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Riforma Gelmini: dilaga protesta di studenti, famiglie e Proff.

Ultimo Aggiornamento: 22/04/2011 01:07
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20/10/2008 01:45

La riforma di soli tagli che non piace a nessuno
Progetto di riforma entro ottobre per privilegiare l'inserimento di giovani
Il ministro «I cortei? Sono più decisa di prima»



DAL NOSTRO INVIATO
NORCIA — «Spaventata dai cortei? Neanche un poco. Casomai più decisa di prima». Il presidente Napolitano le ha telefonato. «Mi ha molto incoraggiata ».

È il giorno dopo la grande contestazione. Il ministro Mariastella Gelmini parla a un pranzo, in attesa di intervenire al convegno «Educazione e libertà» organizzato da Gaetano Quagliariello (Pdl), presidente della fondazione Magna Carta. Non si è spaventata, ma mentre sfilava il corteo non è andata al Ministero. «Sono rimasta all'Eur. Mi hanno consigliato di evitare viale Trastevere».
Se n'è andata da Renato, il suo parrucchiere. «Gli ho telefonato dicendo: adesso i giornali ti fanno diventare famoso».
Cerca di non dare peso agli insulti di studenti e insegnanti. «Il mio fidanzato che mi vuole molto bene ha detto: se ti torcono un capello ci penso io, ma contro chi ti insulta non posso fare nulla perché sono troppi. Ma io vorrei che chi insulta ragionasse ».

Vorrebbe che si ragionasse sul fatto che in questo Paese il numero degli addetti alla scuola è stato gonfiato in misura assurda. «Un milione e 300 mila persone. Questo ha comportato un aumento della spesa negli ultimi 10 anni del 30%, siamo passati da 33 a 43 miliardi di euro. Non ce lo possiamo permettere ». Ha difficoltà a procurarsi un quadro esatto dei conti, «io voglio i bilanci, ma la struttura è reticente nel fornire le informazioni». Non deve combattere solo la reticenza, ma anche le bugie. «I sindacati hanno messo in giro la voce che licenzieremo migliaia di insegnanti e molti finiranno negli uffici postali. Falso. Lo dico ad alta voce: non licenzieremo nessuno». Serve però un utilizzo migliore dei fondi. «Questo riguarda anche le università. Ci sono almeno 5 atenei con i conti fuori controllo. L'università rischia di finire come l'Alitalia e io voglio mettere mano subito a una riforma ». Ce ne sono troppe. «Se federalismo significa che ogni comune può farsi la propria università, dico chiaro che gli enti locali devono darsi una regolata».

Consapevole che l'ambiente universitario è surriscaldato e bisogna mettere in conto le occupazioni. Ma sa pure che una riforma non può eludere «il problema sociale del precariato». Il governo di centrodestra farebbe la figura dell'ottuso «se non capisse che questa è una vera emergenza». Allora sta pensando al turnover, una quota del 20% dei docenti che escono andrebbe ai precari, «premiando i più meritevoli anche con aumenti, e Tremonti deve farmi il santo piacere di non dire sempre no». Accusa la sinistra di aver gonfiato il numero dei precari. «Prima ha creato il loro disagio sociale e ora cavalca questo disagio, ma chi difende lo status quo fa del male all'università ».

Vorrebbe una sinistra che aiuti a trovare soluzioni, invece di protestare e basta.
«Non ho capito la levata di scudi sulle classi separate.
Se un bambino straniero che non conosce l'italiano studia la lingua in corsi separati cos'è, razzismo o buonsenso?». Sogna che i docenti moderati alzino la testa, che diano vita a una specie di marcia dei 40 mila, come quella famosa dei dirigenti Fiat. «Nelle università si fanno sentire solo i docenti di sinistra. Sarebbe ora che anche i moderati, per la miseria, mostrassero gli attributi».

Marco Nese
18 ottobre 2008(ultima modifica: 19 ottobre 2008)
www.corriere.it/politica/08_ottobre_18/gelmini_assunzioni_universita_22ca10d4-9d39-11dd-951d-00144f02aa...

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20/10/2008 08:32


Io direi che sarebbe fondamentale ridurre il numero di università, ormai anche paesi di 15.000 abitanti ne hanno una, con tutti i costi che ne conseguono. oltre a sfornare laureati imbarazzanti. ridurre di conseguenza il numero dei prof e possibilmente fare delle selezioni severissime, e introdurrei anche i test per l'ammissione, fatti però come si deve. poi chi, per esempio, va fuori corso per oltre due anni, dovrebbe automaticamente essere fuori e cercarsi un lavoro, non un parcheggio all'università. insomma, io farei una strage, altro che Gelmini, è fin troppo morbida [SM=x44511]


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20/10/2008 09:05

Nikki72, 20/10/2008 8.32:


Io direi che sarebbe fondamentale ridurre il numero di università, ormai anche paesi di 15.000 abitanti ne hanno una, con tutti i costi che ne conseguono. oltre a sfornare laureati imbarazzanti. ridurre di conseguenza il numero dei prof e possibilmente fare delle selezioni severissime, e introdurrei anche i test per l'ammissione, fatti però come si deve. poi chi, per esempio, va fuori corso per oltre due anni, dovrebbe automaticamente essere fuori e cercarsi un lavoro, non un parcheggio all'università. insomma, io farei una strage, altro che Gelmini, è fin troppo morbida [SM=x44511]



Se ti candidi a Ministro dell'Università ti voto. [SM=x44452]

Scherzi a parte: io condivido pienamente le posizioni della Ministra. Soprattutto quando sostiene che difendere lo status quo, oggi porta al disastro della scuola e dell'università.
Che i sindacati difendano lo status quo non mi sorprende. Che lo faccia un partito come il PD, che si autocelebra come riformista, mi lascia molto perplesso; perchè c'è del buono nelle intuizioni della Gelmini - oltre che del vero nei dati che diffonde e di cui nessuno parla - ma lo sforzo di proporre alternative non lo fa nessuno.

E non è una critica legata solo al PD, è la considerazione che in Italia la politica non serve ad affrontare i problemi in un'ottica generale e di lungo respiro, ma insegue il proprio tornaconto puntando sul contrasto acritico alle idee dell'avversario. E questo è diffuso in tutta la classe politica (un esempio recente del pdl: il caso Alitalia).

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20/10/2008 09:08

Re:



Se ti candidi a Ministro dell'Università ti voto. [SM=x44452]

Scherzi a parte: io condivido pienamente le posizioni della Ministra. Soprattutto quando sostiene che difendere lo status quo, oggi porta al disastro della scuola e dell'università.
Che i sindacati difendano lo status quo non mi sorprende. Che lo faccia un partito come il PD, che si autocelebra come riformista, mi lascia molto perplesso; perchè c'è del buono nelle intuizioni della Gelmini - oltre che del vero nei dati che diffonde e di cui nessuno parla - ma lo sforzo di proporre alternative non lo fa nessuno.






E' quello che penso anch'io, il PD in questi mesi non ha fatto una proposta che sia una, però critica quelle degli altri. troppo facile [SM=x44463]


[Modificato da Nikki72 20/10/2008 09:08]
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20/10/2008 10:27

Re:
paperino73, 20/10/2008 9.05:


...io condivido pienamente le posizioni della Ministra.
Soprattutto quando sostiene che difendere lo status quo, oggi porta al disastro della scuola e dell'università.
Che i sindacati difendano lo status quo non mi sorprende. Che lo faccia un partito come il PD, che si autocelebra come riformista, mi lascia molto perplesso; perchè c'è del buono nelle intuizioni della Gelmini - oltre che del vero nei dati che diffonde e di cui nessuno parla - ma lo sforzo di proporre alternative non lo fa nessuno.

E non è una critica legata solo al PD, è la considerazione che in Italia la politica non serve ad affrontare i problemi in un'ottica generale e di lungo respiro, ma insegue il proprio tornaconto puntando sul contrasto acritico alle idee dell'avversario. E questo è diffuso in tutta la classe politica (un esempio recente del pdl: il caso Alitalia).


[SM=x44467]

Mi viene il sospetto che della Riforma Gelmini tu non ti sia sufficientemente informato [SM=x44467]

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20/10/2008 10:44

Re: Re:
Etrusco, 20/10/2008 10.27:


[SM=x44467]

Mi viene il sospetto che della Riforma Gelmini tu non ti sia sufficientemente informato [SM=x44467]





L'ho letto per intero.
Più informato di così.

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20/10/2008 10:53

Una buona istruzione prepara i figli a superare le sfide che la società odierna presenta. Fornisce loro una preparazione di base, insegnando fra l'altro a leggere e scrivere bene e a far di conto. In più, influisce sui loro rapporti con gli altri e consolida le sane norme morali.
Ma dal momento che in Italia la scuola sta vivendo tempi difficili, è molto difficile provvedere un'istruzione del genere.
Un insegnante con una lunga carriera alle spalle si è lamentato dicendo: Le classi sono composte da bambini violenti che usano un linguaggio volgare e offensivo, bambini stanchi morti perché sono andati a letto tardi per guardare la TV, bambini malnutriti o affamati e bambini che non sanno cos'è la disciplina.
E gli insegnanti vi diranno che "non è possibile insegnare a bambini indisciplinati".
Ecco allora che è nata l'idea di procedere con una riforma nella speranza di portare "aria nuova" nelle scuole italiane, e il ministro Gelmini ha preso come modello la "vecchia scuola" per portare "aria nuova" nelle aule italiane!
Il Ministro Gelmini vede come tutti noi, che la scuola italiana non funziona, vede che gli studenti italiani sono fra i più ignoranti di tutta 'Europa, quindi ha ideato una riforma drastica per tornare ai tempi in cui "sembra" che le cose andavano meglio… ora più che mai vale il detto: "Si stava meglio (nelle scuole) quando si stava peggio!"

Il dilemma degli insegnanti italiani
Il Ministro ha così descritto il dilemma che si presenta oggi agli insegnanti: "Si trovano costretti a prevenire l'uso di droga e di alcool, a insegnare educazione sessuale, a cercare di rafforzare l'autostima degli studenti, a riconoscere i membri di bande criminali e a fare un sacco di altre cose. Tutto tranne fare veramente gli insegnanti. Quello che in realtà è richiesto loro è di essere assistenti sociali, mamme, papà, psicoterapisti, poliziotti, nutrizionisti, operatori sanitari, infermieri".
Perché agli insegnanti è richiesto tutto questo? Il motivo diventa chiaro se si analizza la composizione delle classi in una grande città italiana.
Circa una tipica classe di 23 studenti, probabilmente da 8 a 15 d'essi vivevano in condizioni di povertà; 3 erano nati da madri tossicodipendenti; 15 vivevano con un solo genitore.
È chiaro che la famiglia si sta disgregando. In Italia quasi un neonato su tre è illegittimo e un matrimonio su due finisce nel divorzio.
Come si spera di affrontare la crisi che questa situazione crea nelle scuole? Con la riforma Gelmini!

Le condizioni nelle scuole
Il degrado morale della società ha gravemente compromesso la capacità di insegnamento delle scuole. Le ha quasi messe nell'impossibilità di impartire una guida morale. Che l'ambiente scolastico sia cambiato si capisce confrontando i 7 maggiori problemi disciplinari delle scuole pubbliche nel 1940 con i 17 di oggi.

Nel 1940 i problemi maggiori nella scuola erano:


- (1) chiacchierare, (2) masticare gomma, (3) fare rumore, (4) correre nei corridoi, (5) non aspettare il proprio turno nelle file, (6) indossare abiti non appropriati e (7) non gettare la carta straccia negli appositi cestini.

Oggi invece, i maggiori problemi nella scuola sono:
- (1) stupro, (2) ladrocinio, (3) violenza privata, (4) furto con scasso, (5) incendio doloso, (6) esplosioni di bombe, (7) omicidio, (8) suicidio, (9) assenteismo, (10) vandalismo, (11) estorsione, (12) tossicodipendenza, (13) abuso di alcool, (14) scontri fra bande, (15) gravidanze, (16) aborti e (17) malattie veneree.


Noi siamo cresciuti più protetti delle nuove generazioni
Quasi tutti e tutto intorno a noi erano un appoggio per aiutarci a crescere. Noi che siamo stati allevati così dobbiamo renderci conto che i giovani d'oggi si trovano in un mondo molto diverso".
Effettivamente nelle scuole dei quartieri più poveri delle città è normale per gli studenti portare con sé sigarette, riviste pornografiche, coltelli e persino pistole, nonché usare e spacciare droga.
In molti casi gli insegnanti sono contenti se arrivano alla fine della giornata senza guai, e non necessariamente perché siano riusciti a insegnare qualcosa agli studenti.
Le deplorevoli condizioni in cui versano le scuole sottolineano il fatto che non sono in grado di sostituire i genitori nel provvedere la guida e il sostegno di cui i figli hanno bisogno per riuscire nella vita.

Collaboratori, non antagonisti
Il Ministro Gelmini, fra le varie cose chiede più rigore da parte dei genitori, egli dice che "Credo che le famiglie non debbano sempre dare ragione ai propri figli o, in qualche modo, fare i sindacalisti dei figli ma debbano creare una collaborazione con gli insegnanti. Una famiglia schierata sempre e comunque dalla parte dei figli non aiuta il ragazzo".
E' giusto
questo, quando i genitori non cooperano con gli insegnanti sorgono SERI problemi. Alcuni genitori, per esempio, si disinteressano completamente dell'istruzione dei figli; altri cercano di competere con gli insegnanti. A proposito di questa situazione non è forse vero che l'insegnante non è più l'unico capitano a bordo?

I genitori, ossessionati dall'idea che i figli debbano riuscire bene a scuola, spulciano i libri di testo, giudicano e criticano i metodi di insegnamento, reagiscono al primo brutto voto della prole.
Con un comportamento del genere possono invadere la sfera di competenza degli insegnanti!
Nell'interesse dei figli è necessario che i genitori cooperino con gli insegnanti, interessandosi in modo utile e attivo dell'istruzione dei figli.

Potrà la riforma Gelmini eliminare i problemi scolastici odierni?
Poiché rispecchia la società di cui fa parte, la scuola non può evitare i problemi della società in generale. I problemi sociali si sono rapidamente aggravati nel corso degli anni.

Come insegnanti e genitori descriverebbero la situazione di una scuola tipica di oggi?
Forse che gli studenti dormono in classe, si minacciano nei corridoi deturpati dalle scritte sui muri, disprezzano gli studenti bravi; forse che molti studenti hanno problemi come quello di badare ai fratellini, hanno genitori assenti e hanno problemi di sopravvivere alla violenza delle gang. Direste che ogni giorno quasi un quinto degli studenti è assente!.

Particolarmente allarmante è il problema della violenza nelle scuole, in aumento in tutta Italia.
Al posto di occasionali liti risolte a spintoni, in molti paesi sono di routine linciaggi e crudeltà.
Le botte sono sempre più comuni, le aggressioni più gravi, e i ragazzi ricorrono alla violenza più in fretta e in più giovane età.
Certo, non in tutti i paesi d'Italia le condizioni sono così terribili. Ma in molte città tanti insegnanti devono far fronte alla situazione tipica di oggi che l'insegnante non è più rispettato; non ha più autorità!
La mancanza di rispetto per l'autorità costituisce un vero pericolo per tutti i ragazzi. Perciò, personalmente, noi genitori, cerchiamo di insegnare ai nostri figli l'ubbidienza e il rispetto per l'autorità, qualità che spesso mancano nella vita scolastica odierna.
Potrà la riforma Gelmini eliminare la violenza nelle scuole?

Le notizie rivelano che la violenza nelle scuole ha raggiunto livelli molto preoccupanti ed è in aumento.
Ad una conferenza di insegnanti è stato detto che il 15 per cento degli alunni è "pronto a ricorrere alla violenza, e il 5 per cento non esita nemmeno a compiere gesti di estrema brutalità, in quanto sarebbe capace di prendere a calci una persona indifesa stesa a terra".
Singoli episodi di estrema brutalità destano grande preoccupazione.
I genitori si preoccupano per l'aumento dei reati di natura sessuale, dei ricatti e della violenza psicologica a scuola.
Il Ministero dell'Istruzione riferisce che la violenza è in aumento sia fra gli studenti delle scuole medie inferiori che fra quelli delle superiori.
La violenza nelle scuole è una piaga sociale. Negli ultimi 10 anni, ha osservato il portavoce di un sindacato degli insegnanti, abbiamo visto una tendenza sempre più diffusa a fare ricorso alla violenza e allo stupro.
Questa tendenza si è estesa anche alle fasce di età più basse, e ora non è più appannaggio dei maschi, ma si sta diffondendo anche tra le femmine.
Non è quindi strano se è nata l'idea di procedere con una riforma nella speranza di portare "aria nuova" nelle scuole italiane, "aria" tipo "stile antico"... e il ministro Gelmini ha preso come modello la "vecchia scuola" per portare "aria nuova", "aria più educata" nelle aule italiane!
Il sette in condotta porterà miglioramenti riguardo il fallimento della famiglia e della scuola?

Il sette in condotta è una delle riforme del Ministro, per me è una cosa assolutamente giusta, se un ragazzo NON è "civile" non è rispettoso all'autorità e alle norme di buon comportamento, NON è neppure idoneo ad essere promosso alla classe successiva, perciò è doveroso che ripeta l'anno scolastico causa un negativo voto in condotta. Questo "stop" è simile al non dare la patente d'auto ad un guidatore indisciplinato, uno "stop" utile perchè il ragazzo maturi e diventi più "civile"!
Ma la legge Gelmini da sola non basterà mai a far si che l'insegnamento dei veri valori sia impartita al ragazzo!
Infatti a questo riguardo la casa sta rapidamente diventando una sorgente inaridita. La disgregazione delle famiglie fa della casa un luogo poco adatto per l'insegnamento: genitori che lavorano entrambi, divorzi, famiglie con un solo genitore che per di più è costretto a lavorare, figli lasciati alle baby sitter o all'asilo o soli in case vuote in compagnia della TV che propina il sesso come divertimento e insegna la violenza come soluzione dei problemi non daranno un buon contributo a qualsiasi riforma in atto!
Secondo la mia esperienza, all'origine di molti problemi scolastici odierni c'è il fallimento della famiglia e della religione che non hanno trasmesso a quelli che sono nella loro sfera di influenza una solida e durevole scala dei valori.
La divisa o il grembiule uguale per tutti, basteranno a portare i veri valori agli studenti? Il Ministro spera che il grembiule sia un elemento di "ordine", "uguaglianza", "educazione" e "decoro". Ma, secondo me, NON BASTA!
Non avendo conosciuto dai "grandi" i veri valori, il ragazzo, anche se indossa un grembiule, si ritrova a cercare futilmente di più in ogni cosa. Materialmente ricco ma spiritualmente povero, il ragazzo è confuso e non sa da che parte andare. La sua salvezza sta nel ritorno alla fonte dei veri valori come il Ministro tenta di fare!

MAESTRO UNICO:
La Gelmini vuole il MAESTRO UNICO, non credo che il motivo sia legato soltanto all'interesse economico della facenda, piuttosto lei vede nel MAESTRO UNICO una persona che seguirà con più responsabilità i suoi studenti, (quando ci sono molti tutori c'è spesso l'idea che la la morale e la disciplina l'insegnerà l'"altro"), ma questo vorrebbe dire che l'insegnante dovrebbe essere, molto preparato, assai capace, oltre a che paterno e nello stesso tempo autoritario e comprensivo!
Alcuni attribuiscono gran parte della colpa dell'aumento della violenza al fatto che la scuola non insegna valori morali.
Ma è giusto
dare la colpa agli insegnanti perché non hanno instillato valori morali nei ragazzi? [SM=x44473]
La disposizione del ragazzo si forma già molto prima che vada a scuola, c'è poco che l'insegnante possa fare per cambiarla!
E' doveroso mettere in risalto che gli insegnanti che vedono i loro alunni solo per alcune ore al giorno non possono fare nulla per incrementare la fibra morale nella dieta scolastica a meno che ai ragazzi non sia stata insegnata dai genitori la differenza fra il bene e il male.
Non c'è dubbio: la base di una sana condotta morale dev'essere posta nei primi anni di vita dai genitori. Essi, anziché la scuola, sono primariamente tenuti a insegnare ai loro figli i valori morali perché avvenga un'inversione nell'escalation della violenza.
[Modificato da Etrusco 20/10/2008 10:56]

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Ho le prove provate che il maestro unico è un disastro totale !
Io.

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Siccome ho una reputazione da difendere... (Elvenking)

Mentre la maggior parte della gente continuerà a sbattersene i coglioni (Bremaz)

Hai ragione su tutto ! Stai migliorando in logica !
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Re:
Capitano Marino, 20/10/2008 10.56:

Ho le prove provate che il maestro unico è un disastro totale !
Io.




Anch'io, ma ho avuto la maestrA unica (che tra l'altro aveva anche due belle figliuole che le venivano spesso a far visita in classe [SM=x44486] )

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20/10/2008 11:29

Re:
Nikki72, 20/10/2008 8.32:


Io direi che sarebbe fondamentale ridurre il numero di università, ormai anche paesi di 15.000 abitanti ne hanno una, con tutti i costi che ne conseguono. oltre a sfornare laureati imbarazzanti. ridurre di conseguenza il numero dei prof e possibilmente fare delle selezioni severissime, e introdurrei anche i test per l'ammissione, fatti però come si deve. poi chi, per esempio, va fuori corso per oltre due anni, dovrebbe automaticamente essere fuori e cercarsi un lavoro, non un parcheggio all'università. insomma, io farei una strage, altro che Gelmini, è fin troppo morbida [SM=x44511]



bravissima [SM=x44476]
oltre a verifiche dell'aggiornamento degli insegnanti. e delle loro capacità (insomma mi piacerebbe che quei moduli di valutazione che ho compilato per 5 anni venissero vagamente presi in cosndierazione [SM=x44465] )
io sono favorevole su quasi tutta la linea, eccetto che per le classi ponte. esistendo già un progetto simile con le classi di alfabetizzazione, ritengo assurdo che per far imparare l'italiano a dei bambini li si separi dai bambini italiani e li si metta con il melting pot mondiale.
l'integrazione a 8 anni è molto più facile che a 30. se li separi la sensazione è sempre quella che siano dei diversi [SM=x44464]

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10/07/2009 13.45 - Capitano Marino: Mi quoto, aggiungendo che io soltanto pagherò il dolce alla Pippi.
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20/10/2008 19:14

Re:
Nikki72, 20/10/2008 8.32:


Io direi che sarebbe fondamentale ridurre il numero di università, ormai anche paesi di 15.000 abitanti ne hanno una, con tutti i costi che ne conseguono. oltre a sfornare laureati imbarazzanti. ridurre di conseguenza il numero dei prof e possibilmente fare delle selezioni severissime, e introdurrei anche i test per l'ammissione, fatti però come si deve. poi chi, per esempio, va fuori corso per oltre due anni, dovrebbe automaticamente essere fuori e cercarsi un lavoro, non un parcheggio all'università. insomma, io farei una strage, altro che Gelmini, è fin troppo morbida [SM=x44511]






la soluzione è molto più semplice...
togliere il valore legale alla maggior parte delle lauree...

ovvero per lavorare serve un buon diploma, solo dove serve una firma di responsabilità, possiamo pensare alla laurea almeno 5ennale.

poi chi vuol poltrire allì'università, libero, chi la vuol fare piano piano per cultura o crescita professionale idem...
vedrete che mercato del lavoro effervescente nascerebbe...



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Un unica certezza: il dubbio!
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Ogni tesi basata su ipotesi false è anch'essa falsa!
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La coerenza è la virtù degli imbecilli!
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La coerenza dell'incoerenza è il motore della saggezza!
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20/10/2008 19:21

Re: Re:
fantasex, 20/10/2008 19.14:




la soluzione è molto più semplice...
togliere il valore legale alla maggior parte delle lauree...

ovvero per lavorare serve un buon diploma, solo dove serve una firma di responsabilità, possiamo pensare alla laurea almeno 5ennale.

poi chi vuol poltrire allì'università, libero, chi la vuol fare piano piano per cultura o crescita professionale idem...
vedrete che mercato del lavoro effervescente nascerebbe...







Sembra quello che succedeva nell'immediato dopoguerra.. O sbaglio? [SM=x44452]
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20/10/2008 19:36

Re: Re: Re:
Colonnello Kilgore, 20/10/2008 19.21:




Sembra quello che succedeva nell'immediato dopoguerra.. O sbaglio? [SM=x44452]




sbagli!

la laurea ha da sempre valore legale... che poi alcuni corsi siano protetti da un ordine professionale altri no è altra quetsione...

per chiarirti....

si nel curriculum...
dott. solo per corsi 5ennali classici e altamente professinalizzanti!

ed ovviamente libero accesso da tutti i diplomi secondari 5ennali
[Modificato da fantasex 20/10/2008 19:37]

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20/10/2008 19:38

Re: Re:
fantasex, 20/10/2008 19.14:






ovvero per lavorare serve un buon diploma, solo dove serve una firma di responsabilità, possiamo pensare alla laurea almeno 5ennale.









Sarò più preciso. Mi riferivo solo a codesta tua frase.
20/10/2008 22:22

Re:
Nikki72, 10/20/2008 8:32 AM:


Io direi che sarebbe fondamentale ridurre il numero di università, ormai anche paesi di 15.000 abitanti ne hanno una, con tutti i costi che ne conseguono. oltre a sfornare laureati imbarazzanti. ridurre di conseguenza il numero dei prof e possibilmente fare delle selezioni severissime, e introdurrei anche i test per l'ammissione, fatti però come si deve. poi chi, per esempio, va fuori corso per oltre due anni, dovrebbe automaticamente essere fuori e cercarsi un lavoro, non un parcheggio all'università. insomma, io farei una strage, altro che Gelmini, è fin troppo morbida [SM=x44511]





Della serie le tasse universitarie arriverebbero alle stelle ed un discreto studente con una famiglia da ceto medio (esiste ancora?) non avrebbe accesso all'università. [SM=x44456]

Per non parlare di facoltà come ingegneria dove l'età media va dai 27 ai 28 anni per la laurea... quelli (e mi includo!) che sono? Ah degli scaldasedie!!! [SM=x44457]

L'università è fatta male, non perchè non sia sufficientemente complessa - vorrei ricordarvi chi ha fatto lo schifo di riforma... [SM=x44465] (con la quinquennale lo era molto di più!) - ma perchè è organizzata male in un mondo che cambia.
Troppi baroni, pochi laboratori e poco "sostegno" nei primi anni di studio per gli studenti.
Il tutoraggio è una presa per culo bella e buona.

Poi ci vorrebbe non un maestro, ma almeno due/tre e maggiori classi con il tempo pieno.

Nella scuola non bisogna tagliare: bisogna razionalizzare ed investire sulle persone capaci! [SM=x44458]

Offrire esperienza nelle realtà lavorative corrispondenti - stage - investendo sul serio!

La Gelmini è di certo migliore della Moratti ( [SM=x44506] )...solo che entrambe avvertono il "malessere", ma anzichè guardare la causa si trastullano sulla "contabilità scolastica".

Prima si guarda il male dov'è, poi si valutano le soluzioni in base anche alla contabilità.

Cmq gli italiani non hanno capito una mazza... e lo dico da sempre.
I tedesci han perso due guerre e sono tornati ad essere sempre una grande potenza perchè tra le loro priorità c'era la ricerca.

Vogliamo parlare della ricerca in Italia? (Aspetto fondamentale delle università, senza la quale non si potrebbe avere l'università stessa (secondo la legge)).


In ogni caso ste manifestazioni han rotto i coglioni anche a me: si sedessero tutti intorno ad un tavolo per trovare una soluzione!

Il problema è che agli italiani non interessa mai una soluzione che funzioni veramente, ma solo il proprio tornaconto! Il proprio portafoglio! [SM=x44463]
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21/10/2008 08:17

KuntaKinte77, 20/10/2008 22.22:


Nella scuola non bisogna tagliare: bisogna razionalizzare ed investire sulle persone capaci! [SM=x44458]



Scusa: se il 97% dei soldi spesi nel comparto scuola vanno in stipendi di personale docente e non, come si fa a razionalizzare ?
O paghi di meno le persone (che già sono le meno pagate dell'occidente) oppure ne paghi di meno. [SM=x44464]

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We'd all like t'vote for th'best man, but he's never a candidate (Frank McKinney "Kin" Hubbard).
21/10/2008 21:22



Ecco ancora i contestatori professionisti. La piazza pronta a martirizzare chiunque cerchi di mettere in luce un nuovo aspetto della cattiva gestione dello Stato.

Si parla di scuola, di universita'. Si parla della Gelmini.

Ha detto bene Ernesto Galli Della Loggia:

[...] C'è un ministro, Mariastella Gelmini, che dice che la scuola italiana non funziona. Porta delle cifre: sul numero eccessivo d'insegnanti, sull'eccessiva percentuale assorbita dagli stipendi rispetto al bilancio complessivo, sui risultati modesti degli studenti, sulla discutibile organizzazione della scuola nel Mezzogiorno.

[...] Che cosa realmente sanno della scuola, della causa per cui protestavano, gli studenti che l'altro giorno hanno affollato le vie e le piazze d'Italia? Probabilmente solo che il potere, cattivo per definizione (figuriamoci poi se è di destra!), vuole fare dei «tagli», termine altrettanto sgradevole per definizione, e imporre regole limitatrici della precedente libertà (grembiule, valore del voto di condotta), dunque sgradevoli anch'esse.

A parte il fatto che grembiuli e voto di condotta sono nella migliore delle ipotesi dettagli, e' incredibile come il Paese sembri essere in una sorta di allucinazione collettiva secondo cui la scuola va bene come e', e la Gelmini e' solo una sadica nemica dell'educazione.

Ma e' sull'universita' che mi colpisce di piu' il non-dialogo tra Paese e Ministro. Mentre gli studenti si affrettano a scimmiottare i propri genitori nell'inutile e pagliaccesco rito dell' okkupazione, uno dei punti chiave del Gelmini-pensiero viene completamente ignorato: in Italia esistono 300 sedi universitarie distaccate, 5.500 corsi di laurea distribuiti in 900 indirizzi... Non possiamo permettercelo, e certamente non e' un buon modo di distribuire i fondi per la ricerca.

Mettiamocelo bene in testa: eccellenza e' meglio di capillarita', quando si tratta di ricerca ed insegnamento universitario. In questo la Gelmini vede giusto. Speriamo solo che abbia il coraggio di fare qualche cosa a riguardo.

Ditemi voi

GS


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22/10/2008 09:54

Amarcord


"La maledizione degl'uomini è che essi dimenticano." Merlino dal film "Excalibur"





Rettori, l'allarme di Trombetti:
"Si rischia il blocco degli atenei"


di CLOTILDE VELTRI


ROMA - "Si è varcata la linea d'ombra. Ma dopo non c'è il mare calmo di Conrad, c'è il baratro". Hanno deciso di di rompere definitivamente gli indugi i rettori delle università italiane, che per bocca del loro presidente - Guido Trombetti - bocciano le scelte in materia finanziaria del governo e l'anciano l'allarme: così le università finiranno per chiudere. Ed il primo ad essere d'accordo con loro è proprio il ministro Fabio Mussi che definisce "errore madornale" il taglio del 20% dei consumi intermedi per Università e Ricerca.

Trombetti non usa mezzi termini: "La parte normativa che il governo sta costruendo per universtà e ricerca ci piace, e siamo pronti a fare la nostra parte e accettare la sfida. Quella che non ci piace è la parte finanziaria: quest'anno gli atenei rischiano di non poter pagare gli affitti, le aule, gli strumenti didattici, persino l'acqua. Manca il denaro per il quotidiano. Altro che stringere la cinghia fino al 2008 - continua Trombetti -. E' ovvio che a tutti viene chiesto di fare la propria parte nel risanamento fino al 2008. Ma non so se ci arriviamo, al 2008".

In sostanza le università accusano i provvedimenti previsti in Finanziaria di non riuscire nemmeno a coprire l'intero stanziamento già atteso e, soprattutto, la legge Bersani di essere "una taglia" che riporta al Tesoro i fondi degli atenei, impedendogli in alcuni casi di chiudere i bilanci.

Lo stato degli atenei. Uno scenario a tinte fosche Guido Trombetti articola nella relazione annuale sullo stato degli atenei. Trombetti torna prepotentemente a ricordare alla politica che così si rischia di affossare un sistema - quello della ricerca - già debole rispetto agli standard europei.

Il rettore snocciola cifre dolorose: l'Italia spende per ogni studente 7.241 euro contro i 9.135 della Francia e i 9.895 della Germania. Tradotto: impossibile assicurare agli studenti servizi di alta qualità in grado di competere con gli atenei degli altri paesi. Se questo è il punto di partenza, domani potrebbe andare peggio visto che il governo non offre segnali rincuoranti.

"Il Fondo di finanziamento ordinario - ricorda Trombetti - che dovrebbe assicurare all'Università la possibilità di svolgere nel quotidiano la funzione di istituzione pubblica (sottolineo pubblica) per l'alta formazione è quasi interamente assorbito dagli stipendi del personale".

In sostanza, se si volesse tornare ai livelli del 2001 bisognerebbe reperire un miliardo. E se è vero che la finanziaria 2007 aumenta gli stanziamenti per la ricerca scientifica, è anche vero che lo sforzo resta esiguo perché solo l'1,1% del Pil viene destinato a questo settore contro l'obiettivo del 3% indicato dall'Agenda di Lisbona.

La condanna dei tagli. Trombetti, è assolutamente consapevole, del momento difficile attraversato dall'Italia: "Nessuno può tirarsi fuori dai sacrifici". Però, quello che chiede il rettore, è un cambio di cultura e mentalità. E' una maggiore consapevolezza che, disinvestire in ambito universitario, vuol dire fare un danno all'intero sistema paese. Parole dure Trombetti rivolge alla politica economica del governo Prodi. Definisce "misure di assoluta cecità" il tagliaspese conseguente al decreto Bersani, l'ammontare del Ffo, la penuria di investimenti in edilizia. Per non parlare del taglio degli stipendi dei ricercatori "provvedimento ingiustificato e punitivo".

Luci e ombre della riforma. Il rettore fa poi il punto sugli effetti della riforma introdotta nel 2001-2002. Non tutto da buttare, dice Trombetti. Anche se spesso i risultati sono stati inferiori alle aspettative. Se, per esempio, è aumentato il numero delle matricole - segno questo assolutamente incoraggiante - è anche vero che il 95% di chi consegue una laurea triennale prosegue gli studi. Dato questo che va imputato, secondo Trombetti, al difficile accesso al mondo del lavoro. Colpa dei ritardi del legislatore nell'adeguare "le regole di ingresso in funzione dei nuovi titoli di studio".

Resta poi alto il tasso di abbandono degli studenti tra il primo e il secondo anno. E se è vero che il numero dei laureati è aumentato - passando da 161 mila nel 2000 a 301.300 mila nel 2005 -, è anche vero che è aumentata pure la offerta formativa. Troppo. Prima della riforma i corsi offerti dagli atenei erano 2.444. Dopo sono diventati 5.434 (122,3% in più). Una proliferazione spesso dannosa e inutile che ha, tra gli effetti negativi, la frammanetazione degli nsegnamenti e il conseguente ricorso - per la didattica - a esperti esterni che spesso sono svincolati dalla ricerca. Il rischio è che l'Università si "liceizzi".

La ricerca: eccellenza a rischio. Il capitolo della relazione dedicato alla ricerca tratteggia un comparto che, nonostante le scarse risorse, nonostante gli annosi problemi descritti da Trombetti, resta d'accellenza. Lo dicono le indagini che valutano in modo molto positivo l'istituzione italiana e il suo personale. "Negli ultimi anni, spiega Trombetti, il 47% delle aree scientifiche italiane ha raggiunto un impatto superiore alla media mondiale".

Inoltre, aggiunge, la valutazione del Civr (comitato di indirizzo per la valutazione della ricerca, ndr) ha evidenziato che praticamente in ogni ateneo vi sono aree di accellenza. Tutto questo, però, rischia di essere vanificato se la politica non investe sui giovani. Si legge: "Troppo lento l'inserimento nel mondo della ricerca. Troppo basse - verrebbe da dire ridicole - le retribuzioni. I giovani non hanno incentivi a rimanere nel mondo della ricerca. E se i giovani si scoraggiano, il danno per il mondo scientifico è irreversibile. Direi premonitore del declino dell'intero Paese. Bene ha fatto, pertanto, il Governo a produrre uno sforzo di investimento lanciando un piano di reclutamento straordinario di ricercatori. Un simile progetto, andrebbe certamente sostenuto con risorse più cospicue di quelle oggi iscritte in Finanziaria. Il rischio reale è che la situazione finanziaria degli Atenei, sempre più rovinosa, costringa gli Atenei stessi a ridurre gli investimenti in posti di ricercatore. Trasformando così il lodevole sforzo del Governo da aggiuntivo in sostitutivo".

Internazionalizzazione e governance. Poi c'è la questione culturale, che va di pari passo con le risorse destinate agli atenei. L'Università ha bisogno di coltivare la propria vocazione internazionale, il proprio essere parte di un sistema globale. "Nel campo della ricerca, sul piano internazionale, scontiamo almeno un decennio di sottofinanziamento", avverte Trombetti.

Infine la governance: il rettore chiede un cambio di mentalità che deve essere accompagnato da nuove regole, da un nuovo patto tra atenei e Stato. Ai primi deve essere lasciato campo libero nelle decisioni gestionali e progettuali. Una volta destinate, le risorse devono essere amministrate con libertà. Al secondo va demandata invece la fase importantissima dei controlli sui risultati ottenuti. Controlli rigidi e puntuali. Oggi avviene il contrario, con conseguenti imbavagliamenti burocratici che non sono più accettabili, che rendono vecchio un settore che, al contrario, deve essere all'avanguardia.

(9 novembre 2006)



La sinistra fece tagli indiscriminati, la destra, se non altro, ha giustificato i tagli.

Ma è sempre colpa di Berlusconi [SM=x44450] .








_________________

"Chi ha parlato, chi ca..o ha parlato? Chi è quel lurido str...o comunista checca pompinaro, che ha firmato la sua condanna a morte? Ah, non è nessuno, eh? Sarà stata la fatina buona del ca..o..."

Il più acerrimo nemico del Bremaz è Rurro Rurrerini.
(ma anche Ramarro Rurale, con il suo fedele servitore lo gnomo Corri Rorra, non scherza....)




Legionis praefectus more cinaedi communis currum regit.

"Siccome c'ho una certa immagine da difendere....."

Dice il saggio: "Viajare descanta, ma se te parti mona te torni mona."




22/10/2008 10:37

Re: Amarcord
orckrist, 22/10/2008 9.54:







La sinistra fece tagli indiscriminati, la destra, se non altro, ha giustificato i tagli.

Ma è sempre colpa di Berlusconi
[SM=x44450] .





Ovvio [SM=x44464]
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