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Rinnovabili: non cederanno senza combattere
-di Debora BIlli per Petrolio-
Quando, anni fa, alcuni amici aspisti mi proposero di partecipare ai loro investimenti sul fotovoltaico, risposi: “Non ci penso neppure. Non mi fido per niente del Conto Energia, e non investirei mai su qualcosa il cui ritorno economico dipende dal buon cuore delle compagnie elettriche e dalle loro attività lobbistiche sull’attività legislativa dello Stato.”
Fui criticata assai, in quanto non disposta a metter quattro soldi in qualcosa che per prima propugnavo. Oggi mi tocca aver ragione. Non solo gli incentivi vengono mandati rapidamente a ramengo, perché all’ENEL non convengono più, ma succede persino di peggio.
Riporta Qualenergia:
Prima dell’esplosione del fotovoltaico dell’ultimo anno alla Borsa elettrica c’erano due picchi di prezzo, uno di giorno, verso le 11 di mattina, e uno di sera, verso le 18-20. Ora il picco delle 11 di mattina è praticamente scomparso, ma in compenso il picco di prezzo serale è schizzato alle stelle. Quel che succede è che il fotovoltaico, assieme alle altre rinnovabili, producendo a costi marginali nulli (non serve più combustibile per dare un kWh in più), di giorno fa concorrenza alle centrali tradizionali e riesce a contenere il prezzo dell’energia.
E quindi:
Un fenomeno che si spiega con l’autodifesa dei produttori da fonti convenzionali dalla concorrenza delle rinnovabili e soprattutto del fotovoltaico.
Non so se è chiaro: i produttori tradizionali fanno in modo di aumentare il prezzo serale per compensare i “mancati guadagni” diurni dovuti all’energia gratuita. Così, invece di beneficiare del grande impulso al fotovoltaico degli ultimi anni, ce la prendiamo ugualmente in saccoccia.
Non cederanno senza combattere. Non cederanno su nulla: dalla produzione elettrica, alla mobilità automobilistica, all’agroalimentare, ai rifiuti. Il Business As Usual deve continuare ad ogni costo, perché è un business loro. Con buona pace del cambio di paradigma e del mondo diverso possibile.
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