di una tanto agognabile quanto inesistente «Divisione Rimozioni e Nomine» di Palazzo Chigi. E mai scherzo suona oggi più triste per chi abbia a cuore il potere; per chi, chiamato a rimuovere, si ritrova lui rimosso - e magari proprio in nome dell´amicizia per Romano.
Di tale complicato sentimento c´è adesso una legione di persone che si gloria e talvolta si pavoneggia, alcune ritenendo anche di avere i titoli per farlo. Intervistata da Chi nel marzo scorso, la stessa moglie di Rovati, la stilista Chiara Boni, è riuscita a evocare l´amicizia con il Professore quattro volte in dieci righe. Le ultime. Vero è che Prodi non era ancora diventato presidente; ma certo da un po´ di tempo in qua i suoi «amici» crescono e si moltiplicano in misura esponenziale.
La proliferazione è segnata da una varietà di atteggiamenti che riflettono, oltre allo stile sempre meno sobrio di questa stagione politica, una gerarchia amicale che a sua volta si esplica a seconda del grado di intimità. Per cui c´è chi a Prodi suona la chitarra (Sircana); chi lo porta in moto (sempre Sircana); chi va a correre con lui (in bici e a piedi: tra questi ultimi De Giovanni, Sandro Gozi e il ministro Santagata); chi ci passa insieme le vacanze, sia pure «di studio» (Andrea Papini); chi gli cucina o meglio gli cucinava («D´Alema ha Vissani - proclamò un giorno il Prof - io ho Gianni Pecci», l´inventore del pullman oggi un po´ uscito dal giro stretto). In quasi tutti questi casi si tratta di amici-collaboratori, amici-parlamentari ed amici-esponenti di governo.
Ma ciò che impressiona è il colpo d´occhio, notare come tutti loro, e più di tutti il gigantesco Rovati, non a caso detto «il Colosso di Prodi», si muovono di norma sulla scena pubblica a schiera compatta, a grappolo, a falange, comunque sempre accerchiando da presso e stringendo fisicamente il loro «amico» leader, che del resto in ogni momento li vuole insieme e vicini, accanto, dietro e davanti a sé. Immagine per certi versi comune a tutti i potenti; e tuttavia primordiale, emblematica e a suo modo rappresentativa di un uomo politico che forse per ragioni famigliari (nove fratelli), ha la sindrome del capobranco e si muove del tutto a suo agio nella dimensione della tribù. O, se si preferisce, del clan.
Come è ovvio, anche Prodi predilige rapporti informali; gradisce avere attorno a sé un gruppo di collaboratori docili; non gli dispiace troppo, ma intelligentemente evita di entrare nelle inevitabili rivalità cortigiane; e come tanti altri leader è sensibile alle adulazioni. Imbarazzanti sono in proposito le scritte sulle torte il giorno del compleanno nel castello di Bebbio, quest´anno gliene hanno glassata una dedicandola «all´insostituibile inquilino di Palazzo Chigi», ma in passato ce ne sono state di più grottesche.
Il punto di novità, come si diceva, è che i collaboratori, i consiglieri, i consulenti, i seguaci, i fans, i fedeli, gli «amici», con e senza le virgolette, in ogni caso cominciano a essere troppi. Un eccesso che si traduce nella pratica impossibilità di tracciare una mappa completa e soprattutto aggiornata del sistema Prodi, uno schema cioè che tenga conto delle varie new-entry e delle diverse cadute in disgrazia. Grosso modo resta valido il criterio, delineato ieri da Fabio Martini sulla Stampa, secondo cui le due principali «filiere» cui ha attinto la cerchia prodiana corrispondono uno al mondo delle Partecipazioni Statali e l´altro a quello che, come in una canzone di Francesco Guccini, si può far risalire alla via Emilia.
Il primo gruppo comprende dunque, ai vari livelli, Enrico Micheli, Domenico Porpora, De Giovanni, il sottosegretario ex Goldman Sachs Massimo Tononi, lo stesso Enrico Letta (derivazione Arel, cioè Andreatta). Assai più numerosi sono gli emiliani, alcuni dei quali studenti e/o assistenti di Prodi e perciò sciaguratamente compresi nella definizione collettiva di «Mortadella boys´»: oltre a Santagata, a Papini e a Arturo Parisi, bolognese d´adozione, ci sono Franco Mosconi, Paolo Onofri, il ministro Paolo De Castro, Serse Soverini, poi Piero Gnudi, Angelo Tantazzi, Alessandro Ovi, Pier Vittorio Marvasi, fino all´ultima generazione rappresentata da Filippo Andreatta.
Completano il quadro, al di là degli incarichi, dell´anagrafe e della provenienza regionale, vecchi amici come Ricky Levi, Bruno Manghi, Giovanni M. Flick, Alberto Clò, Fabio Gobbo. Ma poi ogni tanto negli elenchi spuntano rampanti manager come Alberto Tripi, famiglie ospitali (i risultati delle elezioni scaramanticamente attesi a casa di Claudio Pancheri e Marisa Garito), giornalisti (Giovanni Minoli, Gad Lerner, Marco Vignudelli), preparatori atletici e personaggi dello sport (da Francesco Conconi a Giorgio Cimurri), e anche autisti (il mitico Fiorigi Grotti).
Tutti amici: con la dovuta ambiguità che in politica l´amicizia si tira appresso. Come teorizzano i manuali di scienza politica per quanto riguarda il ruolo degli staff; e come Angelo Rovati, l´uomo della targa di bronzo che spicciava le faccende del potere, ha sperimentato sulla propria pelle.
2 - LETTA L’EXTRA STAFF…
Da “Il Foglio”
A Palazzo Chigi l’unico ad aver ricevuto comunicazione ufficiale delle dimissioni di Marco Tronchetti Provera dalla presidenza di Telecom è stato il sottosegretario Enrico Letta. Letta è ritenuto una figura diversa e più autonoma dal presidente del Consiglio rispetto agli altri sottosegretari alla presidenza e ai consiglieri che collaborano con Romano Prodi. Dunque la lettera indirizzata a Letta, oltre a quella inviata al ministro dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, e al governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, è un riconoscimento, si argomenta in ambienti dell’Unione critici sull’operato di Palazzo Chigi nella vicenda Telecom, per il profilo sempre più istituzionale e meno partitico che va assumendo da tempo il lavoro di Letta.
D’altronde la presenza nel governo del segretario generale dell’Arel, il centro studi fondato da Beniamino Andreatta, padre intellettuale e politico sia di Prodi sia di Letta (e anche di Giovanni Bazoli), è stato il frutto di due spinte convergenti che tendevano a non prevedere la presenza per un politico anomalo: da un lato la Margherita non aveva designato Letta per ruoli di spicco a livello ministeriale, dall’altro lato Prodi aveva assegnato ai suoi più stretti collaboratori, che lo seguono fin dalla sua guida dell’Iri, i posti previsti a Palazzo Chigi. Alla fine un compromesso nella maggioranza, anche con la mediazione dei Ds diramazione bersaniana, ha condotto a valorizzare le competenze e la tecnica di governo di Letta con un altro sottosegretariato alla presidenza.
Per questo nell’esecutivo non ci si è meravigliati se l’ex ministro dell’Industria non era stato affatto coinvolto da Prodi per gli incontri formali e informali avuti dal suo staff con il vertice di Telecom. L’interfaccia principale in questi casi, oltre al consigliere dimissionario Angelo Rovati, è stato Daniele De Giovanni, il potente capo della segreteria di Prodi. Le cronache in questi giorni ricordano che in passato, negli anni 90, De Giovanni è stato direttore delle strategie nell’Alitalia guidata da Roberto Schisano e Renato Riverso. Ma De Giovanni è noto anche nel settore delle tlc: conosce bene il mondo Telecom e per alcuni anni, a cavallo del 2000, è stato direttore corporate planning e business development di Albacom. De Giovanni, peraltro, non è il solo consigliere e collaboratore del premier a essere ferrato in tlc e addentro alle vicende industriali e finanziarie del paese.
Anche il sottosegretario alla presidenza, Fabio Gobbo, amico quarantennale di Prodi per essere stato il primo laureato del professore a Bologna e che ora ha la delega sullo strategico Cipe, il Comitato interministeriale per la programmazione economica, esperto di energia, dopo essere stato commissario nella prima Antitrust, ha avuto per un certo periodo un contratto di consulenza con Telecom. Assieme all’università, è l’Iri l’altro bacino politico e amicale del prof. Prodi. Da Enrico Micheli, ex direttore generale dell’Istituto per la ricostruzione industriale, a De Giovanni, a Gobbo, a Massimo Tononi, assistente di Prodi nella vecchia holding statale, poi a Goldman Sachs, ora sottosegretario all’Economia, fino ad Alessandro Ovi.
Quest’ultimo, pur essendo formalmente solo consigliere del premier per l’innovazione, ha un ruolo più significativo: è considerato il vero alter ego del presidente del Consiglio in alcune partite, grazie ai diversi incarichi come amministratore indipendente in alcune aziende: è tra l’altro consigliere di amministrazione nelle Generali, in Enia (la multiutility nata dalla fusione delle municipalizzate di Reggio Emilia, Parma e Piacenza), in Finsiel (il gruppo ceduto di recente da Telecom ad Alberto Tripi) e in Telecom Italia Media, controllata del gruppo tlc (vicino a Prodi è anche Marco Onado, ex commissario Consob, attualmente in cda di Telecom).
L’amicizia tra Prodi e Ovi fu rinsaldata alla metà degli anni 90, quando il secondo fu nominato vicepresidente per gli affari internazionali e istituzionali dell’Iri. Le relazioni finanziarie ad alto livello di Ovi sono state accresciute con l’incarico di special advisor per le tematiche industriali quando Prodi è stato presidente della Commissione europea a Bruxelles, e per la presenza nei consigli di amministrazione dei fondi Euro Pacific, New World e New Perspective (tutti e tre facenti parte di Capital Group).
Dagospia 19 Settembre 2006
Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai. |