MOSTRE ED EVENTI

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texdionis
00giovedì 28 aprile 2011 14:36
Euroflora 2011

Piante e fiori in arrivo da tutto il mondo: torna in Fiera, dopo cinque anni, Euroflora, l'appuntamento più atteso dagli appassionati. La decima edizione della rassegna si annuncia come un invito a riscoprire le ragioni profonde di una pacifica convivenza tra gli uomini che, nel convinto rispetto per le diversità dei popoli e delle culture, ne esalti soprattutto i valori che uniscono. Tra questi, il rispettoso stupore per la bellezza della natura di cui fiori e piante, con i loro colori e profumi, sono simbolo. Occasione di dialogo nel Mediterraneo e, da qui, nel mondo intero.
www.euroflora2011.it/
killing zoe
00sabato 30 aprile 2011 22:50
Re:
texdionis, 28/04/2011 14.36:

Euroflora 2011

Piante e fiori in arrivo da tutto il mondo: torna in Fiera, dopo cinque anni, Euroflora, l'appuntamento più atteso dagli appassionati. La decima edizione della rassegna si annuncia come un invito a riscoprire le ragioni profonde di una pacifica convivenza tra gli uomini che, nel convinto rispetto per le diversità dei popoli e delle culture, ne esalti soprattutto i valori che uniscono. Tra questi, il rispettoso stupore per la bellezza della natura di cui fiori e piante, con i loro colori e profumi, sono simbolo. Occasione di dialogo nel Mediterraneo e, da qui, nel mondo intero.
www.euroflora2011.it/



L'ho visitata oggi [SM=x44479]e ho fatto un numero impressionante di foto [SM=x44478]


texdionis
00domenica 1 maggio 2011 12:40
Re: Re:
killing zoe, 30/04/2011 22.50:



L'ho visitata oggi [SM=x44479]e ho fatto un numero impressionante di foto [SM=x44478]





come ti invidio!! [SM=x44472] [SM=x44472]


killing zoe
00domenica 1 maggio 2011 22:44
Re: Re: Re:
texdionis, 01/05/2011 12.40:


come ti invidio!! [SM=x44472] [SM=x44472]



non l'hai mai visitata? molto bello era il settore dedicato ai bonsai e alle orchidee


texdionis
00lunedì 2 maggio 2011 15:46
Re: Re: Re: Re:
killing zoe, 01/05/2011 22.44:



non l'hai mai visitata? molto bello era il settore dedicato ai bonsai e alle orchidee






non ancora, e dire che la bellezza di fiori e piante ha pochi eguali in natura
[SM=x44450]
killing zoe
00lunedì 2 maggio 2011 16:17
Re: Re: Re: Re: Re:
texdionis, 02/05/2011 15.46:


non ancora, e dire che la bellezza di fiori e piante ha pochi eguali in natura
[SM=x44450]



[SM=x44462] devi pazientare allora per i prossimi 5 anni, ma ne vale la pena. Molto bella mia hanno detto alcune colleghe che è anche Floriade che si terrà il prossimo anno in Olanda

http://www.holland.com/it/traveltrade/floriade.jsp

killing zoe
00domenica 8 maggio 2011 14:37
Re: Tamara de Lempicka: la regina del moderno 11 marzo - 03 luglio 2011 Roma
killing zoe, 21/02/2011 22.19:

Esposizione a cura di Gioia Mori dedicata all'importante pittrice polacca (Varsavia, 16 maggio 1898 - Cuernavaca, 18 marzo 1980).

Inizia con la mostra ''Tamara de Lempicka. La regina del moderno'' il nuovo anno espositivo del Complesso Monumentale del Vittoriano di Roma.




Vista ieri, l'ho trovata interessante e ben fatta [SM=x44462]


killing zoe
00martedì 10 maggio 2011 18:01
Gli irripetibili Anni ’60. Un dialogo tra Roma e Milano 10 maggio - 31 luglio 2011 Roma
Dopo lo straordinario successo della mostra Edward Hopper, prosegue la fortunata partnership culturale tra la Fondazione Roma e il Comune di Milano - Cultura e Palazzo Reale con una grande esposizione che rende omaggio a una stagione artistica irripetibile, quella sviluppatasi tra la fine degli anni Cinquanta e la metà degli anni Settanta, tra Roma e Milano. La mostra "Gli irripetibili anni '60. Un dialogo tra Roma e Milano" intende raccontare il ruolo fondamentale delle interazioni culturali tra Roma e il capoluogo lombardo in questo periodo, individuando in esse l'epicentro creativo delle nuove sperimentazioni e ricerche al di là dell'arte codificata.

In mostra sono presenti oltre 170 opere di artisti quali Lucio Fontana, Alexander Calder, Gianni Colombo, Pietro Consagra, Piero Dorazio, Alighiero Boetti, Luciano Fabro, David Hockney, Yves Klein, Franz Kline, Piero Manzoni, Fausto Melotti, Man Ray, Mimmo Rotella, Mario Schifano, Günther Uecker, Roberto Crippa, Gianni Dova, Arman, Enrico Baj, Lucio del Pezzo, Giulio Paolini, Osvaldo Licini, Giò Pomodoro, Giuseppe Uncini, Franco Angeli, Tano Festa, Valerio Adami, Emilio Tadini, Giuseppe Bertini.

Dopo il 1945, con la fine della Seconda Guerra Mondiale, l'Italia comincia a risvegliarsi dal ventennio fascista. Il "miracolo economico" dovuto a questi profondi rivolgimenti vedrà il suo apice proprio tra il 1958 e il 1963. Mentre Roma implode artisticamente diventando centro propulsivo della scena artistica nazionale, Milano è vista come il centro dell'Avanguardia Internazionale in cui prendono forma movimenti e tendenze.

È proprio in questi anni che operano e si sviluppano alcune importanti gallerie d'arte: a Milano la Galleria Apollinaire di Guido Le Noci, il Salone Annunciata di Carlo Grossetti, la Galleria dell'Ariete di Beatrice Monti, la Galleria Blu di Peppino Palazzoli, la Galleria Milano di Carla Pellegrini, la Galleria Lorenzelli, lo Studio Marconi e la Galleria del Naviglio di Carlo e Renato Cardazzo (che tra 1955 e 1960 hanno avuto come loro sede romana la Galleria Selecta).
Nella capitale operano già altre note gallerie come L'Obelisco di Irene Brin e Gaspero del Corso, La Tartaruga di Plinio De Martiis, La Salita di Gian Tommaso Liverani, L'Attico di Bruno e poi Fabio Sargentini.
Una particolare attenzione sarà dedicata in mostra all'attività dello Studio Marconi come uno dei principali centri di innovazione dell'epoca: inaugurato nel 1965 a Milano da Giorgio Marconi, lo Studio infatti era uno dei luoghi d'incontro prediletti dalle personalità artistiche e culturali di spicco di quegli anni.
Fondazione Roma (Palazzo Cipolla) Roma



di Chiara Canali

Fonte: http://artco.blogosfere.it/

texdionis
00giovedì 12 maggio 2011 21:14
Il Salone del Libro festeggia il 150° a Torino
"La nostra cultura in questi 150 anni è cambiata profondamente anche grazie ai libri". Lo ha detto il presidente della Fondazione per i Libro, la Musica e la Cultura, Rolando Picchioni, inaugurando la 24ma edizione del Salone del Libro a Torino.

Il Salone, che ha per tema "Memoria. Il seme del futuro", celebra il 150° con la grande mostra "1861-2011. L'Italia dei
libri
", uno sguardo sull'Italia che esula dalle celebrazioni patriottiche, ha detto Picchioni.



www.salonelibro.it/ [SM=x44515]
killing zoe
00giovedì 12 maggio 2011 21:24
Re: Il Salone del Libro festeggia il 150° a Torino
texdionis, 12/05/2011 21.14:

"La nostra cultura in questi 150 anni è cambiata profondamente anche grazie ai libri". Lo ha detto il presidente della Fondazione per i Libro, la Musica e la Cultura, Rolando Picchioni, inaugurando la 24ma edizione del Salone del Libro a Torino.

Il Salone, che ha per tema "Memoria. Il seme del futuro", celebra il 150° con la grande mostra "1861-2011. L'Italia dei
libri
", uno sguardo sull'Italia che esula dalle celebrazioni patriottiche, ha detto Picchioni.



www.salonelibro.it/ [SM=x44515]



[SM=x44471]


texdionis
00giovedì 12 maggio 2011 21:29
Io andrò lunedì, poi ti dirò [SM=x44450]
killing zoe
00giovedì 12 maggio 2011 22:11
Re:
texdionis, 12/05/2011 21.29:

Io andrò lunedì, poi ti dirò [SM=x44450]



beato te [SM=x44458]


killing zoe
00lunedì 16 maggio 2011 20:40
Gio Ponti, Il fascino della ceramica 6 maggio - 31 luglio Milano
Occuparsi di Gio Ponti significa inevitabilmente ripensare alla storia dell’arte e dell’industria italiana. Figura visionaria, in bilico ed equilibrio tra innovazione e confronto in presa diretta con la realtà del proprio tempo, Ponti ha inaugurato momenti fondamentali dell’arte italiana.
Perfetta e coerente risulta dunque la scelta di ospitare la mostra “Il fascino della ceramica”, dedicata all’artista, proprio all’interno di Palazzo Pirelli, uno degli edifici simbolo di Milano e progettato non a caso dal Nostro.
L’esposizione, curata da Dario Matteoni e promossa da Regione Lombardia in collaborazione con Anonima Talenti, si focalizza soprattutto sulla collezione di ceramiche e sul percorso lavorativo intrapreso dall’artista nel design per la manifattura Richard Ginori, tra il 1923 e il 1930.
Nell’ambito infatti dell’arte applicata e del nascente rapporto tra industria, artigianato e serialità, le opere di Ponti diventano il punto di partenza per un rinnovamento totale della Richard-Ginori, condotta con il complice assenso di Augusto Richard verso la modernità.
“L’industria è la maniera del XX secolo” afferma il futuro architetto, rimarcando la nascita di una modernità a lungo attesa. Nella mostra ospitata presso Palazzo Pirelli, difatti, questa ricerca è rappresentata perfettamente: le urne, i vasi e le altre opere esposte dimostrano l’anelito verso gli ideali d’un Palladio o Vitruvio, trasfigurando classicismo e modernismo neoclassico di ritorno (Milano, anni ’20) con cadenze figurative e metafisiche verso l’industria a venire. Questi primi movimenti rimandano già all’idea di un’utopia della città. Milano è lì a testimoniare. Non è un caso che, presentando la mostra, Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia, abbia affermato che Gio Ponti merita attenzione “non più soltanto come grande rappresentante del passato, ma come modello al quale ispirarsi per guardare avanti”.
Per questo motivo non da meno è l’altra esposizione, “Espressioni di Gio Ponti” ospitata presso la Triennale di Milano e presentata anche dal suo Presidente Davide Rampello e dal curatore Germano Celant. Il percorso all’interno della Triennale diventa una sorta di arco narrativo dove perdersi.
Un ipertesto tra cui navigare, tra maioliche, mobili, oggetti di puro design, studi, modelli, disegni, dipinti e via andando. Un rimando perfetto della complessità dell’artista, poliedrico e curioso come solo i veri innovatori sanno essere. Non mancano i filmati, in una selezione impagabile per comprendere appieno la figura di Ponti. Più di 250 gli oggetti/opere presenti all’interno, per scatenare la curiosità degli astanti e invitarli agli Itinerari illustrati dalla Triennale, previa prenotazione, verso edifici simbolo dell’attività del maestro. Obbligatorio dare una chance a queste opere benemerite, per comprendere appieno il tessuto stesso della città di Milano e la caratura di una figura enorme all’interno del ‘900 italiano e internazionale.
“Non il cemento, non il legno, non è la pietra, non è l’acciaio, non il vetro l’elemento più resistente. Il materiale più resistente nell’edilizia è l’arte”. Ipse dixit.





di Daniele Ferriero
Fonte: http://www.cronacamilano.it/
killing zoe
00venerdì 20 maggio 2011 20:45
«Live! L’arte incontra il rock» 21 maggio - 7 agosto Prato
"Mi fa orrore sentire il battito del mio cuore, mi ricorda incessantemente che il tempo della mia vita è contato" ha scritto Milan Kundera ne L'arte del romanzo. Ad animarlo, un sogno: far tacere «questa regolarità monotona e prevedibile». È quel che prova a fare il rock, con il suo «rintronante primitivismo ritmico»: i battiti cardiaci vengono amplificati, affinché «l'uomo non dimentichi il suo avanzare verso la morte». Kundera sembra alludere a un tema centrale dell'arte contemporanea: il bisogno di musicalizzarsi. Si tratta di una necessità sottolineata, sin dall'inizio del Novecento, da Apollinaire, che, in un piccolo libro, invita i pittori a evadere dalla prigione del realismo, per proiettarsi verso le vette di uno stile libero da vincoli naturalistici. In questa direzione vanno Picasso e Braque, i quali inseriscono nei loro collage violini, chitarre e spartiti; Kandinskij e Klee, che concepiscono le loro tele come combinazioni di note e accordi; e Mondrian, le cui opere mimano le dissonanze del jazz. È il preludio a quanto accadrà nel secondo dopoguerra: esattamente, alla fine degli anni Sessanta.

Da quella stagione muove Live!, la mostra, curata da Luca Beatrice e Marco Bazzini, da domani al Museo Pecci di Prato, che ricostruisce, per passaggi essenziali, la storia parallela di arte contemporanea e rock. È una storia scandita da connessioni segrete, da convergenze poco evidenti. Attraverso dipinti, sculture, installazioni, videoclip, lp, fotografie, riviste e film, si stabiliscono corrispondenze tra due «codici» lontani. Da un lato, la musica pop: diretta, immediata. Dall'altro lato, l'arte d'avanguardia: elitaria, sofisticata, criptica.
Si disegnano i contorni di una relazione pericolosa. I due linguaggi condividono tante urgenze: il bisogno di infrangere ordini, perbenismi; il desiderio di sgretolare la cornice tradizionale dell'opera. Artisti e rockstar non vogliono dare un abito immutabile alle forme. Elaborano iconografie visionarie e impure, che non temono sgrammaticature. Rompono convenzioni, simmetrie. Aggrediscono edifici consolidati, compiendo disseminazioni di segni. Non si limitano a produrre quadri o lp: concepiscono le mostre come work-in-progress e i concerti come eventi multimediali. Si divertono a trasgredire, a osare. Consegnandosi a una sorta di nietzschiana filosofia dell'eccesso, si spingono verso universi fluidi, nei quali si celebra la perdita del centro. Si pensi al fantascientifico «Zoo Tour» degli U2 (del 1993) e soprattutto a quanto avviene nel 1980 all'Exibition Park di Los Angeles. I Pink Floyd mettono in scena The Wall. Un happening fatto di proiezioni, di immagini e di azioni che non dà pausa all'occhio e all'orecchio.
The Wall è uno snodo centrale su cui non si sofferma la mostra del Pecci. Che si articola in vari capitoli. 1969: è l'anno di Woodstock e dell'ultima esibizione live dei Beatles, i quali intrattengono uno stretto dialogo con i protagonisti della Pop Art inglese (Blake e Hamilton illustrano le copertine di Sgt. Pepper's e White Album). Nello stesso anno Warhol produce i Velvet Underground e Schifano fonda una band con cui pubblica un lp intitolato Le stelle di Schifano, fondendo free jazz e rock psichedelico. Il medesimo gusto per gli sconfinamenti si può ritrovare in una rassegna come When Attitudes Become Form (curata da Harald Szeemann), in cui gli artisti sono chiamati a esporre non opere ma idee: come accade in molti concerti rock, dove i brani vengono non solo eseguiti ma reinterpretati in esibizioni uniche. 1972: concerto dei Pink Floyd all'anfiteatro di Pompei, uno show che appare in consonanza con gli interventi di occupazione della natura di un land artista come Robert Smithson. Nello stesso periodo, David Bowie si diverte a indossare mille maschere, transitando dal rock al cinema alla pittura; e Nam June Paik effettua ardite sperimentazioni elettroniche (in uno dei suoi video vediamo anche Beuys nelle vesti di musicista).

Fine anni Settanta: è l'epoca dei Sex Pistols e delle loro sonorità sporche, ricche di assonanze con gli antiaccademismi di «bad painters» come William Wegman. Anni Ottanta: specchio della rinnovata voglia di leggerezza sono gli abbandoni graffitisti di Haring e di Basquiat, la transavanguardia, la moda coloratissima di Fiorucci, gli oggetti eccentrici di Mendini, ma anche il «tendone» di Renato Zero. Anni Novanta. Siamo in una fase di ripiegamento verso il privato, testimoniata dalla musica di Vasco Rossi e dalla ricerca minimalista di Stefano Arienti. È una stagione in cui si afferma anche il mito dell'«unplugged» con i Nirvana e con la sofisticata Björk, che avvia un'intensa collaborazione con lo scultore Matthew Barney.

Segmenti di un romanzo di affinità elettive. In sequenza, tanti scambi di ruoli. Cantanti che cercano la consacrazione dal sistema dell'arte (come Bowie, i cui quadri sono ora in una retrospettiva al Museum of Art and Design di New York); e artisti (come Nam June Paik) che allestiscono istallazioni in cui si appropriano delle atmosfere dei concerti rock, intesi, ha ricordato Michel Maffesoli, come spazi parossistici dove si consacrano il meraviglioso e l'«intranquillità», templi dove si scatena un'energia che «compensa il grigiore dell'esistenza quotidiana».

Arte contemporanea e rock, dunque. Poetiche del dionisismo postmoderno, che si lambiscono. Forme di un'avanguardia estrema: incontro di nichilismo e di utopia. Esperienze in cui si cancellano tutte le permanenze e si progettano strutture in divenire. Eppure, dietro questi sperimentalismi, si cela una misteriosa inquietudine, cui rinvia l'epilogo di Live!. Ecco Michael Jackson, dandy drammatico, angelo caduto, Peter Pan maledetto. Scorrono i fotogrammi del suo ultimo spettacolo (rimasto incompiuto), il cui titolo suona come un testamento This Is It («Questo è quanto»). Proprio a quest'anima tragica si riferisce Kundera parlando del rock: «Il battito del cuore è amplificato perché l'uomo non dimentichi per un solo secondo il suo avanzare verso la morte».



di Vincenzo Trione
Fonte: http://www.corriere.it/cultura/

killing zoe
00sabato 21 maggio 2011 22:38
Il palazzo della Farnesina e le sue collezioni 20 maggio - 3 luglio 2011 Roma
«Non è una mostra sulla Farnesina, ma è la Farnesina che si mette in mostra». Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, spiegà così, in concomitanza con il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia, il significato della mostra inaugurata ieri al Museo dell’Ara Pacis di Roma, alla presenza del sindaco Gianni Alemanno. È la prima volta, ricorda Frattini, che dall’edificio che dal 1959 ospita il ministero degli Esteri, escono le opere d’arte appartenenti alla Collezione Farnesina e le installazioni della Collezione Farnesina Design. Un’occasione sottolineata da Alemanno, che a nome dei romani ringrazia e definisce l’evento «un grande onore».

La mostra, che rimarrà aperta fino al 3 luglio, con circa un centinaio di opere selezionate, è l’occasione per scoprire una parte dei tesori custoditi alla Farnesina. Le opere contemporanee furono inizialmente acquisite a seguito di un concorso pubblico negli anni Sessanta finchè nel 2000 si è deciso di istituire la Collezione Farnesina che oggi conta circa trecento opere dei più grandi artisti italiani dell’ultimo secolo.

«Esce dalla Farnesina -dice ancora Frattini- una collezione che rappresenta un pezzo della politica estera dell’Italia» che, ricorda il ministro, è una «superpotenza culturale». Ecco allora che accanto alla diplomazia condotta con gli strumenti tradizionali, l’Italia può mettere in campo anche una «diplomazia culturale». Accanto alla collezione di arte contemporanea e a una sezione dedicata al Palazzo della Farnesina nei suoi aspetti architettonici, all’Ara Pacis sono in mostra anche alcuni degli esempi più validi del design italiano provenienti dalla collezione Farnesina Design, istituita nel 2008. Una combinazione, sottolinea ancora Alemanno, di due dei maggiori contributi che l’Italia può dare al mondo: l’arte e il Made in Italy.

La mostra è promossa dal ministero degli Affari Esteri, Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese, Ufficio Conservazione e Valorizzazione del Patrimonio Artistico della Farnesina, in collaborazione con Roma Capitale, Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico - Sovraintendenza ai Beni Culturali. L’iniziativa, a cura di Angelo Capasso, Renza Fornaroli e Roberto Luciani, è stata realizzata con il contributo della Fondazione Bracco, di Unicredit ed Eni.



Fonte: http://www3.lastampa.it/arte/
killing zoe
00giovedì 26 maggio 2011 20:37
"Salvatore Ferragamo - Ispirazioni e Visioni" 27 maggio 2011 - 12 marzo 2012 Firenze
Pochi metri. Uno spazio compreso tra la porta d'ingresso e la cucina. Più una vetrina di fronte alla Chiesa. 1911, comune di Bonito, cento chilometri da Napoli. Ecco l'incipit del romanzo di Salvatore Ferragamo, il calzolaio delle dive che oggi viene ricordato in una mostra molto particolare, "Salvatore Ferragamo - Ispirazioni e Visioni", in programma dal 27 maggio 2011 al 12 marzo 2012, presso Palazzo Spini Feroni, sede del brand, a Firenze.
Si tratta di un'esposizione che mette in relazione 99 pezzi della maison con 156 opere d'arte che hanno fatto da ispirazione. Un mantello di piume realizzato nel XVI secolo in Brasile e appartenuto a Cosimo II de' Medici, una natività dei primi del Quattrocento, i quadri di Sonia Delaunay e i disegni di Andy Warhol: il percorso tra le sale evidenzia come sia labile e inutile da tracciare il confine tra arte e artigianato, una fune di creatività tesa sul Novecento, sulla storia del mondo e sulle storie di Salvatore, immigrante italiano nell'America del sogno e poi rimpatriato in Italia per costruire il suo impero.
Altro che Bossi-Fini e paura dello straniero: il "calzolaio dei sogni" (titolo della sua biografia edita da Skirà nel 2010) è l'emblema della moda senza confini, un virus di bellezza e stile che contagia le nazioni senza preoccuparsi dei passaporti, ciò che conta è avere un sogno e magari un'idea brillante. Il resto lo fanno le opportunità, la manodopera e i Paesi aperti a chi cerca un'altra chance.
La mostra è interessante anche per il contributo di un altro creativo molto simile a Salvatore, il designer di cappelli Stephen Jones, che per l'esposizione ha pensato 30 corpicapo che si ispirano alle calzature più famose del marchio. "Ho avuto l'occasione di conoscere a fondo l'opera di Ferragamo. Quello che mi piace di più è il senso del gioco, la sua passione", ha dichiarato Jones. "Proprio come me, Salvatore metteva tutta la sua esperienza di vita e di lavoro in una scarpa".
Appuntamento a Firenze, Palazzo Spini Feroni, fino al 12 marzo 2012: l'esposizione non sarà solo l'occasione per ribadire l'importanza del Made in Italy ma soprattutto rappresenterà l'evidenza di quanto sia redditizio guardare alla cultura soprattutto quando si fa commercio.



di Simone Marchetti
Fonte:http://d.repubblica.it/
killing zoe
00giovedì 9 giugno 2011 22:10
Mettete un fiore sulle vostre persiane
Nelle metropoli il terrazzo è un bene di lusso, lo indicano le statistiche che quotano un aumento di prezzo dell'immobile fino al 22% per pochi metri quadrati d'aria. Il giardino non ne parliamo, prezioso come se al posto dell'erba crescessero smeraldi. Questa è la triste situazione a cui due designer, Laura Martini e Alessandra Gruppillo, con una passione comune per la tematica green hanno voluto rispondere. Dopo aver identificato nelle persiane il mezzo più idoneo e soprattutto comune ad ogni abitazione, le hanno trasformate in vasi verticali come micro polmoni verdi sulle facciate dei palazzi. Grazie ad un telaio di fibra di cocco (struttura ben areata e leggera, ottimo drenaggio, pH stabile, trattiene l'umidità, ecologica e riciclabile) le persiane "fioriscono" e gli appartamenti guadagnano degli insperati fazzoletti verdi. Provare per credere: il progetto sarà presentato l'11 e 12 Giugno dalle 10:00 alle 17:30 all’Acquario Civico di Milano in occasione della prima edizione di "Green Urbanity" manifestazione che raccoglie conferenze, dibattiti, mostre, laboratori interattivi e pic-nic per vivere la natura in città.


di Martina Marchiorello
Fonte: http://d.repubblica.it/
killing zoe
00sabato 11 giugno 2011 11:57
“Copyright Italia. Brevetti/Marchi/Prodotti - 1948/1970” 25 marzo - 3 luglio 2011 Roma
Dal Secondo dopoguerra agli anni Settanta, passando per il “miracolo economico”, la mostra ripercorre gli anni della ricostruzione e dello sviluppo economico e scientifico dell’Italia attraverso storie di persone e di imprese. Con un focus sulle scoperte destinate a rivoluzionare non solo quei decenni ma anche il nostro futuro.

Il 1948 e il 1970 sono anni che, nella memoria storica degli italiani, segnano i confini di un periodo di accadimenti eccezionali, cominciato alla fine del secondo conflitto mondiale con i giganteschi sforzi della ricostruzione e sfociato nel boom del cosiddetto “miracolo economico”. In questi anni ha preso forma la nazione come luogo di identità sociale e culturale attorno ai nuovi modelli della crescita e dello sviluppo economico, della diffusione della lingua della creazione di un’immagine unitaria del Paese. Ciò che colpisce di questi anni, visti nella prospettiva odierna, è la velocità delle trasformazioni, il ritmo della crescita, la profondità dei cambiamenti, tanto nelle strutture economiche, come nel corpo sociale, nella cultura, nel paesaggio e nel territorio, nella vita domestica e nei luoghi di lavoro. Insieme con l’eccezionalità dei traguardi raggiunti, l’intensità della modernizzazione, le luci di una felicità consumistica diffusa, prendono forma distorsioni inavvertite, ombre che si allungano fino al presente e che la mostra non tralascia di illustrare.

“Copyright Italia. Brevetti/Marchi/Prodotti - 1948/1970” intende offrire una visione di quegli anni complessa, ricca e vitale e mettere in risalto alcuni aspetti meno noti al grande pubblico, come la straordinaria creatività tecnico-scientifica che, anche attraverso una positiva interazione con l’industria, ottiene grandi risultati nella produzione di beni e servizi essenziali in un Paese moderno. Tutto questo attraverso l’esposizione di alcune grandi realizzazioni: dal polipropilene isotattico (1954) di Giulio Natta, che, oltre a valere a quest’ultimo il premio Nobel nel 1963, determina fondamentali innovazioni nella produzione di materiali sintetici e contribuisce a cambiare profondamente gli stili di vita degli italiani (si pensi agli oggetti in moplen), al calcolatore Elea 9003, prodotto dalla Olivetti nel 1959, uno dei più avanzati al mondo e tra i primi a utilizzare la tecnologia a transistor; dall’elettrotreno Etr 300 (1953), noto come “Il Settebello”, capace di raggiungere i 160 km/h, vero gioiello di tecnologia e design, ai distributori automatici di caffè di fabbricazione italiana, che fanno la loro prima comparsa nel 1962 alla Fiera di Milano.
La mostra si snoda attraverso un percorso incardinato sulle tre parole chiave del titolo, brevetti, marchi e prodotti, che corrispondono alle macroaree in cui sono rappresentati i contenuti.

Brevetto richiama l’idea di ricerca, creatività tecnico-scientifica e innovazione.
Marchio richiama l’idea di immagine, comunicazione e identità.
Prodotto rimanda alla dimensione sociale: aspetti produttivi e di mercato, consumi e stili di vita.
Le modalità espositive attingono a materiali e strumentazioni tradizionali (oggetti e documenti originali, pannelli con testi e immagini, audio e video), integrati con infografica, exhibit multimediali e interattivi e strutture luminose.

Il cuore del percorso espositivo è costituito da 14 oggetti-madre, ciascuno dei quali al centro di molteplici possibili racconti. Ispirandosi alla metafora del teatro anatomico, questi oggetti sono sezionati, spiegati, illustrati, a volte animati, illuminati o sonorizzati. Sono al centro di legami con altri oggetti e danno luogo a sottosezioni, a loro volta connesse fra loro (bolle più piccole).

Questi oggetti rappresentano il copyright italiano, frutto e cifra della ricerca, dell’intuizione e della capacità imprenditoriale, che hanno fatto da volano al made in Italy, concretizzatosi in un ampio repertorio di novità in tutti i comparti, dai trasporti alla misurazione del territorio, dal lavoro al tempo libero, dai nuovi consumi alla sfaccettata ricchezza dei modi di vestire, di fare sport, di scrivere, di mangiare, di muoversi. Con l’emergere e l’affermarsi della società nuova, si sviluppa l’attenzione per l’impatto esterno che l’immagine aziendale vuole dare di sé, di cui il marchio è soltanto il primo di un articolato insieme di elementi che ne definiscono i caratteri. Ed è proprio in quegli anni che la comunicazione diventa – soprattutto attraverso la televisione – un sottofondo continuo che accompagna, come un crescendo musicale, i modi dello sviluppo dell’Italia.




Fonte:http://www.acs.beniculturali.it/index.php?it/1/home
texdionis
00sabato 11 giugno 2011 12:01
Re: Mettete un fiore sulle vostre persiane
killing zoe, 09/06/2011 22.10:

Nelle metropoli il terrazzo è un bene di lusso, lo indicano le statistiche che quotano un aumento di prezzo dell'immobile fino al 22% per pochi metri quadrati d'aria. Il giardino non ne parliamo, prezioso come se al posto dell'erba crescessero smeraldi. Questa è la triste situazione a cui due designer, Laura Martini e Alessandra Gruppillo, con una passione comune per la tematica green hanno voluto rispondere. Dopo aver identificato nelle persiane il mezzo più idoneo e soprattutto comune ad ogni abitazione, le hanno trasformate in vasi verticali come micro polmoni verdi sulle facciate dei palazzi. Grazie ad un telaio di fibra di cocco (struttura ben areata e leggera, ottimo drenaggio, pH stabile, trattiene l'umidità, ecologica e riciclabile) le persiane "fioriscono" e gli appartamenti guadagnano degli insperati fazzoletti verdi. Provare per credere: il progetto sarà presentato l'11 e 12 Giugno dalle 10:00 alle 17:30 all’Acquario Civico di Milano in occasione della prima edizione di "Green Urbanity" manifestazione che raccoglie conferenze, dibattiti, mostre, laboratori interattivi e pic-nic per vivere la natura in città.


di Martina Marchiorello
Fonte: http://d.repubblica.it/




questa sì che è davvero ben pensata! [SM=x44462]

killing zoe
00venerdì 24 giugno 2011 19:39
"Eiapopeia. L'infanzia nell'opera di Paul Klee" 25 giugno - 11 settembre Aosta
L'infanzia vista attraverso il pennello e la tavolozza di Paul Klee (1879-1940), una delle figure artistiche piu' importanti del 20/o secolo. E' il tema della mostra 'Eiapopeia. L'infanzia nell'opera di Paul Klee', allestita nel Museo Archeologico di Aosta dal 25 giugno all'11 settembre, che si propone di essere uno dei principali eventi espositivi dell'estate. Organizzata dall'assessorato alla cultura della Regione Valle d'Aosta in collaborazione con il Zentrum Paul Klee di Berna e la Fondazione Antonio Mazzotta di Milano, la rassegna e' curata da Alberto Fiz e tratta un tema cruciale della poetica dell'artista svizzero.

Al pubblico saranno presentate 120 opere tra disegni, dipinti e tecniche miste, molti dei quali mai esposti in Italia. Si tratta di capolavori che si sviluppano dal 1883, quando Klee bambino realizzo' i suoi primi schizzi, sino all'anno della sua morte. ''Ben lontano dall'evocare una presunta condizione di purezza - spiegano i curatori - Klee considera l'infanzia una fase primordiale in cui la rappresentazione non necessita di essere filtrata dalla componente razionale''. Come scriveva il pittore, ''i signori critici dicono spesso che i miei quadri assomigliano agli scarabocchi dei bambini. Potesse essere davvero cosi'! I quadri che mio figlio Felix ha dipinto sono migliori dei miei''. La mostra aostana e' introdotta da un disegno eseguito all'eta' di quattro anni, intitolato 'Bambin Gesu'', e si conclude con una composizione del 1940, 'Uomo e albero', dove Klee, ''con piena consapevolezza'', tende ancora verso forme elementari mantenendo intatta l'ispirazione infantile.
Nella rassegna l'infanzia, ''come fonte di energia creativa, tocca differenti soggetti, in particolare maschere, figure, famiglie, ritratti, paesaggi, in una moltitudine di forme realizzate talvolta con ironia e sarcasmo''. Tra i temi affrontati ci sono gli angeli, che per Klee ''non sono ne' immortali, ne' divini: hanno un corpo, sono imperfetti, ma nello stesso tempo appaiono come entita' mediane, raffigurati con sagome informi e disegnati come fossero bambini, che sanno scoprire i segreti nascosti delle cose e appaiono in continuo divenire''.
In esposizione anche le marionette realizzate per il figlio Felix tra il 1916 e il 1925. ''Si tratta di un mondo immaginario - sottolineano i curatori della mostra - dove l'artista realizza i propri personaggi utilizzando ogni tipo di materiale, da frammenti di abiti usati a gusci di noce, dal cartone alle prese elettriche: un'infinita serie di assemblages che strizzano l'occhio con ironia alle avanguardie storiche, siano esse Dada o il Bauhaus''.



di Enrico Marcoz
Fonte:http://www.ansa.it/web/notizie/canali/inviaggio/cultura/2011/06/22/visualizza_new.html_814612334.html
texdionis
00martedì 26 luglio 2011 15:15
CUCINA, ARTE E DESIGN, L'UNICITA' DELL'ITALIA

Dopo l'Unità, al Macro Testaccio di Roma l'Italia mette in mostra anche l'Unicità. Domani, dalle 20 alle 24, cucina, arte e design si fondono per un evento unico nell'area esterna dell'Ex Mattatoio del popolare quartiere: "Cucine d'Italia".
In un grande spazio diviso in nove aree tematiche, artisti, chef, fotografi e vari performers daranno sfogo al loro estro. Il pubblico potrà compiere, in una cornice irripetibile, un viaggio coinvolgente nel Belpaese,partecipando e assistendo ad esecuzioni di sicuro pregio. Protagonista la cucina, animata dallo chef Antonello Migliore, che realizzerà uno show cooking in una cucina progettata dall'architetto Marco Repetto.

FLOWER DESIGN E FOOD PHOTOGRAPHY, ANCORA ARTE

Ad inizio serata esibizione del soprano Mariangela Topa, del contralto Rossella Mirabelli, del tenore Vittorio Bari e del basso Fabrizio Flamini, accompagnati dalla pianista Gabriella Marolda. Tra gli altri protagonisti il flower designer Carmelo Antonuccio; gli artisti Franco Bertozzini e Riccardo Natili, che eseguirà una performance live su tela; la food photographer Elisa Ceccuzzi di Kitty's Kitchen, con una sua mostra personale. Una delle aree sarà destinata al cake design, a cura de La Rosa del Dessert, che realizzerà e decorerà le torte con prodotti rigorosamente italiani.



killing zoe
00martedì 9 agosto 2011 06:28
"Ho voluto essere pittore e sono diventato Picasso" 15 ottobre 2011 - 29 gennaio 2012 Pisa
Il genio di Picasso arriva a Pisa. Dopo il successo delle mostre di Chagall e Miro', dal 15 ottobre Palazzo Blu ospitera' una grande rassegna che, attraverso 200 opere, ripercorrera' settant'anni della straordinaria produzione dell'artista catalano, il piu' celebrato del XX secolo. Curata da Claudia Beltramo Ceppi )con la collaborazione di numerosi specialisti), l'importante esposizione intitolata 'Ho voluto essere pittore e sono diventato Picasso' e' frutto dell'intensa collaborazione con il Museo Picasso di Barcellona, il Museo Picasso di Malaga e il Museo Picasso di Antibes. A sottolineare una volta di piu' la volonta' della Fondazione Palazzo Blu di intessere relazioni e legami con importanti istituzioni pubbliche che conservano le opere dei grandi maestri del '900. La mostra si incentrera' su diversi nuclei di opere, realizzate da Picasso con le tecniche piu' diverse: dipinti, ceramiche, disegni e opere su carta, alcune celebri serie di litografie e acqueforti, libri, tapisserie. Opere in molti casi raramente visibili, tra cui la collezione, unica nel suo genere, di 59 linoleografie (un'incisione del tipo della xilografia), appartenenti al Museo Picasso di Barcellona, una tecnica particolarissima, che per Picasso fu un un mezzo espressivo espressivo di prim'ordine, tale da assumere, nella sua produzione, la medesima importanza della gouache per artisti come Marc Chagall e Matisse. Dotato di un'innata, geniale capacita' di padroneggiare tutte le tecniche e i linguaggi, l'artista fu in grado, dice il presidente della Fondazione Palazzo Blu Cosimo Bracci Torsi, di compiere quel ''superamento della prospettiva rinascimentale divenuta tradizionale canone della pittura occidentale, che lo ha confermato nell'immaginario collettivo il rivoluzionario prototipo dell'avanguardia e della apparente incomprensibilita' dell'arte del '900''. Se Picasso e' stato dunque con il cubismo, uno dei grandi innovatori delle pittura contemporanea, prosegue Bracci Torsi, non si e' pero' fatto condizionare dallo stile innovativo che aveva contribuito a creare, ma, ''grazie alla originalissima vena della sua ispirazione e alle incredibili versatilita' e capacita' tecnica, ha continuato per tutto il corso della sua lunga vita a sperimentare, scegliendo di volta in volta la forma espressiva che gli sembrava piu' adatta al tema o al sentire del momento''. ''Variazione non significa evoluzione - sosteneva Picasso - Quando ho qualcosa da dire, lo dico nel modo che mi sembra piu' naturale. Motivi differenti, inevitabilmente richiedono differenti metodi di espressione. Questo non implica evoluzione o progresso, ma adattamento dell'idea che uno vuole esprimere ai modi per quest'idea''. Una genialita' dirompente, uno dei piu' grandi talenti mai esistiti, caratterizzato, fra l'altro, da quella ''provocatoria presunzione'' che appunto gli aveva fatto pronunciare la frase (attribuita) che da il titolo alla mostra pisana. Una creativita' irripetibile, che il percorso espositivo di Palazzo Blu vuole rendere accessibile a tutti, soprattutto ai giovani, restituendo intatto il Picasso artista, l'uomo e il personaggio.



di Nicoletta Castagni
Fonte:http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cultura/cultura.shtml
killing zoe
00martedì 9 agosto 2011 06:48

Una mostra come l'avrebbe fatta Giorgio Vasari, con i capolavori di Cimabue, Giotto, Duccio di Buoninsegna, Masaccio, fino a Lippi, Botticelli, Michelangelo si svolgera' dal 3 settembre al 9 gennaio nella Basilica inferiore di San Francesco ad Arezzo. Le opere dei grandi maestri che secondo il fondatore della storiografia artistica furono i precursori e i protagonisti della 'maniera moderna' saranno raccontate con le parole del Vasari, grazie anche a una selezione mirata a individuare proprio i dipinti da lui commentati. Intitolata 'Il primato dei toscani nelle Vite del Vasari ''Svegliando l'animo di molti a belle imprese''.

Il Viaggio nell'Arte tra Cimabue e Michelangelo', l'importante esposizione curata da Paola Refice nell'ambito delle celebrazioni per il quinto centenario della nascita di Vasari. Pittore, architetto, storico, l'autore delle Vite e' infatti al centro di una mostra agli Uffizi, che illustra il suo influsso alla corte dei Medici, mentre ad Arezzo, sua citta' natale, ne e' allestita un'altra sulla sua produzione di stendardi e un'altra aprira' (sempre il 3 settembre) sull'attivita' di pittore. ''Ma e'stato molto piu' importante quale storiografo dell'arte'', dice la Refici, che ha lavorato alla realizzazione di questa rassegna per circa quattro anni, riuscendo a ottenere prestiti eccezionali dalle maggiori collezioni italiane e internazionali. ''Non abbiamo voluto spogliare i musei del territorio, appunto per dare l'occasione ai visitatori, invogliati dalla mostra, di approfondire la conoscenza dei tesori qui custoditi''.

Capolavori che portarono Giorgio Vasari a decretare il primato della pittura toscana e del disegno, una concezione che ha pesato come un macigno per secoli sulla storiografia artistica. ''In realta' e' stato lui a generare il nostro gusto - prosegue la curatrice -. Le cose che ci piacciono adesso, e soprattutto le cose che sono in primo piano nel mondo dell'arte, sono scelte e studiate con uno spirito ancora influenzato dai giudizi che ha dato il Vasari''. Non a caso il percorso espositivo prende le mosse proprio dalla grandezza di Cimabue (oscurata da Giotto, il suo allievo) e prosegue con Duccio da Buoninsegna, Jacopo del Casentino Giovanni dal Ponte, Spinello Aretino, Simone Martini, Lorenzo Monaco, Jacopo della Quercia, Filippo Lippi, Filippino Lippi, Lorenzo Ghiberti, Beato Angelico, Andrea del Castagno, Domenico Ghirlandaio, Paolo Uccello, Piero della Francesca, Masaccio, Donatello, Andrea del Verrocchio, Filippo Brunelleschi, il Pollaiolo, Sandro Botticelli, Luca Signorelli, Leonardo da Vinci, Andrea del Sarto, Rosso Fiorentino, Michelangelo Buonarroti. In tutto una sessantina di opere, allestite con impegno didattico, ''come in un gioco per far riscoprire il Rinascimento'', a partire dalle guide sull'iPod, che faranno parlare il Vasari. Quando e' stato possibile, ha aggiunto la soprintendente, e' stato scelto il dipinto commentato da lui, altrimenti la scelta e' andata su quelli che piu' di altri potevano riassumere il giudizio sull'artista.
Per Leonardo, pero', ha prevalso il criterio di portare in mostra qualcosa che fosse piu' attinente con il territorio: ed ecco la scelta dei due disegni preparatori della Battaglia di Anghiari, citta' vicina ad Arezzo.


di Nicoletta Castagni
Fonte: http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cultura/cultura.shtml
killing zoe
00martedì 9 agosto 2011 20:41
"L'Uomo, il Volto, il Mistero. Capolavori dai Musei Vaticani" 20 agosto - 17 settembre 2010 San Marino

Il volto e il suo mistero: a raccontarlo una grande mostra che dal 20 agosto riunira' al Museo di Stato di San Marino una straordinaria selezione di opere provenienti dai Musei Vaticani. Esposti capolavori di Guido Reni, Guercino, Gian Lorenzo Bernini, ma anche magnifici esemplari della statuaria classica, nonché quelli realizzati da maestri del '900, fra cui Francesco Messina, Fausto Prandello, Graham Sutherland.

La mostra, che si intitola 'L'Uomo, il Volto, il Mistero. Capolavori dai Musei Vaticanì, è stata curata da Antonio Paolucci e Giovanni Gentile, che hanno attinto da quasi tutti i Dipartimenti dei Vaticani le opere più significative per documentare come, nel corso dei secoli, gli artisti abbiano rappresentato le fattezze umane nel tentativo di evidenziare attraverso il volto anche l'animo. Una ricerca caratterizzata, nel ritratto, dall'imitazione di modelli: dagli dei ed eroi in età classica fino alla rivelazione di Cristo, che insieme al suo volto svela anche quello del Padre, il Dio creatore.

Dal Dipartimento delle Antichità Classiche arriveranno a San Marino autentici capolavori: dalla celebre Testa di Atena, rarissimo originale greco del V secolo a.C. al famoso Busto di Antinoo, il più bello tra i molti pervenuti. Reperti che saranno affiancati dalla stupefacente testa marmorea di guerriero con elmo di età traianea e dal Ritratto di Claudia Semne in veste di Venere (II secolo).

Dal Dipartimento di Antichità Etrusco-Italiche ecco le due teste in terracotta, l'una maschile e l'altra femminile, risalenti al III secolo a.C., mentre fra i ritratti di epoca paleocristiana saranno allestiti le due famose raffigurazioni di Flavio Giuliano e della moglie Simplicia Rustica (rarissimi esempi di ritrattistica a mosaico del IV secolo) e il Ritratto palmireno di dama, già nella collezione di Federico Zeri. A questi si aggiungono un rarissimo Busto di Traiano in calcedonio e alabastro e i Ritratti di Pietro e Paolo, tra i più antichi al mondo, istoriati nel V secolo su ampolle di argento. Sceltissimi anche gli esemplari di arte medioevale, a partire dalla celebre icona lignea del Cristo Benedicente del XII secolo e prototipo di una lunga serie di realizzazioni successive. Tra i numerosi capolavori della pittura e della scultura moderna figurano invece le tele del Guercino (il bellissimo San Giovanni Battista) e di Guido Reni, presente con San Matteo e l'angelo, opera della maturità del pittore (e icona della mostra), dove si incontrano, in un meraviglioso equilibrio di forme, colori e sentimenti, sia il volto dell'uomo, l'evangelista Matteo, sia quello del Mistero, interpretato da un angelo ragazzino.

Di particolare interesse, infine, il Ritratto d'uomo di Gian Lorenzo Bernini, verosimilmente il suo autoritratto. L'ultima sezione della rassegna si concentra sulla tematica del Volto Santo, con opere seicentesche, ma non solo. Ecco la commovente Veronica di Pericle Fazzini, la Sainte Face di George Rouault, a quella realizzata a mosaico da Gino Severini che, con i lavori di Francesco Messina, Fausto Pirandello, Graham Sutherland e altri protagonisti del recente '900, chiude il percorso espositivo.



di Nicoletta Castagni
Fonte:http://www.ansa.it/web/notizie/canali/inviaggio/news/inviaggio.html
texdionis
00venerdì 19 agosto 2011 18:08
VERONA, DOMANI LA PRIMA DI "ROMEO ET JULIETTE"

Grande evento domani sera all'Arena di Verona, con il "Romeo et Juliette" di Charles Gounod.

E' un appuntamento unico: per la prima volta l'opera viene eseguita all'Arena nella versione originale, con il libretto in francese. E' inoltre il lavoro veronese per eccellenza, visto che Shakespeare vi ha ambientato la sfortunata storia d'amore. La regia è di Francesco Micheli, direttore d'orchestra è Fabio Mastrangelo, scenografo Edoardo Sanchi.

Per avvicinare l'opera al pubblico giovane, "Romeo et Juliette" viene promossa con un video realizzato nel flash-mob dell'8 luglio al Balcone di Giulietta.

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killing zoe
00sabato 3 settembre 2011 15:02
'Piet Mondrian. L'armonia perfetta' 8 ottobre - 29 gennaio 2012 Roma
Arriva per la prima volta a Roma il genio di Piet Mondrian, tra i padri dell'arte astratta. Dall'8 ottobre, il Complesso del Vittoriano di Roma ospitera' una sua grande retrospettiva che, attraverso circa 70 oli e disegni (affiancati a una quarantina di opere di artisti che lo influenzarono), ripercorrera' l'evoluzione artistica di uno dei piu' importanti maestri del XX secolo. Intitolata 'Piet Mondrian. L'armonia perfetta', la mostra e' stata curata da Benno Tempel, direttore del Gemeentemuseum dell'Aia, da cui proviene la maggior parte dei capolavori concessi straordinariamente in prestito.

La rassegna del Vittoriano e' stata infatti resa possibile dalla collaborazione con il museo olandese e con altre importanti istituzioni internazionali, fra cui il Denver Art Museum, il Philadelphia Art Museum, la National Gallery of Canada di Ottawa, il National Museum of Modern Art di Kyoto. Il prestigioso comitato scientifico (composto da Hans Janssen, Franz W. Kaiser, Michael White) ha supportato il curatore nell'individuare il tema e nel selezionare opere significative in grado di testimoniare la coerenza di Mondrian nel perseguire l'obiettivo di un'arte astratta.

Nei Paesi Bassi del primo '900, Piet Mondrian (1872-1944) era infatti un paesaggista di successo, i suoi quadri raffiguranti mulini, campagne, ma soprattutto alberi, erano improntati al realismo tradizionale olandese, anche se dotati di suggestioni molto personali.

Dominate da una forte tendenza alla verticalizzazione stilizzata, le opere degli esordi esprimono fin da subito la ricerca che contraddistinguera' sempre la pittura Mondrian, articolata su tre componenti basilari, la forma, la linea e il colore, mentre e' il luminismo, la versione olandese del fauvismo, a indicare all'artista il modo per svincolare il colore dai riferimenti naturali. Un percorso, quello artistico, che va di pari passo con la ricerca interiore ispirata ai principi della teosofia e alla tradizione religiosa e culturale olandese.

Da qui i temi che si riflettono nella sua produzione pittorica e un ideale di armonia, ricercata caparbiamente, che si trasformera' in una sorta di missione personale. Trasferitosi a Parigi nel 1912, Mondrian rimane affascinato dalla corrente cubista di Picasso, ma anche dalla lezione di Cezanne e, tornato in Olanda, fonda il gruppo De Stijl. In questo periodo comincia a realizzare opere astratte, dove predominano tratti neri e campiture rettangolari di colore, ma solo alcuni anni dopo, di nuovo a Parigi, pubblica Il neoplasticismo.

Nel saggio Mondrian espone i principi teorici della sua visione estetica, che trovano applicazione nel campo della pittura, dell'architettura e in vari aspetti del vivere quotidiano. Come in Kandinskij, agli elementi espressivi della pittura (appunto linea, colore e forma o superficie) viene attribuito un valore proprio, che non rimanda a qualcos'altro, e anch'essi sono a loro volta ridotti all'essenziale: soltanto linee rette, verticali e orizzontali, mai diagonali e unicamente colori primari, nessun composto, come in natura, e i non-colori nero, bianco e grigio. Ne scaturisce una delle fasi piu' affascinanti della storia dell'arte moderna: il gioco di Mondrian con le linee orizzontali e verticali e la ricerca della composizione ideale.



di Nicoletta Castagni
Fonte: http://www.ansa.it/
texdionis
00giovedì 8 settembre 2011 15:28
UMBRIA, ERBE E VERDE DENTRO ALL'ABBAZIA

La splendida Abbazia dei Sette Frati di Pietrafitta (Piegaro, Perugia) ospita domenica prossima "Herbae Volant", mostra mercato del verde promossa da Associazione Parte d'Arte Atelier.

I visitatori saranno introdotti nel mondo dell'eco-life da esperti e potranno visitare e degustare i prodotti del sito medievale.

Ci saranno anche laboratori didattici sull'olfatto, la presentazione di un libro sulle piante curative ed una esposizione di opere d'arte dedicata al riciclo.


www.paesaggi.regioneumbria.eu/Default.aspx?IdCont=377951&IdN...
killing zoe
00lunedì 12 settembre 2011 21:47
"Toulouse-Lautrec e la Parigi della Belle Epoque" 10 settembre - 11 dicembre 2011 Parma
E' la Fondazione Magnani Rocca di Parma a proporre, dal 10 settembre all'11 dicembre 2011 nella sua sede di Mamiano di Traversetolo, la mostra 'Toulouse-Lautrec e la Parigi della Belle Epoque', una originale riflessione sul celebre artista francese.
Una parte della produzione dell'aristocratico Toulouse-Lautrec (Albi 1864 - Malromè 1901), si sviluppa sulla scia del 'japonisme', cioè l'ispirazione all'arte giapponese. L'artista traspone tecniche e inquadrature di quel mondo affascinante e misterioso al contesto occidentale dei locali notturni e delle maisons closes, le case chiuse.
E' nell'ambito delle sue celeberrime affiches, presenti in mostra nell'intero corpus, che la rielaborazione dei temi e del linearismo grafico giapponese si esprime più evidentemente: dai profili degli uomini in cilindro, alle ombre nere alle spalle del soggetto, alla silhouette 'senza testa' della cantante Yvette Guilbert nel 'Divan Japonais'. - A rivivere nella mostra 'Toulouse-Lautrec e la Parigi della Belle Epoque' sono tutti i suoi personaggi, colti nei caffè-concerto di Montmartre, nelle sale da ballo, nei postriboli, nel celebre Moulin Rouge, nei circhi, nei teatri, raccontati con caustica e rutilante malinconia.
L'artista mostra un occhio spietato e caricaturale per le caratteristiche e la gestualità dei soggetti che rappresenta (che includono le vedettes sue amiche, le cantanti e ballerine May Milton, Jane Avril e La Goulue) unito all'uso innovativo di ampie stesure di colori piatti, marcate silhouettes e puntidi vista inconsueti, in un'elaborazione di inesauste folgorazioni emotive.
In mostra, accanto al corpus delle affiches, i dipinti di figura di Lautrec, accostati a quelli di paesaggio degli impressionisti Monet e Renoir, oltre a Cèzanne. E' presente anche un confronto speculare fra i manifesti del francese e le stampe fra Settecento e Ottocento di Utamaro, Hiroshige e Hokusai. Viene ricreato il clima di competizione che Lautrec ingaggia coi vari Chèret, Mucha, Steinlen, Bonnard nell'accaparrarsi le commesse pubblicitarie nella Parigi della Belle Epoque. Infine, viene mostrata l'influenza che Picasso riceve da lui in occasione dei primi soggiorni parigini. (- "In tutto il mondo si conoscono le fotografie di quest'ometto deforme. Soltanto la testa e il tronco erano di proporzioni normali. La testa sembrava avvitata sopra le spalle molto cascanti. La barba lunga e nera faceva l'effetto d'uno strano ornamento. Gambe e braccia erano quelle di un bambino di sei anni. Ma in questo corpo deforme c'era una forza vitale enorme, quasi superata dallo spirito di Lautrec". Queste le usate dal belga Henry van de Velde, architetto, scultore, pittore e designer.
E ancora: "Le sue risposte pronte, simili a quelle di un clown maligno, erano sconcertanti. La bocca di una animalesca sensualità, il modo di esprimersi ora incontrollato, ora estremamente arguto, ora del tutto anticonvenzionale".
L'arte di Lautrec nella Parigi di fine Ottocento non si allinea con quella degli impressionisti che di pochi anni lo avevano preceduto e ancora stavano lavorando in Francia. La sua pittura, infatti, non rivela interesse per il paesaggio e per la luce, mentre esprime un fascino fortissimo per la figura umana.
Lautrec ha chiaro fin da bambino che avrebbe fatto il pittore. La sua statura molto ridotta, dovuta a una duplice frattura alle gambe contratta tra il 1878 ed il 1879, non gli consente di pensare a un lavoro fisicamente impegnativo. Lasciata la monotonia della vita in famiglia nel sud della Francia, si trasferisce a Parigi, metropoli che, nell'ultimo ventennio del 19esimo secolo, vive l'atmosfera gioiosa, entusiasmante ed eccessiva della Belle Epoque.
Montmartre, quartiere degli artisti per eccellenza, vede la nascita e la diffusione di trasgressivi locali notturni, cafès, cabarets. Circondato di amici (pittori, poeti e artisti della notte), Lautrec si dà alla bella vita e frequenta i celebri Moulin Rouge, Divan Japonais, Folies Bergère. All'inizio è quasi intimorito dalla cattiva reputazione di quell'ambiente, ma poi, grazie all'amicizia con lo showman Aristide Bruant, fondatore del Mirliton, proprio a Montmartre trova ispirazione preziosa per le sue ricerche d'artista.
Evidenzia così nuove connessioni fra l'arte e la vita quotidiana affermandosi come una figura centrale nella società decadente che raffigura. La sua attenzione è rivolta ai personaggi: mette a fuoco e analizza da vicino i 'tipi' umani che incontra, presentandoli sotto una luce distorta, ironica, tramite nuove inquadrature, nuovi tagli delle scene, nuovi colori e giustapposizioni di colore. (segue)
La tipologia dei soggetti rappresentati è la più varia: ballerine, habituès dei cafès, borghesi goderecci, il popolo notturno, ma anche prostitute e le masse di derelitti che vivono ai margini della società, un'umanità che anche Picasso, nel suo soggiorno parigino, rappresenterà proprio nel momento del commiato di Lautrec, morto trentasettenne come Raffaello, Parmigianino, Watteau, Van Gogh, da quel mondo e dalla vita.
Una mostra su Henri de Toulouse-Lautrec in Italia mancava da parecchi anni. L'esposizione, che inaugura la presidenza di Giancarlo Forestieri, è curata da Stefano Roffi (con saggi in catalogo di Arturo Carlo Quintavalle, Ada Masoero, Mauro Carrera e del curatore) ed è frutto della collaborazione della Magnani Rocca col Museum of Fine Arts di Boston, col Musèe d'Ixelles-Bruxelles, con la Fondazione E. G. Buhrle di Zurigo, col Mibac - Soprintendenza Bsae per le province di Venezia, Belluno, Padova e Treviso, con la Galleria d'Arte Moderna di Milano e con altri musei e collezioni italiani ed esteri.
Mecenati dell'iniziativa sono la Fondazione Cariparma e Cariparma Crèdit Agricole.



Fonte:http://parma.repubblica.it/
killing zoe
00lunedì 12 settembre 2011 21:57
"Degas, Lautrec, Zandò. Les Folies de Montmartre" 17 settembre - 18 dicembre 2011 Pavia
"Mi sono accorto che non avevo a che fare con un artista ma con un uomo di mondo. Uomo di mondo vuol dire uomo del mondo intero, che capisce il mondo e le ragioni misteriose e legittime di tutte le sue usanze, artista vuol dire specialista, uomo attaccato alla tavolozza come il servo della gleba. La curiosità può essere considerata punto di partenza del suo genio". Con queste parole Baudelaire coglieva il senso del "pittore della vita moderna" ed è da questa rivelazione che Lorenza Tonani, curatrice della bella mostra "Degas, Lautrec, Zandò. Les Folies de Montmartre", in scena dal 17 settembre al 18 dicembre alle Scuderie del Castello Visconteo, parte per descrivere il capitolo "Lautrec".
Sottolinea, infatti, la studiosa che è "su queste basi che è nata l'arte di Toulouse-Lautrec che visse tutta la sua breve esistenza nello stato di convalescenza, o meglio nello stato di chi, affetto da un grave problema di salute, visse rifiutando la malattia come invalidante e assaporando, per contro, fino all'eccesso, momenti e situazioni che la vita aveva da offrirgli, con quella voracità che è propria di quanti non ne intravedono la durata". E Montmartre, quartiere dall'anima bohémien per eccellenza, "covo" e rifugio della vita artistica tra la fine dell'Ottocento
e l'alba del Novecento, dove spopolavano i manifesti di Lautrec all'ingresso del Moulin Rouge, diventa il palcoscenico ideale per assaporare "fino all'eccesso" la vita.

La mostra, che raccoglie un centinaio di opere, tra pitture e grafiche, prestiti da collezioni pubbliche e private italiane e straniere, con un nucleo speciale dalla città di Toulouse, focalizza tre grandi maestri che più di ogni altro hanno vissuto e sviscerato la Butte, la collina di Montmartre col suo depravato, equivoco e "perduto" mondo di gestori di cabaret, prostitute, attrici e ballerine, clown e pittori: "Degas e Lautrec sono i più grandi esponenti di questo naturalismo artistico, che si impasta di impressionismo nel primo caso e anticipa nel secondo l'espressionismo - scrive Lorenza Tonani - Zandomeneghi, detto Zandò, rappresenta la voce italiana di questo rinnovamento e l'anello della catena che sollecita le esperienze del secondo in rapporto a quelle del primo".

E di Toulouse-Lautrec, di origini aristocratiche, nato nel 1864 ad Albi, attirato e sedotto, con la benedizione della famiglia, dalla Parigi del tourbillon artistico inaugurato da Manet, la mostra offre un interessante repertorio di lavori, a evocare, come scrive Lorenza Tonani "la scoperta della Butte, l'epifania di un universo speciale, fatto di una bohème intellettuale riunita al caffé fondato da Salis, lo Chat Noir", ma anche di "di donne vinte dalla vita, di una bellezza stanca e malinconica, decisamente abbordabili quanto a condizione sociale ma non accessibili per un nano".
D'altronde, a parte la relazione di un paio d'anni con Suzanne Valadon, eccentrica trapezista di circo, poi modella e a sua volta artista, la vita sentimentale di Lautrec si consuma tra gli amori mercenari dei bordelli (tra cui anche la prostituta che gli attaccò la sifilide), e le "passioni non corrisposte - racconta Tonani -per le più note e ammalianti vedettes dei cabaret, dei caffé-concerto e dei teatri parigini, alle quali egli regala fama ed eternità, ritraendole in diverse opere e soprattutto rendendole protagoniste di affiches destinate a moltiplicarne la notorietà". Un mondo che si scopre in opere come "Tête de femme" della Fondation Bemberg di Toulouse e "Au café: le patron et la caissière chlorotique" del Kunsthaus di Zurigo. Fino al quadro mai prima presentato in Italia, proveniente dalla National Gallery di Washington, "À la Bastille".



di Laura Larcan
Fonte:http://www.repubblica.it/

killing zoe
00lunedì 12 settembre 2011 22:07
"Gli anni folli. La Parigi di Modigliani, Picasso e Dalí. 1918-1933"11 settembre - 8 gennaio 2012 Ferrara
I caffè più alla moda che cominciano ad aprire a Montparnasse col suo parterre di artisti e intellettuali da André Breton a Fitzgerald e Hemingway. I cabaret e i music-hall che lanciano le loro regine, come l'incontrastata Josephine Baker. Il jazz e i Balletti russi di Diaghilev che spopolano, il cinema che seduce gli artisti come la pirotecnica collaborazione tra Salvador Dalí e il regista Luis Buñuel e l'Exposition Internationale des Arts Décoratifs che consacra l'Art déco nonostante le aspre critiche di Le Corbusier. Fino alla moda che diventa il palcoscenico assoluto di Coco Chanel. E' la Parigi degli "Anni Folli", la città delle avanguardie, dalla Grande guerra all'alba del Terzo Reich. A raccontarla è la bella mostra che si apre l'11 settembre a Palazzo dei Diamanti, Gli anni folli. La Parigi di Modigliani, Picasso e Dalí. 1918-1933", che organizzata da Ferrara Arte e curata da Simonetta Fraquelli, Susan Davidson e Maria Luisa Pacelli, sfoggia un repertorio di dipinti, sculture, costumi teatrali, fotografie, ready made, disegni, dai prestigiosi musei e collezioni private del mondo.
Il percorso espositivo parte dai maestri impressionisti che nel primo dopoguerra portano avanti una ricerca personale. Monet che nella sua estrema ricerca dei dinamici effetti luministici arriva ad un linguaggio
astratto, come dimostra il suo "Ponte giapponese", e Renoir che con i suoi studi sul tema delle "Bagnanti" arriva ad una sofisticata versione della statuaria classica, testimoniata dalla "Fonte", opera ammirata da Picasso e Braque, che ne possedevano una riproduzione. Si entra quindi nel vivo della Parigi come crocevia internazionale di artisti stranieri che animano la cosiddetta Ecole de Paris, "una variegata costellazione di giovani talenti dallo spirito libero - dicono i curatori - giunti nella capitale da ogni angolo del mondo e accomunati da uno stile figurativo personale e marcatamente espressivo".
Così, ecco sfilare le fantastiche visioni de "Il gallo" di Chagall o le pennellate inquiete de "Il chierichetto" di Soutine, o ancora le figure languide e assorte di Modigliani negli ultimi anni della sua vita, come il celebre "Nudo" del 1917, fino alle atmosfere glamour della polacca Tamara de Lempicka. Se si affacciano, come sfoghi "esotici", le suggestioni solari del Mediterraneo raccolte da Matisse, Bonnard e Maillol, fanno capolino conturbanti le ultime ricerche della stagione cubista, tra sperimentazioni di linee morbide e cromie calde orchestrate per chitarre, calici, bottiglie e quotidiani tra Picasso, Braque, Gris e Léger.
Proprio a Parigi, l'olandese Mondrian elaborò le sue prime creazioni neoplastiche a griglie di colori primari, raccontati da lavori come "Composizione con giallo, nero, blu, rosso e grigio" e "Losanga con due linee e blu". E sempre a Parigi Calder, sedotto dal una visita alla studio di Mondrian nel '30, intraprese la svolta delle sculture aeree, raccontata qui da "Due sfere dentro una sfera". La magia dei balletti di Diaghilev e di De Maré è raccontata dai costumi disegnati da Matisse, De Chirico e Larionov per alcune importanti produzioni.
E se la Tour Eiffel diventa soggetto per i pionieri della fotografia, ecco che fa capolino la nuova generazione di italiens de Paris, tra Severini, De Pisis, De Chirico, Savinio. Epilogo, l'avvento del dadaismo, con opere clou come il ready made di Duchamp "Air de Paris", un'ampolla di vetro contenente semplicemente aria portata da Parigi a New York, o "Cadeau" l'oggetto perverso creato da Man Ray applicando dei chiodi ad un ferro da stiro.



di Laura Larcan
Fonte: http://www.repubblica.it/
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