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06.08.2004
Alabama, giustiziato detenuto anziano e colpito dal cancro
di Roberto Rezzo

NEW YORK. .È stato messo a morte in Alabama un uomo di 74 anni, gravemente malato e non più in grado di intendere e volere. Si chiamava James Barney Hubbard ed era stato condannato 27 anni fa per l'omicidio della sua convivente, Lillian Montgomery. Era il detenuto più vecchio rinchiuso nel braccio della morte in Alabama e il più vecchio a essere giustiziato negli Stati Uniti da quarant'anni a questa parte.

Il delitto di cui era accusato era avvenuto probabilmente nel mezzo d'un litigio, quando entrambi erano in preda ai fumi dell'alcol. Hubbard ha sempre sostenuto che la sua compagna si era suicidata e agli atti del tribunale risulta che la polizia riuscì a farlo confessare con un metodo poco ortodosso: con l'aiuto della bottiglia. Un'altra condanna per omicidio l'aveva ricevuta nel 1957, ma nel 1976 era stato rilasciato in libertà vigilata proprio perché la signora Montgomery, mossa a compassione dal suo caso e afflitta dalla solitudine dopo la morte del marito, gli aveva offerto un lavoro nello spaccio del paese che aveva in gestione. Storie di ordinaria disperazione e miseria in mezzo alle piantagioni di cotone del Sud. Tragedie consumate tra povere case dove l'acqua corrente è arrivata solo alla fine degli anni '60, dove in cortile si distilla ancora liquore di granturco, una bevanda micidiale che è persino peggio del whisky del deserto con cui son stati sterminati gli indiani d'America.

In prigione l'aveva consumato la cirrosi, poi il cancro alla prostata con metastasi avanzate al colon, infine la demenza. Non era più in grado di lavarsi da solo e non era cosciente neppure della propria identità.
Giovedì mattina i giudici della Corte suprema, con una risicata maggioranza di cinque voti contro quattro, avevano respinto la richiesta di un provvedimento sospensivo. Subito dopo il governatore dell'Alabama, il repubblicano Bob Riley, fa sapere che non intende esercitare il potere di grazia. Dopo l'esecuzione ha commentato compiaciuto: «Anche se non possiamo dire che in questo caso la giustizia sia stata tempestiva, giustizia è stata fatta». Lucia Penland, responsabile dell'Alabama Prison Project, un gruppo di volontari che offre assistenza ai condannati a morte ha replicato: «Questa non è giustizia. È un misto di crudeltà mentale e di vendetta, qualcosa d'indegno per una società che pretenda di chiamarsi civile». «Era vecchio, malato, inoffensivo. Non aveva alcun senso giustiziarlo», ha sottolineato l'avvocato Alan Rose, difensore di Hubbard negli ultimi 16 anni. Nell'ultimo appello aveva citato proprio l'incapacità d'intendere e volere quale motivo ragionevole per sospendere la sentenza. Non c'è stato nulla da fare.

Hubbard ha consumato il suo ultimo pasto giovedì alle 3 e 40 del pomeriggio. Ha chiesto due uova al tegamino, pomodori verdi fritti, due fette d'ananas e una banana. Da bere una lattina di succo di verdure marca V8. Era tutto vestito di bianco quando alle 6 e 13 il direttore del carcere gli ha letto il decreto esecutivo della condanna a morte. Era pallido in volto, disorientato, si teneva a malapena in piedi. Lo hanno fatto sdraiare su un lettino e immobilizzato con lacci di cuoio. Cinque minuti più tardi gli hanno piantato un ago nella vena dell'avambraccio e iniettato prima un sedativo, poi una sostanza che blocca il respiro, quindi un'altra per fermare il battito del cuore.

Se n'è andato senza dire una parola, lo sguardo fisso rivolto dall'altra parte del vetro, dove sedeva la figlia che aveva abbracciato per l'ultima volta poche ore prima. All'esecuzione hanno assistito anche sei familiari della vittima. Uno dei figli, Jimmy Montgomery, 66 anni, un luogotenente colonnello in pensione, si è detto dispiaciuto per come Hubbard è morto: «Avrei voluto vederlo friggere sulla sedia elettrica o davanti a un plotone di esecuzione. Mi sarebbe piaciuto vederlo soffrire di più». L'altro figlio, Johnny Montgomery, non si è mosso invece dalla sua casa di Birmingham. Ha fatto sapere di aver mandato una lettera a Hubbard lunedì scorso, e di sperare proprio che l'abbia letta prima di essere giustiziato. Gli ha scritto per offrirgli il suo perdono. Ha chiuso la missiva con qualche parola di preghiera, versi tratti dall'atto di dolore, la preghiera di peccatori.

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