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Astronomia

Ultimo Aggiornamento: 01/07/2015 12:23
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28/04/2005 10:46

Re: Montagne sempre illuminate sulla Luna

Scritto da: texdionis 26/04/2005 12.17
Fonte: ESA

Nella seconda metà del XIX secolo Camille Flammarion, il popolare astronomo francese, lanciò l'idea che sulla Luna potessero esistere montagne sempre illuminate dalla luce del Sole. Questi picchi eternamente soleggiati, ovviamente, non potrebbero trovarsi se non nelle regioni polari e per la loro identificazione si dovrebbe ricorrere a una attenta e continua osservazione di tali regioni.
Nei mesi scorsi la sonda europea SMART-1, nel corso della sua marcia di avvicinamento alla Luna, ha avuto modo di fotografare più volte le regioni polari del nostro satellite. Gli astronomi confidano che quelle immagini - raccolte da una distanza di circa 5000 km - possano dare concrete indicazioni sia sulle variazioni della illuminazione delle regioni polari nel corso della rotazione lunare sia sull'andamento delle loro variazioni stagionali. L'indagine fa affidamento sulla sensibilità di AMIE, l'apparecchio fotografico di cui è dotata SMART-1, in grado di acquisire immagini anche in condizioni di luce molto scarsa.
Al di là del desiderio di verificare se Flammarion abbia visto giusto o meno, l'esistenza di regioni perennemente illuminate può avere interessanti sbocchi per la progettazione delle future missioni lunari. In particolare diventerebbe un dato di fondamentale importanza in vista dell'approvvigionamento energetico degli insediamenti sul nostro satellite.
Curiosamente è sempre nelle regioni polari che alcuni astronomi ipotizzano la presenza di ghiaccio superficiale. Questo ghiaccio potrebbe ricoprire il fondo di alcuni crateri e si conserverebbe perchè le loro pareti sbarrerebbero la strada alla luce del Sole.
Se entrambe le aspettative fossero corrette, significherebbe che nelle regioni polari coesisterebbero a breve distanza tra loro regioni sempre illuminate e regioni sempre in ombra. Per eventuali missioni lunari questo vorrebbe dire avere a portata di mano due elementi fondamentali quali l'energia e l'acqua. Cosa si può volere di più?




la tecnologia per rimanerci parecchio tempo e sfruttare quelle fonti [SM=x44465]
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29/05/2005 17:52

Voyager: 14 miliardi di km
Viaggio incredibile della sonda: a bordo musica e discorsi
Viene un brivido a pensarci: mai nessuna macchina costruita dall' uomo aveva viaggiato così lontano dalla Terra. Voyager 1, la sonda della Nasa che con la gemella Voyager 2 era stata protagonista negli anni ' 70 e ' 80 del Grand Tour tra i pianeti, è arrivata ai confini del sistema solare. Ora si trova a una distanza di 14 miliardi di chilometri, in una zona turbolenta dove il vento solare ormai ridotto a debole brezza cessa di far sentire la sua presenza. « Siamo all' estrema frontiera dominata dal Sole e sulla soglia dello spazio interstellare » , ha ricordato Edward Stone, l' anziano scienziato che aveva guidato la sonda durante le sue esplorazioni dalle stanze del Jet Propulsion Laboratory di Pasadena. Ora, agli occhi elettronici del robot si presenta il cosmo più profondo senza più pianeti da incontrare, ma solo atomi e molecole di un mondo estraneo al nostro. Già è un record straordinario ascoltare ancora la sua voce 28 anni dopo la sua partenza dalla Terra. Lanciato nel settembre 1977, doveva sopravvivere un quinquennio transitando nelle vicinan ze di Giove e poi di Saturno, raccogliendo le loro prime immagini dettagliate. Terminata nel 1980, la ricognizione del gigante inanellato deviava la traiettoria proiettandosi verso i confini. Il gemello Voyager 2, invece, partito qualche giorno prima, proseguiva oltre Saturno incontrando anche Urano e Nettuno dove giungeva nel 1989 rivelandoci il suo volto azzurro, simile alla Terra. Poi anche lui cambiava rotta proiettandosi verso il cosmo profondo: ora si trova a circa dieci miliardi di chilometri. Entrambe le sonde volano verso obietti remoti. Voyager 1 arriverà fra 40 mila anni nei pressi della stella C+ 793888 e Voyager 2 avrà bisogno di viaggiare per ben 380 mila anni per violare gli spazi della stella Sirio. Entrambe, però, saranno mute osservatrici perché i generatori nucleari che alimentano la loro voce allora saranno esauriti. Ma le due sonde portano un messaggio, un Cd con incisi suoni naturali, discorsi e musiche: una sorta di messaggio in bottiglia per eventuali civiltà extraterrestri. ripresi dalla sonda Cassini L' immagine ripresa martedì scorso, 24 maggio, dalla sonda Cassini della Nasa mostra i celebri anelli di Saturno

(Caprara Giovanni) il corriere della sera

[Modificato da texdionis 29/05/2005 17.52]

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02/06/2005 09:06

Dove nascono le stelle
È stato tutto merito degli occhi a infrarossi della Nasa. Lo sguardo indagatore del super telescopio spaziale Spitzer, infatti, è riuscito a «catturare» la nascita di alcune stelle. Di centomila astri, a voler essere precisi: abbracciate da una nuvola gassosa e tutti intorno a una stella madre lontana diecimila anni luce dalla Terra.
Gli scienziati della Nasa hanno potuto scoprire che la nebulosa Carina è un'incubatrice. Una vera e propria «culla»: raccoglie le radiazioni e i venti emanati da un grappolo di stelle enormi che hanno squarciato le nuvole di gas e polvere della nebolusa comprimendole per formare nuove stelle.




Un evento assolutamente eccezionale: per la prima volta nella storia della Nasa, Spitzer è riuscito ad attraversare l'ammasso nebuloso e a scoprire la formazione di nuove stelle. E la sua telecamera ha ripreso tutto: sono dei piccoli ammassi di pulviscolo che prendono vita da Eta Carinae, una delle più grandi stelle nebulose conosciute, nata a sua volta dall'enorme nebulosa Carina. Ed è proprio lei, la grande madre: Eta Carinae è grande 100 volte più del Sole ed è la seconda stella più luminosa che esista. Gli esperti della Nasa credono che presto «morirà» in un'esplosione di supernova.

da [URL]www.corriere.it[=URL]www.corriere.it

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06/06/2005 01:03

Re: Voyager: 14 miliardi di km
un successo scientifico...


Scritto da: texdionis 29/05/2005 17.52
Viaggio incredibile della sonda: a bordo musica e discorsi
Viene un brivido a pensarci: mai nessuna macchina costruita dall' uomo aveva viaggiato così lontano dalla Terra. Voyager 1, la sonda della Nasa che con la gemella Voyager 2 era stata protagonista negli anni ' 70 e ' 80 del Grand Tour tra i pianeti, è arrivata ai confini del sistema solare. Ora si trova a una distanza di 14 miliardi di chilometri, in una zona turbolenta dove il vento solare ormai ridotto a debole brezza cessa di far sentire la sua presenza. « Siamo all' estrema frontiera dominata dal Sole e sulla soglia dello spazio interstellare » , ha ricordato Edward Stone, l' anziano scienziato che aveva guidato la sonda durante le sue esplorazioni dalle stanze del Jet Propulsion Laboratory di Pasadena. Ora, agli occhi elettronici del robot si presenta il cosmo più profondo senza più pianeti da incontrare, ma solo atomi e molecole di un mondo estraneo al nostro. Già è un record straordinario ascoltare ancora la sua voce 28 anni dopo la sua partenza dalla Terra. Lanciato nel settembre 1977, doveva sopravvivere un quinquennio transitando nelle vicinan ze di Giove e poi di Saturno, raccogliendo le loro prime immagini dettagliate. Terminata nel 1980, la ricognizione del gigante inanellato deviava la traiettoria proiettandosi verso i confini. Il gemello Voyager 2, invece, partito qualche giorno prima, proseguiva oltre Saturno incontrando anche Urano e Nettuno dove giungeva nel 1989 rivelandoci il suo volto azzurro, simile alla Terra. Poi anche lui cambiava rotta proiettandosi verso il cosmo profondo: ora si trova a circa dieci miliardi di chilometri. Entrambe le sonde volano verso obietti remoti. Voyager 1 arriverà fra 40 mila anni nei pressi della stella C+ 793888 e Voyager 2 avrà bisogno di viaggiare per ben 380 mila anni per violare gli spazi della stella Sirio. Entrambe, però, saranno mute osservatrici perché i generatori nucleari che alimentano la loro voce allora saranno esauriti. Ma le due sonde portano un messaggio, un Cd con incisi suoni naturali, discorsi e musiche: una sorta di messaggio in bottiglia per eventuali civiltà extraterrestri. ripresi dalla sonda Cassini L' immagine ripresa martedì scorso, 24 maggio, dalla sonda Cassini della Nasa mostra i celebri anelli di Saturno

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14/06/2005 11:42

Avevano ragione Aristotele e Epicuro, che ne ipotizzavano l'esistenza. Ora, dopo 2000 anni, il pianeta dei due filosofi greci è stato scoperto. E' di dimensioni doppie rispetto alla Terra, fuori dal sistema solare,intorno a una stella vicina, la Gliese 876, quindici anni luce distante dal nostro pianeta. Lo ha annunciato la National Science Foundation di Washington. Il corpo celeste sarebbe composto di roccia, ma è troppo caldo per ospitare forme di vita come le nostre.[SM=x44468]


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14/06/2005 13:19

Re:

Scritto da: texdionis 14/06/2005 11.42
Avevano ragione Aristotele e Epicuro, che ne ipotizzavano l'esistenza. Ora, dopo 2000 anni, il pianeta dei due filosofi greci è stato scoperto. E' di dimensioni doppie rispetto alla Terra, fuori dal sistema solare,intorno a una stella vicina, la Gliese 876, quindici anni luce distante dal nostro pianeta. Lo ha annunciato la National Science Foundation di Washington. Il corpo celeste sarebbe composto di roccia, ma è troppo caldo per ospitare forme di vita come le nostre.[SM=x44468]


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ma in cosa consisterebbe la somiglianza?[SM=x44473]

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14/06/2005 14:11

Re: Re:

Scritto da: never169 14/06/2005 13.19


ma in cosa consisterebbe la somiglianza?[SM=x44473]



Mi hai anticipato,volevo saperlo anch'io![SM=x44462]
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14/06/2005 23:28

La somiglianza consisterebbe nella composizione mineralogica,a quanto pare,ovvero la conformazione essenzialmente rocciosa.

Certo che dal titolo sembrava una notizia sensazionalistica,mentre alla fine gettano acqua sul fuoco.Vabbè,cercherò di scoprirne di più [SM=x44461]
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16/06/2005 13:07

Re:

Scritto da: texdionis 14/06/2005 11.42
Avevano ragione Aristotele e Epicuro, che ne ipotizzavano l'esistenza. Ora, dopo 2000 anni, il pianeta dei due filosofi greci è stato scoperto. E' di dimensioni doppie rispetto alla Terra, fuori dal sistema solare,intorno a una stella vicina, la Gliese 876, quindici anni luce distante dal nostro pianeta. Lo ha annunciato la National Science Foundation di Washington. Il corpo celeste sarebbe composto di roccia, ma è troppo caldo per ospitare forme di vita come le nostre.[SM=x44468]


(televideo)



A dire il vero, se ricordo bene, loro dicevano che, essendo la Terra fatta soprattutto di roccia, anche gli altri corpi celesti sarebbero dovuti essere così....diciamo che nella maggior parte dei casi si sono sbagliati...in questo caso gli è andata bene!

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16/07/2005 21:38

Scoperto pianeta con tre soli
C'era una volta un pianeta dove gli abitanti, se ce ne fossero stati, avrebbero potuto godere della vista di tre tramonti, avrebbero potuto abbronzarsi per tutto il giorno, ma per dormire avrebbero usato schermi per gli occhi. Quella che sembrerebbe essere una favola, secondo la recente scoperta di un ricercatore americano, è divenuta una realtà. Lo scienziato ha individuato un pianeta con tre soli nella costellazione del Cigno, a 149 anni luce dal nostro pianeta. Nonostante lo stupendo panorama, la vita, su questo lontano mondo, sarebbe poco allettante, con temperature altissime a causa della vicinanza dalla stella principale.
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17/07/2005 03:02

Re:
novità?


Scritto da: texdionis 14/06/2005 23.28
La somiglianza consisterebbe nella composizione mineralogica,a quanto pare,ovvero la conformazione essenzialmente rocciosa.

Certo che dal titolo sembrava una notizia sensazionalistica,mentre alla fine gettano acqua sul fuoco.Vabbè,cercherò di scoprirne di più [SM=x44461]

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17/07/2005 11:38

Re: Re:

Scritto da: jroth 17/07/2005 3.02
novità?




Per la prima volta è stato individuato un pianeta roccioso, con un diametro di circa due volte quello terrestre Un nuovo importante passo nella ricerca di pianeti di dimensioni comparabili a quelle della Terra appartenenti ad altri sistemi planetari è stato annunciato ieri alla National Science Foundation (NSF), l'agenzia federale americana che finanzia circa un quinto di tutta la ricerca di base negli Stati Uniti. Nel corso della conferenza stampa, un team di astronomi ha affermato di aver scoperto quello che ad oggi rappresenta il più piccolo pianeta extrasolare. Con una massa di circa 7 volte e mezzo quella della Terra e circa il doppio di diametro, potrebbe essere il primo pianeta roccioso trovato in orbita attorno a una stella, la quale sarebbe anche non molto diversa dal nostro Sole. Tutti gli altri pianeti extrasolari (circa 150) finora scoperti attorno a stelle "normali", sono più grandi di Urano, uno dei giganti ghiacciati del nostro sistema solare, con una massa di circa 15 volte quella della Terra. "Continuiamo a superare i limiti di ciò che possiamo scoprire: siamo sempre più vicini a trovare altre 'Terre'", ha detto uno dei membri del gruppo di astronomi, Steven Vogt, professore di astronomia e astrofisica all'Università della California - Santa Cruz. La Grande Terra appena scoperta orbita attorno alla stella Gliese 876, ad appena 15 anni luce da noi, in direzione della costellazione dell'Acquario. Una stella che possiede almeno altri due pianeti, di taglia simile a quella di Giove (che ha una massa 315 volte più grande di quella della Terra). Ma questa Grande Terra orbita attorno alla propria stella in appena due giorni: è talmente vicina alla superficie del suo sole che le temperature diurne probabilmente Rappresentazione artistica del pianeta terrestre in orbita attorno a Gliese 876 giungono a 200-400°C: un autentico calore da forno, che non favorirebbe la vita per come la conosciamo sul nostro pianeta. La capacità di individuare il leggerissimo ondeggiamento che il pianeta induce sulla stella con il proprio campo gravitazionale aumenta ora negli astronomi la speranza di riuscire a scovare pianeti rocciosi ancora più piccoli, in orbite più favorevoli a un potenziale sviluppo della vita. "E' il più piccolo pianeta extrasolare mai scoperto, il primo di una nuova classe di pianeti rocciosi terrestri" ha affermato un altro membro del team, Paul Butler della Carnegie Institution di Washington. "E' un po' il cugino maggiore della Terra". Il gruppo di astronomi ha stimato per il nuovo pianeta una massa minima di 5,9 masse terrestri, un periodo orbitale di 1,94 giorni a una distanza di 0,021 Unità Astronomiche (UA). In altre parole, la Grande Terra orbita attorno a Gliese 876 a poco più di tre milioni di km: quasi cinquanta volte più vicino di quanto non faccia il nostro pianeta attorno al Sole. Nonostante gli astronomi non abbiano una prova diretta che il pianeta è roccioso, ritengono che la sua massa limitata gli impedisca di trattenere i gas come fa Giove. Tre altri possibili pianeti rocciosi sono già stati scoperti fuori dal sistema solare. Ma orbitano attorno a una pulsar, i resti pulsanti di una stella ormai esplosa. "Questo pianeta risponde a una domanda antica" ha detto il team leader Geoffrey Marcy, professore di astronomia presso l'Università della California - Berkeley. "Oltre duemila anni fa i filosofi greci Aristotele ed Epicuro si chiedevano se altrove esistessero luoghi simili alla Terra. Ora, per la prima volta, abbiamo gli indizi dell'esistenza di un pianeta roccioso in orbita attorno a una stella normale. "I risultati di oggi sono un passo importante per rispondere a una delle domande più profonde che l'umanità possa porsi: 'Siamo soli nell'universo?'" ha aggiunto Michael Turner, capo del direttorato di Scienze Matematiche e Fisiche alla NSF, che ha parzialmente finanziato la ricerca. Al lavoro del team, condotto all'Osservatorio Keck alle Hawai'i, ha contribuito anche la NASA, l'Università della California e la Carnegie Institution di Washington. Marcy, Butler, l'astronomo Jack Lissauer dell'Ames Research Center della NASA, insieme al ricercatore Eugenio J.Rivera dell'Università della California-Santa Cruz, hanno dunque presentato i loro risultati ieri, lunedì 13 giugno alla conferenza stampa della National Science Foundation di Arlington, in Virginia. Un articolo completo è stato inviato all'Astrophysical Journal. Coautori sono Steven Vogt e Gregory Laughlin del Lick Observatory presso l'Università della California - Santa Cruz; Debra Fischer della San Francisco State University; e Timothy M. Brown del National Center for Atmospheric Research della NSF di Boulder, Colorado. Fonte www.uai.it/
[SM=x44475]
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18/07/2005 08:49

Re: Scoperto pianeta con tre soli

Scritto da: texdionis 16/07/2005 21.38
C'era una volta un pianeta dove gli abitanti, se ce ne fossero stati, avrebbero potuto godere della vista di tre tramonti, avrebbero potuto abbronzarsi per tutto il giorno, ma per dormire avrebbero usato schermi per gli occhi. Quella che sembrerebbe essere una favola, secondo la recente scoperta di un ricercatore americano, è divenuta una realtà. Lo scienziato ha individuato un pianeta con tre soli nella costellazione del Cigno, a 149 anni luce dal nostro pianeta. Nonostante lo stupendo panorama, la vita, su questo lontano mondo, sarebbe poco allettante, con temperature altissime a causa della vicinanza dalla stella principale.



Però si ha la possibilità di vedere l'alba senza fare levatacce![SM=x44513]

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03/09/2005 23:18

Età dell'universo
I ricercatori tedeschi ed italiani aggiungono un miliardo di anni all'età dell'universo


Un team di astrofisici tedeschi e italiani ha scoperto che alcune reazioni di fusione nucleare nelle stelle sono avvenute più lentamente di quanto si pensasse; da ciò si deduce che le stelle e, di fatto, l'intero universo, hanno molti più anni di quanto si supponeva.
Tale scoperta è stata effettuata da alcuni scienziati dei laboratori nazionali del Gran Sasso e dell'Istituto nazionale di fisica nucleare in Italia, nonché dell'Università Ruhr a Bochum, Germania. Essi collaborano al progetto Luna (Laboratory for Underground Nuclear Astrophysics: laboratorio di astrofisica nucleare sotterranea), che si prefigge di ricreare alcune reazioni
avvenute all'interno delle stelle, in particolare nel nostro Sole, nonché di misurarne la frequenza (velocità del ciclo).
"La [stragrande maggioranza] dell'energia emessa dalla nostra stella deriva da reazioni di fusioni di quattro nuclei d'idrogeno che hanno comportato la formazione diretta di un nucleo di elio",
spiega Carlo Broggini, coordinatore del progetto Luna.Tuttavia, si sono rivelate decisive altre reazioni molto più lente avvenute simultaneamente, sebbene su scala più ridotta, che hanno contribuito a creare il ciclo carbonio-azotoossigeno, ha aggiunto il Dr Broggini.
Tali reazioni fra le strutture più complesse riscontrate nelle stelle hanno comportato livelli piuttosto bassi di energia, dando luogo ad un processo complessivo lento, pari a poche reazioni
al giorno. Se tale processo fosse avvenuto in modo decisamente più veloce, il nostro Sole, ad esempio, avrebbe esaurito le proprie riserve di idrogeno molto prima, rendendo impossibile la vita sulla Terra.
"[Nel complesso] la velocità del ciclo è determinata dalle reazioni più lente che lo formano", ha aggiunto il Dr Broggini; nel caso del nostro Sole, si tratta della formazione dell'ossigeno in
seguito alla fusione dei nuclei di azoto e di idrogeno. La riproduzione di tali reazioni di fusione in laboratorio non risulta troppo impegnativa di per sè; la difficoltà, piuttosto, sta nel riprodurle a livelli di energia così bassi, come nel caso delle stelle, senza l'interferenza delle radiazioni cosmiche ad elevata energia del Sole.
"In un normale laboratorio [ubicato] sulla superficie [della Terra], gli effetti della reazione studiati dal laboratorio Luna sarebbero completamente celati da effetti simili ma molto più numerosi in seguito alle reazioni causate dai raggi cosmici [...] che colpiscono ininterrottamente
il nostro pianeta", spiega il Dr Broggini. Per questo motivo, il lavoro inerente al progetto Luna è stato compiuto nei laboratori sotterranei del Gran Sasso: "I laboratori sono situati sotto 1.400 metri di roccia, che costituisce una barriera impenetrabile per quasi tutte le particelle provenienti dallo spazio. Siamo riusciti a portare a termine il nostro esperimento proprio grazie a tali condizioni particolari".
I risultati sono stati sorprendenti. Il team ha scoperto che il ciclo carbonio-azoto-ossigeno
procede a circa la metà del tempo previsto. Le stime sull'età dell'universo si basano sulle stelle più antiche, quelle presenti nei cosiddetti ammassi globulari stellari. La loro età è calcolata
mediante l'osservazione degli spettri di luce emessi e richiede la definizione della velocità del ciclo carbonio-azoto-ossigeno.
I risultati del progetto Luna hanno costretto gli scienziati a rivedere le loro valutazioni sulla velocità del ciclo carbonio-azoto-ossigeno e, di conseguenza, a correggere il calcolo dell'età dell'universo, da circa 13 a quasi 14 miliardi di anni, una scoperta d'importanza fondamentale di per sè, che influisce enormemente su altri settori dell'astrofisica.


Per maggiori informazioni, si veda il sito Web del progetto Luna: www.lngs.infn.it/site/exppro/luna/luna.htm

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(ma anche Ramarro Rurale, con il suo fedele servitore lo gnomo Corri Rorra, non scherza....)




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"Siccome c'ho una certa immagine da difendere....."

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07/09/2005 13:51

Saturno: gli anelli si modificano velocemente

Gli anelli di Saturno si modificano a una velocità assolutamente inaspettata da parte degli scienziati. In 25 anni si sono notate notevoli differenze nelle immagini riprese da Voyager 1 nel 1980 rispetto a quelle recenti di Cassini del 2005. Tra le maggiori sorprese c'è l'anello D, il più vicino al pianeta: alcune sue parti sono diventate più sottili. Ma non solo: una parte si è avvicinata di circa 200 chilometri a Saturno.

Le scoperte sono state annunciate lunedì dalla divisione di scienze planetarie della Società astronomica americana durante un incontro a Cambridge, in Inghilterra. Gli studiosi, inoltre, hanno riscontrato che le particelle di ghiaccio che compongono gli anelli principali di Saturno (denominati A, B e C) girano intorno al pianeta a una velocità minore del previsto. Gli scienziati si aspettavano che gli anelli più densi (A e B), dove le particelle collidono come in un autoscontro, rotassero più in fretta del meno denso anello C. Le velocità di rotazione sono state determinate misurando le temperature delle particelle.

«Non penso che gli anelli di Saturno scompariranno in breve tempo», ha detto Linda Spilker, scienziata che lavora al progetto. «Ma questi dati ci dicono come gli anelli evolvono e quanto potranno durare». Immagini agli ultravioletti riprese da Cassini dell'anello principale più esterno mostrano che in realtà contiene più spazi vuoti del previsto. Gli studiosi ora ritengono che le particelle di ghiaccio dell'anello siano intrappolate in agglomerati di detriti che periodicamente si spezzano e poi tornano a riunirsi a causa delle forze gravitazionali di Saturno.

Mercoledì 7 settembre intorno alle 11,30 (ora italiana) la sonda Cassini sorvolerà Titano a una distanza di soli 1.075 km osservando soprattutto l'emisfero meridionale dove gli scienziati presumono di poter scoprire finalmente laghi di metano liquido.

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26/09/2005 19:21

Un mare su Titano
Il primo mare mai scoperto al di fuori della Terra potrebbe essere stato trovato sulla superficie di Titano, una delle lune di Saturno. Nuove immagini radar della navicella Cassini, che il 7 settembre si è avvicinata per l'ottava volta alla luna, hanno rivelato quella che sembra essere una vera e propria linea costiera, raggiunta da sinuosi canali scavati profondamente nel terreno circostante.
La piatta e scura regione che fiancheggia la linea costiera "è l'area dove con maggiori probabilità è stato presente un liquido o una superficie umida, ora o nel recente passato", ha dichiarato Steve Wall, leader del gruppo che opera il radar di Cassini al Jet Propulsion Laboratory della NASA a Pasadena. I numerosi e lunghi canali sinuosi che attraversano la regione più chiara, terminando presso la linea costiera, suggeriscono l'esistenza di un ciclo di evaporazione simile a quello sulla Terra, con tanto di precipitazioni e sistemi fluviali che trasportano il liquido di nuovo al mare. Ma anziché d'acqua, il mare potrebbe essere composto da metano, che alla temperatura superficiale di Titano (-179 °C) resterebbe allo stato liquido.
La presenza di mari di metano liquido su Titano, magari mescolato con altri idrocarburi, non sarebbe una sorpresa. Titano, la seconda luna più grande del sistema solare, è anche l'unico satellite con un'atmosfera spessa, persino più di quella terrestre. I mari sarebbero necessari per spiegare la quantità di metano osservata sulla luna. Il fatto di non averne mai trovati finora costituiva uno dei grandi misteri che la missione Cassini era chiamata a svelare.

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21/10/2005 21:30

Rinviata la missione europea su Venere
E' stato rinviato di diversi giorni il lancio di Venus Express, la prima missione europea diretta su Venere, lancio che era previsto per mercoledi' prossimo: l'Agenzia Spaziale Europea (ESA) ha annunciato stasera che e' stata rilevata una "contaminazione" (non meglio precisata) all'interno del cappuccio che copre il carico strumentale, sulla punta del razzo. Venus Express, la cui missione e' compiere rilevazioni nell'atmosfera del pianeta, dovrebbe partire su un razzo vettore russo Soyuz-Fregat, gestito dalla societa' Starsem, dal Cosmodromo di Baikonur, in Kazakhistan. "La nuova data del lancio sara' annunciata in tempi brevi", dice un comunicato dell'ESA.
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01/11/2005 13:23

Plutone, identificate due nuove lune

Plutone ha tre lune, non una soltanto come si pensava finora. Lo hanno rivelato immagini riprese dal telescopio spaziale Hubble.

Il corpo planetario più estremo del sistema solare venne scoperto nel 1930, ma il suo satellite principale, Caronte, fu individuato soltanto nel 1978. Le due nuove lune ruotano attorno a Plutone a distanze molto maggiori di Caronte, e appaiono molto più piccole.



Sono state individuate da astronomi della Johns Hopkins University lo scorso maggio, e le loro rilevazioni debbono essere ancora confermate dall'Unione astronomica internazionale. Dopo di ciò verranno assegnati nomi ai due corpi celesti. I diametri delle due lune sono compresi fra i 50 e 180 chilometri.

È un puro caso - ha scherzato lunedì Alan Stern, del Southwest Research Institute, che ha illustrato ieri sera la scoperta in una conferenza stampa telefonica - il fatto che Plutone ha il nome della divinità degli inferi, e che noi vi parliamo della scoperta di queste due lune nel giorno di Halloween».

Una volta ottenuta la conferma dall'Unione Astronomica Internazionale, anche le due nuove lune di Plutone avranno un nome ispirato alla mitologia classica, e faranno compagnia a Caronte, la prima luna del pianeta, scoperta nel 1978: Caronte era il traghettatore delle anime dei defunti nel regno dell'oltretomba. Provvisoriamente, i due satelliti si chiamano P1 e P2.

[SM=x44497] [SM=x44474] [SM=x44497]

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01/11/2005 15:25

P2,il satellite dei massoni?

[SM=x44455]
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02/11/2005 17:23

Re:

Scritto da: texdionis 01/11/2005 15.25
P2,il satellite dei massoni?

[SM=x44455]



Così abbiamo scoperto dov'erano andati a finire... [SM=x44457]

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