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I soliti infiltrati

Ultimo Aggiornamento: 28/12/2010 15:05
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28/12/2010 15:04

Infiltrati nelle manifestazioni?

Verità e leggende nella storia degli agenti provocatori tra i manifestanti.

Qualche giorno fa, durante le violente manifestazioni contro la riforma dell’Università, in molti erano convinti di aver trovato la prova delle prove, quella che nel gergo complottista viene definita la “pistola fumante”: le immagini mostravano un giovane con giubbotto beige prima impegnato a fracassare auto e vetrine, e poco dopo a sfoggiare manette e manganello, chiara dimostrazione che le violenze erano state provocate da agenti in borghese infiltrati tra la folla. Anna Finocchiaro, capogruppo del PD al Senato, ha subito puntato il dito contro le forze di polizia chiedendo al Ministro dell’Interno di riferire su questi infiltrati e diverse testate giornalistiche hanno pubblicato velenosi articoli per denunciare l’episodio. Poi però si è scoperto che il giovane con il giubbotto beige era un vero manifestante, di quelli a Denominazione di Origine Controllata: appartenente al movimento “Senza Tregua” e figlio di un ex militante di Autonomia Operaia. Vero che aveva manette e manganello, ma le aveva sottratte a un finanziere aggredito durante gli scontri. La vicenda – che peraltro dimostra come fotografie e video possano portare a interpretazioni opposte rispetto alla verità che vorrebbero documentare – si è quindi rivelata in un boomerang per chi sostiene che gli scontri di piazza siano provocati da infiltrati della Polizia.

NON LA PRIMA VOLTA - Anche durante gli scontri di Piazza Navona nel 2008, s’era detto che il camion pieno di estremisti che avevano innescato gli scontri e le violenze, era una messa in scena della Polizia, perfino Beppe Grillo aveva gridato vendetta e fatto nomi e cognomi. Poi però è saltato fuori che camion ed estremisti erano reali, appartenenti al movimento Blocco Studentesco. Niente pistola fumante nemmeno allora. Ma dove sta scritto che debbano esserci agenti provocatori della Polizia in mezzo ai manifestanti? In effetti non sta scritto da nessuna parte, tanto meno ci sono prove. I sostenitori della teoria chiamano in causa, infatti, soprattutto le parole che Francesco Cossiga, l’ex Presidente della Repubblica, ebbe a dire in un’intervista rilasciata nell’ottobre del 2008: “Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand`ero ministro dell`Interno… Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città”. Il problema è che negli ultimi anni della sua vita Cossiga ha fatto un bel po’ di dichiarazioni senza capo né coda, al punto che non è agevole capire se le abbia fatte seguendo una sua logica umoristica o per lanciare messaggi criptici o addirittura per effetto della senilità: il DC9 di Ustica abbattuto dai francesi, la strage di Bologna causata da una bomba esplosa per errore, i video di Bin Laden montati da Mediaset… Con questi precedenti, è ben difficile considerare affidabili le sue dichiarazioni sulla presenza di agenti provocatori nelle dure manifestazioni che hanno infiammato le piazze tra la fine degli anni sessanta e gli anni settanta. Tra l’altro, appena un annetto prima Cossiga aveva rilasciato un’altra intervista al Corriere con dichiarazioni di tenore opposto. E poi, perfino il famigerato Caruso, adesso che ha smesso i panni dell’estremista, ha ammesso che disordini e violenze non nascono certo dall’azione di infiltrati della Polizia. Quali altri elementi, dunque, consentono di sostenere o anche solo sospettare che in passato le piazze siano state sobillate dagli agenti provocatori delle forze dell’ordine?

PROVE -Qualcuno cita le foto di poliziotti in borghese che impugnavano le armi durante gli scontri di piazza di trenta e più anni orsono. Vero. Ma è anche vero che in quegli anni le manifestazioni raggiungevano livelli di violenza di ben altro spessore, talvolta sfociando in veri e propri conflitti a fuoco come quello in cui perse la vita l’agente di polizia Settimio Passamonti, per cui non è così strano che qualche agente impugnasse le armi quando gli scontri salivano di intensità. Tutto è possibile, specialmente in Italia e specialmente in quegli “anni di piombo” densi di misteri che probabilmente non saranno mai chiariti (perché in Italia le carte più scomode finiscono in cenere e non certo nei computer di Wikileaks) ma di qui a sostenere che le forze di polizia fecero uso di agenti provocatori e addirittura che ciò accada ancora oggi, ce ne passa. E’ appena più plausibile – ma tutto da dimostrare – che in determinate situazioni di tensione sociale qualche gruppo estremista più vicino a certi settori dello Stato – apparato e con la compiacenza di questi possa aver avuto interesse a infiltrare i movimenti e a provocare disordini durante le manifestazioni. Anche il plausibile, però, è pur sempre qualcosa che resta nel campo delle speculazioni e non dei fatti. Spesso poi si gioca con i termini, in particolare confondendo ed equivocando tra “l’infiltrato” e “l’agente provocatore”. Da sempre le forze di polizia infiltrano – o cercano di infiltrare – i gruppi criminali (dalla malavita organizzata al terrorismo passando per i movimenti estremistici) allo scopo di carpirekossiga infiltrati anteprima 420x360 219557 Infiltrati nelle manifestazioni? informazioni e raccogliere prove contro di essi. Questa attività è documentata ed è quindi un fatto, ma è ben diversa dall’attività di agente provocatore, ossia di quella figura che partecipa attivamente alla consumazione dei reati e addirittura li provoca. La figura dell’agente provocatore è in una posizione – tranne casi molto particolari – di completa illegalità, al contrario di quella del semplice infiltrato. In Italia, infatti, l’infiltrato e l’agente provocatore non devono in alcun modo indurre altri a compiere delitti che non avevano in animo di compiere e tantomeno contribuire fattivamente alla loro esecuzione. L’infiltrato deve limitarsi a osservare e riferire, l’agente provocatore deve limitarsi a svolgere attività del tutto secondarie e marginali sempre con il fine di raccogliere informazioni e prove e con specifiche autorizzazioni da parte dell’autorità giudiziaria. Il caso tipico è quello del finto acquirente di droga o di armi. In nessun caso, quindi, è ammessa la possibilità di provocare qualcuno a compiere un reato: la condotta criminosa deve essere pre-esistente, non certo effetto dell’azione dell’agente provocatore. Stabilito quindi che la presenza di “infiltrati” (nel senso stretto del termine tra i manifestanti) è legittima, mentre l’azione di agenti provocatori non lo è, e verificato che non ci sono prove che questi ultimi siano mai stati utilizzati dalle forze dell’ordine italiane, ora come in passato, la costante allusione alla loro presenza ogni qualvolta si verificano violenze e incidenti di piazza appare un comodo tentativo di scusare ogni tipo di nefandezze e addossarne la colpa ai propri nemici. La cosa piace non solo ai facinorosi, ma anche ai loro genitori, ben lieti di poter proclamare l’innocenza e la castità spirituale dei loro pupilli. La verità è che molto spesso nelle manifestazioni bastano poche teste calde per far scattare nella folla quei meccanismi comportamentali descritti sin dal 1895 da Gustave Le Bon nel suo “Psicologia delle folle”. Se poi le teste calde sono tante, il pandemonio è garantito. E’ poi del tutto inutile chiedere che le forze dell’ordine riescano a isolare e fermare i facinorosi che agiscono tra i manifestanti. Penetrare un corteo di migliaia di manifestanti allo scopo di prelevarne qualcuno, è un’ottima ricetta per andare incontro a guai ben peggiori. Molto spesso è meglio lasciar distruggere qualche vetrina e incendiare qualche macchina, piuttosto che creare situazioni in cui basta un errore per provocare una tragedia o innescare incidenti ben più gravi.

Fonte

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Disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo.

(Voltaire)

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<-- IO -->

I videogiochi non influenzano i bambini. Voglio dire, se Pac Man avesse influenzato la nostra generazione ora staremmo tutti saltando in sale scure, masticando pillole magiche e ascoltando musica elettronica ripetitiva."
(Kristian Wilson, Nintendo Inc., 1989)

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