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Fuoco greco - Europa a 3 velocità

Ultimo Aggiornamento: 28/06/2010 09:55
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28/04/2010 12:46

Trichet avverte: «Crisi sistemica». Piano straordinario per salvare l'euro

La Grecia e l'Europa a tre velocità

Anche se la moneta unica non perderà aderenti,
la dura realtà del debito sta ridefinendo le relazioni tra gli Stati



Forse la Grecia riuscirà a evitare la crisi d’insolvenza e a smentire i mercati che dimostrano di temerla nel momento in cui alzano sempre più il premio al rischio sui titoli pubblici ellenici.
Forse il salvataggio in extremis di Atene scongiurerà l’effetto domino sui paesi più deboli che, invece, il sistema bancario occidentale ha subìto a causa del crac Lehman. Forse.
Resta il fatto che l’Europa sta già andando non a due ma a tre velocità: c’è l’Unione a 27, vasta zona di libero scambio, ci sono i 16 di Eurolandia e, fra questi ultimi, un’avanguardia di forti e una retroguardia di derelitti sempre più distanti. Anche se la moneta unica non perderà aderenti, la dura realtà del debito, pubblico e privato, sta ridefinendo le relazioni tra Stati e riducendo, di fatto, la stessa sovranità nazionale anche laddove i Trattati non l’avevano toccata.

L'Italia ne sa qualcosa. Negli Anni '90, quando era la pecora nera d’Europa, dovette accettare una disciplina finanziaria che ha tarpato le ali alla sua economia in precedenza drogata dal debito pubblico.
Lo pretese la Germania che, rinunciando al marco e con ciò estendendo la sua fideiussione al debito pubblico dei paesi meno virtuosi, pretendeva tangibili contropartite.

Con la Grecia ci risiamo. Ma la situazione è molto più grave.
Intanto, non si può più contare sul generale ribasso dei tassi che favorì i debitori di 15 anni fa: i tassi sono già al minimo.
L’Italia allora disponeva di un ricco risparmio privato. Gli eurocrati non ne tennero gran conto, la stessa Italia non lo fece valere: altri tempi, altre egemonie politiche, culturali e affaristiche. E tuttavia quel risparmio ha sostenuto la ristrutturazione del sistema delle imprese. In Grecia - e negli altri Paesi europei a rischio di contagio - il risparmio privato è modesto. L’Italia aveva molto da privatizzare, e molto ha privatizzato. Grecia, Portogallo, Spagna e Irlanda non hanno questo tipo di risorsa
in misura paragonabile, anche tenendo conto, ovviamente, delle proporzioni.

Ma quel che è peggio è che pure la Germania appare indebolita dalla recessione. Il debito pubblico di Berlino si va consolidando a una ventina di punti oltre il tetto del 60% fissato dal Trattato di Maastricht. E’ possibile che le prossime elezioni regionali inducano oggi il cancelliere Angela Merkel a un supplemento di durezza per ragioni propagandistiche. E’ vero che la sua quota di soccorsi alla Grecia è uguale, in proporzione, a quella degli altri partner europei. Ma una Germania più debole, che resta comunque la più forte rispetto agli altri, è meno disposta a transigere. Pretendere dalla Grecia una sensibile e verificabile riduzione del tenore di vita per rimborsare i debiti ha senso in assoluto e ne ha uno ancor più forte ove si considerino le menzogne di Atene e l’incapacità della Ue di accorgersene, che fa il paio con l’insipienza delle banche centrali nei confronti delle banche vigilate.
Ma non bisogna dimenticare che esiste un limite oltre il quale la richiesta di rigore rende più conveniente dichiarare fallimento. E trovare il modo, peraltro non regolato dai Trattati, di uscire dall’euro.



Fonte: Massimo Mucchetti per il Corriere della Sera
28 aprile 2010

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29/04/2010 22:53

Federico Rampini per "la Repubblica"

Nuova giornata di bufera sui mercati finanziari. Nel ciclone è finita anche la Spagna. Standard & Poor´s ha infatti ridotto il rating sui titoli del debito pubblico di Madrid. Le borse hanno subìto pesanti flessioni. Il Fondo Monetario Internazionale stima che per salvare la Grecia servano almeno 120 miliardi di euro. La moneta europea è ai minimi mentre l´oro è a quotazioni record. Atene accusa la Germania di voler affondare il Paese. Berlino ha cautamente aperto sull´ipotesi del prestito.

È un copione sinistro, che alla Casa Bianca ricorda le tappe del collasso finanziario del 2008-2009. Sono cambiati i bersagli, stavolta sono gli Stati sovrani invece delle banche. Ma i metodi, gli strumenti, i registi della grande offensiva anti-euro sono figure fin troppo familiari. Ci sono le stesse agenzie di rating che nell´ultima crisi ebbero un ruolo perverso.

Furono Standard & Poor´s, Moody´s e Fitch ad incollare le etichette prestigiose "Aaa" sui titoli tossici legati ai mutui subprime.
Incompetenza, conflitto d´interessi, la loro reputazione ne uscì distrutta. Quegli scandali non hanno impedito che Standard & Poor´s sia all´origine dell´ultima crisi di sfiducia, per il declassamento della Spagna (colpa delle regole europee: la Bce può acquistare titoli del debito pubblico solo se raggiungono un rating minimo).

Soffiano sul fuoco dell´euro-panico le grandi banche di Wall Street, noncuranti delle indagini avviate contro di loro dal Congresso, dalla Sec e dalla Federal Reserve. Gli economisti di Goldman Sachs e JP Morgan Chase ieri hanno lanciato in perfetta concordia un annuncio tremendo: altro che i 45 miliardi di euro inizialmente previsti per il salvataggio della Grecia, «ora gli aiuti necessari per arrestare il contagio in altri paesi mediterranei sono di almeno 600 miliardi di euro».

Si tratta, sottolineano i due colossi bancari di Wall Street, di «una cifra superiore al fondo Tarp (700 miliardi di dollari) varato nell´autunno 2008 dall´allora segretario al Tesoro Usa, Hank Paulson, per salvare il sistema finanziario da un collasso mortale». L´economista Philip Lane vede nella Grecia, nel Portogallo e nella Spagna «gli equivalenti odierni di Bear Stearns e Lehman Brothers», le due banche fallite nel 2008.

Il paragone fa paura perché i due istituti individualmente avevano dimensioni "gestibili", ma il contagio della paura rischiò di travolgere tutti gli altri. Tornano in primo piano i titoli derivati chiamati "credit default swaps" (Cds). In apparenza sono contratti assicurativi, per proteggersi dal rischio del fallimento di un debitore.

In realtà hanno assunto vita propria come formidabili strumenti speculativi, consentono di scommettere sulle bancarotte per guadagnarci. Hanno un effetto moltiplicatore, che si vede all´opera in queste ore. «Occhio alle banche europee - avverte JP Morgan - perché gli istituti tedeschi, francesi, olandesi e belgi più esposti verso l´Europa mediterranea possono a loro volta essere coinvolti nelle perdite, quindi diventare meno solidi».

Un´inchiesta del Department of Justice accusa i più importanti hedge fund (Soros, Paulson, Grenlight, Sac capital) di aver concordato un attacco simultaneo all´euro, in una cena segreta l´8 febbraio a Wall Street. Il giorno dopo, 9 febbraio, al Chicago Mercantile Exchange i contratti futures che scommettevano su un tracollo dell´euro erano schizzati oltre 54.000, un record storico.
Con Goldman Sachs e Barclays in buona vista nelle cronache su quelle grandi manovre. Il club dei grandi banchieri, anche se accusati di frode dalla Sec come il chief executive di Goldman Lloyd Blankfein, continua ad avere un potere d´influenza. Indica la tendenza, si trascina dietro il mercato. Il fondo Pimco, il più grande investitore privato del mondo in titoli di Stato, ha sospeso ogni acquisto di titoli greci e sta considerando «l´abbandono di tutta l´Europa periferica».


Lloyd Blankfein Presidente e Ceo di Goldman Sachs

Colossi industriali tradizionali come la Coca Cola, corrono a proteggersi contro una frana dell´euro, e così facendo usano gli stessi strumenti speculativi con cui gli hedge fund accelerano quella caduta. Payden & Rygel, gestore di 50 miliardi di fondi pensione californiani, ha svenduto titoli di Stato europei e comprato derivati per lucrare sulla svalutazione dell´euro.

Perfino i piccoli risparmiatori sono trascinati in questo tsunami:
è aumentato del 57% il numero di clienti individuali che acquistano "option" valutarie per puntare contro l´euro. Il colpo finale, secondo il Wall Street Journal, «è quello che verrà se le stesse banche centrali cominciano a mollare l´euro per limitare le perdite». Se la Fed, la banca centrale cinese e giapponese dovessero ridurre le loro riserve in euro «il prossimo scivolone sarà a quota 1,20 sul dollaro».

E´ lo scenario che ha in mente l´Ocse quando avverte: «Siamo ben oltre il pericolo del contagio. Il contagio c´è già stato. Questo è il virus Ebola. Quando ce l´hai non ti resta che amputarti una gamba per sopravvivere». L´amputazione, in questo caso, è l´uscita dall´Eurozona dei paesi più deboli. Uno scenario che a Wall Street ha molti fautori.

Federico Rampini per "la Repubblica" 29-04-2010
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03/05/2010 13:06

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05/05/2010 19:31



100.000 in piazza. Tafferugli anche a Patrasso e Salonicco
Atene , la protesta diventa tragedia
3 morti asfissiati in un incendio

[SM=x44471]
Guerriglia e scontri, poi una molotov lanciata in una filiale di banca e le fiamme: una ventina di persone intrappolate. 2 donne e un uomo pagano con la vita




NOTIZIE CORRELATE:

Analisti finanziari e ministri, la Babele delle voci fa cadere i mercati
(5 maggio 2010)

Merkel: «Sulla Grecia si gioca il futuro dell'Ue, il Patto di stabilità va cambiato»
(5 maggio 2010)

Sfiducia sul piano salva-Grecia.
La speculazione affossa le Borse

(4 maggio 2010)




ATENE - Giorni di tensioni, cortei, manifestazioni e tafferugli. Ma in occasione dello sciopero generale dopo il piano presentato dal governo Papandreu, la crisi greca diventa tragedia. Intorno alle 13.30, quando la manifestazione è già conclusa, restano nelle strade gruppi di antagonisti e anarchici che si sono già scontrati con la polizia. E' quell'ora che l'incendio di una filiale di una banca nella zona vicina al Parlamento, provocato da una bottiglia incendiaria, causa la fine tragica della giornata di protesta, con la morte di tre persone. Nell'edificio ci sono una ventina di persone, che cercano rifugio ai piani superiori. Ma due donne e un uomo hanno non ce la fanno: nei locali avvolti dal fumo perdono la vita per per asfissia. Ed è una morte tragica e assurda, perché le vittime incolpevoli di una crisi economica pagano con la vita e una fine orrenda un gesto di vandalismo dalle conseguenze tragiche. Una delle due donne, secondo la rete tv Skai, impiegata della banca, era incinta di quattro mesi.

IL DRAMMA, L'ORRORE - Lo conferma anche l'Ansa che racconta come il passaggio del gruppo di anarchici in via Stadiou, nel centro di Atene, davanti alla succursale della Marfin Egnatia Bank abbia causato la tragica fine delle vittime. Un giovane con il volto coperto da un passamontagna si stacca dagli altri, spacca con una pala una vetrina della filiale, che si trova di fronte all'Esperia Palace Hotel, in una palazzina bianca e beige di due piani. All'interno ci sono 20 persone fra clienti e impiegati, al loro posto di lavoro nonostante la giornata di sciopero generale. Non è escluso, sostiene il racconto dell'Ansa, che come hanno ipotizzato alcune emittenti Tv sia stata proprio la presenza degli impiegati l'obbiettivo dell'aggressione. In ogni caso, una volta rotta la vetrina, l'uomo lancia all'interno della banca una bottiglia molotov passatagli da una ragazza. Le fiamme divampano in fretta e impdeiscono l'uscita: le persone intrappolate salgono al piano superiore ma lì rimangono intrappolate. Non c'è via di fuga e il fumo sale e aumenta.

INCINTA DI 4 MESI - Un uomo, per sfuggire alle fiamme, si lancia in strada da un balcone al primo piano, riportando solo ferite non gravi e si salva. L'intervento dei vigili del fuoco non è facile nè può essere immediato in una situazione di guerriglia. E così si consuma la tragedia: un uomo e due donne vengono sopraffatti dal fumoe dalle fiamme. Il corpo di una delle donne morte, la più giovane, è stato trovato quasi del tutto carbonizzato. Era un'impiegata della banca e, come hanno confermato i suoi colleghi scampati al rogo, era incinta di quattro mesi. Proprio per questo motivo, poche settimane fa aveva chiesto ai suoi superiori di poter tornare ad Atene dalla succursale di Londra dove aveva lavorato in precedenza.

ALTRI INCENDI - Il lancio di bottiglie incendiarie ha provocato roghi anche in altri due edifici pubblici, uno appartenente alla prefettura di Atene e un altro che ospita un'agenzia del fisco. Ma in questi casi, per fortuna, non ci sono state vittime. Nel frattempo sono state tutte evacuate le circa 20 persone rimaste intrappolate nell’edificio all’interno del quale si trova la banca incendiata da individui incappucciati. Lo hanno reso noto fonti di polizia che hanno anche precisato che i vigili del fuoco hanno spento il rogo, anche se il fumo ha continuato ad uscire a lungo dal secondo e dall’ultimo piano dell’edificio della banca Marfin.

PAPANDREU: «IRRESPONSABILITA' POLITICA» - Il premier greco Giorgio Papandreou ha affermato che le «ingiuste morti» durante le proteste per il piano di austerità, sono la conseguenza della «violenza incontrollata e dell'irresponsabilità politica». La polizia ha compiuto almeno quattro fermi, dopo il mortale attacco incendiario. È in atto una grande operazione per arrestare i colpevoli. La polizia ha decretato lo stato di «allarme generale», tutti i permessi sono stati annullati.

Scontri e violenze ad Atene

3 persone sono morte negli incidenti scoppiati ad Atene nel corso dello sciopero generale indetto per protestare contro le misure anticrisi: una molotov lanciata in un istituto bancario nella zona vicina al Parlamento ha causato un incendio. Nel rogo della banca hanno perso la vita almeno tre persone mentre forse altre due sarebbero ancora intrappolate all'interno dell'agenzia. In fiamme anche altri due edifici pubblici. Uno appartenente alla prefettura di Atene e un altro al ministero delle Finanze (Ap)

A sinistra il corpo di una delle tre persone decedute all'interno della banca presa d'assalto ad Atene.
(Reuters)

ALTRE CITTÀ - Incidenti sono avvenuti anche a Patrasso e Salonicco, anche se meno gravi. A Salonicco, in una manifestazione che ha riunito 20 mila persone, i poliziotti hanno usato i gas lacrimogeni per fermare una sassaiola contro le vetrine dei negozi. In tutta la Grecia chiusi uffici pubblici, ospedali, banche e negozi e i trasporti aerei, marittimi e ferroviari sono bloccati con alcune eccezioni per Atene in modo da garantire la partecipazione alle proteste. Il sindacato dei giornalisti greci, dopo la notizia delle tre persone morte, ha deciso di sospendere lo sciopero.

Fonte: Corriere della Sera - 05 maggio 2010

[SM=x44515] [SM=x44466]
[Modificato da Etrusco 05/05/2010 19:34]
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06/05/2010 09:39

Questo è il piano di "salvataggio" presentato ai greci:

congelamento dei salari del settore pubblico fino al 2014, eliminazione della tredicesima e della quattordicesima mensilità, aumento di 7 anni dell'età minima per andare in pensione, ulteriore aumento dell'IVA del 2%, che fa seguito ad un analogo aumento decretato 2 mesi fa, nuova legge per rendere più facili i licenziamenti.

Sinceramente mi incazzerei un po' anch'io... [SM=x44494]


Chissà cosa ne pensa la nostra sinistra europeista.





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"Chi ha parlato, chi ca..o ha parlato? Chi è quel lurido str...o comunista checca pompinaro, che ha firmato la sua condanna a morte? Ah, non è nessuno, eh? Sarà stata la fatina buona del ca..o..."

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(ma anche Ramarro Rurale, con il suo fedele servitore lo gnomo Corri Rorra, non scherza....)




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06/05/2010 12:36

Re:
orckrist, 06/05/2010 9.39:

Questo è il piano di "salvataggio" presentato ai greci:

congelamento dei salari del settore pubblico fino al 2014, eliminazione della tredicesima e della quattordicesima mensilità, aumento di 7 anni dell'età minima per andare in pensione, ulteriore aumento dell'IVA del 2%, che fa seguito ad un analogo aumento decretato 2 mesi fa, nuova legge per rendere più facili i licenziamenti.

Sinceramente mi incazzerei un po' anch'io... [SM=x44494]


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anch'io mi incazzerei, ma appendere striscioni "europa alzati" o protestare contro la germania mi fa pensare che finora siano vissuti nel paese di fruttolo.
e che sono sull'orlo del fallimento e stiamo tentando noi di mettere qualche pezza al loro culetto che fino adesso non è che si sia tanto mosso.
a me pare ci tengano ad avere un altro po' di anni di generali....

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06/05/2010 12:58

Re:
orckrist, 06/05/2010 9.39:

Questo è il piano di "salvataggio" presentato ai greci:

congelamento dei salari del settore pubblico fino al 2014, eliminazione della tredicesima e della quattordicesima mensilità, aumento di 7 anni dell'età minima per andare in pensione, ulteriore aumento dell'IVA del 2%, che fa seguito ad un analogo aumento decretato 2 mesi fa, nuova legge per rendere più facili i licenziamenti.

Sinceramente mi incazzerei un po' anch'io... [SM=x44494]


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Certo, per chi conta su stipendio e 13esima per pagare le rate del mutuo, affitti, etc. è una dura mazzata far fronte a tutto, a meno che lo Stato non pensi a qualche compensazione, ma ne dubito:
se hanno fatto imbrogli e carte false per entrare in UE
probabilmente hanno una gestione pubblica troppo "allegra"... [SM=x44463]

La Germania non ha scelta nel chiedere, insieme a "quasi" tutta la UE dei sacrifici alla Grecia:
sa bene che se viene meno la Grecia vien meno la credibilità su tutta l'area Euro ed è proprio la Germania quella che, insieme a Francia ed altri, ne pagherebbe conseguenze più rilevanti.
[Modificato da Etrusco 06/05/2010 13:04]
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06/05/2010 13:31

Re: Re:
piperitapatty, 06/05/2010 12.36:



anch'io mi incazzerei, ma appendere striscioni "europa alzati" o protestare contro la germania mi fa pensare che finora siano vissuti nel paese di fruttolo.
e che sono sull'orlo del fallimento e stiamo tentando noi di mettere qualche pezza al loro culetto che fino adesso non è che si sia tanto mosso.
a me pare ci tengano ad avere un altro po' di anni di generali....





Per quanto riguarda la gente comune penso ci sia una completa ignoranza (come qui o negli altri paesi UE) di cosa ha portato alla situazione di crisi attuale.
Semplicemente si sono "accontentati" di godere del paese dei balocchi. [SM=x44464]


Il problema è di chi sia la responsabilità del casino.
Un capro espiatorio si trova sempre.









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07/05/2010 11:19

L'Europa e la lezione sprecata

ALBERTO BISIN
I mercati finanziari internazionali sono di nuovo in ebollizione: i titoli di Stato di alcuni Paesi dell’area euro sono trattati come merce avariata, i loro rating declassati, le Borse e i mercati dei cambi ne risentono, e tutto crolla nel panico generale. Ieri addirittura la Borsa americana ha contribuito a scatenare le paure a causa di un banale errore - un operatore ha scritto «billion» (miliardi) invece di «million» (milioni) che ha causato una perdita del 9%, poi parzialmente recuperata.

L’interpretazione di questi fatti appare ovvia: ancora una volta la speculazione finanziaria miete le sue vittime; prima i risparmiatori americani e oggi l’intera economia greca, e forse addirittura una larga parte dell’area euro.

Ebbene, questa interpretazione dei fatti, pur apparendo ovvia, è assolutamente incorretta. Non perché gli speculatori non esistano. Esistono.

E sono anche affamati di danaro, così come sono tipicamente rappresentati, dai disegni di Grosz a oggi. Ma non sono gli speculatori la causa dei mali economici di Grecia, Spagna, Portogallo, Irlanda e altri.

Più semplicemente, alla radice di quello che sta succedendo sui mercati, sta la seguente considerazione: la Grecia chiede ai mercati (tanto) denaro in prestito, attraverso emissione di titoli e i mercati temono che la Grecia non sia in grado di ripagare i debiti e quindi chiedono di essere ricompensati per il rischio che corrono prestando alla Grecia. Quando compro banane al mercato, se temo che siano marce, chiedo uno sconto. Tutto qui, senza bisogno di immaginare speculatori con la bava alla bocca.

La questione quindi diventa: hanno ragione i mercati a ritenere che la Grecia possa avere difficoltà a ripagare i debiti? La risposta è chiaramente sì. La capacità di un Paese di ripagare i debiti dipende da quanti debiti ha, a che ritmo crescono (quanto grande è il deficit), da quanto il sistema politico sia in grado di imporre tasse e tagliare le spese per rientrare dai debiti in futuro, e infine da quali siano le prospettive di crescita economica del Paese, perché una crescita vivace porta introiti fiscali e quindi una riduzione del debito senza impopolari interventi di politica economica.

La Grecia ha un debito pubblico dell’ordine del 120% del Prodotto Interno Lordo, un enorme deficit (oltre il 13% del Pil), un sistema politico inefficiente, un settore pubblico che conta per oltre il 40% dell’economia, una spesa pubblica senza controllo e un forte sindacato che si oppone a ogni taglio di spesa. Inoltre, le prospettive di crescita del Paese sono tristemente molto flebili, in parte proprio a causa dell’inefficienza di politica e settore pubblico.

Nessun Paese in Europa è in condizioni economiche paragonabili. Portogallo, Spagna e Irlanda hanno deficit simili, ma debito inferiore. L’Italia ha debito simile, ma deficit inferiore. Non è una sorpresa quindi che la crisi sia partita dalla Grecia. Se la crisi si espanderà ad altri Paesi, però, sarà comunque a causa della loro finanza pubblica irresponsabile, nel passato e nel presente. A questo proposito, il fatto che l’emissione di titoli di Stato spagnoli a cinque anni, ieri, sia stata un ragionevole successo fa ben pensare per il breve periodo.

La retorica sugli speculatori cattivi è quindi ipocrita oltre che incorretta: non è un caso che siano sempre i Paesi che più hanno bisogno dei mercati per finanziare le proprie spese a lamentare l’avidità dei mercati stessi, quando questi rifiutano le banane avariate.

Spiace infine osservare che la crisi finanziaria dell’anno scorso nulla abbia insegnato ai responsabili della politica europea.

L’intervento, peraltro pasticciato e tardivo, in aiuto alla Grecia ha avuto due effetti, entrambi dannosi. Il primo, quello di convincere i mercati dell’incapacità dell’Europa di garantire l’imposizione di quelle regole, come i parametri di Maastricht, che ne garantiscono l’esistenza stessa. Il secondo, dimostrare che anche i più rigidi governi europei, come la Germania, sono pronti a tutto per le proprie banche, salvo poi lamentarne l’immoralità. Il salvataggio delle banche che hanno irresponsabilmente finanziato il debito greco, portoghese, spagnolo e irlandese (soprattutto banche tedesche e francesi), è infatti il vero obiettivo dell’aiuto alla Grecia.

E così come durante la crisi finanziaria dell’anno scorso, i bilanci delle istituzioni sono pieni di titoli tossici. Ogni banca teme che la controparte nasconda una forte esposizione nei confronti dei titoli della Grecia e il mercato interbancario rischia di incepparsi, con gravissimi danni per l’economia reale. Ieri già le prime avvisaglie in questo senso.

Fonte

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Disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo.

(Voltaire)

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I videogiochi non influenzano i bambini. Voglio dire, se Pac Man avesse influenzato la nostra generazione ora staremmo tutti saltando in sale scure, masticando pillole magiche e ascoltando musica elettronica ripetitiva."
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07/05/2010 11:20

L'onorevole non ha tempo per la crisi

Sono le 16 di un giovedì drammatico: mentre Atene è in lutto per i tre morti della banca, nel resto d’Europa le Borse scendono a picco, le cancellerie sono in apprensione, i parlamenti rigurgitano di deputati e di interrogazioni. In America Wall Street apre in ribasso, investitori e risparmiatori sono con il fiato sospeso, Moody’s sembra voler declassare l’Italia. Che fanno intanto i 630 deputati italiani? Mah, di sicuro non sono in Aula quando il ministro dell’Economia Giulio Tremonti prende la parola per illustrare il punto di vista del governo. Deserti i banchi della maggioranza: due soli leghisti e tre del Pdl; su quelli dell’opposizione una quarantina del Pd, dieci dell’Udc, due dell’Idv.

Che cos’era successo? Nulla, se non che alle 12,30 erano finite le votazioni e come ogni giovedì i deputati avevano finito la settimana di lavoro cominciata martedì. La seduta pomeridiana, per quanto dedicata alla più drammatica crisi vissuta dall’Unione Europea da quando è nato l’euro, per i deputati italiani della maggioranza di governo non valeva il ritardo del ritorno a casa.

Tremonti non ha voluto commentare. A noi verrebbe da fare dell’ironia, ma non è il caso: non è una farsa, è una tragedia.

Fonte

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07/05/2010 11:30

La Grande Crisi? L’onorevole se ne frega: in aula due leghisti, cinque del Pdl…

Terzo giorno di crollo delle Borse, la moneta europea scivola in giù, mazzata sulle banche italiane, accresciuto rischio default per quelle europee, agenzie di rating che lanciano l’allarme contagio dalla Grecia al Portogallo, alla Spagna, alla Gran Bretagna, fino all’Italia, Bankitalia che corre a rassicurare, Tremonti che presenta il “conto” minimo da pagare per non farsi male: 25 miliardi che il governo deve trovare ora e subito, nei prossimi mesi. Ma la grande crisi annoia l’onorevole, anzi della grande crisi che sta già cambiando i connotati al presente e soprattutto al futuro dei portafogli pubblici e privati l’onorevole se ne frega. A saperne qualcosa, a informarsi e discutere in Parlamento nell’aula di Montecitorio prima, durante e dopo l’intervento di Tremonti c’erano due leghisti, cinque del Pdl e una cinquantina abbondante dell’opposizione. In tutto, contando anche chi usciva dopo pochi minuti, una settantina di deputati: la fotografia nitida di un ceto politico provinciale prima ancora che pigro.

La sconfortante scena di Montecitorio deserto o quasi mentre il ministro del Tesoro relaziona sui più gravi problemi del paese, dell’intero continente e in fin dei conti delle famiglie e dei cittadini in carne e ossa fa disperare della capacità degli eletti di rendersi conto, quindi di assumersi qualsiasi responsabilità, men che mai quella di dire la verità. La verità che loro non interessa. Preferiscono “dichiarare” alle agenzie di stampa, sussurrare di “complotti”, prenotarsi per “ospitate” in tv. E’ stata una assenza di massa non dal lavoro di parlamentare ma dal dovere minimo della competenza informata. Si potrebbe cristianamente perdonare loro perchè non sanno, difficile, impossibile perdonare la loro abitudine e orgoglio a non sapere, non capire e quindi a “fregarsene”.

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07/05/2010 11:31

L’onorevole se ne frega della crisi? E l’elettore si indigna

Che l’Aula di Montecitorio sia sempre più l’immagine della desolazione non è una novità. Lo sa chiunque abbia visto in tv un “question time”, lo riferiscono da anni generazioni di studenti in visita al Parlamento, che una volta a casa riferiscono di un’aula vuota, dove tuttalpiù i presenti parlano al cellulare o leggono il giornale. Ma ieri non era una giornata ordinaria: era il giorno in cui Tremonti presentava un piano straordinario di finanza pubblica da 25 miliardi, una “toppa” necessaria, un grido d’allarme per non farci finire come la Grecia.

Ma la grande crisi annoia l’onorevole, così nell’aula di Montecitorio prima, durante e dopo l’intervento di Tremonti c’erano due leghisti, cinque del Pdl e una cinquantina abbondante dell’opposizione. Una scena sconfortante che non ha lasciato indifferenti i cittadini e nemmeno i nostri lettori, che hanno commentato la notizia, in modo anche colorito. L’onorevole “fannullone”, per dirla alla Brunetta, ha stufato. Lo dimotrano le ulime elezioni regionali: un triste record di astensionismo. “Erano in banca a prelevare”, scrive caustico Gennaro Gaudino. “Non c’era nessuna tv ad invitarli. E chissenefrega della crisi che incombe”, ribatte Giuseppe D’Arnese. “L’onorevole deve riposare il fine setimana. ha ben diritto a quattro giorni di riposo. Guadagnare 16mila euro esentasse stanca eccome”, scrive Roberto Prandi.

A parlar male dei politici e dello scadimento di quella che viene rappresentata come una casta di privilegiati o una corporazione di interessi slegata dalla società, si finisce quasi sempre nella demagogia o nel qualunquismo. Quasi. Perché un Parlamento deserto il giorno in cui si discute dei soldi degli italiani lancia un segnale inequivocabile: non è lì che si fanno o disfano i destini del Paese. Una Camera vuota è la rappresentazione plastica della sua inutilità, o a voler essere indulgenti, della sua marginalizzazione progressiva. Abbondano le spiegazioni. Certo è un Parlamento di nominati e non di eletti. E poi gli stipendi troppo alti. E ancora la settimana corta del deputato, che inizia il martedì per finire il giovedì a pranzo. Ma una capatina ogni tanto, almeno nei giorni di bufera economica. La Grecia non insegna niente?

Si potrebbe cristianamente perdonare loro perchè non sanno, difficile, impossibile perdonare la loro abitudine e orgoglio a non sapere, non capire e quindi a “fregarsene”.

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piperitapatty, 06/05/2010 12.36:



anch'io mi incazzerei,
ma appendere striscioni "europa alzati" o protestare contro la germania mi fa pensare che finora siano vissuti nel paese di fruttolo.
e che sono sull'orlo del fallimento e stiamo tentando noi di mettere qualche pezza al loro culetto che fino adesso non è che si sia tanto mosso.
a me pare ci tengano ad avere un altro po' di anni di generali....





Ma c'è modo e modo di protestare
e a proposito vorrei condividere in questa discussione una seria riflessione:
se mettiamo a confronto le reazioni dei lavoratori greci con quelli italiani, che si son ritrovati all'improvviso con lo stipendio tagliato o addirittura senza lavoro,
notiamo che in Italia le forme di protesta adottate sono molto più pacifiche e civili:
ad es:
- Dal 24 febbraio gli operai della Vinyls-Porto Torres occupano l'Asinara per protesta contro una cassa integrazione assurda (per logiche di mercato) imposta dall'azienda. "Trincerati in un’isola simbolo della più grande Sardegna ormai in crisi".
- I dipendenti di Eutelia ed altre aziende che salgono a protestare sui tetti delle loro aziende.

Certamente la crisi in Grecia investe fette più ampie e variegate della popolazione, ma anche gli italiani si ritrovano in simili difficoltà, eppure protestano diversamente.
Perchè?
Capisco che siano rancorosi verso la Germania che preme per i prestiti alla Grecia (ora, viste le tensioni, anche oltre il 2013) in maniera anche "interessata" (alla fine tutti questi miliardi passeranno sotto al naso dei greci come una partita di giro, finiranno per ripagare i debiti fatti in gran parte con banche tedesche...), però avrebbero dovuto far più attenzione prima alla gestione dei conti pubblici.
Ma poi, se la crisi greca dovesse estenderse a tutti i cosiddetti P.I.G.S. quale sarà la forma di protesta prevalente?

[SM=x44473]
[Modificato da Etrusco 07/05/2010 11:59]

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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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08/05/2010 01:25



Allo studio un pacchetto anti-speculazione per sostenere la moneta unica
Piano straordinario per salvare l'euro
Trichet avverte: «Crisi sistemica»

L'Eurogruppo studia un meccanismo che aiuti i Paesi in difficoltà. Berlusconi: «È emergenza, servono decisioni»




Silvio Berlusconi e gli altri leader riuniti a Bruxelles

Creare un «meccanismo» che dia stabilità ai Paesi che rischiano di farsi contagiare dalla crisi greca:

su questo punto hanno trovato un accordo i leader dei sedici Paesi dell'Eurogruppo riuniti in via straordinaria a Bruxelles per stabilire misure adeguate a difesa dell'euro. I sedici leader avrebbero dunque raggiunto un'intesa sulla definizione di un piano per il salvataggio di altri Paesi, oltre la Grecia, che si trovassero nella necessità di ricevere un sostegno finanziario d'emergenza. La proposta di uno fondo salva-Stati era stata avanzata dal premier Silvio Berlusconi, che durante il vertice ha fatto appello al senso di responsabilità dell'Eurogruppo. «Siamo in un momento di emergenza, occorre prendere delle decisioni» ha detto il capo del governo italiano.

L'ALLARME - «Attenzione, siamo di fronte ad una crisi sistemica» è stato l'allarme del presidente della Banca centrale europea Jean-Claude Trichet ai capi di Stato e di governo.
E la gravità delle sue parole
dà il senso di quanto delicato sia stato il summit a Bruxelles. «La zona euro attraversa oggi senza dubbio la crisi più grave dalla sua creazione. Il nostro dovere è fare di tutto per mettere in campo misure forti capaci di affrontare questa situazione eccezionale» ha voluto ribadire il presidente francese Nicolas Sarkozy. La riunione straordinaria, convocata alla luce della volatilità sempre più accentuata dei mercati, è andata avanti per oltre sette ore. Tra le altre cose, è stato stabilito che i ministri delle Finanze dei 27 Paesi Ue si riuniranno domenica a Bruxelles per finalizzare un accordo in grado di mettere l'euro al riparo dai rischi innescati dalla crisi greca e dai suoi effetti sui mercati finanziari.

PIANO ANTI-SPECULAZIONE - L'Eurogruppo, che ha approvato definitivamente l'attivazione del piano di aiuti (110 miliardi in tre anni) a favore della Grecia, sta valutando la possibilità di mettere in campo, già dai prossimi giorni, uno strumento di "intervento-rapido" per combattere la speculazione. I capi di stato e di governo dei sedici Paesi al tavolo si sono detti disponibili a rafforzare le regole di governo dei bilanci pubblici. Il vertice intende rispondere alla sfida lanciata dai mercati, sottolineando la volontà di difendere la stabilità e l'unità della moneta unica e dell'Eurozona. Il numero uno della Bce Trichet - riferiscono fonti - è intervenuto dopo Josè Manuel Durao Barroso e Nicolas Sarkozy, che hanno entrambi espresso insoddisfazione per il testo di dichiarazione che dovrebbe uscire dal vertice.

ASSE OBAMA-MERKEL - «Non c'è più tempo da perdere», ha detto la cancelliera tedesca Angela Merkel dopo aver parlato con il presidente Usa Barack Obama e aver concordato sull'esigenza di lanciare un «segnale forte» per salvare la Grecia e l'euro. «Ho chiarito - ha precisato il presidente americano - che gli Stati Uniti sostengono questi sforzi e continueranno a cooperare con le autorità europee e il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) durante questo periodo critico». La Merkel, dopo il via libera agli aiuti ad Atene, è determinata a portare a casa impegni concreti da parte dei suoi partner per il rafforzamento del Patto di stabilità e la vigilanza sui conti pubblici. Con l'introduzioni di sanzioni importanti - come la sospensione del diritto di voto in sede europea - da applicare a chi non dovesse rispettare le regole del gioco. La Germania vuole anche un'accelerazione del varo di nuovi strumenti per la regolamentazione dei mercati finanziari.

BERLUSCONI - Anche il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha sottolineato che «non è più il momento di lanciare solo messaggi di buone intenzioni». Ora servono «misure chiare, concrete ed efficaci per difendere l'euro, rafforzare l'Europa e l'Unione monetaria». E proprio da Berlusconi, nell'ambito delle misure da adottare per arginare la crisi, sarebbe arrivata l'idea di un fondo europeo anti-speculazione per proteggere un Paese nel caos che, come la Grecia, si venga a trovare di fronte allo spettro del fallimento.

TREMONTI - Un'idea - oggetto di confronto con il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti - che il premier starebbe approfondendo per capire se possa diventare una proposta concreta da portare in Europa. I dettagli tecnici non sono noti ma un ruolo nella gestione del fondo "salva-stati" spetterebbe alla Bce. Per il ministro sono ore decisive per affrontare la crisi tutti insieme in Europa. «Quella che è in atto a Bruxelles - ha spiegato Tremonti - è una discussione tra capi di stato e di governo che avrà una rilevanza storica. Il ruolo dei capi di stato e di governo in questo momento è fondamentale. Se c'è la forza di una visione comune per capire che la speculazione è solo una parte del problema, credo che ci siano ragioni per essere fortemente ottimisti. Il ruolo del governo italiano e di Berlusconi in questi giorni è molto forte, e spero che sia anche fortunato. Credo che sarebbe nell'interesse di tutti che il Patriarca di Venezia gli indirizzasse una benedizione».

LE MISURE IN DISCUSSIONE - Nel testo di conclusioni al quale stanno lavorando i leader dell'Eurogruppo ci dovrebbe essere, tra le altre cose, anche un forte richiamo al rafforzamento della disciplina di bilancio, e una chiara indicazione sul fatto che, se sarà necessario, i Paesi interessati dovranno compiere ulteriori sforzi per il risanamento dei loro conti pubblici. L'avvio del vertice, slittato di un'ora e mezzo rispetto all'orario previsto, è stato preceduto da ben quattro ore di consultazioni bilaterali, nel corso delle quali tutti hanno parlato con tutti. Incontri vorticosi che hanno indicato chiaramente quanto la situazione sia complessa e potenzialmente esplosiva. «A Bruxelles è in corso un drammatico vertice inizialmente convocato per gli aiuti alla Grecia ma ora destinato a discutere dei destini dell'euro e del futuro dell'Europa», ha osservato da Roma Gianni Letta, sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Per rispondere a questa situazione, dal vertice potrebbero anche giungere indicazioni sulla necessità di istituire un organismo europeo per vigilare sulle agenzie di rating, oppure puntare direttamente alla nascita di un'agenzia europea per la valutazione dei debiti pubblici.

GRECIA - Intanto il tasso delle obbligazioni della Grecia ha toccato un nuovo record a 11,308% mentre l'agenzia di rating Moody's ha reso noto che «l'Italia è tra i Paesi meno a rischio», ma è la «spesa per interessi sul debito il tallone di Achille per l'Italia». Il Consiglio dei ministri ha dato via libera al decreto legge per la «salvaguardia della stabilità finanziaria dell'area euro» con gli aiuti italiani da destinare alla Grecia. L'Italia contribuirà con un finanziamento triennale ad Atene fino a 14,8 miliardi di euro di cui 5,6 nel 2010.

Fonte: Corriere della Sera
07 maggio 2010 (ultima modifica: 08 maggio 2010)

[Modificato da Etrusco 08/05/2010 01:29]
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08/05/2010 01:50

Re: L'onorevole non ha tempo per la crisi
Arjuna, 07/05/2010 11.20:


Sono le 16 di un giovedì drammatico: mentre Atene è in lutto per i tre morti della banca, nel resto d’Europa le Borse scendono a picco, le cancellerie sono in apprensione, i parlamenti rigurgitano di deputati e di interrogazioni. In America Wall Street apre in ribasso, investitori e risparmiatori sono con il fiato sospeso, Moody’s sembra voler declassare l’Italia. Che fanno intanto i 630 deputati italiani? Mah, di sicuro non sono in Aula quando il ministro dell’Economia Giulio Tremonti prende la parola per illustrare il punto di vista del governo. Deserti i banchi della maggioranza: due soli leghisti e tre del Pdl; su quelli dell’opposizione una quarantina del Pd, dieci dell’Udc, due dell’Idv.

Che cos’era successo? Nulla, se non che alle 12,30 erano finite le votazioni e come ogni giovedì i deputati avevano finito la settimana di lavoro cominciata martedì. La seduta pomeridiana, per quanto dedicata alla più drammatica crisi vissuta dall’Unione Europea da quando è nato l’euro, per i deputati italiani della maggioranza di governo non valeva il ritardo del ritorno a casa.

Tremonti non ha voluto commentare. A noi verrebbe da fare dell’ironia, ma non è il caso: non è una farsa, è una tragedia.

Fonte




Però i parlamentari, con schieramento trasversale da de destra a sinistra, hanno ben trovato il tempo di occuparsi di una partita di calcio, e proporre un'interrogazione parlamentare a tal riguardo .... [SM=x44465]
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Re: Re: L'onorevole non ha tempo per la crisi
radcla, 08/05/2010 1.50:




Però i parlamentari, con schieramento trasversale da de destra a sinistra, hanno ben trovato il tempo di occuparsi di una partita di calcio, e proporre un'interrogazione parlamentare a tal riguardo .... [SM=x44465]




L'inadeguatezza dei troppi parlamentari ormai sta andando ben oltre il ridicolo e prima o poi dovranno render conto a qualcuno del loro operato.

Non a caso il Presidente della Repubblica oggi ha lanciato un monito:

dal Corsera:
Napolitano, il monito:
«La crisi rischia di riaccendere la violenza»


VIOLENZA POLITICA - Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano lancia l’allarme contro il possibile ritorno della violenza politica in relazione alla crisi economica
sottolineando come «guardando ai problemi da affrontare anche in Italia sul terreno economico e sociale in una fase che è stata e rimane critica per tutta l’Europa, è necessario tenere sempre alta la guardia contro il riattizzarsi di nuove possibili tentazioni di ricorso alla protesta violenta, e di focolai, non spenti una volta per tutte, di fanatismo politico e ideologico».
Pur senza citare esplicitamente i tragici fatti di Atene, Napolitano lancia il suo appello: «No alla violenza e alla rottura della legalità in qualsiasi forma: è un imperativo da non trascurare in nessun momento, in funzione della lotta che si combatte, anche con importanti successi, contro la criminalità organizzata, ma più in generale in funzione di uno sviluppo economico, politico e civile segno delle tradizioni democratiche e del ruolo dell’Italia». Occorre attenzione «specie guardando ai problemi da affrontare anche in Italia sul terreno economico e sociale», ha aggiunto il Presidente della Repubblica, «in una fase che è stata e rimane critica per tutta l'Europa.
...continua...
Fonte: Corriere della Sera - 08 maggio 2010
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10/05/2010 14:38

Re: Re: L'onorevole non ha tempo per la crisi
radcla, 08/05/2010 1.50:


Però i parlamentari, con schieramento trasversale da de destra a sinistra, hanno ben trovato il tempo di occuparsi di una partita di calcio, e proporre un'interrogazione parlamentare a tal riguardo .... [SM=x44465]



Sai cosa mi preoccupa?

Che forse agli italiani interessa di più l'interrogazione parlamentare per la partita che non le misure contro la crisi... [SM=x44465]

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11/05/2010 14:56

Napolitano: "Piano Ue, bene l'Italia"
Tremonti: abbiamo evitato catastrofe


Berlusconi: vince la nostra linea.
Il Pd: sostegno al ruolo del Paese
ROMA

Grazie all’Italia si sono evitati «ripiegamenti su meschini, indifendibili egoismi nazionali»: il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il giorno dopo il via libera dell’Europa al maxifondo anti speculazione, riconosce al governo di aver offerto un contributo fondamentale e aver posto un argine al dilagare della crisi.

Ruolo che anche Silvio Berlusconi rivendica con orgoglio: a sbloccare l’impasse, spiega infatti Palazzo Chigi con una nota, è stata una telefonata del Cavaliere al cancelliere tedesco Angela Merkel. L’Italia insomma può dire di aver dato «un impulso fondamentale» alle trattative ed aver evitato «una quasi catastrofe» e che l’Europa si «dissolvesse», spiega il ministro dell’Economia Giulio Tremonti. E che invece ora non solo non si è dissolta ma è «molto più forte di prima».

Divise le opposizioni: il Pd con Pier Luigi Bersani si dice pronto a appoggiare le scelte di Roma ma fissa alcuni paletti. «Siamo sempre disponibili - assicura infatti il segretario dei Democratici - a sostenere la presenza dell’Italia nel consesso europeo», anche se il meccanismo del prestito «non è adeguato». Ora, comunque spiega, «ci leggeremo le carte». Certo, osserva Pier Ferdinando Casini, «chi non vota» il decreto legge per aiutare Atene non ha giustificazioni perchè «si tira fuori da una prova di responsabilità doverosa». I più scettici comunque sono gli uomini dell’Italia dei Valori: quello di Berlusconi «è un delirio di onnipotenza. In realtà - dice Antonio Di Pietro - l’Italia è la prima mela marcia tra i Paesi membri ed ha contaminato la stabilità monetaria ed economica dell’Unione europea».

Distinguo che secondo la maggioranza sono fuori luogo, soprattutto dopo le parole del Capo dello Stato: «Ora - afferma il portavoce del Pdl Daniele Capezzone - occorre che l’opposizione sia responsabile e si renda disponibile a confrontarsi nell’interesse del Paese». Per non parlare delle accuse di antieuropeismo che arrivano dai Democratici: «Di fronte a un nostro nuovo, innegabile successo - osserva Antonio Leone (PdL) vicepresidente della Camera - sono francamente sconsolanti». Questo non vuol dire che l’Europa non debba fare sempre di più, spiega il presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri: «A Barroso abbiamo espresso sostegno, ma anche volontà di una forte azione politica per il futuro dell’Europa». Ora però «le decisioni prese a Bruxelles e a Francoforte costituiscono un importante motivo di fiducia - si dice convinto il Presidente della Repubblica - nel futuro dell’Europa e delle sue istituzioni comuni». Fiducia alla quale ha appunto contribuito in prima linea il governo italiano, raccontano Palazzo Chigi e lo stesso Tremonti. «La partita che abbiamo giocato - dice lo stesso Tremonti - era quasi per la vita o per la morte». E alla fine, «è stata un’azione - conclude il superministro - che ha visto ben figurare l’Europa e in Europa l’Italia».

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28/06/2010 09:55

La Grecia mette in vendita le sue isole

Vanno all'asta i paradisi naturali
Si parte da due milioni di dollari, e miliardari russi si fanno avanti
ENRICO CAPORALE (Agb)

TORINO
La crisi che morde, l'Europa che pressa, i cittadini che protestano. Certo, la Grecia sta attraversando uno dei periodi più bui della propria storia. Ma vendere il proprio patrimonio più grande, le splendide isole dell'Egeo, culla della civiltà, ai ricchi investitori di Russia e Cina è davvero la scelta giusta?

E' questa infatti l'ultima trovata del governo ellenico per saldare i pesanti debiti. All'asta, secondo quanto racconta il Guardian, circa 600 piccoli paradisi. Tra le offerte, oltre a disabitati atolli nel cuore del Mediteranneo, anche parte delle più famose mete turistiche d'Europa, come Mykonos e Rodi.

Il prezzo? Milioni di milioni di dollari, verrebbe da sperare. Purtroppo no. Chi possiede 15 milioni può acquistare i 1235 acri della splendida Nafsika. I più poveri, però, non si disperino. Con "appena" 2 milioni, il prezzo di un appartamento a Chelsea Town, si possono trovare isole di seconda scelta. Forse un po' fuori mano, sicuramente abitate da pericolosi mostri marini, ma in ogni caso incantevoli.

Con questi prezzi, ovviamente, si sono già fatti avanti i primi investitori. Molti provengono dalle economie emergenti di Russia e Cina. Stanchi del freddo, i magnati cercano un po' di svago sul caldo e assolato Mediterraneo. Tra loro, nonostante le smentite, anche il plurimiliardario Roman Abramovich.

«Sono molto dispiaciuto» - dice Makis Perdikaris, direttore del Greek Island Properties - «Vendere la terra che da sempre appartiene alla popolazione greca dovrebbe essere davvero l'ultima spiaggia. Ma ora è più importante l'economia. Il Paese ha bisogno di soldi».

Nel frattempo il governo sta pensando di cedere agli stranieri anche le aziende produttrici di acqua e la rete ferroviaria. Poche settimane fa è stato inoltre annunciato un accordo con Pechino per esportare in Cina l'olio di oliva.

«Capisco che è una cosa vergognosa» - lamenta Gary Jenkins, analista dello sviluppo del credito. Certo quest'ultima mossa non renderà felice la popolazione, già ampiamente delusa dal piano di austerità dei mesi scorsi «ma quantomeno - conclude lo studioso - dimostra che la Grecia sta facendo il possibile per onorare i propri impegni».

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