L'Ateismo: il peggiore dei mali che incombe sull'Umanità!
Scritto da: enricomolinaro 25/09/2006 21.27
sei proprio un bestionn!
tu mi chiedevi
io avevo rimarcato di avertelo già detto (in termini psicologici: sentimenti, intuizione):
se devo dirtelo invece in termini teologici, ti dico: la gnosi:
che in quanto esperienza diretta, irrazionale del divino, conoscenza intuitiva, è distinta sia dalla ragione (conoscenza razionale) sia dall'atto di fede:
è un sapere e non un credere:
mi spiego?
Lo so di essere il “Bestion”!
Sono uno che, infatti, ha la lungimirante aspirazione di conoscere al meglio il suo interlocutore, per costruire dialogo e confronto autentico e leale.
Ad ogni modo per cominciare, esimio amico (gnostico e junghiano!), andiamo piano; il concetto di “Gnosi” ha un significato ben più complesso e un’origine diversa da come deduci e la sintetizzi tu.
Sai bene che la
gnosi deriva dal termine greco: la “Conoscenza”. Essa è propria dell’antico
Sapiente; quel filosofo che perviene ai principi universali, tra cui quelli etici e morali, grazie ad una conoscenza ricevuta direttamente dagli “dei”, tuttavia, ciò avviene attraverso un immancabile studio pseudo raziocinante e un similare scientifico.
In più, mentre la gnosi è una conoscenza esoterica che si fonda sempre sostanzialmente sulla Ragione soggettiva, ed è quindi un privilegio ottenuto da pochi iniziati che la apprendono con la speculazione teosofica – non con quella teologica -, e mentre ancora la gnosi, è principalmente rivolta al piano metafisico, al mondo delle idee, dei miti…, perciò, anche all’occulto, all’inafferrabile, al segreto, alla comprensione dell’Essere e del divenire, anche con l’uso delle diverse arti divinatorie di cui, la magia, l’alchimia, l’astrologia, lo spiritismo ecc, la conoscenza che invece viene dalla religiosità è assai differente per gli obiettivi e per i mezzi usati. Quanto alla Sapienza cristiana, essa è essenzialmente: la “Soteriologia”; è quel Mistero di Salvezza nascosto da sempre al sapiente filosofo, ma al contempo però, svelato da Dio all’ignorante. È una conoscenza rivolta a chi, essendo “piccolo” per la sua condizione di natura limitata, non è capace e mai potrà sapere, in quanto appunto, è creatura. Essa cognizione, poi, è fondata sulla Fede, ossia, sulla “Rivelazione” che Dio ha fatto di sé.
Inoltre (e credo bene che la gnosi è aborrita dalla Tradizione del Magistero Apostolico di Santa Madre Chiesa Cattolica, insieme a quel pozzo d’erudizione peculiare del cardinale Ratzinger, quando, come accadde nel corso dei secoli, tale conoscenza gnostica è divenuta eretica – la “Eresia” – in contrapposizione, non per sua indole piuttosto per una cattiva deformazione tanto perniciosa quanto è maligna la radice dell’Ateismo, al deposito della fede cattolica!), la Patristica ha approfondito ed insegnato la conoscenza “rivelata” con la forma tipica della mistagogia: quell’usuale
”insegnare nel silenzio e iniziare ai misteri” (Sant’Agostino - Sermo 60/A, 1) cristiani che va oltre la semplice catechesi e, che in seguito è definita, la “Teologia”, con tutte le sue varianti dottrinarie e pastorali.
Allora sì che, in altre parole possiamo pure sintetizzare e sostenere: la gnosi è soltanto una conoscenza teoretica dell’indagare sull’Assoluto e sui suoi derivanti, ma, dopo questo studio ermetico e circoscritto all’elitario, essa, infine resta chiusa in se stessa. Contrariamente, la sapienza “evangelica” accessibile a tutti, è funzionale ed esperita attraverso la Fede e la Speranza ma soprattutto, la Carità. E ancora: mentre la conoscenza operata dalle tre virtù teologali, porta all’azione concreta di chi vuole “credere” in Dio e con Lui e in Lui può, col plausibile della propria Ragione, realizzarsi pienamente; la gnosi invece, che è solo possibile al non credente – pertanto allo gnostico, all’agnostico e all’ateo -, è una sapienza sterile alla retta Ragione per l’effettiva “conoscenza”, non solo di Dio, ma, proprio grazie a Lui e per Lui, a quella dell’Uomo stesso e del suo pieno compimento. È quel non arrendersi e il non fermarsi su ciò che trascende l’ontologico nell’identità umana, ed è altresì, il non procedere razionalmente alla maturazione di quella Fede donata però non accettata, poiché respinta di proposito e volutamente ignorata.