Re: seconda parte....
Scritto da: micol 28/10/2003 11.12
A quel tempo, molti cittadini comuni soffrivano schiacciati sotto il carico di pesanti tasse e frequenti incendi e inondazioni.
Le finanze dello stato erano in serio disordine a causa di una amministrazione negligente. Trovatosi di fronte a circostanze impegnative Goethe, nel suo ruolo di consigliere privato di corte, se ne assunse la totale responsabilità. Rimise in sesto le finanze dello stato promovendo attività produttive quali agricoltura, selvicoltura, estrazione mineraria. Portò avanti opere pubbliche, supervisionò la costruzione di strade e di progetti di irrigazione. Incoraggiò l’istruzione e la cultura, e introdusse un sistema sanitario avanzato. E portò ognuno di questi progetti a una fruizione garantita e regolare.
Esortandosi alla pazienza e al coraggio, si dedicò al massimo delle sue possibilità alla felicità delle persone. Voleva essere un esempio per gli altri, cosicché anch’essi potessero dire d’aver lottato e vinto. I numerosi risultati ottenuti in veste di ministro di stato apportarono un maggior spirito umanitario in ambito governativo. Mi piacerebbe che i leader politici contemporanei conoscessero lo spirito umanistico e le realizzazioni di Goethe e spero altresì che leggano le sue opere.
Molti lamentano che nel mondo d’oggi ci sono pochi statisti poeti come Goethe, così pochi leader con sensibilità e spirito poetici. In sostanza, poesia, letteratura, istruzione, e politica sono interconnessi. Chiunque pensi che tutto quel che Goethe fece fosse scrivere poesie e romanzi, è in grave errore. Un autentico poeta, un genuino scrittore, un serio educatore si preoccupa attivamente di ogni aspetto dell’esistenza umana e della società, compresa la politica. La relazione tra religione e politica segue la stessa incontrovertibile logica.
Goethe ammoniva: «Quando le persone cadono in basso, il loro unico interesse è gioire delle sfortune altrui». Le persone possono davvero degenerare fino a questo punto. Esempi di questo genere abbondano nella società moderna.
Da giovane, Goethe discusse il pensiero di Jean-Jacques Rousseau (1712-78) con il suo mentore Johann Gottfried von Herder. Rousseau disse: «Ogni cosa che, contraria alla verità, danneggia in qualche modo la giustizia, è una menzogna» (Meditazioni del passeggiatore solitario). Offese e perfide diffamazioni sono i mezzi comunemente usati per minare chi si dedica alla verità e alla giustizia. Sebbene non avesse fatto nulla di scorretto, anche Goethe fu oggetto di critiche. Venne rimosso dal suo incarico di direttore del Teatro di Weimar, nonostante l’impegno che egli profuse per migliorarlo, a causa dei loschi piani di un’attrice ambiziosa e ingrata. Ne conseguì che non poté collaborare con una istituzione alla quale aveva dedicato tanta passione ed energia.
Questo esempio di intrigo calunnioso per affossare gli altri caratterizza l’oscurità della società umana in tutti i tempi e in tutti i luoghi.[…] Nel luglio del 1788, all’età di trentotto anni, Goethe si lega per la vita a una compagna. S’era già fatto una solida reputazione come scrittore ed era attivo come funzionario di stato da oltre una decina d’anni. Che tipo di persona si scelse come compagna di vita? La persona che prescelse non proveniva da una famiglia illustre. Ella non era neppure particolarmente istruita e non era nemmeno una singolare bellezza. Era una giovane donna di ventitré anni, che lavorava in una fabbrica di fiori sintetici in un piccolo villaggio.
La moglie di Goethe si chiamava Christiane Vulpius. Christiane possedeva un’istruzione rudimentale. Entrambi i suoi genitori erano morti ed ella era precipitata in condizioni ancor più umili, ma era nota per essere una giovane donna brillante, allegra, forte e di buon carattere. I due si incontrarono per la prima volta quando Christiane si presentò a Goethe con una lettera del fratello, un aspirante scrittore alla ricerca della sua assistenza per assicurarsi un impiego. Mentre parlava alla donna, Goethe sentiva crescere per lei una forte attrazione. Iniziarono presto a vivere assieme come marito e moglie. [Si sposarono ufficialmente diciotto anni dopo, nell’ottobre 1806, n.d.r.].
Goethe e Christiane appartenevano a ceti sociali così diversi che pochi nella società gerarchica del tempo riuscirono ad accettare la loro unione. La società sommerse la coppia di critiche e disprezzo, ma Christiane disinvoltamente lasciò correre. Ella rimase serena di fronte alle gelose calunnie delle donne dei ceti alti, per quanto brutali potessero essere, e allo stesso tempo si rifiutò di parlar male degli altri. Non spettegolava mai. Era una donna di immensa saggezza.
Goethe protesse sempre la propria moglie dal cuore d’oro. Le scrisse questa lettera: «Quando le persone ti invidiano, invidiano le tue circostanze favorevoli e cercano di sminuirti, pensa che così va il mondo, che non possiamo evitarlo. Non preoccuparti, e non significherà nulla». La lettera continua: «Per esempio, ci sono persone vili che fanno affari denigrando i miei scritti, ma non presto loro la minima attenzione e continuo il mio lavoro». Goethe rimase impassibile di fronte alle critiche e alle ingiurie.
Christiane affrontò molte altre difficoltà oltre alla gelosia e agli equivoci della società. Come ho già detto, Goethe e Christiane ebbero cinque figli, ma solo il maggiore sopravvisse, gli altri quattro morirono poco dopo la nascita. Questa fu una grande tragedia personale per la coppia. Il loro secondogenito nacque morto, la terza e il quarto, una bambina e un altro bambino, vissero solo circa due settimane, e l’ultima, una bambina, visse solo tre giorni.
Goethe e Christiane riuscirono a superare la loro incredibile tristezza insieme e la usarono per approfondire la loro vita. Divennero entrambi più forti e vissero vittoriosamente. Incontrare molte difficoltà significa che si sarà infelici? No. La vita è una lotta. Spero che portiate avanti quella lotta fino alla fine, superando ogni sfortuna possiate incontrare lungo il cammino. Sia che incontriate o meno avversità, è vitale che forgiate nella vostra vita uno stato di assoluta felicità che nulla riesca a sviare. Questa è la mia preghiera a tutti voi.
Christiane sostenne Goethe di tutto cuore. Una volta, quando egli sperimentò il blocco dello scrittore, lo incoraggiò vivacemente: «Può ancora risolversi, perciò non devi disperarti». Non lo forzava né gli faceva pressione. Era molto abile nel trovare le parole giuste da dire. Quando Goethe contrasse una seria malattia durante la quale cadde in uno stato di delirio per nove giorni, ella gli fece da infermiera devota. E quando Napoleone invase la città e la vita di Goethe fu in pericolo, Christiane coraggiosamente protesse il marito [Goethe venne fatto prigioniero dagli invasori francesi nell’ottobre 1806. Christiane audacemente andò a chiedere il suo rilascio, che gli venne sollecitamente concesso, n.d.r.]. Era una donna con una incredibile forza interiore. Questo è un episodio famoso.
Christiane rimase sempre fedele a se stessa. Mantenendo i piedi per terra e restando modesta, si occupò della quotidianità con gioia e vigore. Goethe parlò della moglie a un conoscente, comunicando la profonda gratitudine che egli nutriva per lei: «Fin dalla prima volta che ella ha messo piede in casa mia, mi ha portato soltanto gioia».
Christiane morì all’età di cinquantun’anni, nel giugno del 1816. Goethe aveva sessantasei anni all’epoca. Riportò lo shock nel suo diario: «Se n’è andata verso mezzogiorno. Vuoto e calma mortale dentro e fuori di me».[…] Come morì Goethe? Dove e quando morì? Tutti gli esseri umani, senza eccezione, muoiono. Ecco perché voglio toccare questo argomento assieme a voi. Goethe morì nel marzo del 1832, per la precisione, alle 11,30 della mattina del 22 marzo, nella sua casa di Weimar, dove aveva abitato per molti decenni. Visse una lunga vita, andandosene all’età di ottantadue anni e sette mesi, una vita in cui si fece largo con tante lotte. Il mese di marzo fu particolarmente rigido quell’anno, eppure Goethe andò avanti a lavorare come al solito. Riceveva ospiti e si intratteneva con loro. Era di ottimo umore. Il noto scrittore continuò a lavorare energicamente fino a poco prima della sua morte.
Si prese un raffreddore verso il 15 di marzo. Sembrò essersi rimesso, quando cominciò ad accusare brividi di freddo e dolori al torace. Morì piuttosto in fretta, senza soffrire tanto. I medici descrissero le cause che lo condussero al decesso come una combinazione di una seria infezione toracica e respiratoria e un arresto cardiaco. Goethe sopravvisse alla moglie e al suo unico figlio rimasto in vita. La moglie morì sedici anni prima di lui, il figlio lo precedette di diciotto mesi.
Negli ultimi istanti di vita gli furono accanto molte persone: la nuora, il suo medico, la sua segretaria e una domestica. In una stanza attigua c’erano i nipoti e alcuni amici, compresi dei funzionari di stato di alto rango. Nel suo ultimo giorno di vita chiese a una governante quale giorno fosse e quando seppe che era il 22 marzo, disse che siccome era già primavera si sarebbe rimesso in fretta. Più tardi si abbandonò su una poltrona accanto al letto e morì in pace, come se stesse scivolando nel sonno. Il dottore la descrisse come una delle morti più pacifiche che egli avesse mai visto.
Si dice spesso che le ultime parole di Goethe siano state «Più luce!». In effetti sembra che avesse chiesto di aprire gli scuri affinché potesse entrare più luce nella sua stanza. Il mio mentore, Josei Toda, secondo presidente della Soka Gakkai, diede una sua interpretazione delle parole di Goethe. «Credo che nelle ultime parole di Goethe – disse – possiamo sentire un grido dalle profondità del suo essere. Chiedendo più luce, esprimeva il suo incessante desiderio di continuare a osservare il mondo, di continuare a imparare da esso, di continuare a dialogare, e inoltre, di continuare a dedicare la sua vita e le sue opere al bene del mondo». Queste erano le conclusioni del mio maestro nelle dissertazioni con me. Parlai di Goethe con Toda molte volte. Egli conosceva il mio amore per la letteratura, e ne discuteva con me ogni volta che ne aveva l’opportunità.
Quando Goethe venne preparato per il funerale, sulla sua testa venne posta una corona d’alloro e migliaia di persone da tutto il paese andarono a rendergli l’ultimo omaggio. Il funerale si tenne quattro giorni dopo la sua morte, il 26 marzo. Il gran duca e la duchessa di Weimar si unirono al corteo funebre e il grande uomo venne salutato da fiumi di persone che affollavano la strada che portava alla cripta ducale. Nella cappella, un coro intonò solennemente un canto le cui parole erano state scritte da Goethe. Uno dei versi dice: «Giacché è la convinzione, sempre risoluta, che fa vivere a lungo gli esseri umani». Una persona di fede è davvero immortale.
Goethe indagò seriamente e a fondo il tema della morte, la massima questione che si affronta nella vita. Questo fu forse il risultato dei numerosi casi di malattie mortali in cui si imbatté nei giorni della scuola. La perdita di fratelli e sorelle scomparsi uno dopo l’altro mentre era ancora un bambino e la perdita della moglie e dei suoi figli devono avere contribuito enormemente alla sua visione della morte. Una volta osservò: «A settantacinque anni si deve certamente pensare alla morte. Ma questo pensiero non mi crea mai inquietudine; sono convinto che il nostro spirito sia indistruttibile e che la sua attività continui dall’eternità e per l’eternità. È come il sole che sembra tramontare solo ai nostri occhi terreni, ma che in realtà non tramonta mai e splende incessantemente».
Goethe sprona a mantenersi attivi fino a quando si ritorna all’universo da cui si proviene. Le sue parole trasmettono una forte convinzione nell’eternità della vita e le sue idee hanno molto in comune con il Buddismo. Niente è più importante dell’impegnarsi con costanza, lavorando per la propria e l’altrui felicità, e a beneficio dell’umanità. Di fatto, Goethe superò il proprio personale dolore derivatogli dalla perdita della moglie e dei figli e completò il lavoro della vita, il Faust, all’età di ottantadue anni, solo sei mesi prima di morire. E anche nel letto di morte, continuò a lavorare. Nella sua ultima lettera, scritta cinque giorni prima di morire, scrisse: «Il mio compito più importante è di andare avanti e svilupparmi il più possibile qualunque cosa sia e resti in me, tirando ripetutamente fuori i miei peculiari talenti». Dieci giorni prima, riferendosi al sole, aveva esclamato: «Anche nell’andarsene è grande!».
La sua fu una nobile vita di lotta condotta fino alla fine, una vita che continuò a brillare con la gloria sfavillante del sole. Questa era la vita di Goethe; auguro la stessa cosa a ognuno di voi.
Il feretro di Goethe venne messo nella cripta di Weimar, vicino a quella dell’amico Schiller (1759-1805). Come a simboleggiare la loro bella amicizia in vita, ora giacciono uno accanto all’altro nella morte. Schiller era più giovane di Goethe di dieci anni, ma scomparve ventisette anni prima, il 9 maggio 1805, all’età di quarantacinque anni. La tomba di Schiller originariamente si trovava altrove, ma nel 1827, il gran duca Carlo Augusto di Weimar ottenne che lo scrittore fosse sepolto nella cripta ducale.
In una delle sue poesie Goethe afferma: «Perché ero un essere umano, / e ciò significa essere un lottatore». Disse anche: «Bonus vir sempre tiro» (Una persona in gamba è sempre un principiante). Una persona che cerca continuamente di imparare è una persona di sincera umanità.
Daisaku Ikeda.