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Moda

Ultimo Aggiornamento: 04/02/2015 23:03
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11/04/2012 21:13

Dior, dal massimalista folle al romantico che mixa gli opposti
Uno, massimalista, esibizionista, filo nazista (John Galliano). L’altro, minimalista, romantico e politically correct (Raf Simons). Come dire? Dalla notte al giorno. Due mondi che corrono paralleli. Con in mezzo un interregno, quello di Bill Gaytten, il fedele e silenzioso braccio destro di Galliano che l’ha faticosamente sostituito chez Dior (lui che era felice di fare il secondo e si è trovato in prima linea per 12 interminabili mesi).
Nella griffe ammiraglia del gruppo Lvmh finalmente tira aria nuova. Arriva ufficialmente il sostituto belga dello scomodo creativo antisemita di Gibilterra che per 14 anni ha fatto impazzire le platee con i suoi show fantasmagorici.
Fra gli indimenticabili quello del 1998 alla Gare d’Austerlitz, dove Naomi & company sono scese da una vera locomotiva sbuffante - la Dior-Express - in una versione glamour di «Pochaontas». Spettacolo senza pari che bloccò per ore la stazione parigina e si concluse con l’uscita finale di John, vestito come Toro Seduto.
Erano tempi di follie, era il «suo» regno indiscusso, dove a seconda del tema scelto nella collezione si calava nei panni di Nelson; Napoleone, Tutankamon... Erano anni in cui la storia del costume scorreva in pedana sublimata (a volte troppo alla lettera) nei dettagli erotizzati dal un genio strabordante e irriverente di Galliano. Impareggiabile sul piano creativo quanto indifendibile dal punto vista politico e morale.
Chi sperava nella sua riabilitazione ha sottovalutato la serietà del gruppo Lvmh. Monsieur Bernard Arnault mai sarebbe tornato sui suoi passi. E ci ha messo un anno per decidere.
Quando a gennaio si dava in pole position Raf Simons, i vertici di Lvmh negavano. Anzi si diceva che Raf aveva chiesto troppi soldi alla Dior e che quindi fosse fuori dai giochi. Falso. Le trattative erano solo all’inizio. Ma Simons non poteva parlarne.
Ce lo ricordiamo a marzo all’ultimo sublime défilé per Jil Sander, in lacrime. Come d’altronde tutta la platea che l’ha richiamato fuori per ben tre volte. Alla griffe tedesca che da una vita sfila a Milano (controllata da Onward e Gibò), deve molto. È stata la sua palestra di lusso per sette anni. Ma deve anche molto al nostro Paese che infatti adora (parla benissimo italiano) e che l’ha lanciato nel 2005 a Firenze, durante il Pitti Discovery con una mega presentazione al giardino dei Boboli.
Raf, 44enne con la faccia da bambino, è un gran lavoratore, simpatico, ma riservato. Non ha fatto scuole di moda specifiche (bensì di design industriale). Ma l’abbigliamento è sempre stato la sua passione che si è concretizzata nella linea che porta il suo nome, una «capsule» per Fred Perry e poi la direzione creativa di Jil Sander. Simons ama mixare gli opposti con parsimonia: il classico maschile e le tendenze giovanili delle strada. Sarà interessante vedere come traghetterà la Dior nel futuro. Sicuramente senza tanti falpalà.



di ANTONELLA AMAPANE
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