USA - Il Papa incontra le vittime degli abusi sessuali
E' stata la prima volta che un gruppo di vittime dello scandalo scoppiato a Boston nel 2002 e dilagato a macchia d’olio tra le diocesi d’America ha avuto l’opportunità di incontrare il Pontefice.
L'incontro e' stato organizzato in segreto dal cardinale Sean O'Malley che si e' accordato direttamente con il Santo Padre dopo che un primo incontro con le vittime a Roma sfumo' per "resistenze di ambienti ecclesiastici".
WASHINGTON – Boston, la città epicentro dello scandalo della pedofilia che ha travolto in questi anni la Chiesa americana, era rimasta tagliata fuori dal viaggio americano di Benedetto XVI.
Il suo arcivescovo, il cardinale Sean O'Malley, non si è però dato per vinto: prima ha tentato di portare un gruppetto di vittime di abusi sessuali in Vaticano, poi ha messo a segno un blitz programmato in segreto per settimane, organizzando a Washington l’incontro che era sfumato a Boston e a Roma.
Un gesto di fronte al quale la principale organizzazione che riunisce coloro che sono rimasti vittime degli abusi si è detta «grata» dall’incontro, ma anche convinta che serva «più delle parole» per sanare la ferita.
Due dei cinque protagonisti dell’incontro vi si sono recati con una punta di scetticismo. Bernie McDaid e Olan Horne, prima di recarsi dal Papa, hanno rilasciato un’intervista alla National Public Radio nella quale hanno sottolineato di «non sapere cosa aspettarsi».
«Non gli bacerò l’anello – ha detto Horne – e se andremò là e ci verrà servito un bel piatto di belle parole, posso garantire che sarò la prima persona a dire che quest’uomo manca dell’autorità morale per gestire la Chiesa cattolica. Mi aspetto qualcosa più delle scuse quando lascio la stanza».
Per ore dopo l’incontro i protagonisti non hanno rilasciato dichiarazioni, ma il Vaticano ha descritto la scena come carica di commozione.
O'Malley, il protagonista della vicenda, è il successore del cardinale Bernard Law, che fu praticamente rimosso da Boston da Papa Giovanni Paolo II e vive ora a Roma, anche ha continuato a mantenere la carica e gli onori da cardinale.
«Ero pronto. Aspettavo questo momento da sette anni», ha detto McDaid aggiungendo che il Papa lo ha ringraziato.
Faith Johnston, ancora una ragazza, ha scelto la Cnn per raccontare la sua emozionante esperienza: «Le lacrime hanno parlato per me», ha detto la giovane donna che è andata al colloquio nella Nunziatura di Washington con il mano il rosario dono della madre e a cui il pontefice ha fatto gli auguri per l'imminente matrimonio...
Horne, che ha consegnato al Papa le foto, ha detto che come prima cosa Benedetto XVI «si è scusato», ed è stato «straordinario».
Al papa è stato consegnato anche un libriccino con i nomi di un migliaio di vittime perchè Benedetto «possa pregare per loro».
«Ora ho di nuovo speranza», ha detto Horne: «Abbiamo ricevuto una promessa sincera dal Papa. Questo primo passo è un inizio. Capiva le cose di cui parlavamo».
McDaid ha detto che il Papa gli ha stretto la mano:
«Gli ho detto che ero un chierichetto quando è successo. Che quel che è successo non è stato solo un abuso sessuale ma una violenza spirituale». L’uomo ha riferito anche di aver detto al papa che «c'è un cancro che cresce nella sua chiesa, che deve fare qualcosa» e ha aggiunto che, a suo avviso, Benedetto XVI ha recepito il messaggio: «Le sue scuse mi hanno commosso».
Horne ha detto che il Papa si è impegnato con lui a far di più e, tra le misure possibili, ha parlato di rendere i vescovi responsabili per gli abusi commessi nelle diocesi di loro competenza. «Sono uscito ottimista, pieno di speranza».
È stato l’energico arcivescovo francescano, noto per girare sempre in saio, ad essersi accollato il compito di rimettere in piedi la diocesi segnata dalla crisi.
O'Malley lo scorso anno aveva chiesto ufficialmente al Papa di recarsi anche a Boston. Quando l’ipotesi è sfumata, secondo quanto hanno riferito fonti della Chiesa cattolica americana, il cardinale ha provato a portare a Roma un gruppetto di vittime di abusi, per farle incontrare con il Papa prima che partisse per gli Usa.
Un progetto che avrebbe incontrato resistenze in ambienti ecclesiastici. L’arcivescovo si sarebbe quindi rivolto direttamente a Benedetto XVI, ottenendo il via libera per organizzare l’incontro a Washington.
Oltre a portare la piccola delegazione nella Nunziatura nella capitale, il cardinale ha anche consegnato al Papa un elenco con un migliaio di nomi di vittime.
Abusi sessuali, l’abbraccio di Benedetto XVI alle vittime
Roma, 18 apr (Velino) - L’abbraccio di Benedetto XVI alle vittime degli abusi sessuali da parte di esponenti del clero si è concretizzato ieri pomeriggio (le 22.15 ora italiana), quando nella nunziatura a Washington ha ricevuto cinque di loro, accompagnate dal cardinale di Boston Sean O’Malley. Già tre volte - in conferenza stampa sull’aereo, con i vescovi e alla Messa al Nationals Stadium - il Papa era tornato sulla vicenda che negli ultimi anni ha scosso la Chiesa degli Stati Uniti, e che sta diventando il leit motiv del viaggio apostolico. L’insistenza di Benedetto XVI dice di quanto la ferita sia ancora aperta, e di quanto importante sia che il Papa si pronunci in modo chiaro, per poter davvero ripartire.
Gli americani aspettavano il conforto del successore di Pietro, il quale ha risposto con decisione e calore insieme. Lo dimostra l’incontro di ieri, in cui il Papa “ha pregato insieme” alle vittime e “ha ascoltato i loro racconti personali e detto loro parole di incoraggiamento e di speranza - informa una nota della Sala stampa vaticana -.
Il Papa li ha assicurati della sua preghiera per le loro intenzioni, per le loro famiglie e per tutte le vittime di abuso sessuale”.
E se qualcuno era arrivato all’incontro perplesso, si è dovuto poi ricredere: “Ora ho di nuovo speranza”, ha detto alla Cnn Olan Horne, che alla mattina aveva rilasciato dichiarazioni piuttosto scettiche. Horne ha anche consegnato alcune foto-testimonianza al Papa, che le ha accettate: “Nessuno ci ha detto quel che dovevamo dire - ha raccontato -, abbiamo potuto parlare liberamente”. Il papa “si è scusato”, è stato “straordinario”, ma soprattutto “capiva le cose di cui parlavamo”. Una comprensione testimoniata anche dagli altri presenti, così come la speranza con cui sono usciti dall’incontro.
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