Botta e risposta tra la titolare del Welfare e la leader della Cgil Camusso
Fornero-Camusso, sfiorata la rottura sui sussidi
E slitta la sfida sull'articolo 18 dello Statuto
Il rinvio sui licenziamenti conviene al governo, alla Cgil e al Pd: incombe infatti lo sciopero generale del 9 marzo
Il titolare del Welfare Elsa Fornero (foto Ansa)
ROMA - Giovedì, per la prima volta, il confronto tra il ministro del Lavoro e le parti sociali è entrato nel merito delle questioni. E si è sfiorata la rottura, sugli ammortizzatori sociali. «In una trattativa normale sarebbe andata così», confessa il leader della Uil Luigi Angeletti. Ma questa, ammette, «non è una trattativa normale».
Sindacati e imprese la stanno facendo con un governo tecnico, più incline a consultare che a negoziare. Il finale poi è già scritto: la modifica dell'articolo 18, cioè delle norme sui licenziamenti, anche se non si arriverà all'accordo con i sindacati. Incombe il vincolo esterno, cioè l'impegno preso dal governo Monti con l'Europa di fare la riforma (compreso l'articolo 18), e i margini di manovra delle forze politiche sono ridotti, perché lo stesso Pd non sarebbe eventualmente in grado di rompere con Monti, pena la frantumazione del partito.
Non tutte le difficoltà, però, vengono per nuocere. I problemi riscontrati ieri sui sussidi ai disoccupati hanno avuto come conseguenza un rallentamento sulla tabella di marcia della trattativa. Giovedì non si discuterà più della «flessibilità in uscita», cioè dell'articolo 18, ma di nuovo di ammortizzatori sociali. Il capitolo licenziamenti slitta. Un rinvio che conviene al governo, alla Cgil e al Pd. Il 9 marzo incombono infatti lo sciopero generale e la manifestazione nazionale della Fiom a Roma. E nessuno vuole accendere gli animi.
Giovedì, aprendo la riunione, Fornero ha assicurato che il governo farà tutti gli sforzi per arrivare a un accordo sulla riforma. Ma il clima si è subito guastato quando il ministro ha illustrato la rivoluzione che ha in mente, sia pure dopo una fase transitoria di 5 anni: estendere in maniera strutturale i sussidi di disoccupazione a tutti i lavoratori dipendenti del settore privato, ma finanziati interamente dai contributi sociali a carico di imprese e lavoratori senza che lo Stato ci metta un euro. Una proposta irrealistica e insostenibile secondo i sindacati e le imprese. Basti pensare che negli ultimi 4 anni dal bilancio pubblico sono usciti 30 miliardi di euro per pagare cassa integrazione, indennità di mobilità e disoccupazione, e ammortizzatori in deroga, dato che i contributi sociali non bastavano per tutti i lavoratori colpiti dalla crisi.
Il leader della Cgil, Susanna Camusso (foto Imago) A un certo punto Angeletti, incredulo, ha chiesto a Fornero: «Ministro, ma se lei ci sta proponendo un modello dove facciamo tutto da soli, che ci ha chiamato a fare? Se dobbiamo pagare tutto noi, perché paghiamo le tasse? In nessun Paese del mondo lo Stato non concorre all'indennità di disoccupazione». Ma è con Susanna Camusso che Fornero ha avuto il botta e risposta più aspro. È stato quando la leader della Cgil ha contestato al ministro l'idea di tagliare i contributi previdenziali figurativi che oggi lo Stato versa per i lavoratori che beneficiano degli ammortizzatori. «Ministro, già ha fatto una riforma che manda i lavoratori in pensione 6-7 anni più tardi, adesso gli riduciamo anche i contributi e quindi la pensione?». E qui Fornero, visibilmente irritata, ha replicato che la riforma delle pensioni è fatta e che non si può rimettere in discussione.
Anche il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, di solito ottimista, questa volta commenta: «Qui non si fa un passo avanti». E rilancia la palla al ministro: «Se davvero vuole fare l'interesse dei giovani allora li liberi da questa impostura delle false partite Iva, dei falsi co.co.co. e co.co.pro, delle associazioni in partecipazione e così via, cioè di tutte queste forme di lavoro che vengono utilizzate per non fare i contratti di lavoro dipendente. Fornero prima tolga di mezzo queste cose e allora avrà dimostrato che ci tiene ai giovani e affronteremo anche la questione degli ammortizzatori universali». La Confindustria e Rete Imprese Italia (artigiani e commercianti), che in questi giorni si sono divisi sulle proposte da presentare al governo, ieri si sono ritrovate unite nel chiedere al ministro chi debba pagare i costi di questo sistema universale, ribadendo che non sono immaginabili ulteriori aggravi contributivi sulle aziende, le grandi come le piccole. Uno dei protagonisti della trattativa per la parte imprenditoriale spiega: «Premesso che stiamo parlando di una riforma che dovrebbe andare a regime tra cinque anni, e quindi tutto può succedere da qui ad allora, ci chiediamo come possa stare in piedi un sistema così e che cosa succede nel frattempo». Insomma, quella di Fornero «è una proposta fredda, avulsa dal contesto sociale», secondo il segretario dell'Ugl, Giovanni Centrella.
Certo, il ministro può avere buon gioco nel dire che i sindacati e la Confindustria vogliono difendere un sistema che protegge («anche troppo generosamente») i loro associati, lasciando fuori i lavoratori più deboli. Ma se vuole l'accordo, come ha ripetuto anche ieri, dovrà pur prendere atto che nessuna delle parti sociali è pronta a sottoscriverlo. E non siamo ancora arrivati all'articolo 18.
La trattativa allora è compromessa? Non è detto. Lo stallo sugli ammortizzatori e il rinvio sui licenziamenti aiutano a non caricare di tensioni la manifestazione della Fiom. E le parole di ieri sera di Angelino Alfano, vanno lette con attenzione: «Se potessi manterrei l'articolo 18, avendo però la certezza che i giudici non impongano il reintegro di chi ruba». Il segretario del Pdl, che l'altro ieri ha avuto un lungo incontro col premier Monti assieme a Silvio Berlusconi, dice insomma che bisogna lavorare su una puntuale definizione delle cause che giustificano il licenziamento. Una proposta analoga a quella della Uil e sulla quale potrebbe convergere anche la Confindustria, se il problema è poter licenziare disonesti e assenteisti cronici. Superato lo scoglio degli ammortizzatori e la manifestazione della Fiom, uno spiraglio quindi potrebbe aprirsi.
Corriere della Sera - Enrico Marro 24 febbraio 2012 | 7:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.