Mondo di Mezzo : Mafia Capitale (Buzzi & Carminati)

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Pagine: 1, [2], 3, 4
Etrusco
00venerdì 5 dicembre 2014 13:18

“FACEVO LE BUSTE PER I POLITICI FINO A 10MILA EURO ALLA VOLTA” (Valeria Pacelli).
PRIME AMMISSIONI DELLA CONTABILE DELLA COOP AL CENTRO DELLA MAXIRETATA: ”LE LASCIAVO IN CASSAFORTE, SEGNATE CON LA B. POI CI PENSAVA IL CAPO BUZZI”

Il Fatto Quotidiano, 5 Dicembre 2014.

Preparavo le buste con il denaro, come mi ordinavano, che poi venivano custodite in cassaforte. Ognuna veniva segnata con una B.”. La B. di Salvatore Buzzi, l’uomo delle cooperative e il braccio “sinistro” di Massimo Carminati. Ad ammettere l’esistenza di un “libro nero” con una contabilità delle mazzette che la mafia capitale elargiva a politici e pubblici ufficiali è Nadia Cerrito, classe ’65, romana, due figlie e un marito operaio, arrestata anche lei nella retata che qualche giorno fa si è abbattuta sul presunto sodalizio criminale della capitale. Dopo un primo giorno di interrogatori dove tutti – a eccezione di Franco Panzironi, ex ad di Ama – si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, ieri con Nadia Cerrito si è rotto il silenzio. La donna è accusata di essere la “segretaria personale di Salvatore Buzzi che custodisce la contabilità occulta della attività corruttiva dell’associazione”. Si tratta di un libro mastro che, come scritto nell’ordinanza, “contiene una vera partita doppia del dare e avere illecito, dei destinatari delle tangenti; contiene l’indicazione dei soggetti cui vengono veicolati i profitti”.

DAVANTI AL GIP Flavia Costantini e al pm Luca Tescaroli – titolare dell’inchiesta con i sostituti Paolo Ielo e Giuseppe Cascini – Nadia Cerruti ha ammesso di “aver gestito la contabilità in nero negli ultimi tre anni”. Inoltre, come gli comandava Buzzi, “ogni mese preparavo le buste paga dei dipendenti delle cooperative”. Infatti la donna era consigliere e vicepresidente dal 2010 del Cda di Formula Sociale Coop Sociale Integrata Srl , ma anche dal 2006 al 2010 consigliere della 29 giugno servizi Società, entrambe cooperative riconducibili al gruppo Buzzi. Ma non preparava solo le buste paga per i dipendenti. Perché “sotto indicazione di Buzzi” riempiva anche le “buste con altro denaro di importi” che potevano arrivare fino a 10mila euro. Su ogni busta c’era una “B.” con il relativo l’importo e venivano tutte custodite in una cassaforte. Poi, secondo quanto ricostruito dalla donna, le consegnava a Buzzi, lo stesso che in una conversazione del 20 aprile 2014 si vanta di “pagare tutti. Anche due cene con il sindaco (Gianni Alemanno, ndr), 75 mila euro ti sembrano pochi? (...) Finanzio giornali, faccio pubblicità, finanzio eventi, pago segretaria, pago cena, pago manifesti.”
Dalla cassaforte il denaro passava a pubblici ufficiali e non solo. Nell’ordinanza che ha portato agli arresti 37 persone, tra gli amministratori a libro paga viene menzionato Franco Panzironi, ex ad di Ama, la municipalizzata romana per l’ambiente, anche lui agli arresti. Avrebbe incassato 15 mila euro al mese, come emerge in una conversazione del 2 maggio 2013 dello stesso Buzzi: “L’ho messo a 15 mila euro al mese”. Ma non è l’unico che riceveva denaro secondo le accuse della Procura di Roma, tutte da riscontrare. L’ordinanza cita anche Luca Odevaine, già vice capo di gabinetto con Walter Veltroni e capo della polizia provinciale con Nicola Zingaretti, al quale Buzzi “dava cinquemila euro al mese, a Mario Schina (ex dirigente del comune, ndr) dava millecinquecento euro al mese”. Poi c’è anche Franco “Figurelli, che veniva retribuito con 1.000 euro mensili, oltre a 10.000 euro pagati per poter incontrare il Presidente Coratti, (Mirko, presidente del consiglio comunale capitolino, dimissionario a seguito dell’inchiesta, ndr)”. Altri invece avrebbero ricevuto buste “una tantum”. “In questo senso – scrivono i pm – assume rilievo la figura di Patanè, consigliere regionale pd. In relazione a tale figura istituzionale, Buzzi a più riprese afferma di aver ricevuto imponenti richieste di denaro” e in un altro passaggio, i magistrati aggiungono che Buzzi “aveva già provveduto alla dazione di 10.000”. Poi ci sono i soldi alle fondazioni. “Significativo, in questo senso – è scritto nell’ordinanza – è il pagamento alla Nuova Italia (fondazione di cui Panzironi è socio e Alemanno presidente, ndr) del 6.12.12, per un valore di 30.000 euro, proveniente da società di Buzzi”. Anche la disposizione delle erogazioni a favore della fondazione presieduta dall’ex sindaco di Roma e indagato, viene attribuite a Cerrito che “dispone materialmente le erogazioni a favore della Fondazione Nuova Italia”.
La donna si difende spiegando che faceva solo il suo lavoro di ragioniera, anche perché non poteva negare l’esistenza delle buste, più volte citate nelle conversazioni intercettate.

COME QUELLA del 29 gennaio, quando “Paolo Di Ninno
(ritenuto il commercialista di fiducia di Buzzi, ndr), alla presenza della Cerrito, faceva un resoconto al Buzzi ed al Carminati della contabilità, ufficiale e parallela, delle cooperative dagli stessi gestite, interloquendo con il Carminati, circa il modo per fargli pervenire un flusso economico”. Intanto Cerrito, tramite l’avvocato Bruno Andreozzi, ha fatto richiesta di andare ai domiciliari, ma il gip si è riservato di decidere nei prossimi giorni.
Ieri è stato sentito anche Claudio Turella, funzionario del Comune di Roma, responsabile del Verde pubblico, arrestato con l’accusa di aver aiutato l’organizzazione “facendo pressioni sugli organi della giunta comunale o anche a proposito della determinazione dell’ammontare del corrispettivo per la manutenzione delle piste ciclabili”. A casa di Turella durante le perquisizioni sono stati trovati 570 mila euro in contanti. Ma interrogato il funzionario ha detto di non sapere di avere quel denaro in casa, senza convincere i pm. Oggi nuovi interrogatori, dopo questa prima ed importante ammissione che rafforza l’inchiesta.

pliskiss
00venerdì 5 dicembre 2014 13:48
N.B. Nella cena sopra degli Apostoli ho notato che la bottiglia piena non mancava mai, a vederli mi vergogno io x loro, meditate gente meditate, ma in quali mani siamo? TUTTI NESSUNO ESCLUSO!
Er re de ROMA !!! [SM=x44511] stavolta vietato sbagliare, dritto in fronte!! [SM=x44458]
pliskiss
00sabato 6 dicembre 2014 16:16
Non interverrò più sull'argomento, ma dico l'ultima cosa:
Qui in Italia a questo punto, ci vogliono meno politici magna soldi, e quei pochi che dovrebbero rimanere, andrebbero scortati da polizia e esercito, se nò quà non ne andiamo più fuori.
Etrusco
00sabato 6 dicembre 2014 16:39


Da Vigna Stelluti a Ponte Milvio, l'abito buono della mafia nelle vie della Roma bene
Per incontrare i suoi complici Carminati preferiva restare tra i Parioli e Vigna Clara
Sabato 6 Dicembre 2014 - 06:23 di Raffaella Troili

Le parole sussurrate, le minacce al parcheggiatore abusivo, gli incontri al mercato Parioli, gli appuntamenti al tavolo.
L'ufficio di rappresentanza è in un gazebo del bar Vigna Stelluti.
m.ilmessaggero.it/m/messaggero/articolo/ROMA/1051807

Non è una scelta casuale, Massimo Carminati, sceglie il cuore del quartiere per il suo, di quartier generale. E sceglie il ritrovo storico della destra estrema di Roma nord, fin dagli anni di piombo frequentato anche da Brugia. Siamo a Vigna Clara, nel salotto bene di Roma nord, tra le vetrine chic e le signore biondissime, nel quadrilatero urbano «che ha per confini ideali via Flaminia–corso Francia ad est, via Cassia ad ovest, via Vilfredo Pareto a nord e via Luigi Bodio a sud». Qui è zona sua, e lui rimarca il controllo del territorio, tanto che tenta pure di recuperare un orologio scippato a un passante, da due ladri in scooter, «non famo noi i reati qua...».
Qui - dove con un certo reciproco fastidio s'incontrano lui ed Ernesto Diotallevi - è rimasto però forte il vincolo di solidarietà con gli esponenti di destra. Perché «è normale che hai più feeling con un vecchio camerata - spiega Grilli in un interrogatorio - molti adesso sono diventati politici, chi è deputato, chi è senatore, però sono tutta gente cresciuta in quell'ambiente e questi rapporti rimangono e negli anni se devi chiede un favore, una cosa, è facile che hai rispondenze quando c'hai un appoggio di questo tipo». Altro punto di ritrovo, resta piazza Stefano Jacini, a Vigna Clara, ancora oggi frequentata da ex Nar e vecchi amici di Brugia. Tra questi, fino a poco prima che morisse l'ideologo di destra Paolo Signorelli.

IL BENZINAIO
«Perché tanto nella strada glielo devi dire... aaa come ti chiami? comandiamo sempre noi... non comanderà mai uno come te nella strada. E nella strada tu c'avrai sempre bisogno»: il manifesto programmatico dell'organizzazione criminale per gli investigatori, tant'è che l'altro luogo chiave «centro d'interesse del sodalizio» è la stazione di rifornimento Eni di corso Francia di proprietà di Roberto Lacopo. Un posto anonimo eppure frequentatissimo infatti i filmati intercettano per anni incontri ravvicinati e minacce anche fisiche. Dall'utenza fissa partono telefonate inequivocabili: «Qua deve portà i soldi... E' il benzinaio», qui il cecato si fa consegnare un televisore da 60 pollici. A pochi metri di distanza da un altro luogo sotto osservazione, il negozio Blu Marlyn della compagna del boss, di via villa Severini. Alle spalle del benzinaio, c'è la Collina Fleming, con la pasticceria Fleming, anche questa frequentata da ex estremisti di destra. Nell'area della movida, dei ristoranti in e dei locali che chiudono all'alba, a Ponte Milvio s'incontrano e si alleano esponenti criminali.

PONTE MILVIO
Un mondo parallelo a quello dei giovani che arrivano da tutta Roma e che affollano la zona, con le microcar e il bicchiere in mano. Nel 2012 avviene una lite dentro al pub Coco Loco, non sono ragazzi ubriachi i protagonisti, in quel momento nel bar ci sono pregiudicati che operano per conto del clan di Michele Senese, il figlio di Nicoletti, camorristi e albanesi, a vendicare poco tempo dopo quel tentativo di estorsione, tutti sanno nell'ambiente che è Carminati. Il bene e il male, il divertimento e il malaffare si mescolano. Poco lontano in via Flaminia vecchia troviamo il Factory club, cocktail bar, del figlio di Carminati (proprietario di molti campi di paintball) e di altri amici di zona. E ancora: in via Riano due concessionarie, “Concept garage srl” dove capitava d'incontrare Giovanni De Carlo e lo stesso Carminati, i boss si fanno rivendere le macchine, incassano i saluti deferenti di commercianti e imprenditori che chiedono protezione. S'incontrano, come dimostrano le intercettazioni, con politici collusi sulle tavole del Casale lungo la Flaminia, del Galletto sulla Cassia, del Frate sulla Tiberina. Soprattutto al Villa Brasini- Met in piazzale Ponte Milvio, nato sulle ceneri dello storico Vigna dei Cardinali, negli anni '80 nota bisca clandestina che gravitava nell'orbita della banda della Magliana. Vanno e vengono De Carlo sulla sua Audi Q7, Carminati sull'Audi a1, nel viavai di incontri è agli atti anche quello con il calciatore Giuseppe Sculli.

JET, IL RITROVO
Non c'è più da qualche anno, un altro ritrovo storico, il negozio di jeans Jet, di proprietà di Carminati, in via Marco Besso. All'apparenza ritrovo fricchettone per ragazzini alla moda, in sostanza covo di estremisti di destra poi diventati terroristi di dietro. Per sport, allenamento, il pomeriggio, con le moto andavano a scippare gli occhiali e i cappelli alle ragazze e ai ragazzi bene in motorino su corso Francia. Nella stessa via è ricominciato tutto, negli anni '90 nella palestra Sex Appeal dove Carminati, Brugia e altri fascisti rinsaldano il patto criminale, mentre belle donne in tuta e trucco perfetto, corrono ignare, ma chissà.., sul tapis roulant. Altro ignaro punto di ritrovo, dei giovani, è il bar Mondi a via Flaminia Vecchia. E in quella zona che è nata la moda delle macchinette che si possono guidare a 14 anni. Nel regno incontrastato del Re cecato, fino a pochi giorni fa.
Da da da
00sabato 6 dicembre 2014 19:34
Adesso mi capite meglio quando dicevo che sono stato costretto a andare fuori regione perchè a Roma non si riusciva più a lavorare? non onestamente almeno...
Maledetti, hanno rovinato un'intera città....
c'eraunavodka
00sabato 6 dicembre 2014 23:04
Ma cosa vi aspettavate? A Roma girano troppi soldi per poter pensare che la criminalità e burocrati corrotti non ne potessero approfittare.
Etrusco
00martedì 9 dicembre 2014 18:12
<header>

Mafia, modello romano


</header>

Ha tutti gli elementi costitutivi del reato di associazione mafiosa
ma secondo il procuratore antimafia Franco Roberti, quello di “mafia capitale” è un modello “autoctono”

cupola mafia capitale

L’inchiesta “Mafia capitale” o “Mondo di mezzo”, come è stata anche ribattezzata dagli inquirenti per sintetizzare un’area di confine tra i due diversi “mondi”, quello legale e quello illegale, in grado di garantire le relazioni funzionali al conseguimento degli interessi dell’organizzazione, continua ad andare avanti anzi si allarga. Tutto ruota intorno a Roma e al suo modo di fare affari e politica, e in quel “mondo di mezzo” sembrano siano passati anche uomini dello spettacolo e del calcio. Almeno così risulta da suggestive intercettazioni tra Giovanni De Carlo, considerato il factotum dell’organizzazione criminale, e Vip. Finora non risultano entrate nell’inchiesta che, però, si sta allargando e non potrebbero non mancheranno sorprese.cupola mafia capitale arresti
Intanto Nadia Cerrito, l’affidataria del registro contabile dell’organizzazione mafiosa, in carcere continua a rispondere alle domande del gip Flavia Costantini in sede di interrogatorio di garanzia.
Nel libro nero ci sono i nomi degli amministratori e dei politici corrotti e il corrispettivo, a volte veri stipendi mensili che venivano passati, appunto, a politici e amministratori per oliarne i meccanismi.
Cerrito ha ammesso di aver gestito il libro mastro che conteneva questa vera e propria partita doppia del dare e avere illecito dei destinatari delle tangenti.
Cerrito, già segretaria di Salvatore Buzzi, presidente della Cooperativa “29 giugno”, ha detto, secondo quanto si è appreso, che le cifre annotate sul libro mastro erano elargite da Massimo Carminati e dallo stesso Buzzi. E qui rientra la questione dell’accoglienza dei migranti e dei campi rom, gestiti proprio dalla cooperativa di Buzzi. Gare d’appalto, o meglio servizi assegnati senza gare d’appalto giustificati con l’urgenza, la necessità di accogliere gruppi di migranti che, Buzzi, si diceva addirittura in grado di gestire e di dirottare a seconda delle necessità. Un affare d’oro di cui si sta lentamente conoscendo la vera consistenza.

Ed emergono anche peculiarità sul tipo di organizzazione criminale che, secondo il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, caratterizzano questo intreccio tra mafia, politica e mondo degli affari nella capitale.
“Una indagine molto seria e rigorosa – dichiara alla stampa Roberti – ha evidenziato l’esistenza di un gruppo criminale che ha i connotati riconducibili al reato di associazione di tipo mafioso. Vedremo nella prosecuzione delle indagini quali saranno le decisioni anche del tribunale del riesame, ma io credo che ci siano tutti gli elementi che correttamente, la procura di Roma e il Giudice per le indagini preliminari, hanno contestato a questo gruppo criminale: il reato di associazione mafiosa”.
Si tratta però di un modello non mutuato da quelli attuali “E’ un modello autoctono – continua Roberti – perché non ha presenti al suo interno soggetti provenienti da realtà criminali … di criminalità organizzata tradizionale, di tipo mafioso tradizionale. Però è un modello – ha ribadito – perché contiene in sé tutti i caratteri, gli elementi costitutivi del reato di associazione mafiosa, quindi la forza di intimidazione del vincolo associativo e la condizione di assoggettamento ed omertà per chi aderiva, la capacità corruttiva, la capacità relazione che è tipica delle organizzazioni mafiose, appunto, di rapportarsi a soggetti istituzionali corrotti, a soggetti imprenditoriali collusi, di fare gruppo e di fare, addirittura, una programmazione delittuosa che passa attraverso, appunto, la gestione, nel caso dell’indagine romana, di numerosi appalti pubblici”.

Mafia capitale. Gli abitanti del “mondo di mezzo”

I nomi degli arrestati:
Massimo Carminati, ex Nar e Banda della Magliana
Salvatore Buzzi, uomo, legato al Pd, presidente della cooperativa sociale, “29 giugno”, che si occupa di gestione dei campi rom e asservita al boss Massimo Carminati
Riccardo Mancini, ex amministratore delegato di Ente Eur
Luca Odevaine, ex vicecapo di gabinetto del Campidoglio
Franco Panzironi, ex amministratore delegato dell’Ama
Claudio Turella, ex dirigente del servizio giardini del Comune di Roma
Giovanni Fiscon, ex dirigente Ama
Alessandra Garrone, compagna di Buzzi,
Emilio Gammuto, collaboratore di Buzzi
Paolo Di Ninno, commercialista di Buzzi
Nadia Cerrito, collaboratrice di Buzzi, affidataria del registro contabili
e ancora:
Riccardo Brugia, Roberto Lacopo, Matteo Calvio, Fabio Gaudenzi, Raffaele Bracci, Cristiano Guarnera, Giuseppe Ietto, Agostino Gaglianone, Fabrizio Franco Testa, Carlo Pucci, Sandro Coltellacci, Claudio Caldarelli, Carlo Maria Guarany, Emanuela Bugitti, Pierina Chiaravalle, Giuseppe Mogliani, Giovanni Lacopo, Claudio Turella, Giovanni De Carlo.

Ai domiciliari sono finiti invece:
Patrizia Caracuzzi, Emanuela Salvatori, Sergio Menichelli, Franco Cancelli, Marco Placidi, Raniero Lucci, Rossana Calistri, Mario Schina.


pliskiss
00martedì 9 dicembre 2014 19:31
19. TUTTI I DOTTORI SPECIALISTI CHE LAVORANO IN PRIVATO, che mi hanno fottuto stamattina 170euro in 30minuti, per dirmi quello che avevo letto su Internet. [SM=x44512]

20. Non ce la faremo mai! [SM=x44463]
pliskiss
00martedì 9 dicembre 2014 19:36
Re:
pliskiss, 09/12/2014 19:31:

19. TUTTI I DOTTORI SPECIALISTI CHE LAVORANO IN PRIVATO, che mi hanno fottuto stamattina 170euro in 30minuti, per dirmi quello che avevo letto su Internet. [SM=x44512]

20. Non ce la faremo mai! [SM=x44463]




Questo non è un "MONDO DI MEZZO" ma è un "MONDO DI DIETRO" [SM=x44487]
Dom Pérignon
00martedì 9 dicembre 2014 23:08
La cosa che fa indignare è che da 30 anni già si sapeva tutto, Mino Pecorelli lo uccisero perchè le aveva iniziate a scrivere sui giornali queste relazioni....
pliskiss
00martedì 9 dicembre 2014 23:26
Re:
Dom Pérignon, 09/12/2014 23:08:

La cosa che fa indignare è che da 30 anni già si sapeva tutto, Mino Pecorelli lo uccisero perchè le aveva iniziate a scrivere sui giornali queste relazioni....



Infatti! Mino Pecorelli sapeva troppo, e lo stato ha deciso di eliminarlo, come lui tanti altri, Dalla Chiesa,Falcone,Borsellino,se ti dissoci dall' ingranaggio il tuo posto è sotto terra.
Quando le cose devono andare in un certo senso, ci vanno e basta.
Arrivi a qualche dogana, ti guardano il documento e scherzando ti dicono" Italia? Mafia" paranoici.
Etrusco
00venerdì 16 gennaio 2015 12:42


Truffavano persino sugli abiti raccolti «per i poveri», ma rivenduti sulle bancarelle...










  • Roma, arresti per traffico illecito di rifiuti speciali

    I presunti affiliati all'organizzazione criminale ricevevano, trasportavano, cedevano e gestivano abusivamente ingenti quantitativi di rifiuti speciali



    rainews.it · 52 condivisioni · 14 gennaio 2015












  • Mafia Capitale e la Camorra truffavano anche sugli abiti «per i poveri»

    La magistratura muove contro il racket dei cassonetti per la raccolta dei vestiti usati, la connivenza della politica



    Giornalettismo · 136 condivisioni · 15 gennaio 2015










  • Riproduci video


    Traffico rifiuti, rivendevano in Africa abiti donati. Al vertice boss della camorra

    Ci sarebbe un boss della camorra al vertice dell’associazione criminale dedita al traffico di rifiuti speciali (indumenti usati, prodotti tessili e accessori di abbigliamento) smantellata dalla Poli



    Il Fatto Quotidiano · 46 condivisioni · 15 gennaio 2015







Etrusco
00venerdì 16 gennaio 2015 12:52


Roma, rifiuti speciali e abiti per i poveri: ecco l’ultimo scandalo di Mafia Capitale



Altri 13 arrestati e 4 indagati per traffico illecito di dimensione internazionale.
Al centro Buzzi: “Organizza i bandi e distribuisce il lavoro a finte onlus interfaccia della Camorra”
 
 


C’è anche l’ombra di mafia capitale - oltre che della camorra - sull’ultimo scandalo di Roma.
Stavolta il malaffare consiste nel traffico illecito di rifiuti speciali
e nella vendita in Tunisia degli abiti usati dei cassonetti gialli  
che dovrebbero invece essere destinati dalle cooperative alla gente bisognosa.
 

E nell’operazione della Direzione distrettuale antimafia e della squadra mobile - che ha portato all’arresto di 14 persone oltre a 4 indagati - spicca proprio il ruolo del re delle coop Salvatore Buzzi, arrestato per mafia capitale. Il braccio operativo dell’ex Nar Carminati stavolta non è indagato ma il gip Simonetta D’Alessandro, nelle 314 pagine dell’ordinanza, delinea il suo ruolo nell’attività illecita delle cooperative che spedivano gli abiti usati nel Nord Africa. Dal porto di Civitavecchia e da altri scali marittimi nazionali nel solo anno 2012, ne sono stati imbarcati quasi 3 milioni e mezzo di chili in 184 containers. 

Da un anno la squadra mobile di Roma, diretta da Renato Cortese, indaga sull’associazione a delinquere tra il Lazio, l’Abruzzo e la Campania per il trasporto e la vendita illegale degli abiti usati. E il gip scrive: «E’ Buzzi che organizza i bandi e distribuisce il lavoro alle finte onlus interfaccia della Camorra; è Buzzi, quindi, che manovra una massa di soggetti destinatari – suo tramite – di introiti fissi, e, nel caso del traffico dei rifiuti tessili, strumentali alla gestione di affari di insospettata dimensione internazionale». 

 La custodia in carcere è stata disposta per Sorgente Danilo; Monti Roberto; Cozzolino Pietro; Cozzolino Aniello; Paladino Giovanni; Guerra Emilio; Ocana Marcelo Rodolfo; Bifulco Michele; Achab Boutouchent. Ai domiciliari invece Sorgente Barbara; Marcelli Eleonora; Monti Piero ; Magliulo Nicola.  

Perquisizioni sono ancora in corso tra Roma, Napoli, Salerno.


Etrusco
00venerdì 16 gennaio 2015 13:20
Non c'è più religione e nemmeno la Caritas dietro questi cassonetti... [SM=x44471]
Pipallo
00venerdì 16 gennaio 2015 20:15
Si attaccano pure all'elemosina per i poveri [SM=x44463]
c'eraunavodka
00giovedì 4 giugno 2015 20:12
Mafia Capitale, le mani di CL sul business degli immigrati.
Odevaine: “Comunione e Liberazione finanzia Alfano e Lupi”




In una intercettazione l'ex componente del Tavolo di coordinamento nazionale insediato al ministero dell'Interno spiega nei dettagli come è nato il grande affare dei migranti ospitati nel Cara di Mineo.
L'intercettazione: "Si ... stanno proprio finanziando ... sono tra i principali finanziatori di tutta questa ... questa roba si ... e Lupi è ... ... e si sta dentro ... Lupi ... e infatti è il Ministro del ... .del coso ... delle Opere Pubbliche ..."

Parlava senza timori Luca Odevaine. Lunghissime conversazioni con i suoi uomini più fidati, sicuro che nessuno lo potesse ascoltare all’interno degli uffici della fondazione Integrazione.
È il 21 marzo 2014, nel pieno dell’inchiesta Mafia Capitale che lo ha portato agli arresti lo scorso dicembre e che oggi ha avuto il suo seguito con 44 arresti. Dopo aver incontrato alcuni esponenti della cooperativa “bianca” La Cascina – vicina a Comunione e Liberazione – Odevaine (componente del Tavolo di coordinamento nazionale insediato presso il ministero dell’Interno) spiega nei dettagli come è nato il grande affare dei migranti ospitati nel Cara di Mineo, oggi al centro del secondo troncone dell’inchiesta romana. “Li ho conosciuti quando c’è stata la prima gara” racconta a Stefano Bravo, il suo commercialista di fiducia, riferendosi al management del gruppo dell’imprenditoria cattolica oggi colpito da diversi arresti e perquisizioni.

Il Centro per migranti di Catania – un ex residence costruito per ospitare i rifugiati sbarcati nelle coste siciliane – era stato inizialmente affidato alla Croce Rossa (“senza gara, senza niente – specifica Odevaine intercettato dai carabinieri del Ros – la moglie di Letta (Gianni, ndr) è presidente della Croce Rossa Lombardia”). Quando il politico romano inizia ad occuparsi dell’affare migranti in Sicilia in rappresentanza del governo per la gestione dell’emergenza rifugiati c’era l’attuale prefetto di Roma Franco Gabrielli, che – secondo Odevaine – lo avrebbe contattato: “Me dice: senti Luca… prendite un attimo ‘ste carte – si legge in una intercettazione ambientale contenuta nell’ordinanza di custodia cautelare eseguita oggi – guarda un attimo perché secondo me questa cosa (la gestione del Cara di Mineo, ndr) costa ‘no sproposito”. Andava presa una decisione, spiegava Odevaine al commercialista Stefano Bravo, per ottimizzare la spesa. Ed ecco che con parole chiarissime Odevaine spiega come – secondo la sua versione – si sono svolti i fatti:
Pubblicità

Luca Odevaine: (Gabrielli, ndr) …va a parlare con Letta torna e dice “…facciamo la gara…” … (si mettono a ridere) … e mi fa “ma te te la senti de fa la gara?… ” … “e me la sento Franco … eh ci provo … lo faccio … che ne so … vado giù e vedo com’è…” … per cui alla fine andai giù … l’aria non era proprio delle migliori … però detto questo … praticamente venne nominato sub-commissario … eh del commissario Gabrielli … il Presidente della Provincia di Catania … che era anche Presidente dell’UPI … Giuseppe Castiglione (sottosegretario all’agricoltura, del Ncd, che, secondo notizie dello scorso marzo, risulterebbe indagato), ndr… il quale … quando io ero andato giù … mi è venuto a prendere lui all’aeroporto … mi ha portato a pranzo … arriviamo al tavolo … c’era pure un’altra sedia vuota … dico eh “chi?” … e praticamente arrivai a capì che quello che veniva a pranzo con noi era quello che avrebbe dovuto vincere la gara (ride)…

Il seguito della conversazione entra nel vivo della vicenda Cara di Mineo. Odevaine spiega al commercialista il passo successivo, il contatto con il mondo della cooperazione cattolica. Nel seguito dell’intercettazione escono nomi di altro profilo (che non risultano indagati):

Luca Odevaine: ne parlo con questi dell’Arciconfraternita a Roma … con cui ho sempre lavorato qui al di Comune di Roma … e sò quelli che gestiscono il centro quello di Boccea … che il Comune gli ha affidato e tutto quanto … che c’aveva la capacità di farlo … e loro nel frattempo si erano appunto … fusi con la Cascina … per cui ho conosciuto loro gliel’ho presentati a Castiglione … e poi è nato questo … peraltro è nato e si è sviluppato poi per altri aspetti … perché loro adesso … Castiglione si è avvicinato molto a Comunione e Liberazione, insieme ad Alfano e adesso loro … Comunione e Liberazione di fatto sostiene strutturalmente tutta questa roba di Alfano e del Centro Destra …inc… Castiglione …

Stefano Bravo: Comunione e Liberazione appoggia Alfano?

Luca Odevaine: si … stanno proprio finanziando … sono tra i principali finanziatori di tutta questa …

Stefano Bravo: apposta regge …

Luca Odevaine: questa roba si … e Lupi è ... (si accavallano le voci) … e si sta dentro … Lupi … (si accavallano le voci) … e infatti è il Ministro del … .del coso … delle Opere Pubbliche …

Stefano Bravo: e si Infrastrutture …

Luca Odevaine: Infrastrutture eh … e Castiglione fa il sottosegretario … all’Agricoltura … però … ed è il loro principale referente in Sicilia … cioè quello che poi gli porta i voti … perché poi i voti loro …inc… ce li hanno tutti in Sicilia … per cui diciamo … io gli ho messi insieme … e si è strutturata questa roba … e dopo di che … abbiamo fatto questa cosa di Mineo … e la prima gara … io ho fatto il Presidente della Commissione … e … poi c’è stata una seconda gara … e poi adesso questa è la terza praticamente … gara che si fa … e in tutte e tre io ci so stato in Commissione …

Il nome dell’Arciconfraternita citato da Odevaine conta molto in ambito romano. Fondata nel 1571, l’Arciconfraternita del S.S. Sacramento e di S. Trifone era già stata citata nelle carte del primo troncone dell’inchiesta Mafia Capitale.
Lo scorso dicembre il cardinale vicario per la diocesi di Roma Agostino Vallini aveva assicurato che la Curia romana nulla aveva a che vedere con i sospetti caduti sull’associazione ecclesiastica: “L’abbiamo sciolta. Abbiamo mandato una visita apostolica nel 2010”. Il racconto di Odevaine – in stretto contatto con la dirigenza – è però differente:

Luca Odevaine: allora io ti spiego com’è la questione … c’è stata una fusione tra … questi due gruppi ... diciamo così … uno che è la Cascina … e l’altro … ovviamente il più piccolo … che è … adesso si chiama Domus Caritatis … che in realtà … prima era eh … l’Arciconfraternita del Santissimo Trifone … una roba del genere si chiama … che sostanzialmente era … diciamo così il braccio operativo del Vicariato …

Dunque più che sciogliersi l’Arciconfraternita romana era entrata nella sfera della cooperativa La Cascina, legata al movimento Comunione e Liberazione.
Un fatto che – se confermato – mostrerebbe quanto forte sia l’alleanza tra il Vicariato e CL. Almeno negli affari sui migranti. La lunga spiegazione di Odevaine prosegue, entrando nel vivo della questione: le presunte mazzette pagate dalla Cascina per aggiudicarsi l’appalto del Cara di Mineo.

Luca Odevaine: … allora su Mineo … con loro … abbiamo stabilito … avevamo stabilito … loro mi davano … su Mineo … 10.000 euro al mese … come … diciamo così … contributo … anche perché qui c’ho … assunta qualche persona … figli de … de dipendenti del ministero … insomma … eh … però siccome 10.000 euro … insomma erano stati stabiliti all’inizio … mò abbiamo raddoppiato …

Parole che i magistrati avrebbero riscontrato nel corso delle indagini, tracciando il flusso di soldi dalla coop La Cascina alle casse gestire da Odevaine. Presunte tangenti finite – secondo gli investigatori – lontani da Roma, verso il Venezuela.

di Andrea Palladino | 4 giugno 2015 - Il Fatto Quotidiano
c'eraunavodka
00giovedì 4 giugno 2015 20:26
Mafia Capitale, la Procura: "Rubano tutti". Gli arresti posticipati per non influenzare il voto delle regionali (FOTO,VIDEO)
Claudia Fusani, L'Huffington Post
Pubblicato: 04/06/2015 13:58 CEST Aggiornato: 4 ore fa


"Rubano tutti, ecco il filo rosso di questa seconda parte dell'inchiesta....". A piazzale Clodio, sede della procura capitolina, il procuratore Pignatone non riceve i giornalisti e tutti i pm coinvolti, l'aggiunto Prestipino, i pm Luca Tescaroli, Giuseppe Cascini e Paolo Ielo, declinano gentilmente dichiarazioni e commenti.

"Rubano tutti" resta l'amara constatazione dopo mesi di indagine e dopo aver riscontrato le dichiarazioni a verbale di numerosi manager e imprenditori che hanno spiegato "il sistema di potere trasversale ad ogni partito e maggioranza" che ha gestito ogni affare nella Capitale almeno negli ultimi dieci anni.

Proprio per questa trasversalità, è stato chiaro a tutti che la seconda parte di Mafia capitale avrebbe avuto ricadute pesanti nelle settimane prima del voto già infuocate da una campagna elettorale durissima. "Abbiamo ritenuto necessario, per non influire sul voto, attendere la chiusura delle urne prima di procedere agli arresti" afferma una fonte in procura. Lo dimostrano le date: la richiesta della procura risale a marzo, l'ordinanza è stata firmata il 29 maggio, venerdì, quando già imperversava sul voto la lista dell'Antimafia. Attendere qualche giorno non avrebbe cambiato nulla. E così è stato deciso.

Se in Mafia capitale parte Prima è stato protagonista Il sistema delle cooperative rosse che faceva capo a Salvatore Buzzi, nella parte Seconda la parte del leone la fanno le cooperative bianche. Al centro di molti passaggi dell'ordinanza lunga 500 pagine c'è infatti La Cascina, cooperativa bianca che fa riferimento a Comunione e Liberazione.

Tra i 44 arresti di questa mattina per corruzione e concussione aggravati dalla modalità mafiosa, anche Menolascina, manager della cooperativa.
Secondo l'accusa, la cooperativa garantiva un premio mensile di 10 mila a Luca Odevaine in quanto il tecnico che garantiva, dal tavolo nazionale per l'emergenza immigrazione, la gestione degli appalti per i centri profughi e immigrati. Una volta che La Cascina ha ottenuto l'appalto del Cara di Mineo (7 aprile 2014), il premio per Odevaine è stato raddoppiato (20 mila euro mensili). La cooperativa è emersa anche in un'altra delicata inchiesta del Ros dei Carabinieri: quella che ha portato in carcere Ettore Incalza, il super direttore generale del ministero delle Infrastrutture, e ha costretto alle dimissioni l'ex ministro Lupi (che non è mai stato indagato).
Dom Pérignon
00martedì 9 giugno 2015 23:51
Allora nella giunta di MARINO figuravano i da lui NOMINATI (eletti con voti di delinquenti):

1. Ozzimo (PD), ex-assessore alla casa, arrestato
2. Coratti (PD), ex-presidente dell'assemblea capitolina, arrestato
3. Pedetti (PD), presidente commissione patrimonio Comune di Roma, arrestato
4. Tassone (PD), ex-presidente Municipio Ostia, arrestato
5. Caprari, (Centro Democratico, maggioranza con Marino), consigliere comunale, arrestato

E LUI PARLA DI "PULIZIA" E DICE "ERANO CRIMINALI NOI PULIAMO TUTTO"

Roma ha perso il senso della VERGOGNA.
pliskiss
00mercoledì 10 giugno 2015 00:08
Re:
Dom Pérignon, 09/06/2015 23:51:

Allora nella giunta di MARINO figuravano i da lui NOMINATI (eletti con voti di delinquenti):

1. Ozzimo (PD), ex-assessore alla casa, arrestato
2. Coratti (PD), ex-presidente dell'assemblea capitolina, arrestato
3. Pedetti (PD), presidente commissione patrimonio Comune di Roma, arrestato
4. Tassone (PD), ex-presidente Municipio Ostia, arrestato
5. Caprari, (Centro Democratico, maggioranza con Marino), consigliere comunale, arrestato

E LUI PARLA DI "PULIZIA" E DICE "ERANO CRIMINALI NOI PULIAMO TUTTO"

Roma ha perso il senso della VERGOGNA.



Vedi Dom, se quei 5 nomi che hai fatto sarebbero in qualche paese agitato del medio-oriente, gli avrebbero già tagliato la capocchia.
Questi 5 quà invece, trà 3 anni qui in Italia saranno ancora in mezzo ai coglioni nella politica. Marino mica Marino, questa è gente che teniamo in piedi noi.
Nella Rivoluzione Francese a Parigi, con tutte le teste che vennero tagliate, si formarono le pozze di sangue in giro, da far scoppiare le malattie.
Ricordiamoci che la Rivoluzione Francese scoppiò perchè il popolo aveva fame, e li' che magnavano c'erano solo i ricchi e i farabutti.
Legalitè? qui di legale non c'è un c....!!!!
Etrusco
00giovedì 11 giugno 2015 11:13
Re: Re:
pliskiss, 10/06/2015 00:08:



Vedi Dom, se quei 5 nomi che hai fatto sarebbero in qualche paese agitato del medio-oriente, gli avrebbero già tagliato la capocchia.
Questi 5 quà invece, trà 3 anni qui in Italia saranno ancora in mezzo ai coglioni nella politica. Marino mica Marino, questa è gente che teniamo in piedi noi.
Nella Rivoluzione Francese a Parigi, con tutte le teste che vennero tagliate, si formarono le pozze di sangue in giro, da far scoppiare le malattie.
Ricordiamoci che la Rivoluzione Francese scoppiò perchè il popolo aveva fame, e li' che magnavano c'erano solo i ricchi e i farabutti.
Legalitè? qui di legale non c'è un c....!!!!




Plis, in Italia ancora stiamo troppo bene: è vero che le fasce di povertà stanno aumentando, ma sono ancora molti i benestanti, per modo di dire, perchè si accontentano di calcio e Playstation o di qualche giretto fuoriporta con la famiglia la domenica...

Il sistema politico italiano purtroppo è basato su quello che sta venendo a galla in quest'indagine romana: ogni mese arrestano nuovi politici e dirigenti... Spero che prima o poi vengano cambiate le leggi in modo da tenere lontano dai posti di comando i poco di buono [SM=x44464]

Per sdrammatizzare, ridiamoci sopra:


pliskiss
00giovedì 11 giugno 2015 12:32
Re: Re: Re:
Etrusco, 11/06/2015 11:13:




Plis, in Italia ancora stiamo troppo bene: è vero che le fasce di povertà stanno aumentando, ma sono ancora molti i benestanti, per modo di dire, perchè si accontentano di calcio e Playstation o di qualche giretto fuoriporta con la famiglia la domenica...

Il sistema politico italiano purtroppo è basato su quello che sta venendo a galla in quest'indagine romana: ogni mese arrestano nuovi politici e dirigenti... Spero che prima o poi vengano cambiate le leggi in modo da tenere lontano dai posti di comando i poco di buono [SM=x44464]

Per sdrammatizzare, ridiamoci sopra:





Caro Etrusco, il problema è che x cambiare le leggi, ci sono sempre di mezzo loro.
Stò bene, non mi manca niente, male che vada mi faccio qualche mese di galera, male che vada restituisco una parte di soldi rubati, faccio parte di un partito che la gente ci crede, se non rubo rubano gli altri,siamo tutti d'accordo! rossi,bianchi,verdi,blu, neri,gialli!!
MA CHI E' CHE SI METTE IN BALLO X CAMBIARE LE LEGGI? io non lo farei! e sono convinto che chi viene dopo di me, non lo fà!! [SM=x44458]

Dom Pérignon
00giovedì 11 giugno 2015 15:43
Re: Re: Re: Re:
pliskiss, 11/06/2015 12:32:



Caro Etrusco, il problema è che x cambiare le leggi, ci sono sempre di mezzo loro.

MA CHI E' CHE SI METTE IN BALLO X CAMBIARE LE LEGGI? io non lo farei! e sono convinto che chi viene dopo di me, non lo fà!! [SM=x44458]





Se aspettiamo che le cambiano loro stiamo freschi! [SM=x44452]
Grazie a queste leggi loro rubano alla grande e nei rari casi in cui beccano qualcuno sconta pene minime, ridicole e si tiene pure tutto il malloppo dopo [SM=x44472]

è come la storia di Their quando scommise di tagliarsi le palle, lui perse, ma dovendosele tagliare da solo trovò mille scuse per rimandare e alla fine non se ne fece nulla [SM=x44455]
Arcanna Jones
00giovedì 11 giugno 2015 16:41
Dopo aver visto la posizione della segretaria di Marino, con quelle sue intercettazioni, penso che sia compromessa anche la posizione del Sindaco...
e se lui davvero era all'oscuro di tutto sarebbe meglio rimuoverlo comunque per totale incoscienza e incapacità a capire le situazioni e persone di cui si circonda...
pliskiss
00giovedì 11 giugno 2015 17:48
Re:
Arcanna Jones, 11/06/2015 16:41:

Dopo aver visto la posizione della segretaria di Marino, con quelle sue intercettazioni, penso che sia compromessa anche la posizione del Sindaco...
e se lui davvero era all'oscuro di tutto sarebbe meglio rimuoverlo comunque per totale incoscienza e incapacità a capire le situazioni e persone di cui si circonda...



Arcanna, ma io mi chiedo? solo in Italia succedono situazioni cosi', Marino si Marino no, questo è il primo cittadino di Roma, e si stà li a menar il can x l'aia, in un altro paese veniva se non arrestato radiato.
Torniamo al discorso di Etrusco sulle leggi, questo sta li' perchè politicamente sta bene li, non ci sono motivi di accusa però lui sapeva tutto, qui si fà quello che si vuole.
Basta vedere la storia dello zingaro che ha fatto una mezza strage con la macchina, ora è libero perchè......! no no! non và bene, trà un pò succede un macello! [SM=x44463]
Robert - W la... foiga!
00sabato 1 agosto 2015 11:35
Mafia Capitale sta al PD (renziano e non-renziano) come Mani Pulite alla DC e al PSI craxiano?

ARTICOLO DE "IL FATTO QUOTIDIANO" DEL 31 LUGLIO 2015 - rubrica Giustizia & Impunità

TITOLO - Mafia capitale, Buzzi parla: “Politici famelici, mai pagato così tanto il PD”

SOTTOTITOLO - Secondo l'esclusiva del tg di La 7, Buzzi avrebbe già sostenuto cinque interrogatori in carcere, due a giugno e tre a fine luglio



I politici romani? Famelici. Il PD? “Mai pagato così tanto prima d’ora”. L’ex amministratore delegato di Ama Franco Pansironi? Famelico e vendicativo. Comincia a parlare Salvatore Buzzi, uno dei massimi esponenti di Mafia capitale, insieme a Massimo Carminati, secondo la procura di Roma.

Secondo l’esclusiva del tg di La 7, Buzzi avrebbe già sostenuto cinque interrogatori in carcere, due a giugno e tre a fine luglio, per difendersi dall’accusa di associazione di stampo mafioso, e raccontare ai magistrati una serie di particolari sulla corruzione ai politici della Capitale.

“Il palazzo della provincia all’Eur, comprato da Zingaretti prima della costruzione? Secondo Odevaine presero soldi il capo di gabinetto Maurizio Venafro, il segretario generale Cavicchia e Peppe Cionci per Zingaretti“. Cionci, è l’imprenditore che aveva raccolto soldi per le campagne elettorali di Zingaretti e di Ignazio Marino: per Buzzi sarebbe coinvolto anche “nella gara per il calore (l’energia negli ospedali del Lazio ndr), un appalto da un miliardo e duecento milioni oggetto di una spartizione millimetrica”. Ma Buzzi va oltre: racconta di avere dato 22 mila euro all’ex capogruppo del PD in consiglio comunale Francesco D’Ausilio, ma anche il capogruppo PDL Gramazio.

L’ex presidente del consiglio comunale Coratti, invece, avrebbe detto a Buzzi: “”Il cda Ama è roba nostra ci devi pagare”. “Erano famelici – spiega Buzzi ai pm – noi non il PD non l’avevamo mai pagato in questo modo. Sempre finanziato volontariamente in campagna elettorale ma così mai, il capogruppo del PD Fabrizio Panecaldo era insistente, Nieri ha fatto assumere 4 persone “. “L’ex presidente del municipio di Ostia, Andrea Tassone – invece – ci ha chiesto 26 mila euro per l’appalto delle potature e 6 mila per la spiaggia”. L’ex ad di Ama Pansironi, invece, viene descritto da Buzzi non solo come famelico, ma anche “vendicativo”. “Ci fece togliere l’appalto sui cimiteri che avevamo già vinto: lui raccoglieva anche per la fondazione Nuova Italia di Alemanno“.

A giugno Buzzi voleva patteggiare una condanna a tre anni e sei mesi, ma la procura si era opposta: le ammissioni messe a verbale potrebbero essere sintomo della volontà di trovare un accordo con gli inquirenti.

MIO COMMENTO PERSONALE: vuoi vedere che Mafia Capitale sta al PD (renziano e non-renziano) come Mani Pulite alla DC e al PSI craxiano nei primi anni novanta? Chissà!
Ujoe
00domenica 2 agosto 2015 22:58
Non penso che confermerà queste sue parole durante un processo, penso che stia minacciano di parlare per dare una smossa e accelerare la sua liberazione...
Robert - W la... foiga!
00domenica 9 agosto 2015 13:39
TITOLO - “LIBERO” INFILA IL SOSPETTO CHE I PM ABBIANO L’ORECCHIO “SELETTIVO” SULLE PAROLE DI BUZZI: “NON FA QUELO CHE I PM GLI CHIEDONO PER CONSIDERARLO CREDIBILE: ACCUSARE ALEMANNO. E QUANDO PARLA DI MARINO E VELTRONI O CITA LA GIUNTA MARRAZZO, LE TOGHE PREFERISCONO CAMBIARE ARGOMENTO”

SOTTOTITOLO - “I magistrati sono certi che Alemanno sia stato corrotto e a riprova citano sms e intercettazioni, oltre che le dichiarazioni di Franco Panzironi. Per gli inquirenti la sua difesa a oltranza di Alemanno (e in parte del suo compare Massimo Carminati) servirebbe a dribblare l'incriminazione per mafiosità”

ARTICOLO DI DAGOSPIA DEL 9 AGOSTO 2015 - ORE 12:20



I magistrati di Mafia Capitale non credono a Salvatore Buzzi (sopra nella foto), il ràs delle coop rosse romane, perché lo ritengono reticente. Nei suoi cinque interrogatori balneari Buzzi è debordante, accusa tutto e tutti. Ma non fa quello che i pm gli chiedono per considerarlo credibile: accusare l'ex sindaco di Roma Gianni Alemanno. Buzzi, però, come Claudio Gentile ai Mondiali del 1982 alza un muro e non si passa. Ogni tanto butta lì i nomi di altri sindaci romani, da Ignazio Marino a Walter Veltroni (non indagati), cita anche la giunta Marrazzo, ma le toghe preferiscono cambiare argomento.

Quella tra Buzzi e i magistrati Michele Prestipino e Paolo Ielo inizia come una partita a scacchi, ma si trasforma in duello rusticano. I magistrati sono certi che Alemanno sia stato corrotto e a riprova citano sms e intercettazioni, oltre che le dichiarazioni di Franco Panzironi, ex segretario della fondazione di Alemanno Nuova Italia e boiardo municipale. Buzzi cerca di non far sembrare strampalata la sua versione.

Per gli inquirenti la sua difesa a oltranza di Alemanno (e in parte del suo compare Massimo Carminati) servirebbe a dribblare l'incriminazione per mafiosità. A giugno Buzzi ha ricordato gli iniziali rapporti tesi con l'ex sindaco, nemico delle coop sociali, e una successiva cena della pace: «Da quel momento i rapporti con Alemanno non sono stati più negativi». Secondo Panzironi quel cambio di atteggiamento ebbe un prezzo: centinaia di migliaia di euro che Buzzi avrebbe consegnato ad Alemanno e al suo assessore all'ambiente Marco Visconti.

Buzzi ammette solo i pagamenti cash a Visconti, che gli avrebbe chiesto riservatezza: «Perché se poi lo sa Alemanno...». Il sillogismo del cooperatore è il seguente: «Quindi io qui c' ho la prova indiretta che Alemanno non sapeva che questo acchiappasse i soldi in nero perché non voleva che si sapesse in giro». I magistrati gli fanno notare che, attraverso Panzironi, quel denaro affluiva anche alla fondazione del primo cittadino. Ma l'uomo delle coop ha la risposta pronta: «Io gli dissi (a Panzironi ndr): "Ma tu ad Alemanno glieli dai 'sti soldi?" e lui: "Ma chi se l'incula!". Lui aveva un' opinione pessima di Alemanno, ne parlava malissimo».

Il pm Ielo lo incalza: «Scusi, ma visto questi ottimi rapporti che lei aveva con Alemanno non glielo diceva che lei dava i soldi a Panzironi e alla fondazione di Alemanno per gli appalti di Ama?». La replica è secca: « Non glielo dicevo». A questo punto Buzzi prova ad assimilare i rapporti con l'ex sindaco del Pdl a quelli con Veltroni. Il magistrato lo interrompe: «Lasciamo perdere Veltroni, ne parliamo dopo».

In realtà nei cinque interrogatori il nome dell'ex segretario Pd compare solo en passant e quando i pm chiedono se l'esponente Pd abbia fatto qualcosa per loro, la risposta di Buzzi è: «Assolutamente no, c' avremo parlato tre volte con Veltroni. Però c' è una cooperativa che ha finanziato il sindaco nella campagna elettorale». Infatti Buzzi assicura di aver donato a Veltroni 150 milioni di vecchie lire per la prima candidatura. I magistrati non battono ciglio e questa volta accettano di buon grado la versione di Buzzi. Sebbene il vice capo di gabinetto di Veltroni, Luca Odevaine, sia uno dei personaggi più coinvolti nell'inchiesta.

Gli inquirenti sono ancora più magnanimi con l'ex sindaco Francesco Rutelli, sotto la cui giunta le coop di Buzzi iniziano la loro scalata nel municipio capitolino. I pm non sembrano interessati all'argomento e non fanno neppure una domandina sul breve impiego del figlio di Rutelli in una delle aziende di Buzzi e sulle intercettazioni legate a quella vicenda. All'epoca, quando la notizia apparve sui giornali, Rutelli fu lapidario: «Uno dei nostri figli ha voluto occuparsi dell'accoglienza immigrati, ma non ho mai parlato con nessuno. Non conosco le coop, querelerò chiunque accosti il mio nome alla vicenda». Evidentemente agli inquirenti tanto è bastato.

Le toghe hanno altri legittimi interessi, vogliono capire perché Alemanno avrebbe dovuto aiutare in modo disinteressato Buzzi a incassare alcune fatture presso una municipalizzata. «Lo ha fatto perché eravamo amici. Gli avevo finanziato tutta la campagna elettorale (…) perché era nato un rapporto di amicizia». Ielo sbotta: «Il rapporto di amicizia non mi interessa...». I magistrati citano una telefonata in cui Buzzi dice «noi c' avevamo Alemanno». Per i pm è un'«affermazione credibile»: «Lei lì, in quelle intercettazioni lì, dice che si compra Alemanno».

Buzzi non ci sta: «Ma no... ma allora che ci siamo comprati Marino! (…) Lei c' ha la mia agenda, no, veda; cioè io c' ho pure il cellulare de Marino, c' ho il cellulare de Alemanno, c' ho il cellulare de Zingaretti». Ielo si autodefinisce un «provincialotto», ma gli dice di non capire perché Buzzi, uomo di sinistra, dovesse finanziare Alemanno, uomo di destra. «Il sindaco si finanziava a prescindere dal colore (…) è meglio averceli amici che nemici, no?» è la replica di Buzzi.

Nei vari interrogatori i magistrati si concedono pure qualche divagazione sulla giunta Marino per poi ritornare all'argomento principale. Non capiscono perché la 29 giugno non dovesse risultare tra i finanziatori della fondazione di Alemanno e Buzzi ha pronta la giustificazione, la stessa che gli avrebbe fornito Panzironi: «Mi disse che era meglio che non si sapeva perché noi eravamo di sinistra e loro erano di destra».

Agli inquirenti risulta altrettanto oscuro il motivo per cui Buzzi non si sia vantato dei suoi cospicui contributi con l'ex sindaco: «Noi non c' avevamo nessun interesse a dire ad Alemanno che Panzironi prendeva i soldi perché rischiavo di litigare con tutti e due, perché Panzironi ovviamente avrebbe negato (…) È come se io so che un mio amico c' ha una moglie poco... che va con un altro, glielo vado a di' all'amico mio che la moglie gli mette le corna? Non glielo direi».

Le argomentazioni di Buzzi non convincono l'accusa e Prestipino perde la pazienza: «Noi prendiamo atto della sua spiegazione e rimaniamo sul punto che non ci convince e dopodiché andiamo a un altro argomento». Buzzi sembra spiazzato: «Ci rimango male umanamente, ci rimango male. (…) ho detto delle cose su Carminati che nemmeno le sapevate, che è quello che... io sto a difende' Alemanno? Ma se sapessi qualcosa, ma che cazzo me ne frega?! (…) mi hanno aggredito pure in carcere, sto in isolamento e vengo a difende' Alemanno quando accuso Carminati?».

I magistrati non si lasciano convincere dalla versione di Buzzi sui suoi rapporti con Alemanno: «Questa è una delle questioni su cui lei, a giudizio di questo ufficio, non è credibile. Non è credibile che lei dia quasi un milione di euro a Panzironi, parte dei quali vanno nella Fondazione di Alemanno...» lo gela Ielo. «Stiamo parlando di tutti questi soldi e non è credibile che Alemanno le faccia tutti questi favori o le prometta tutti questi interventi senza che sappia il fatto che lei dà tutta quella grana a Panzironi».

Buzzi ribadisce il suo concetto: «Io sto collaborando, le sto dicendo delle cose che lei nemmeno pensava. (…) Ma a me che cazzo me ne frega di Alemanno nella situazione in cui sto!». E così, alla fine, i pm non riescono in nessun modo a strappargli lo scalpo dell'ex sindaco. Scontro negli interrogatori di Mafia Capitale Buzzi vuole parlare di Veltroni ma ai pm interessa solo Alemanno.
c'eraunavodka
00domenica 9 agosto 2015 22:29
Robert, fai attenzione!

Prima di aprire una nuova discussione controlla se ce ne son altre già aperte sull'argomento e continua lì anzichè aprire nuovi 3D.

In questo caso c'erano ben due altre discussioni, poi costringi i moderatori al lavoro di unione threads e non abbiamo tempo.
Da da da
00sabato 9 gennaio 2016 15:40
Ecco perchè il PD non vuole mettere in servizio le nuove carceri appena finite di costruire, perchè più posti liberi ci sono e più aumentano le probabilità che gli Onorevoli del Partito Democratico finiscano al gabbio!


Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 00:32.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com