Criminali scarcerati per decorrenza dei termini...

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Etrusco
00lunedì 5 maggio 2008 18:37
...ritorna in carcere per altri reati... Quanto ci rimarrà?
Si aggrava la situazione di Campise:
minacciava di uccidere il figlio di un barista



Luigi Campise (Foto LaPresse)

CATANZARO (5 maggio) - Luigi Campise, 25 anni, il ragazzo che a marzo del 2007 a Montepaone uccise la sua fidanzata Barbara Bellorofonte, 17 anni e che ieri è tornato in carcere per avere estorto denaro al titolare di un bar, avrebbe minacciato l'uomo di decapitare il figlio nel caso in cui non avesse pagato. «Taglio la testa a tuo figlio e te la porto su un piatto d'argento», sarebbero queste le parole pronunciate dal 25enne. È quanto emerge dalle intercettazioni effettuate dai carabinieri nel corso delle indagini che domenica hanno portato all'arresto di cinque persone (una delle quali irreperibili), tra le quali Campise.

Il giovane il prossimo 3 giugno dovrà comparire davanti al Gup per l'udienza con il rito abbreviato. Non è accusato di associazione per delinquere, ma di estorsione aggravata dalle modalità mafiose, porto e detenzione illegale di arma e detenzione a fine di spaccio di sostanze stupefacenti.

Il giovane, in relazione all'inchiesta sull'omicidio della fidanzata,
era stato scarcerato nei giorni scorsi, dopo un anno di detenzione, per decorrenza dei termini di carcerazione preventiva.


Fonte: Il Messaggero

Etrusco
00lunedì 5 maggio 2008 18:58
L’avviso di chiusura delle indagini e il decreto di fissazione dell’udienza preliminare non erano stati notificati al codifensore dell’imputato

Stupratore scarcerato per errore del pm

Il marocchino aveva usato violenza a una quattordicenne della Bassa


ESTE. Era stato arrestato per violenza sessuale di gruppo.
La vittima era una quattordicenne della Bassa Padovana, aggredita per strada.
L’8 aprile scorso Samid Abdelghani, 26 anni, marocchino e clandestino, è stato scarcerato per decorrenza dei termini di carcerazione preventiva.
Ed è tornato libero perché non è stato disposto il rinvio a giudizio. Come mai?

Un errore di notifica da parte della segreteria del pubblico ministero Roberto Lombardi, sollevato dalla difesa nel corso dell’udienza preliminare. Pm che aveva chiuso l’indagine e chiesto il processo nei confronti dello straniero mentre stava avvicinandosi la scadenza della custodia cautelare. Il fascicolo era stato trasmesso dalla procura al gup Paola Cameran che aveva fissato l’udienza in tempi rapidi per il 17 marzo. Non si poteva perdere tempo: di lì a qualche giorno l’imputato rischiava di essere scarcerato se non fosse stato mandato a processo. All’inizio dell’udienza, tuttavia, l’avvocato Gianluca Pertoldi di Rovigo, uno dei due difensori di Samid Abdelghani, ha eccepito la nullità del decreto di citazione a giudizio. Spiega il legale: «L’avviso di chiusura delle indagini e il decreto di fissazione dell’udienza preliminare non erano stati notificati al codifensore, l’avvocato Cristina Vicentini.
Il gup ha dovuto dichiarare l’omessa notifica e restituire gli atti all’ufficio del pubblico ministero per gli adempimenti del caso». Così l’8 aprile scorso Samid Abdelghani è stato scarcerato per decorrenza dei termini di carcerazione preventiva (la legge prevede al massimo un anno per il reato di violenza sessuale di gruppo).
Ora il marocchino ha l’obbligo di dimora a Lendinara, in una casa in via Arzaron dove è domiciliato.

Erano le 18 del 23 febbraio 2007 quando la ragazzina, che stava andando dai nonni, fu aggredita mentre percorreva una strada poco illuminata e venne trascinata tra i cespugli da due stranieri, uno mai identificato.
I due la immobilizzarono strappandole i pantaloni
e la biancheria intima, Samid le si stese sopra dopo essersi spogliato, l’amico le mise il piede sul torace e una mano sul viso: la violenza non fu completa solo perché gli aggressori vennero disturbati dal passaggio di un’auto e accecati dai fari. Così la vittima riuscì a divincolarsi e a fuggire. Un mese più tardi una fortunata coincidenza fece incrociare vittima e aggressore. Il 21 marzo 2007 la quattordicenne, che era insieme al padre, riconobbe Samid nel centro commerciale «Base» di Lendinara. Il genitore avvertì immediatamente i carabinieri e il marocchino fu arrestato.
Un banale errore e ora è libero.


(01 maggio 2008)
Fonte: L'Espresso

Etrusco
00lunedì 5 maggio 2008 19:02
sabato 03 maggio 2008, 07:00
Dai mafiosi ai violentatori: fuori tutti


Dal figlio minore di Totò Riina rimandato a casa, a Corleone,
all’assassino di una ragazzina di 17 anni, Barbara Belerofonte.
Non è un unicum, purtroppo, il caso dello stupratore marocchino di una adolescente di 14 anni scarcerato a Padova per un errore
burocratico, la mancata notifica a uno dei suoi avvocati dell’avviso di chiusura delle indagini preliminari.
Già, perché le lungaggini del sistema giustizia malato, purtroppo, mietono continuamente vittime e in tutti i campi, da quello della criminalità organizzata alla violenza.
[SM=x44472] [SM=x44471]
Il figlio del capo dei capi di Cosa nostra, Giuseppe Salvatore, è tornato a casa in Mercedes alla fine dello scorso febbraio, nonostante una condanna non definitiva a 8 anni e dieci mesi per associazione mafiosa.
La Cassazione ha dato ragione al suo avvocato, stabilendo che è passato troppo tempo tra la sentenza di primo grado e quella d’appello.
Di qualche giorno fa la notizia della scarcerazione di Luigi Campise, 22 anni, omicida reo confesso della ex fidanzata Barbara, anche lui fuori per decorrenza dei termini.
«Lui - ha commentato amara la mamma della giovane uccisa - respira, noi andiamo a trovare nostra figlio al cimitero.
La giustizia tutela gli assassini».

Fonte: Il Giornale

[SM=x44463]

FerrariDaytona
00lunedì 5 maggio 2008 22:53
la cosa tragica...è che l'organo costituzionale preposto alla disciplina dei magistrati, non punisce ma assolve...
W il CSMerda (non è una battuta mia ma del vignettista Forattini)
Presieduto da Napolitano e Mancino...
paperino73
00martedì 6 maggio 2008 08:16
Finchè in parlamento avremo chi difende la casta dei magistrati e si oppone alle necessarie riforme nel Paese non avremo mai una giustizia.
Alla faccia di tutti i proclami sulla certezza della pena.
|avanguardia|
00martedì 6 maggio 2008 08:41
Re:
paperino73, 06/05/2008 8.16:

Finchè in parlamento avremo chi difende la casta dei magistrati e si oppone alle necessarie riforme nel Paese non avremo mai una giustizia.
Alla faccia di tutti i proclami sulla certezza della pena.




una certezza della pena esiste...è quella delle vittime e dei familiari delle vittime!!
Etrusco
00martedì 6 maggio 2008 09:01
Re: Re:
|avanguardia|, 06/05/2008 8.41:




una certezza della pena esiste...è quella delle vittime e dei familiari delle vittime!!




Tristemente vero: vittime che sono sottoposto ad una 2a pena: quella di dover subire la frustrazione di vedersi negare la Giustizia da uno Stato che la classe politica non ha interesse a vedere efficiente. [SM=x44471]
Perchè?
Per capirlo bisognerebbe rispolverare alcune teorie di Pareto... [SM=x44465]
Etrusco
00martedì 6 maggio 2008 13:35
Ed anche oggi la cronaca registra un'altra anomalia nella Giustizia italiana:


Scarcerata la banda delle ville
martedì 06 maggio 2008

(red.) Sono quattro immigrati dell’Est europeo, rumeni e kosovari, sospettati di quattro rapine violente in villa, compiute in meno di una settimana un anno fa tra le province di Brescia e di Bergamo:
a Lonato, Coccaglio, Credaro e Cologno al Serio.
Ma da giovedì scorso i presunti banditi sono in libertà per la scadenza dei termini di custodia cautelare.
La Procura non ha chiuso le indagini, non ha chiesto il rinvio a giudizio o una proroga dell’inchiesta.
E i quattro - come prevede il codice - sono stati scarcerati. Un quinto componete della "banda delle ville", aveva invece già patteggiato la pena. Sbagliando, perché i suoi colleghi sono già usciti tranquillamente di galera
e c’è da scommettere che quando verranno chiamati a processo di loro non si troverà più traccia.

Tre dei membri della banda erano stati fermata a bordo di una Bmw 320 al casello dell’autostrada A4, subito dopo aver assalito e depredato la casa di Fausto Brunelli e della moglie Lina Castellini, titolari del bar Sport in piazza Gramsci a Lonato (leggi qui).
In macchina avevano parte del bottino, lo scanner usato per aprire i cancelli elettrici, un coltello e cappellini simili a quelli usato per un colpo a Credaro.
In seguito furono riconosciuti dalle vittime
di un assalto andato male, ma nel quale avevano sparato alcuni colpi, di pistola, avvenuto a Coccaglio il 26 aprile 2007 (vai all'articolo).

Proprio i bossoli trovati in quell’occasione avevano incastrato i banditi per un'altra rapina con sparatoria in una villa di Cologno al Serio.
Due giorni dopo la pistola era stata trovata a Rovato a bordo di un’altra auto guidata da due kosovari (leggi qui).
Insomma, la banda delle ville al completo era finita in gabbia.
E ora è di nuovo fuori.

Fonte: Qui Brescia

Il Giorno

Insomma, credo che sia arrivato il momento di rendere un po' più efficienti i meccanismi della nostra giustizia [SM=x44465]
Etrusco
00mercoledì 7 maggio 2008 22:11
I MALVIVENTI LIBERI PER DECORRENZA DEI TERMINI
Rapine in villa, già fermati
due dei quattro banditi scarcerati
Uno è in cella, l'altro in caserma.

Il procuratore: «Siamo comunque rammaricati per quanto accaduto»

BRESCIA - Sono già stati fermati, e uno è già tornato in carcere, due dei quattro kosovari,

presunti responsabili di alcune rapine in villa messe a segno circa un anno fa nelle province di Brescia e di Bergamo, scarcerati per decorrenza termini nei giorni scorsi a Brescia. Secondo quanto ha spiegato il procuratore capo di Brescia Giancarlo Tarquini, di questi due, uno è stato arrestato e portato in carcere, mentre l'altro è in caserma in attesa del provvedimento di custodia cautelare chiesto al gip dalla Procura.

«RESPONSABILI DI UNA RAPINA» - È invece ricercato quello che sin dai giorni scorsi si era reso irreperibile.
Il quarto rapinatore infine è sempre sottoposto all'obbligo di dimora e costantemente monitorato dai carabinieri. Tarquini ha voluto sottolineare che questi sviluppi «nulla tolgono al rammarico per quanto accaduto» e ha aggiunto: «Il tempo c'era, devo capire perché ciò è accaduto per vedere se ci sono profili di responsabilità disciplinare».
Il magistrato ha inoltre spiegato che i rapinatori sono ritenuti responsabili di una e non di quattro rapine, aggiungendo inoltre che un quinto complice ha patteggiato una pena a tre anni e sei mesi e si trova ora agli arresti domiciliari.


07 maggio 2008
Corriere della Sera
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