Dalla spartizione dei tempi in TV ai programmi elettorali è già iniziato il Governo dell'Inciucio
IN VIGILANZA RAI ASSE PD-PDL PER SPARTIRSI I TEMPI IN TV:
LA SINISTRA E STORACE S’INCAZZANO
- IERI WALTER-EGO ERA AL TG5 A RASSICURARE MEDIASET, COME D’ALEMA AI BEI TEMPI…
Maria Grazia Bruzzone per “La Stampa”
Il grande inciucio!
© Foto La Presse
«Pd e Pdl vogliono un campionato falsato.
E trovano un accordo per limitare la democrazia al duopolio dei loro partiti», tuona Sergio Bellucci, Sinistra Arcobaleno.
«Tentano di monopolizzare l`informazione televisiva, truccando le regole del gioco», gli fa eco il socialista Enrico Boselli.
Mentre il verde Angelo Bonelli arriva ad appellarsi al presidente Napolitano,
«blitz in Vigilanza del Pd e del Pdl che, con emendamenti concordati, hanno modificato le regole di accesso delle forze politiche all`informazione Rai».
E conclude:
«E` cominciato il governo dell`inciucio».
Dei duelli in tv tra i 7-8 candidati premier si parlerà in un secondo tempo.
Intanto, come da copione, si consuma
in Vigilanza lo scontro tra big e nanetti sul primo regolamento di par condicio, quello che fino al 10 marzo interesserà la Rai ma anche le tv private.
E sarà pur esagerato parlare di
«asse» fra Pd e Pdl, come fa per primo il radicale Marco Beltrandi. Però proprio ieri Walter Veltroni, ospite di Clemente Mimun al Tg5, ha esplicitamente tranquillizzato Mediaset allarmata dalle proposte di riforma tv lanciate da Di Pietro, le stesse rassicurazioni che esternava Massimo D`Alema. Ed è un fatto che,
senza più lo spartiacque delle coalizioni di centrodestra e centrosinistra, i piccoli temono di essere schiacciati dai «grandi» partiti nelle presenze in tv che fanno la differenza in campagna elettorale.
Come sta già accadendo in questi giorni nei tg e negli approfondimenti Rai: lo denunciano, per una volta all`unisono, Francesco Storace della Destra, Giovanni Russo Spena del Prc e Giovanni Rotondi della De per le Autonomie. Gli stessi che in Vigilanza difendono a oltranza il principio della «parità» fra i gruppi politici esistenti (che, contando anche gruppuscoli di due soli parlamentari come Dini e Scalera o Bordon e Manzione e le minoranze linguistiche, sarebbero 28-29), mentre
i big privilegiano il principio della «proporzionalità» della rappresentanza in Parlamento.
Quando Storax s'incaz...
© Foto U.Pizzi
Con differenze non da poco fra Pd e Pdl. Infatti
il regolamento Beltrandi assegnava l`80% del tempo delle Tribune e delle nuove Interviste regolamentate, ai gruppi/gruppetti in modo paritario e
solo il 20% in base al loro peso. Una percentuale, quest`ultima, che Fi voleva innalzare al 100%, mentre il Pd ha proposto che arrivi al 60%. E alla fine è passato all`unanimità il 50/50 avanzato da Paolo Brutti della Sinistra Arcobaleno.
Tema ancor più cruciale, i programmi di informazione, tg e approfondimenti vari, dove è stata praticamente cancellata, quasi all`unanimità, la formulazione di Beltrandi sulla «parità di accesso». «Una norma che non esiste nella legge né è mai esistita nei regolamenti» sentenzia Romani, Fi, il cui emendamento è identico a quello di Fabrizio Morri, Pd. Che spiega: «Avrebbe voluto dire che Vespa, Floris o Annunziata di qui al 10 marzo avrebbero dovuto invitare tutti i 28 gruppi e gruppetti».
In serata i piccoli hanno ottenuto qualcosa: il regolamento approvato dalla Vigilanza prevede l’obbligo per i programmi di approfondimento di garantire la più ampia presenza ai diversi soggetti.
Dagospia 21 Febbraio 2008
dagospia.excite.it/articolo_index_38209.html
Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.