E ora s'indaga per omicidio
Il legale dell'ex governatore del Lazio: "fatto inquietante, ora proteggere Natalie"
L'amico: «L'hanno ucciso»
La procura: "omicidio volontario"
Il viado ucciso dalle esalazioni da fumo di un rogo nel suo seminterrato.
Trovato borsone con liquido infiammabile
ROMA - Il corpo del transessuale Brenda, coinvolto nella vicenda di Piero Marrazzo, è stato trovato senza vita all'interno di un seminterrato trasformato in appartamento in via Due Ponti 180 a Roma stamani. I magistrati che indagano sulla morte del transessuale stanno lavorando sull'ipotesi di omicidio volontario. Nell'abitazione di via Due Ponti c'è stato un sopralluogo con il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo ed il sostituto Rodolfo Sabelli, titolari dell'inchiesta sul caso Marrazzo, il procuratore aggiunto Filippo Laviani, cui sono delegati i casi di omicidio, ed il sostituto Pierluigi Cipolla, magistrato di turno.
Nel sacchetto azzurro
il pc di Brenda trovato immerso nell'acqua e sequestrato dalla polizia (Proto)
AUTOPSIA - La Procura ha disposto l'autopsia sul corpo del trans. Gli inquirenti hanno anche disposto gli esami tossicologici. Nel corso del sopralluogo compiuto dai magistrati è stato sequestrato
un computer: era immerso nell'acqua. Sembra che nell'appartamento di via due Ponti Brenda non ricevesse i clienti. Il corpo di Brenda non presenta segni di violenza. Potrebbe essere morta per soffocamento da fumo. Secondo quanto si apprende da fonti investigative, l'appartamento sarebbe composto da un unico locale, con un soppalco abitabile e un bagnetto. E proprio sopra il soppalco, riversa in terra, sarebbe stata rinvenuta Brenda, seminuda. Nella piccola casa, invasa dal fumo, gli investigatori avrebbero trovato tutto in ordine. L'identificazione certa avverrà solo attraverso l'esame autoptico. Questa mattina alcuni transessuali che si erano radunati sotto la casa di Brenda hanno dichiarato agli investigatori che aveva più volte, nel corso del tempo, annunciato propositi suicidi.
Nell'appartamento pare siano state trovate le valigie pronte. Vicino al corpo trovata una bottiglia di whisky.
IL BORSONE - L'incendio potrebbe essere partito da un borsone trovato proprio vicino alla porta d'ingresso del seminterrato. Sul borsone è stata
trovata una sostanza capace di generare una combustione lenta.
Questo quanto si è appreso stando ai primi rilievi dei vigili del fuoco che sono stati chiamati sulla base di una segnalazione di fumo proveniente dalla casa del trans.
Le case di via Due Ponti 180
«L'HANNO AMMAZZATA» - «L'hanno ammazzata, non so chi. Stava male psicologicamente, voleva tornare in Brasile:
ora devono trovare chi ha fatto tutto questo».
Visibilmente scossa, Barbara, un transessuale brasiliano, parla dell'amica Brenda. «Ieri con Brenda ci siamo incontrati in un parcheggio, abbiamo bevuto un bicchiere di Ballantyne, poi l'abbiamo lasciata in casa a vedere la televisione», dice Barbara.
Il trans brasiliano ha affermato inoltre che «né Polizia né Carabinieri hanno fatto nulla» spiegando che «tutti i trans che abitano in questa zona sono a rischio di morte, abbiamo molta paura dei romeni».
«INQUIETANTE»- «È inquietante». Così Luca Petrucci, legale di Piero Marrazzo, commenta la morte.
«Bisogna indagare -dice Petrucci- per vedere se c'è qualcosa di più grosso di quel che sia già emerso».
«Non posso pensare - ha aggiunto - che
la settimana scorsa questa persona è stata aggredita e rapinata e che da poche ore è stata bruciata:
vanno approfondite le cause anche se non ho alcun elemento per aggiungere qualcosa in più rispetto a quello che apprendo dai media dico che
forse le indagini stanno scoperchiando una sistema simile a quello della Uno Bianca dove si mettevano tra l'altro a tacere i testimoni.
In questo senso ritengo giusto rimettere sotto protezione Natalie».
LE ULTIME DICHIARAZIONI - «Non ho mai avuto rapporti con Marrazzo. Si è visto da queste parti, ma io non c'entro niente, non so niente» aveva rivelato ai cronisti il 24 ottobre Brenda.
«È stato con Natalie - aveva aggiunto parlando della vicenda Marrazzo -, l'ha detto anche lui».
LA PRIMA MORTE - Quella di Brenda è la seconda morte nel giro di poco tempo da quando è scoppiato il caso Marrazzo.
Nel settembre scorso infatti morì per un arresto cardiaco
Gianguarino Cafasso, il pusher che secondo i carabinieri coinvolti nel caso dell'ex Governatore della Regione Lazio, girò il filmato di quanto avveniva nell'appartamento di via Gradoli. La morte di Cafasso ha insospettito la procura di Roma che ha disposto una serie di accertamenti tossicologi per conoscere in maniera chiara le cause del decesso.
L'INCHIESTA - Il transessuale brasiliano coinvolto nel caso che ha portato alle dimissioni dell'ex presidente della Regione Piero Marrazzo per i rapporti che avrebbe intrattenuto con lui, era stata ascoltata in procura a Roma, come testimone, nell'ambito dell' inchiesta sul presunto ricatto ai danni dell'ex presidente della Regione Lazio il 2 novembre scorso.
L'audizione del viado svolta di fronte al procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dal sostituto Rodolfo Sabelli doveva chiarire tra l'altro, la questione dell'
esistenza di un secondo video in cui apparirebbe Marrazzo e del quale hanno fatto cenno alcuni transessuali. Pochi giorni dopo, il 9 novembre, Brenda era rimasta coinvolta in una rissa dalla quale era uscita con ferite al volto. Era stata fermata dai carabinieri in via Biroli, sulla via Cassia. I militari in quell'occasione dovettero difendersi perché il trans dava in escandescenza. In quell'occasione
gli era stato anche rubato il telefono cellulare.
IL RACCONTO DI MARRAZZO - «Ho avuto incontri di questo tipo con un'altra persona, un certo Blenda, nome che ho letto sui giornali in questi giorni e che mi sembra di ricordare. Nell'occasione di un incontro con Blenda ricordo che è passato anche un altro trans di cui non rammento il nome. Mi sembra che ho avuto solo due incontri con Blenda». Così Piero Marrazzo rispondendo alle domande dei pm il 2 novembre scorso. «Né Brenda o Natalie - aggiunse l'ex governatore - mi hanno mai chiesto del denaro o ricattato in relazione a foto o video che mi ritraevano. Non sono a conoscenza di video o foto scattate da Brenda in occasione di questi incontri ma il mio stato confusionale negli stessi dovuto all'assunzione occasione della cocaina non mi mette in condizioni di saperlo. Non ricorso se ho dato a Natalie degli assegni per pagare le sue prestazioni, assegni poi restituitimi in cambio di contanti».
Corriere della Sera - 20 novembre 2009