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Articolo 18 Non se ne parla più?

Ultimo Aggiornamento: 30/03/2012 12:32
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08/01/2003 01:50



E' per te, orez, una riforma irrinunciabile.
Nel patto per l'Italia, firmato da tutti meno la CGIL, le aziende con meno di 15 dipendenti che assumendo superano i 15 dipendenti possono comportarsi come se ne avessero meno di 15.
Ciò aiuta le aziende intimorite dal superamento dei 15. La cosa dura tre anni e dirà se così si crea occupazione.


Una grande platea di lavoratori, dice Sacconi, sottosegretario al Welfare, è esclusa dai benefici dell'articolo 18.

Siete favorevoli al referendum di Rifondazione?
Se siete contrari ritenete allora che l'articolo 18 non sia un diritto fondamentale e quindi non è indiscutibile.








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08/01/2003 02:05

Ovviamente contrario al quesito del referendum.
I radicali hanno comunque firmato per i referendum di rifondazione perchè si crede necessario che se ne discuta finalmente con chiarezza così che tutti cittadini siano messi nelle condizioni di poter decidere con cognizione di causa.

Ma già si sa che Berlusconi metterà il silenziatore alla campagna referendaria.
08/01/2003 08:48

Re:

Scritto da: francesca la giornalista 08/01/2003 1.50


E' per te, orez, una riforma irrinunciabile.
Nel patto per l'Italia, firmato da tutti meno la CGIL, le aziende con meno di 15 dipendenti che assumendo superano i 15 dipendenti possono comportarsi come se ne avessero meno di 15.
Ciò aiuta le aziende intimorite dal superamento dei 15. La cosa dura tre anni e dirà se così si crea occupazione.


Una grande platea di lavoratori, dice Sacconi, sottosegretario al Welfare, è esclusa dai benefici dell'articolo 18.

Siete favorevoli al referendum di Rifondazione?
Se siete contrari ritenete allora che l'articolo 18 non sia un diritto fondamentale e quindi non è indiscutibile.








Ancora cretete che pasta apolire articolo 18 per risollevare le sorti tell'economia ?
Chiutete gli occhi e antiamo afanti per la nostra strata.
At occi ci sono tanti altri metoti per efitare le limitazioni imposte ta tale articolo.


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08/01/2003 17:49

Re:
Scritto da: francesca la giornalista 08/01/2003 1.50

La cosa dura tre anni e dirà se così si crea occupazione.
Certo... precarissima e sfruttatissima!!!


Una grande platea di lavoratori, dice Sacconi, sottosegretario al Welfare, è esclusa dai benefici dell'articolo 18.
Chi??? [SM=x44466] [SM=x44466] [SM=x44466] "Sacconi"... un altro che finisce in "oni"... [SM=x44452]


Siete favorevoli al referendum di Rifondazione?
Favorevolissimo!!!


Signora... ma a Lei e ad i Suoi Amici arcoriano-minerali, 3.000.000 milioni di persone in piazza, non sono bastate???






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08/01/2003 18:01

Si e' smesso di parlare dell'art.18 perche' il governo ha ben capito che se continuava sulla linea dura che aveva intrapreso avrebbe creato uno scontro sociale non piu' gestibile.

Comunque l'abolizione dell'art.18 non puo' essere una soluzione alla disoccupazione; ci sono gia' innumerevoli forme di contratto a termine che fanno in modo da poter evitare l'estenzione della tutela che garantisce l'art.18

Il governo ha provato ad abbattere il primo muro in modo da iniziare ad indebolire i diritti dei lavoratori ma gli e' andata semplicemente male questo grazie solo alla testardaggine di Cofferati (che ha tutta la mia ammirazione).


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08/01/2003 23:37

Dopo che Berlusconi ha visto quasi 2 milioni scendere in piazza a Roma, forse qualcuno gli ha fatto capire che su un questione di principio cosi importante non solo si rischiava lo scontro sociale, ma soprattutto avrebbe perso tanti voti.
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09/01/2003 01:17

Re: Re:
9pt[=DIM]Scritto da: Mister G 08/01/2003 17.49
La cosa dura tre anni e dirà se così si crea occupazione.
Certo... precarissima e sfruttatissima!!!
Eppure nel resto d'Europa non ne parlano in tali termini. Nè in Italia per chi lavora in aziende con meno di 15 dipendenti.
Per me gli sfruttati sono quelli che lavorano in nero in condizioni di scarsa sicurezza e per stipendi da fame.



Siete favorevoli al referendum di Rifondazione?
Favorevolissimo!!!
Non avevamo dubbi! L'hai firmato?
09/01/2003 01:19

milioni in piazza


e quanti sono rimasti a casa?
09/01/2003 08:33

Re: milioni in piazza

Scritto da: francesca la giornalista 09/01/2003 1.19


e quanti sono rimasti a casa?



E soprattutto quanti non hanno potuto scioperare perche' non erano protetti tall'articolo 18 !!!!


Cranti pelle parole !!!
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09/01/2003 12:49

w l'articolo 18, abbasso il lavoro precario e sfruttabile dai padroni.!!!
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09/01/2003 13:32

Re: milioni in piazza

Scritto da: francesca la giornalista 09/01/2003 1.19


e quanti sono rimasti a casa?



Che razza di obiezione... [SM=x44464] [SM=x44464] [SM=x44464]


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09/01/2003 14:42

Re: milioni in piazza

Scritto da: francesca la giornalista 09/01/2003 1.19


e quanti sono rimasti a casa?



E QUANTI NON HANNO POTUTO SCIOPERARE PERCHE' NON PROTETTI DALL'ART.18 E SE AVESSERO SCIOPERATO SAREBBERO STATI LICENZIATI?

Rifletti prima di parlare

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09/01/2003 18:06

Re: milioni in piazza

Scritto da: francesca la giornalista 09/01/2003 1.19


e quanti sono rimasti a casa?



[SM=x44457] [SM=x44457] Ma che vuol dire sta cosa?????
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09/01/2003 19:19

Re: milioni in piazza

Scritto da: francesca la giornalista 09/01/2003 1.19


e quanti sono rimasti a casa?




ma va.. va...:-/
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09/01/2003 23:16

Re: milioni in piazza

Scritto da: francesca la giornalista 09/01/2003 1.19


e quanti sono rimasti a casa?



Mi associo anche io alle proteste,anche se quella di Francesca mi sembra una provocazione[SM=x44452] [SM=x44452] [SM=x44452]

[Modificato da andrimig 09/01/2003 23.17]

10/01/2003 01:44

Bisognerebbe capire


come la pensa la maggioranza degli italiani
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24/02/2012 11:01

Botta e risposta tra la titolare del Welfare e la leader della Cgil Camusso

Fornero-Camusso, sfiorata la rottura sui sussidi
E slitta la sfida sull'articolo 18 dello Statuto

Il rinvio sui licenziamenti conviene al governo, alla Cgil e al Pd: incombe infatti lo sciopero generale del 9 marzo

 

Il titolare del Welfare Elsa Fornero (foto Ansa)Il titolare del Welfare Elsa Fornero (foto Ansa)

ROMA - Giovedì, per la prima volta, il confronto tra il ministro del Lavoro e le parti sociali è entrato nel merito delle questioni. E si è sfiorata la rottura, sugli ammortizzatori sociali. «In una trattativa normale sarebbe andata così», confessa il leader della Uil Luigi Angeletti. Ma questa, ammette, «non è una trattativa normale».

Sindacati e imprese la stanno facendo con un governo tecnico, più incline a consultare che a negoziare. Il finale poi è già scritto: la modifica dell'articolo 18, cioè delle norme sui licenziamenti, anche se non si arriverà all'accordo con i sindacati. Incombe il vincolo esterno, cioè l'impegno preso dal governo Monti con l'Europa di fare la riforma (compreso l'articolo 18), e i margini di manovra delle forze politiche sono ridotti, perché lo stesso Pd non sarebbe eventualmente in grado di rompere con Monti, pena la frantumazione del partito.

Non tutte le difficoltà, però, vengono per nuocere. I problemi riscontrati ieri sui sussidi ai disoccupati hanno avuto come conseguenza un rallentamento sulla tabella di marcia della trattativa. Giovedì non si discuterà più della «flessibilità in uscita», cioè dell'articolo 18, ma di nuovo di ammortizzatori sociali. Il capitolo licenziamenti slitta. Un rinvio che conviene al governo, alla Cgil e al Pd. Il 9 marzo incombono infatti lo sciopero generale e la manifestazione nazionale della Fiom a Roma. E nessuno vuole accendere gli animi.

Giovedì, aprendo la riunione, Fornero ha assicurato che il governo farà tutti gli sforzi per arrivare a un accordo sulla riforma. Ma il clima si è subito guastato quando il ministro ha illustrato la rivoluzione che ha in mente, sia pure dopo una fase transitoria di 5 anni: estendere in maniera strutturale i sussidi di disoccupazione a tutti i lavoratori dipendenti del settore privato, ma finanziati interamente dai contributi sociali a carico di imprese e lavoratori senza che lo Stato ci metta un euro. Una proposta irrealistica e insostenibile secondo i sindacati e le imprese. Basti pensare che negli ultimi 4 anni dal bilancio pubblico sono usciti 30 miliardi di euro per pagare cassa integrazione, indennità di mobilità e disoccupazione, e ammortizzatori in deroga, dato che i contributi sociali non bastavano per tutti i lavoratori colpiti dalla crisi.

 

Il leader della Cgil, Susanna Camusso (foto Imago)Il leader della Cgil, Susanna Camusso (foto Imago)
A un certo punto Angeletti, incredulo, ha chiesto a Fornero: «Ministro, ma se lei ci sta proponendo un modello dove facciamo tutto da soli, che ci ha chiamato a fare? Se dobbiamo pagare tutto noi, perché paghiamo le tasse? In nessun Paese del mondo lo Stato non concorre all'indennità di disoccupazione». Ma è con Susanna Camusso che Fornero ha avuto il botta e risposta più aspro. È stato quando la leader della Cgil ha contestato al ministro l'idea di tagliare i contributi previdenziali figurativi che oggi lo Stato versa per i lavoratori che beneficiano degli ammortizzatori. «Ministro, già ha fatto una riforma che manda i lavoratori in pensione 6-7 anni più tardi, adesso gli riduciamo anche i contributi e quindi la pensione?». E qui Fornero, visibilmente irritata, ha replicato che la riforma delle pensioni è fatta e che non si può rimettere in discussione.

Anche il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, di solito ottimista, questa volta commenta: «Qui non si fa un passo avanti». E rilancia la palla al ministro: «Se davvero vuole fare l'interesse dei giovani allora li liberi da questa impostura delle false partite Iva, dei falsi co.co.co. e co.co.pro, delle associazioni in partecipazione e così via, cioè di tutte queste forme di lavoro che vengono utilizzate per non fare i contratti di lavoro dipendente. Fornero prima tolga di mezzo queste cose e allora avrà dimostrato che ci tiene ai giovani e affronteremo anche la questione degli ammortizzatori universali». La Confindustria e Rete Imprese Italia (artigiani e commercianti), che in questi giorni si sono divisi sulle proposte da presentare al governo, ieri si sono ritrovate unite nel chiedere al ministro chi debba pagare i costi di questo sistema universale, ribadendo che non sono immaginabili ulteriori aggravi contributivi sulle aziende, le grandi come le piccole. Uno dei protagonisti della trattativa per la parte imprenditoriale spiega: «Premesso che stiamo parlando di una riforma che dovrebbe andare a regime tra cinque anni, e quindi tutto può succedere da qui ad allora, ci chiediamo come possa stare in piedi un sistema così e che cosa succede nel frattempo». Insomma, quella di Fornero «è una proposta fredda, avulsa dal contesto sociale», secondo il segretario dell'Ugl, Giovanni Centrella.

Certo, il ministro può avere buon gioco nel dire che i sindacati e la Confindustria vogliono difendere un sistema che protegge («anche troppo generosamente») i loro associati, lasciando fuori i lavoratori più deboli. Ma se vuole l'accordo, come ha ripetuto anche ieri, dovrà pur prendere atto che nessuna delle parti sociali è pronta a sottoscriverlo. E non siamo ancora arrivati all'articolo 18.

La trattativa allora è compromessa? Non è detto. Lo stallo sugli ammortizzatori e il rinvio sui licenziamenti aiutano a non caricare di tensioni la manifestazione della Fiom. E le parole di ieri sera di Angelino Alfano, vanno lette con attenzione: «Se potessi manterrei l'articolo 18, avendo però la certezza che i giudici non impongano il reintegro di chi ruba». Il segretario del Pdl, che l'altro ieri ha avuto un lungo incontro col premier Monti assieme a Silvio Berlusconi, dice insomma che bisogna lavorare su una puntuale definizione delle cause che giustificano il licenziamento. Una proposta analoga a quella della Uil e sulla quale potrebbe convergere anche la Confindustria, se il problema è poter licenziare disonesti e assenteisti cronici. Superato lo scoglio degli ammortizzatori e la manifestazione della Fiom, uno spiraglio quindi potrebbe aprirsi.

Corriere della Sera - Enrico Marro 24 febbraio 2012 | 7:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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24/02/2012 18:51

Il fatto che questa discussione sia stata aperta 9 anni fa, e col titolo "Articolo 18 Non se ne parla più?" la dice lunga sulla confusione mentale ed il mare di chiacchiere in cui rischiamo di naufragare.
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24/02/2012 18:57

Re:
fabius039, 24/02/2012 18.51:

Il fatto che questa discussione sia stata aperta 9 anni fa, e col titolo "Articolo 18 Non se ne parla più?" la dice lunga sulla confusione mentale ed il mare di chiacchiere in cui rischiamo di naufragare.




ma ammesso e non concesso che si tolga anche questa tutela per alcuni lavoratori?
Siamo sicuri che potremmo vedere davvero tutti gli effetti previsti?
O sarà solo la perdita dell'ennesimo Diritto conquistati dai nostri nonni? [SM=x44473]

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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
24/02/2012 20:22

Primo, è del tutto ovvio che non è l'esistenza o meno dell'Art. 18 a condizionare il mercato del lavoro, è un falso scopo.

Secondo, la principale tutela per tutti i lavoratori non deriva dall'Art. 18, che ha applicazione limitata, ma dalla Legge 604-1966, che si applica a tutti, e che prevede che il licenziamento non possa avvenire che per giusta causa ai sensi dell’articolo 2119
del Codice civile o per giustificato motivo, ed inoltre dispone la riassunzione (più indennità) in caso di mancato rispetto della norma, e ancora pià fortemente la nullità del licenziamento per cause di credo politico, fede religiosa, appartenenza ad un sindacato.

La maggiore tutela dell'Art. 18 consiste nel modificare da "riassunzione" a "reintegro" il diritto in caso di mancato rispetto delle condizioni, più una indennità.

In entrambi i casi l'azienda può rifiutarsi di riassumere/reintegrare pagando una indennittà di un certo numero di mensilità.

Francamente non vedo in nessun modo la centralità dell'Art.18, non mi sembra che sia l'unico baluardo che difende i lavoratori, nè d'altra parte mi sembra che sia la causa della difficoltà di assunzione.

Penso che art.18 o meno cambi ben poco per la stragrande maggioranza delle persone.

Piuttosto sarebbe da normare con ben maggiore chiarezza la "giusta causa", sottraendola ad interpretazioni cervellotiche e schizofreniche da parte dei vari pretori e giudici.

Il fatto che già oggi siano un giustificato motivo di licenziamento "le ragioni inerenti all’attività produttiva, all’organizzazione
del lavoro e al regolare funzionamento di essa" dimostra che forse si sta discutendo del nulla.

E, continuo a dirlo, la tutela dei lavoratori si fa soprattutto controllando che gli amministratori non rubino e non portino alla bancarotta le aziende per i loro porci comodi, e che non possano vendere e trasferire le attività come se fossero un oggetto personale.

Ed anche i sindacati è inutile che scendano in piazza per difendere posti di lavoro che si sono persi a causa di accordi fatti da loro stessi con i padroni, vedi il caso clamoroso dell'ultimo accordo Fiat.

E' come il pompiere incendiario, che si bea di spegnere gli incendi che lui ha appiccato, o il medico che sparge i virus per poi poter riempire la clinica.
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