un saggio di un saggio su un saggio

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
micol
00martedì 28 ottobre 2003 11:12
E' un po' lunghino, ho anche tagliuzzato.

fatemi sapere se c'è qualocsa che vi suscita commenti


Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832) descrisse la gioventù «così ricca in capacità nascoste». Nessuno è più grande, più forte della persona che è dinamica e vigorosa in gioventù. La vita di Goethe ne è una mirabile testimonianza.[...]

Goethe nacque il 28 agosto 1749 a Francoforte, in Germania. Suo padre Johann Kaspar Goethe aveva trentanove anni ed era indubbiamente ricco; sua madre, Katherine aveva diciotto anni. Goethe era il loro primogenito. Sotto la guida del suo colto padre, fin dall’infanzia ricevette una severa preparazione in svariate discipline. Il curriculum che Goethe padre pensò per il figlio era estremamente vario, includeva latino, greco, ebraico, francese, inglese e italiano; storia, geografia, religione, scienze naturali e matematica; e poi musica, ballo da sala, scherma, equitazione.
Per natura, Goethe padre non amava le mezze misure. Credeva fermamente che si dovesse portare a termine ciò che si era cominciato, qualunque cosa fosse. Era estremamente ostinato e il genere di persona mai soddisfatta se non veniva fatto tutto per bene. Per esempio, una sera durante il lungo inverno tedesco, la famiglia iniziò a leggere un vecchio libro di storia. Era un libro estremamente tedioso, ma una volta cominciato, lo lessero fino alla fine. Ecco come era fatto Goethe padre. Il carattere di una persona non cambia tanto facilmente. Ecco perché è importante avere la pazienza e la saggezza di accettare le persone per quello che sono, dicendosi per esempio: «Va bene, mio padre è fatto così». Un simile sforzo è essenziale per comprendere la natura umana e rientra nella nostra educazione di esseri umani.
E tuttavia, quell’esercizio di lettura ad alta voce a cui Goethe fu costretto, impresse nella sua giovane mente molti fatti che in seguito gli sarebbero stati estremamente utili e che contribuirono a formarlo nel grande poeta che poi divenne.
Nessuno sforzo va mai perduto, o meglio, non bisogna mai permettere che niente vada perduto. Questo è il modo di pensare di tutti coloro che hanno lasciato dietro di di sé grandi realizzazioni.
Che tipo di persona era la madre di Goethe? Si dice che fosse una donna allegra e gentile. Le mamme sono il sole. Una madre con una disposizione allegra e brillante è la più grande fortuna di una famiglia. La madre di Goethe era una buona conoscitrice delle persone e delle cose; era sempre piena di energia e ottimismo. Portava gioia a chiunque le fosse accanto.
Era anche una donna forte e coraggiosa. Negli anni della guerra, alla fine del diciottesimo secolo, quando tutti fuggivano da Francoforte, ella disse con un sorriso: «Tutto quel che volevo era che i vili codardi se ne andassero per non contaminare gli altri [con la loro vigliaccheria]».
Questa forte madre dal cuore nobile scrisse tra le altre cose al figlio: «Ci sono certo molte gioie da scoprire in questo mondo! Devi solo diventare pratico nel trovarle, poiché di certo ci sono». Il mondo non è un luogo di tristezza, neppure un luogo di dolore. È un posto meraviglioso, traboccante di gioia. Questa era l’atteggiamento della donna che crebbe Goethe.
Le madri sono forti. Sono forti perché sono le principali campionesse di onestà e verità. Sebbene possano non avere molto denaro, hanno una riserva di ricchezza spirituale. Possono crescere i loro figli con la loro grande saggezza e il loro cuore d’oro.
Più di ogni altra cosa, la madre di Goethe insegnò al figlio l’amore per la letteratura e le narrazioni. Al ragazzo piaceva ascoltare le storie che la madre inventava per lui. Come egli stesso ricorda con orgoglio: «Da mia madre [ho ereditato] il dono di descrivere chiaramente e con forza tutto ciò che l’immaginazione produce e può comprendere: rinnovare favole note, inventarne e raccontarne di nuove, immaginare le storie man mano che si dipanano».
I bambini sono così: assorbono avidamente e imparano le cose dalle loro madri. Spero che tutte le nostre studentesse, se in futuro diverranno madri, se lo ricordino. Molte madri oggi assillano i loro figli perché spengano il televisore e leggano un libro, oppure li tormentano perché studino per l’esame che avranno a scuola il giorno dopo. Ma chi usa la saggezza, come la madre di Goethe, e trova la maniera di interagire con i propri figli in modo più efficace, è una persona di autentica cultura. La nostra cultura si rivela nella vita. Si mostra come grazia, modestia e saggezza nella quotidianità.[…] Qual era il motto della madre di Goethe? «Impara per vivere, vivi per imparare!». Era una donna grande, eppure ordinaria, che visse la sua vita saggiamente, senza pretese o vanità.[...]Goethe era il maggiore di sei figli, quattro dei quali morti neonati o bambini. La sorella, nata subito dopo di lui, morì a ventisei anni.
Goethe si sposò ed ebbe cinque figli, ma solo il maggiore sopravvisse, gli altri quattro morirono poco dopo la nascita. Il solo amatissimo figlio rimasto in vita, nacque quando egli aveva quarant’anni. Divenne suo segretario, ma alla fine, il fardello di essere il figlio di Goethe era troppo pesante per lui, divenne un alcolista e morì a Roma all’età di quarant’anni, un anno e mezzo prima della morte di Goethe. Fu uno shock terribile per il padre.
Goethe aveva anche tre nipoti, due maschi e una femmina. Entrambi i nipoti vissero fino all’età di sessantacinque anni, ma nessuno dei due si sposò, la nipote invece morì di malattia a diciassette anni. Così la discendenza di Goethe terminò con la generazione dei suoi nipoti. Le tempeste karmiche di vita e morte afflissero il grande scrittore fino ai suoi ultimi giorni. Cultura ed erudizione non bastano a trasformare il destino, il nostro destino karmico. È qui che emerge la necessità della religione.[..] Com’erano i tempi in cui Goethe era studente? Su consiglio del padre si iscrisse alla prestigiosa Università di Lipsia all’età di 16 anni. Desideroso che il figlio avesse una carriera soddisfacente, Goethe padre insistette affinché studiasse legge, ma il ragazzo non era particolarmente interessato a questi studi. Egli voleva studiare letteratura e storia. Le lezioni noiose e per nulla stimolanti, tuttavia, depressero il suo entusiasmo; trattavano argomenti che lui già conosceva.
Gli insegnanti non devono dormire sugli allori. Quando ci sono studenti che desiderano sinceramente imparare, che fanno osservazioni acute e rivolgono domande intelligenti fino a quando non sono completamente soddisfatti, è semplicemente naturale che gli insegnanti si sforzino di rispondere con altrettanta sincerità.
Un professore criticò la poesia di Goethe, e Goethe rispose con una critica pungente – in versi – degli scritti del professore. E di fatto, Goethe dei due era il migliore. Il professore non era all’altezza dei suoi studenti, e questa non doveva essere una bella sensazione.
Goethe scrisse: «Molti degli insegnanti più anziani sono stati a lungo rinchiusi nello stesso posto, in genere non trasmettono altro che idee poco originali e, per quanto riguarda i dettagli, molti sono stati condannati dal tempo come inutili e falsi». In breve, i professori non avevano l’energia o il desiderio di dedicarsi al nuovo. Insegnavano cose superate e inesatte.[..]
Una simile istruzione è sbagliata, non può preparare delle grandi persone. Goethe ne fu infastidito e reagì energicamente contro l’educazione che stava ricevendo. Nonostante tutto, però, non buttò via il suo tempo all’università né sprecò i giorni della sua giovinezza. Saggiamente e vigorosamente si perfezionò. La grande passione di Goethe era diventare poeta; era il desiderio segreto che coltivava. Amava la poesia fin dall’infanzia e scriveva poesie dall’età di sette anni. Era affascinato dal teatro e verso i dieci anni iniziò a scrivere commedie e copioni. Durante i giorni della scuola, Goethe decise serenamente di dedicarsi alla propria istruzione e a coltivare le proprie potenzialità di scrittore. Era guidato dal desiderio di toccare il cuore delle persone, d’avere un impatto sul mondo e di costruire una nuova epoca attraverso i suoi scritti.
La grande rivoluzione umana di ogni individuo comincia semplicemente con la decisione di tirar fuori i propri sogni. Per raggiungere il proprio scopo, Goethe trascorse i suoi giorni di studente assimilando avidamente un vasto sapere, tra cui letteratura, arte, scienza, lingue e storia. Una persona che decide di cambiare il mondo, di toccare il cuore della gente nell’interesse della felicità umana e di una pace duratura, è una persona forte. Spero che vi impegniate per diventare simili persone.
Goethe leggeva ogni opera letteraria su cui riusciva a mettere le mani. Non perdeva tempo con libri insignificanti o stupidi. Egli è noto per aver letto con attenzione tutti i classici, compresi quelli di letteratura straniera come le opere di Shakespeare e Rousseau. Compose inoltre un gran numero di poesie e commedie. In altre parole, scrisse molto. Scrivere è prezioso anche nel processo di apprendimento.
L’impegno di Goethe nell’apprendimento durante i giorni della scuola diede naturalmente i suoi frutti nella formazione di un carattere incredibilmente ricco.
È importante scrivere e leggere, sono gli speciali privilegi di quando si è giovani. E lo stesso vale per quando si diventa adulti. Chi non seguita a studiare, a leggere, a imparare tende a diventare monolitico e di vedute ristrette. Simili persone non saranno amate dai loro stessi figli o dagli altri. Vi prego di non vivere in modo così dissennato.
Che cosa significava per Goethe essere un poeta? Scrisse: «Il poeta, non merita quest’appellativo fin che parla dei suoi pochi personali sentimenti; tuttavia, appena riesce a far proprio il mondo e lo esprime, allora è un poeta»[..] Goethe prosegue dicendo: «[Il poeta] racconta la verità; ma è antipatico, e dovremmo apprezzarlo ancor di più se se ne sta zitto». Sebbene il mondo possa ricoprirlo di ingiurie, il vero poeta è un “campione della penna” e dice sempre la verità. Afferma ancora: «Quale sarebbe l’utilità dei poeti se ripetessero solamente quanto riportato dagli storici? Il poeta deve andare oltre e darci, se possibile, qualcosa di meglio e di più nobile». L’essenza della poesia sta nella sfida sublime di condurre le persone verso uno stato spirituale più elevato. Per Goethe la poesia e la letteratura in genere erano sia il punto di partenza che l’apice della sua personale lotta spirituale per adempiere la sua missione di essere umano.
All’età di diciannove anni Goethe venne colpito da una grave malattia che mise a repentaglio la sua vita. Fu costretto a lasciare l’Università di Lipsia dopo il terzo anno e ad affrontare una lunga convalescenza. Rientrò a Francoforte, la sua città natale dove trascorse un anno e mezzo prima di rimettersi completamente. Goethe sfruttò quei giorni difficili dedicandosi all’introspezione. Dopo essersi ristabilito, lasciò di nuovo Francoforte per frequentare un altro anno all’Università di Strasburgo. Lì ebbe un incontro che lo avrebbe notevolmente influenzato. Questo segnò, in un certo senso, il vero inizio della sua vita. Gli incontri, casuali e non, sono molto importanti. Da solo, nessuno può diventare grande né raggiungere grandi traguardi. Chi ha realizzato grandi cose ha sempre incontrato delle persone che gli hanno cambiato la vita. Nel caso di Goethe fu l’incontro con il filosofo Johann Gottfried von Herder (1744-1803).
Incontrare uomini e donne straordinari, persone che condividono le stesse aspirazioni, un maestro di vita, è una vera fortuna; chi non sperimenta simili incontri è davvero sfortunato. Non mi riferisco a incontri con persone superficiali e insignificanti o con cattive influenze che portano alla corruzione. La strada per una vita senza uguali si dipana negli incontri autentici con persone che hanno nobili ideali e li stanno perseguendo con dignità e umanità.
Herder era un filosofo, scrittore e critico tedesco. Era uno dei giovani leader del rivoluzionario movimento letterario Sturm und Drang (Tempesta e impeto) che si sviluppò in Germania nel tardo diciottesimo secolo e che sollecitava la liberazione dell’individuo. Herder è noto per aver scritto opere come Ideen zur Philosophie der Geschichte der Menscheit (Idee per la filosofia della storia dell’umanità) e molte altre. Goethe, ventunenne, cercò insistentemente Herder, di cinque anni più vecchio, chiedendogli di studiare sotto la sua guida.
È importante avere buone relazioni con persone più grandi di noi, con persone più giovani e della stessa età. Le relazioni con gli altri sono il tesoro della vita.
Con l’aiuto di Herder, gli occhi di Goethe si dischiusero su un vasto nuovo mondo di letteratura mondiale, poesia e canzoni popolari. Goethe ricordò con piacere questo periodo di formazione parlandone come di «giorni meravigliosi, solenni, felici». Herder era molto severo con lui, ma negli anni a seguire, Goethe gli fu sempre grato per il modo in cui corresse la sua disposizione a diventare superbo.
Herder disse: «Non disperate nel fermento dei nostri tempi, qualunque cosa possa minacciarvi od ostacolavi, affinatevi! Affinatevi ancor di più, con più sicurezza, con maggior risolutezza! Nonostante le circostanze e i dispiaceri in cui potreste precipitare, nonostante la tempesta che vi coglierà!». Quando Goethe lo incontrò, Herder era già una delle principali giovani figure della letteratura in Germania. Sapendo che anche Herder era a Strasburgo, Goethe si augurò di avere l’occasione d’incontrarlo. Quando un giorno gli capitò per caso di vederlo, con il coraggio della gioventù, gli parlò. Da quel momento in poi andò a studiare con lui quasi quotidianamente. Goethe era colpito dal «vasto sapere e dalla profonda intuizione» di Herder.
I loro dialoghi permisero a Goethe di scoprire la vera natura della letteratura. Herder era un insegnante eccezionalmente esigente, e Goethe ne saggiò il rigore. Herder lo esaminava, lo preparava, all’occorrenza lo rimproverava e gli esprimeva il proprio sdegno. Poteva essere davvero caustico quando percepiva presunzione e vanità nella conoscenza di Goethe.
Si può diventare persone di prim’ordine solo liberandosi di presunzione e vanità. Goethe accettò di buon grado questa severità. Il suo impegno per star dietro al proprio maestro era mirabile. Grandi persone formano grandi persone. Questa è l’autentica relazione maestro discepolo. Ma so che oggigiorno, se i vostri insegnanti fossero severi come Herder, scappereste tutti! D’altro canto, seguendo la persona sbagliata, il risultato può essere tragico. Vi prego di tenerlo a mente.
Ripensando ai giorni della sua gioventù, Goethe scrisse: «E così non passava giorno che non fosse per me utile e istruttivo». Fino ad allora, la gente aveva apprezzato i suoi scritti, ma l’autentica capacità non si nutre mai in un’atmosfera di compiacenza. Goethe considerò che «il risultato finale di una così [frivola] civiltà è [semplicemente] l’espressione di un compiacimento reciproco».
Una vita compiaciuta e protetta può solo produrre risultati compiaciuti e non entusiasmanti. Senza sperimentare una severità sostenuta da considerazione e compassione, non sarà possibile crescere nel vero senso della parola. Non è possibile portare avanti la propria rivoluzione umana; non è possibile creare qualcosa di veramente grande.
Goethe aveva uno spirito di ricerca splendido. Osservò: «Il carattere si indebolisce facilmente con espressioni [di vanagloria] se non è temperato di tanto in tanto da occupazioni di eccellenza superiore». La giovinezza viene una volta sola. Uno spirito di ricerca autentico e una accurata preparazione accresceranno e rafforzeranno la vita.
Goethe scelse un maestro severo di proposito. Non si può vincere da soli nella vita. Non si può crescere da soli. Ecco perché ci sono le scuole, gli amici. Gli esseri umani esistono appieno nelle loro relazioni con gli altri.
Per Goethe l’opportunità di essere sottoposto al rigoroso training di Herder fu fonte di gioia e gratitudine. Egli disse: «Posso dirmi fortunato che tutto il compiacimento, il desiderio di pavoneggiarmi, l’orgoglio, e la superbia sia latenti che esistenti in me vennero sottoposti a durissima prova».
Per coloro che cercano di migliorarsi, non c’è nulla di meglio dell’aver qualcuno che desidera prepararli e consigliarli. Certo, l’essere sostenuti da una persona presuntuosa e tronfia non è un’esperienza positiva. Starà a voi giudicare il carattere di coloro che deciderete di seguire. È essenziale che abbiate la saggezza di riuscire a farlo.
Goethe disse: «Non è bello per gli uomini star da soli e soprattutto lavorar da soli. C’è bisogno di comprensione e suggerimenti per far bene qualunque cosa». Sebbene sia essenziale impegnarsi costantemente da soli, non si realizzerà un’impresa importante solamente coi propri mezzi.
Goethe gettò le basi per diventare un poeta e uno scrittore durante i giorni della scuola, quando aveva circa vent’anni. Questo è un periodo importante della vita. Prepara il corso di molte cose future. Lo posso confermare con la mia esperienza. Vi prego di non scordare che uno dei propositi del vostro essere studenti e della vostra giovinezza è di gettare le basi per il resto della vita.
Molti anni dopo, il settantacinquenne Goethe disse a un giovane che andò da lui a cercar consiglio sul suo futuro: «Il punto è costruire un capitale che non si esaurirà». Con questo incoraggiamento, instradò il giovane nel sentiero corretto[…]Il Mahatma Gandhi (1869-1948) venne imprigionato più volte a causa delle sue attività nonviolente. Molti grandi personaggi della storia sono stati perseguitati e imprigionati per il loro credo a un certo punto della loro vita. Coloro che raggiungono agevolmente prestigio o una certa levatura, senza incontrare alcuna difficoltà nella vita, non possono raggiungere una vera grandezza. Anche se possono apparire imponenti, alla fine è solo finzione, una posa pubblica.
Una delle opere che Gandhi lesse in prigione fu Faust, il capolavoro di Goethe. Lo lesse avidamente. Questo è un fatto poco conosciuto e tuttavia importante.
[…]Lo spirito di coloro che ricercano la verità e dei campioni di giustizia continua a risplendere anche quando sono confinati in prigione. La sola libertà fisica non è garanzia di una vita che risplende di luce interiore. Gli individui di un calibro umano superiore risplendono ovunque essi siano. Sono l’educazione e la lotta per la giustizia a forgiare questa lucentezza spirituale.
Quando dico persone con una vita splendente, non mi riferisco alle celebrità di bassa lega e alle figure boriose che si vedono in televisione, piuttosto penso alle persone che irradiano la nobile luce che viene dal profondo del loro essere. Coloro che mantengono questa luce qualunque cosa accada, sono veri e incomparabili vincitori nella vita. Per quanto sbalorditiva possa essere l’apparizione televisiva, se manca questa genuina luce interiore, non sarà che un’illusione, un miraggio. Per quanto riconoscimento sociale le persone possano ottenere, o per quanto illimitata possa essere la loro ricchezza, se hanno perso il desiderio di ricercare la verità o di lottare per la giustizia, il loro spirito emanerà solo oscurità.
Nell’interminabile ricerca della verità e nell’affermazione della giustizia si trova il sentiero che costituisce la quintessenza dell’esistenza umana. Questo non viene insegnato nella società odierna. C’è una scomparsa di filosofi, un’estinzione di persone che davvero difendono la giustizia. Ci sono molte persone abili nel farsi strada nel mondo, bravi con le parole, dall’intelligenza pronta che, per quanto brillanti possano apparire, sono di fatto ignoranti, indifferenti a ciò che conta di più come esseri umani. Goethe disse: «La celebrità non va ricercata, e ogni suo inseguimento è vano. Una persona può certo farsi un nome con un’abile condotta e vari espedienti. Ma se manca il gioiello interiore, tutto è vanità e non durerà nemmeno un giorno». La fama non costituisce vera felicità, dice. Sono d’accordo.
Poco prima della sua morte, Goethe aggiunse una riga al Faust, un capolavoro al quale lavorò per sessant’anni, che esprimeva uno dei suoi più ardenti desideri: «Stare su suolo libero con un libero popolo» (Johann Wolfgang von Goethe, Faust, parte II, atto V, verso 11580). Fin dai giorni della sua gioventù, Goethe serbò il desiderio di creare una società ideale.
Dopo aver scritto il romanzo I dolori del giovane Werther, all’età di venticinque anni, accettò l’invito ad andare vivere a Weimar che gli rivolse il gran duca Carlo Augusto il quale successivamente gli offrì una posizione di governo. Nel suo ruolo di ministro di stato, Goethe si lanciò nella riforma del piccolo stato di Weimar per il decennio successivo. Dedicava tutto il suo tempo al servizio degli altri, come scrisse in uno dei suoi romanzi: «Quando lo sviluppo [di una persona] ha raggiunto un certo stadio, è vantaggioso perdersi in un tutto più grande, imparare a vivere per gli altri, e dimenticare se stessi svolgendo una deferente attività per il prossimo. Solo allora si arriverà a conoscere se stessi» (Johann Wolfgang von Goethe, Gli anni di noviziato di Wilhelm Meister).
A quel tempo, molti cittadini comuni soffrivano schiacciati sotto il carico di pesanti tasse e frequenti incendi e inondazioni.
micol
00martedì 28 ottobre 2003 11:15
Re: seconda parte....

Scritto da: micol 28/10/2003 11.12

A quel tempo, molti cittadini comuni soffrivano schiacciati sotto il carico di pesanti tasse e frequenti incendi e inondazioni.


Le finanze dello stato erano in serio disordine a causa di una amministrazione negligente. Trovatosi di fronte a circostanze impegnative Goethe, nel suo ruolo di consigliere privato di corte, se ne assunse la totale responsabilità. Rimise in sesto le finanze dello stato promovendo attività produttive quali agricoltura, selvicoltura, estrazione mineraria. Portò avanti opere pubbliche, supervisionò la costruzione di strade e di progetti di irrigazione. Incoraggiò l’istruzione e la cultura, e introdusse un sistema sanitario avanzato. E portò ognuno di questi progetti a una fruizione garantita e regolare.
Esortandosi alla pazienza e al coraggio, si dedicò al massimo delle sue possibilità alla felicità delle persone. Voleva essere un esempio per gli altri, cosicché anch’essi potessero dire d’aver lottato e vinto. I numerosi risultati ottenuti in veste di ministro di stato apportarono un maggior spirito umanitario in ambito governativo. Mi piacerebbe che i leader politici contemporanei conoscessero lo spirito umanistico e le realizzazioni di Goethe e spero altresì che leggano le sue opere.
Molti lamentano che nel mondo d’oggi ci sono pochi statisti poeti come Goethe, così pochi leader con sensibilità e spirito poetici. In sostanza, poesia, letteratura, istruzione, e politica sono interconnessi. Chiunque pensi che tutto quel che Goethe fece fosse scrivere poesie e romanzi, è in grave errore. Un autentico poeta, un genuino scrittore, un serio educatore si preoccupa attivamente di ogni aspetto dell’esistenza umana e della società, compresa la politica. La relazione tra religione e politica segue la stessa incontrovertibile logica.
Goethe ammoniva: «Quando le persone cadono in basso, il loro unico interesse è gioire delle sfortune altrui». Le persone possono davvero degenerare fino a questo punto. Esempi di questo genere abbondano nella società moderna.
Da giovane, Goethe discusse il pensiero di Jean-Jacques Rousseau (1712-78) con il suo mentore Johann Gottfried von Herder. Rousseau disse: «Ogni cosa che, contraria alla verità, danneggia in qualche modo la giustizia, è una menzogna» (Meditazioni del passeggiatore solitario). Offese e perfide diffamazioni sono i mezzi comunemente usati per minare chi si dedica alla verità e alla giustizia. Sebbene non avesse fatto nulla di scorretto, anche Goethe fu oggetto di critiche. Venne rimosso dal suo incarico di direttore del Teatro di Weimar, nonostante l’impegno che egli profuse per migliorarlo, a causa dei loschi piani di un’attrice ambiziosa e ingrata. Ne conseguì che non poté collaborare con una istituzione alla quale aveva dedicato tanta passione ed energia.
Questo esempio di intrigo calunnioso per affossare gli altri caratterizza l’oscurità della società umana in tutti i tempi e in tutti i luoghi.[…] Nel luglio del 1788, all’età di trentotto anni, Goethe si lega per la vita a una compagna. S’era già fatto una solida reputazione come scrittore ed era attivo come funzionario di stato da oltre una decina d’anni. Che tipo di persona si scelse come compagna di vita? La persona che prescelse non proveniva da una famiglia illustre. Ella non era neppure particolarmente istruita e non era nemmeno una singolare bellezza. Era una giovane donna di ventitré anni, che lavorava in una fabbrica di fiori sintetici in un piccolo villaggio.
La moglie di Goethe si chiamava Christiane Vulpius. Christiane possedeva un’istruzione rudimentale. Entrambi i suoi genitori erano morti ed ella era precipitata in condizioni ancor più umili, ma era nota per essere una giovane donna brillante, allegra, forte e di buon carattere. I due si incontrarono per la prima volta quando Christiane si presentò a Goethe con una lettera del fratello, un aspirante scrittore alla ricerca della sua assistenza per assicurarsi un impiego. Mentre parlava alla donna, Goethe sentiva crescere per lei una forte attrazione. Iniziarono presto a vivere assieme come marito e moglie. [Si sposarono ufficialmente diciotto anni dopo, nell’ottobre 1806, n.d.r.].
Goethe e Christiane appartenevano a ceti sociali così diversi che pochi nella società gerarchica del tempo riuscirono ad accettare la loro unione. La società sommerse la coppia di critiche e disprezzo, ma Christiane disinvoltamente lasciò correre. Ella rimase serena di fronte alle gelose calunnie delle donne dei ceti alti, per quanto brutali potessero essere, e allo stesso tempo si rifiutò di parlar male degli altri. Non spettegolava mai. Era una donna di immensa saggezza.
Goethe protesse sempre la propria moglie dal cuore d’oro. Le scrisse questa lettera: «Quando le persone ti invidiano, invidiano le tue circostanze favorevoli e cercano di sminuirti, pensa che così va il mondo, che non possiamo evitarlo. Non preoccuparti, e non significherà nulla». La lettera continua: «Per esempio, ci sono persone vili che fanno affari denigrando i miei scritti, ma non presto loro la minima attenzione e continuo il mio lavoro». Goethe rimase impassibile di fronte alle critiche e alle ingiurie.
Christiane affrontò molte altre difficoltà oltre alla gelosia e agli equivoci della società. Come ho già detto, Goethe e Christiane ebbero cinque figli, ma solo il maggiore sopravvisse, gli altri quattro morirono poco dopo la nascita. Questa fu una grande tragedia personale per la coppia. Il loro secondogenito nacque morto, la terza e il quarto, una bambina e un altro bambino, vissero solo circa due settimane, e l’ultima, una bambina, visse solo tre giorni.
Goethe e Christiane riuscirono a superare la loro incredibile tristezza insieme e la usarono per approfondire la loro vita. Divennero entrambi più forti e vissero vittoriosamente. Incontrare molte difficoltà significa che si sarà infelici? No. La vita è una lotta. Spero che portiate avanti quella lotta fino alla fine, superando ogni sfortuna possiate incontrare lungo il cammino. Sia che incontriate o meno avversità, è vitale che forgiate nella vostra vita uno stato di assoluta felicità che nulla riesca a sviare. Questa è la mia preghiera a tutti voi.
Christiane sostenne Goethe di tutto cuore. Una volta, quando egli sperimentò il blocco dello scrittore, lo incoraggiò vivacemente: «Può ancora risolversi, perciò non devi disperarti». Non lo forzava né gli faceva pressione. Era molto abile nel trovare le parole giuste da dire. Quando Goethe contrasse una seria malattia durante la quale cadde in uno stato di delirio per nove giorni, ella gli fece da infermiera devota. E quando Napoleone invase la città e la vita di Goethe fu in pericolo, Christiane coraggiosamente protesse il marito [Goethe venne fatto prigioniero dagli invasori francesi nell’ottobre 1806. Christiane audacemente andò a chiedere il suo rilascio, che gli venne sollecitamente concesso, n.d.r.]. Era una donna con una incredibile forza interiore. Questo è un episodio famoso.
Christiane rimase sempre fedele a se stessa. Mantenendo i piedi per terra e restando modesta, si occupò della quotidianità con gioia e vigore. Goethe parlò della moglie a un conoscente, comunicando la profonda gratitudine che egli nutriva per lei: «Fin dalla prima volta che ella ha messo piede in casa mia, mi ha portato soltanto gioia».
Christiane morì all’età di cinquantun’anni, nel giugno del 1816. Goethe aveva sessantasei anni all’epoca. Riportò lo shock nel suo diario: «Se n’è andata verso mezzogiorno. Vuoto e calma mortale dentro e fuori di me».[…] Come morì Goethe? Dove e quando morì? Tutti gli esseri umani, senza eccezione, muoiono. Ecco perché voglio toccare questo argomento assieme a voi. Goethe morì nel marzo del 1832, per la precisione, alle 11,30 della mattina del 22 marzo, nella sua casa di Weimar, dove aveva abitato per molti decenni. Visse una lunga vita, andandosene all’età di ottantadue anni e sette mesi, una vita in cui si fece largo con tante lotte. Il mese di marzo fu particolarmente rigido quell’anno, eppure Goethe andò avanti a lavorare come al solito. Riceveva ospiti e si intratteneva con loro. Era di ottimo umore. Il noto scrittore continuò a lavorare energicamente fino a poco prima della sua morte.
Si prese un raffreddore verso il 15 di marzo. Sembrò essersi rimesso, quando cominciò ad accusare brividi di freddo e dolori al torace. Morì piuttosto in fretta, senza soffrire tanto. I medici descrissero le cause che lo condussero al decesso come una combinazione di una seria infezione toracica e respiratoria e un arresto cardiaco. Goethe sopravvisse alla moglie e al suo unico figlio rimasto in vita. La moglie morì sedici anni prima di lui, il figlio lo precedette di diciotto mesi.
Negli ultimi istanti di vita gli furono accanto molte persone: la nuora, il suo medico, la sua segretaria e una domestica. In una stanza attigua c’erano i nipoti e alcuni amici, compresi dei funzionari di stato di alto rango. Nel suo ultimo giorno di vita chiese a una governante quale giorno fosse e quando seppe che era il 22 marzo, disse che siccome era già primavera si sarebbe rimesso in fretta. Più tardi si abbandonò su una poltrona accanto al letto e morì in pace, come se stesse scivolando nel sonno. Il dottore la descrisse come una delle morti più pacifiche che egli avesse mai visto.
Si dice spesso che le ultime parole di Goethe siano state «Più luce!». In effetti sembra che avesse chiesto di aprire gli scuri affinché potesse entrare più luce nella sua stanza. Il mio mentore, Josei Toda, secondo presidente della Soka Gakkai, diede una sua interpretazione delle parole di Goethe. «Credo che nelle ultime parole di Goethe – disse – possiamo sentire un grido dalle profondità del suo essere. Chiedendo più luce, esprimeva il suo incessante desiderio di continuare a osservare il mondo, di continuare a imparare da esso, di continuare a dialogare, e inoltre, di continuare a dedicare la sua vita e le sue opere al bene del mondo». Queste erano le conclusioni del mio maestro nelle dissertazioni con me. Parlai di Goethe con Toda molte volte. Egli conosceva il mio amore per la letteratura, e ne discuteva con me ogni volta che ne aveva l’opportunità.
Quando Goethe venne preparato per il funerale, sulla sua testa venne posta una corona d’alloro e migliaia di persone da tutto il paese andarono a rendergli l’ultimo omaggio. Il funerale si tenne quattro giorni dopo la sua morte, il 26 marzo. Il gran duca e la duchessa di Weimar si unirono al corteo funebre e il grande uomo venne salutato da fiumi di persone che affollavano la strada che portava alla cripta ducale. Nella cappella, un coro intonò solennemente un canto le cui parole erano state scritte da Goethe. Uno dei versi dice: «Giacché è la convinzione, sempre risoluta, che fa vivere a lungo gli esseri umani». Una persona di fede è davvero immortale.
Goethe indagò seriamente e a fondo il tema della morte, la massima questione che si affronta nella vita. Questo fu forse il risultato dei numerosi casi di malattie mortali in cui si imbatté nei giorni della scuola. La perdita di fratelli e sorelle scomparsi uno dopo l’altro mentre era ancora un bambino e la perdita della moglie e dei suoi figli devono avere contribuito enormemente alla sua visione della morte. Una volta osservò: «A settantacinque anni si deve certamente pensare alla morte. Ma questo pensiero non mi crea mai inquietudine; sono convinto che il nostro spirito sia indistruttibile e che la sua attività continui dall’eternità e per l’eternità. È come il sole che sembra tramontare solo ai nostri occhi terreni, ma che in realtà non tramonta mai e splende incessantemente».
Goethe sprona a mantenersi attivi fino a quando si ritorna all’universo da cui si proviene. Le sue parole trasmettono una forte convinzione nell’eternità della vita e le sue idee hanno molto in comune con il Buddismo. Niente è più importante dell’impegnarsi con costanza, lavorando per la propria e l’altrui felicità, e a beneficio dell’umanità. Di fatto, Goethe superò il proprio personale dolore derivatogli dalla perdita della moglie e dei figli e completò il lavoro della vita, il Faust, all’età di ottantadue anni, solo sei mesi prima di morire. E anche nel letto di morte, continuò a lavorare. Nella sua ultima lettera, scritta cinque giorni prima di morire, scrisse: «Il mio compito più importante è di andare avanti e svilupparmi il più possibile qualunque cosa sia e resti in me, tirando ripetutamente fuori i miei peculiari talenti». Dieci giorni prima, riferendosi al sole, aveva esclamato: «Anche nell’andarsene è grande!».
La sua fu una nobile vita di lotta condotta fino alla fine, una vita che continuò a brillare con la gloria sfavillante del sole. Questa era la vita di Goethe; auguro la stessa cosa a ognuno di voi.
Il feretro di Goethe venne messo nella cripta di Weimar, vicino a quella dell’amico Schiller (1759-1805). Come a simboleggiare la loro bella amicizia in vita, ora giacciono uno accanto all’altro nella morte. Schiller era più giovane di Goethe di dieci anni, ma scomparve ventisette anni prima, il 9 maggio 1805, all’età di quarantacinque anni. La tomba di Schiller originariamente si trovava altrove, ma nel 1827, il gran duca Carlo Augusto di Weimar ottenne che lo scrittore fosse sepolto nella cripta ducale.
In una delle sue poesie Goethe afferma: «Perché ero un essere umano, / e ciò significa essere un lottatore». Disse anche: «Bonus vir sempre tiro» (Una persona in gamba è sempre un principiante). Una persona che cerca continuamente di imparare è una persona di sincera umanità.

Daisaku Ikeda.







micol
00martedì 28 ottobre 2003 11:57
estrapolo....
Ecco come era fatto Goethe padre. Il carattere di una persona non cambia tanto facilmente. Ecco perché è importante avere la pazienza e la saggezza di accettare le persone per quello che sono, dicendosi per esempio: «Va bene, mio padre è fatto così». Un simile sforzo è essenziale per comprendere la natura umana e rientra nella nostra educazione di esseri umani.

la pazienza e la saggezza di accettare le persone per quello che sono.....
probabilmente la conseguenza di un'accettazione del genere,
è accettare con pazienza e saggezza noi stessi....[SM=x44452]
micol
00martedì 28 ottobre 2003 12:14
estrapolo due
Nessuno sforzo va mai perduto, o meglio, non bisogna mai permettere che niente vada perduto.


come ve sentite su sto fronte???
per quanto mi riguarda ci sono cose che mi danno la sensazione di essere state a vuoto...
come relazioni sentimentali , definite a posteriori inutili...
eppure mi accorgo che nemmeno quella Micol è andata persa..


ps:nemmeno codesto topic andrà perduto.[SM=x44452] e non è una minaccia...ma una promessa...chiedete conferma a agasìr[SM=x44456]
Leonessa73
00martedì 28 ottobre 2003 12:15
Re: estrapolo due

Scritto da: micol 28/10/2003 12.14
Nessuno sforzo va mai perduto, o meglio, non bisogna mai permettere che niente vada perduto.


come ve sentite su sto fronte???
per quanto mi riguarda ci sono cose che mi danno la sensazione di essere state a vuoto...
come relazioni sentimentali , definite a posteriori inutili...
eppure mi accorgo che nemmeno quella Micol è andata persa..


ps:nemmeno codesto topic andrà perduto.[SM=x44452] e non è una minaccia...ma una promessa...chiedete conferma a agasìr[SM=x44456]




Ci sto lavorando proprio in questi giorni [SM=x44472]
Sameera
00martedì 28 ottobre 2003 12:15
Ti sposto in letteratura e filosofia è più consono a quella sezione[SM=x44450]
micol
00martedì 28 ottobre 2003 12:38
Re:

Scritto da: Sameera 28/10/2003 12.15
Ti sposto in letteratura e filosofia è più consono a quella sezione[SM=x44450]



grazie, e ci hai raggione
micol
00martedì 28 ottobre 2003 12:42
estrapolo tre
Le mamme sono il sole. Una madre con una disposizione allegra e brillante è la più grande fortuna di una famiglia.


una disposizione allegra e brillante,una diposizione allegra e brillante,una disposizione allegra e brillante,una diposizione allegra e brillante,una disposizione allegra e brillante,una diposizione allegra e brillante,una disposizione allegra e brillante,una diposizione allegra e brillante,....

schiusassero... ma me lo sto a martella dint'a capa!!!!
Leonessa73
00martedì 28 ottobre 2003 17:49
Re: estrapolo tre

Scritto da: micol 28/10/2003 12.42
Le mamme sono il sole. Una madre con una disposizione allegra e brillante è la più grande fortuna di una famiglia.


una disposizione allegra e brillante,una diposizione allegra e brillante,una disposizione allegra e brillante,una diposizione allegra e brillante,una disposizione allegra e brillante,una diposizione allegra e brillante,una disposizione allegra e brillante,una diposizione allegra e brillante,....

schiusassero... ma me lo sto a martella dint'a capa!!!!




non ti senti allegra e brillante? [SM=x44467]
micol
00martedì 28 ottobre 2003 17:52
Re: Re: estrapolo tre

Scritto da: Leonessa73 28/10/2003 17.49



non ti senti allegra e brillante? [SM=x44467]


non è che io non mi sentra allegra e brillante...
usually lo sono...
il punto è la DISPOSIZIONE ossia non esserlo a corrente alterna... e avere una disposizione d'animo.. è qualcosa di più non trovi?[SM=x44481]
Leonessa73
00martedì 28 ottobre 2003 18:02
Re: Re: Re: estrapolo tre

Scritto da: micol 28/10/2003 17.52

non è che io non mi sentra allegra e brillante...
usually lo sono...
il punto è la DISPOSIZIONE ossia non esserlo a corrente alterna... e avere una disposizione d'animo.. è qualcosa di più non trovi?[SM=x44481]



vero ma tu mi sembri proprio allegra e brillante di carattere [SM=x44464]
Yoghi il Grosso
00venerdì 31 ottobre 2003 15:50



Carino ma un po' troppo edulcorato qusto ritratto del "favorito degli dei"
[SM=x44450]
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 18:50.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com