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Feroci polemiche per Benedetto XVI alla Sapienza

Ultimo Aggiornamento: 24/01/2008 09:03
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14/01/2008 16:17

67 docenti hanno chiesto al Rettore di annullare l'evento



ROMA - E' ormai scontro sulla visita del Papa per l'inaugurazione dell'anno accademico all'Università "La Sapienza" di Roma in programma per giovedì prossimo. Da una parte si aggiungono firme prestigiose all'appello dei 67 docenti che lo definiscono un "incongruo evento" e hanno chiesto al Rettore di annullarlo. Dall'altra, per la Radio Vaticana, quella dei professori è un'iniziativa di "tipo censorio" e il genetista cattolico Bruno Dalla Piccola definisce l'appello anti-Ratzinger "un'uscita vergognosa".

A tre giorni dalla visita di Benedetto XVI sale il termometro della protesta. Divisi gli studenti. Anche nella sinistra c'è chi, come i collettivi dell'ultrasinistra annunciano per giovedì un "assedio sonoro" all'università, mentre le liste vicine al Pd presenti negli
organi centrali dell'ateneo "si dissociano" e bacchettano i colleghi, puntando il dito contro una protesta "preventiva e strumentale". Per contro, i giovani universitari cattolici si preparano con una veglia di preghiera.
(14-01-2008)

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14/01/2008 16:22

Oscurantismo

La chiamano «Università», ma la sola parola non significa niente, almeno nel senso che generalmente le attribuiamo. Dovremmo dire: Università degli Studi, e la specificazione è fondamentale per comprendere la funzione dell’istituzione accademica, luogo di ricerca e di approfondimento di tutte le discipline dello scibile umano. Universitas Studiorum è sempre stato sinonimo di libertà, di confronto tra diverse visioni del mondo, punto di riferimento della formazione dei giovani attraverso l’insegnamento di maestri che amano la ricerca della verità
L’Università degli Studi di Padova accolse Galileo Galilei e fu orgogliosa che nel proprio ateneo lo scienziato potesse far conoscere e sostenere le sue teorie, avversate dal dogmatismo ecclesiastico. In quell’Università è ancora conservata con devozione la cattedra da cui insegnò Galilei, e gli studenti di Padova, quando si laureano, le rendono simbolicamente omaggio, quasi un giuramento di fedeltà alla propria autonomia di pensiero.
A Roma, 67 professori dell’Università degli Studi, detta La Sapienza, firmano un proclama con cui si pretende che il Pontefice, il teologo e filosofo Joseph Ratzinger, non metta piede in quell’ateneo, per tenere una sua lezione. E, come pecore, un numero considerevole di studenti si dichiara disposto a seguire quei suoi 67 docenti, pronto ad occupare l’Università, a picchettarla, come si fa durante lo sciopero di una fabbrica, per impedirne l’ingresso al prof. Ratzinger.
L’arroganza e la violenza culturale di questa presa di posizione si commentano da sole. Ciò che sconcerta è il degrado della laicità e il suo arroccamento dogmatico.
È fin troppo ovvio che l’Università degli Studi è il luogo più opportuno per il confronto delle idee: ma come sempre, sulle cose ovvie non si riflette, e così si dimenticano le verità più semplici. Alla Sapienza di Roma si ha paura del pensiero del prof. Ratzinger e del messaggio del Pontefice. I 67 professori di quell’ateneo temono il confronto di idee diverse dalle loro. Probabilmente sono anche preoccupati dal fatto che i loro studenti possano essere corrotti dalle parole del Pontefice e che le loro menti vengano pervertite. Tanto timore per difendere il pensiero laico dall’ottusità religiosa. Se questa è l’eredità di due secoli di Illuminismo c’è da ridere o da piangere, a seconda del valore che si attribuisce a quella filosofia. In ogni caso una bancarotta. In fondo, quei 67 professori della Sapienza sono la prova vivente del fallimento e dell’inconsistenza di un pensiero che non ha la forza e la tensione morale di misurarsi con il pensiero del Pontefice. Un pensiero in crisi o decadente, incapace di cogliere le tensioni, le aspirazioni, le utopie, le speranze del nostro tempo.
Come al tempo di Galilei. Ma allora era il pensiero cristiano ad essere chiuso in un dogmatismo che non riconosceva il valore delle esperienze scientifiche. Il cardinale Bellarmino non volle guardare attraverso il cannocchiale di Galilei il meraviglioso significato di un nuovo mondo. Alla Sapienza di Roma non si vogliono ascoltare oggi le parole di Ratzinger.
Le parti si sono capovolte: dove un tempo c’era esperienza di verità oggi c’è dogmatismo, dove un tempo c’era paura dogmatica oggi c’è un pensiero capace di dialogare con la realtà del mondo, soprattutto con i giovani.
Forse si troverà una soluzione diplomatica e non ci saranno barricate vetero-sessantottine ad impedire al Pontefice di varcare le porte della romana Sapienza. I difensori del dogmatismo laicista piegheranno la testa, ci sarà qualche patetica contestazione studentesca e poi tutto si risolverà in un Ballarò televisivo. Tuttavia se davvero il Pontefice non potrà fare lezione all’Università di Roma o egli stesso riterrà più opportuno rinunciarvi per non surriscaldare le ostilità laiciste, suggerirei al rettore dell’Università degli Studi di Padova di invitare il Pontefice a tenere la sua lezione dalla cattedra di Galilei.



da IlGiornale

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14/01/2008 16:22

Il testo della lettera

"Un evento incongruo da annullare"
La lettera dei docenti contro Ratzinger


ROMA - Un evento "incongruo" e non in linea con la laicità della scienza, l'intervento del Papa previsto giovedì 17 al termine della cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico dell'università di Roma La Sapienza. Lo giudicano così gli oltre 60 firmatari della lettera presentata nei giorni scorsi al rettore Renato Guarini, un'iniziativa che negli ultimi giorni sta raccogliendo centinaia di consensi nel mondo scientifico, anche da tanti scienziati italiani all'estero.

Tra i firmatari, i fisici Andrea Frova, autore con Mariapiera Marenzana di un libro su Galileo e la Chiesa, Luciano Maiani, da poco nominato presidente del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), Carlo Bernardini, Giorgio Parisi, Carlo Cosmelli.

Ecco il testo della lettera: "Magnifico Rettore, con queste poche righe desideriamo portarLa a conoscenza del fatto che condividiamo appieno la lettera di critica che il collega Marcello Cini Le ha indirizzato sulla stampa a proposito della sconcertante iniziativa che prevedeva l'intervento di papa Benedetto XVI all'Inaugurazione dell'Anno Accademico alla Sapienza. Nulla da aggiungere agli argomenti di Cini, salvo un particolare. Il 15 marzo 1990, ancora cardinale, in un discorso nella citta di Parma, Joseph Ratzinger ha ripreso un'affermazione di Feyerabend: "All'epoca di Galileo la Chiesa rimase molto più fedele alla ragione dello stesso Galileo. Il processo contro Galileo fu ragionevole e giusto". Sono parole che, in quanto scienziati fedeli alla ragione e in quanto docenti che dedicano la loro vita all'avanzamento e alla diffusione delle conoscenze, ci offendono e ci umiliano.
In nome della laicità della scienza e della cultura e nel rispetto di questo nostro Ateneo aperto a docenti e studenti di ogni credo e di ogni ideologia, auspichiamo che l'incongruo evento possa ancora essere annullato".

(14 gennaio 2008)

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14/01/2008 16:25

Manco avesse la peste sto papa [SM=x44467]
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14/01/2008 16:41

Questa lettera pone atrocemente all'attenzione un grave problema che colpisce il mondo scientifico italiano: la fuga di cervelli all'estero.

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14/01/2008 17:00

Re: 67 docenti hanno chiesto al Rettore di annullare l'evento
Nikki72, 14/01/2008 16.17:



...Per contro, i giovani universitari cattolici si preparano con una veglia di preghiera.
(14-01-2008)

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Oremus et pro perfidis docentis [SM=x44476]

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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
14/01/2008 18:08

Re:
paperino73, 14/01/2008 16.41:

Questa lettera pone atrocemente all'attenzione un grave problema che colpisce il mondo scientifico italiano: la fuga di cervelli all'estero.




[SM=x44457] infatti, i cervelli sono andati all'estero, qui sono rimasti i senza cervello [SM=x44459]


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15/01/2008 06:43



1. Guardate bene di chi sono gli striscioni contro il papa alla Sapienza

2. I tanti ciuchi neolaici che ne parlano ex cathedris, sarei stato felice sentirli esaminare il dato socio-politico-culturale dell'età di Galileo e poi non parlare di Illuminismo e secolo dei lumi senza averne diviso le diverse fasi e idee (che sono 3, totalmente eterogenee riguardo il rapporto ratio-fides)

3. E' strano: quando ci sono voci difformi (vedasi il caso Faurisson a Teramo), varie entità che occupano posizioni didattiche - anziché controbattere con argomenti le eventuali opinioni "scandalose" rivali - suonano i tromboni della propaganda più bieca, quella evidentemente della politica. Forse è che siamo in un regime???




Spero i 67 abbiano il coraggio di presentarsi nell'aula magna del rettorato e rivolgere le loro obiezioni di studiosi al SP: credo avranno la peggio.

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"Io sono un cantastorie, per molte terre e paesi ho sempre viaggiato.
Ora sono giunto a questa: lasciate che prima di partirne io canti..."


(Anonimo del XIII sec.)

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15/01/2008 09:17

Nella lettera dei 67 sedicenti scienziati leggiamo:


Il 15 marzo 1990, ancora cardinale, in un discorso nella citta di Parma, Joseph Ratzinger ha ripreso un'affermazione di Feyerabend: "All'epoca di Galileo la Chiesa rimase molto più fedele alla ragione dello stesso Galileo. Il processo contro Galileo fu ragionevole e giusto". Sono parole che, in quanto scienziati fedeli alla ragione e in quanto docenti che dedicano la loro vita all'avanzamento e alla diffusione delle conoscenze, ci offendono e ci umiliano.



Oggi scopriamo che l'intero discors tenuto dal Papa 17 anni fa fu pubblicato nel 1992 (Svolta per l’Europa? Chiesa e modernità nell’Europa dei rivolgimenti, Edizioni Paoline) e il passaggio ripreso lo si trova a p. 76-ss


Nell’ultimo decennio, la resistenza della creazione a farsi manipolare dall’uomo si è manifestata come elemento di novità nella situazione culturale complessiva. La domanda circa i limiti della scienza e i criteri cui essa deve attenersi si è fatta inevitabile. Particolarmente significativo di tale cambiamento del clima intellettuale mi sembra il diverso modo con cui si giudica il caso Galileo.

Questo fatto, ancora poco considerato nel XVII secolo, venne – già nel secolo successivo – elevato a mito dell’illuminismo. Galileo appare come vittima di quell’oscurantismo medievale che permane nella Chiesa. Bene e male sono separati con un taglio netto. Da una parte troviamo l’Inquisizione: il potere che incarna la superstizione, l’avversario della libertà e della conoscenza. Dall’altra la scienza della natura, rappresentata da Galileo; ecco la forza del progresso e della liberazione dell’uomo dalle catene dell'ignoranza che lo mantengono impotente di fronte alla natura. La stella della Modernità brilla nella notte buia dell’oscuro Medioevo.

Secondo Bloch, il sistema eliocentrico – così come quello geocentrico – si fonda su presupposti indimostrabili. Tra questi, rivestirebbe un ruolo di primo piano l’affermazione dell’esistenza di uno spazio assoluto; opzione che tuttavia è stata poi cancellata dalla teoria della relatività.
Curiosamente fu proprio Ernst Bloch, con il suo marxismo romantico, uno dei primi ad opporsi apertamente a tale mito, offrendo una nuova interpretazione dell’accaduto. Bloch espone solo una concezione moderna della scienza naturale. Sorprendente è invece la valutazione che egli ne trae: «Una volta data per certa la relatività del movimento, un antico sistema di riferimento umano e cristiano non ha alcun diritto di interferire nei calcoli astronomici e nella loro semplificazione eliocentrica; tuttavia, esso ha il diritto di restar fedele al proprio metodo di preservare la terra in relazione alla dignità umana e di ordinare il mondo intorno a quanto accadrà e a quanto è accaduto nel mondo».

Se qui entrambe le sfere di conoscenza vengono ancora chiaramente differenziate fra loro sotto il profilo metodologico, riconoscendone sia i limiti che i rispettivi diritti, molto più drastico appare invece un giudizio sintetico del filosofo agnostico-scettico P. Feyerabend. Egli scrive: «La Chiesa dell’epoca di Galileo si attenne alla ragione più che lo stesso Galileo, e prese in considerazione anche le conseguenze etiche e sociali della dottrina galileiana. La sua sentenza contro Galileo fu razionale e giusta, e solo per motivi di opportunità politica se ne può legittimare la revisione».

Dal punto di vista delle conseguenze concrete della svolta galileiana, infine, C. F. Von Weizsacker fa ancora un passo avanti, quando vede una «via direttissima» che conduce da Galileo alla bomba atomica.
[...]
Sarebbe assurdo costruire sulla base di queste affermazioni una frettolosa apologetica. La fede non cresce a partire dal risentimento e dal rifiuto della razionalità, ma dalla sua fondamentale affermazione e dalla sua inscrizione in una ragionevolezza più grande.
Qui ho voluto ricordare un caso sintomatico che evidenzia fino a che punto il dubbio della modernità su se stessa abbia attinto oggi la scienza e la tecnica.



Cioè, capito ... questi sedicenti scienziati prendono una frase, la estrapolano dal contestano e ci ricamano sopra una teoria. [SM=x44457]

Mi resta solo da aggiungere una cosa sulle parole dei presunti luminari:
E' una lettera che, in quanto fedele alla ragione, mi offende e mi umilia.

Povera Italia ... [SM=x44463]

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15/01/2008 09:59

Re:
Zalmoxis, 15/01/2008 6.43:








Spero i 67 abbiano il coraggio di presentarsi nell'aula magna del rettorato e rivolgere le loro obiezioni di studiosi al SP: credo avranno la peggio.




[SM=x44459]




15/01/2008 10:37

Ma alla Sapienza tempo fa non hanno invitato a parlare Rael, il fondatore della setta dei raeliani? [SM=x44473]


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15/01/2008 10:42

Nikki72, 15/01/2008 10.37:

Ma alla Sapienza tempo fa non hanno invitato a parlare Rael, il fondatore della setta dei raeliani? [SM=x44473]



Io non lo ricordo, ma era scritto più volte sui giornali nelle polemiche di questi giorni.

Ma è ovvio che la laicità è la coperta (corta) con cui si vuole zittire il Papa in chiave politica per le sue posizioni pro-life, pro-family, etc...


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15/01/2008 10:48


Una delle immagini del pranzo a base di pane, porchetta e vino che ha dato il via alla Sapienza alla «settimana anticlericale», 4 giorni di contestazioni studentesche organizzate dal collettivo di Fisica contro la visita di Benedetto XVI in programma per giovedì 17 gennaio. L'intervento di Ratzinger in programma lo stesso giorno dell'inaugurazione dell'anno accademico ha suscitato non poche polemiche. Quasi settanta docenti hanno firmato una lettera inviata al rettore dell'ateneo chiedendo di annullare l'evento, giudicato «incongruo». Da parte sua il rettore Guarini ha fatto sapere che il Pontefice sarà accolto come «messaggero di pace» (foto Renato Ciofani)


(foto Simona Granati)
Un manifesto con una scritta inneggiante al «sapere laico» è stato appeso ai piedi della Minerva, la statua simbolo dell'università La Sapienza di Roma che sorge davanti al palazzo del rettorato.
«Il sapere non ha bisogno ne di padri ne di padroni - questa la scritta a caratteri cubitali - per un sapere, una scienza e una università laici»



Il ministro pd «Dico sì all'iniziativa per il diritto di parola: il Pontefice dà prova di pluralismo»

Turco: e io vado alla «veglia» di Ferrara
"Quando ha detto messa spalle ai fedeli ci sono rimasta male. Ma da ospite della Sapienza fa una scelta di umiltà"

ROMA - «L'ho chiamato per chiedergli di pubblicare un mio articolo sul Foglio e lui mi ha proposto: "Livia, perché non sottoscrivi l'adesione alla veglia che abbiamo organizzato per il diritto alla parola?". Gli ho risposto subito di sì, senza esitare. E mi sorprendo di chi si sorprende della mia iniziativa. Il diritto alla parola deve sempre valere, per tutti».

Livia è Livia Turco, ministro della Salute, difensore strenuo della legge 194, cattolica, membro di spicco del Partito democratico.
Lui è Giuliano Ferrara, direttore del Foglio, autore di una campagna potente per la moratoria sull'aborto. Ma anche artefice di un'altra iniziativa: una veglia laica di conversazione e meditazione sul «carattere illiberale della contestazione del diritto di parola» del professor Joseph Ratzinger-Benedetto XVI all'Università La Sapienza. All'iniziativa, prevista per domani sera nella sede romana del Foglio, hanno già aderito in molti. Tra gli altri Antonio Polito, senatore del Pd, Daniele Capezzone, già segretario dei Radicali e deputato del gruppo misto, Barbara Palombelli, giornalista, Daniela Santanchè, deputata di «La Destra», Benedetto della Vedova, deputato di Forza Italia e presidente dei riformatori liberali, Alain Elkann, scrittore, Andrea Marcenaro, giornalista. E, appunto, Livia Turco.

Allora, ministro, sono gli altri, quelli che contestano la partecipazione del Papa all'apertura dell'anno accademico, a sorprendere lei?«Certo, io mi vedo impegnata ad abbattere tanti muri e ad allargare il dialogo. Mi è sembrato normale sostenere la visita di Ratzinger alla Sapienza. Io alla scelta attribuisco un significato completamente opposto a quello dei critici. E il Papa offre una prova di pluralismo, di laicità e umiltà. Non si sostituisce al potere temporale. Non è mica lui che celebra l'apertura, è solo uno degli ospiti e siederà accanto a Fabio Mussi e a Walter Veltroni».

Al ministro non sfugge certo la portata della polemica innescata da un nutrito gruppo di docenti, la difesa della libertà di ricerca scientifica, l'accusa al Papa di aver giustificato il processo a Galileo.
«Basta con le guerre tra Guelfi e Ghibellini — taglia corto Livia Turco —. Bisogna distinguere il diritto alla parola dal diritto alla contestazione.
Quella di Papa Ratzinger è una prova di laicità, non sarà lì a fare una lectio magistralis, la sua è una scelta di umiltà e deve essere apprezzata.
Se avesse celebrato la cerimonia allora sarebbe stato uno scandalo, una forma di sovversivismo. Ma così no. Insomma mi piace quello che ha fatto. Invece...».
...
non è strano per Livia Turco trovarsi al fianco di Giuliano Ferrara dopo la polemica sull'aborto? Non trova sorprendente neppure questo? «Trovarsi su fronti opposti non significa chiudere il dialogo.
Scriverò sul Foglio un articolo dove spiego per quali motivi considero moralmente iniqua la richiesta di una moratoria sull'aborto. La prima argomentazione riguarda il rispetto di un principio etico. Quello della responsabilità femminile».

Margherita De Bac
15 gennaio 2008
www.corriere.it/politica/08_gennaio_15/turco_veglia_ferrara_1a527576-c333-11dc-b859-0003ba99c6...

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Re:
paperino73, 15/01/2008 9.17:

Nella lettera dei 67 sedicenti scienziati leggiamo:


Il 15 marzo 1990, ancora cardinale, in un discorso nella citta di Parma, Joseph Ratzinger ha ripreso un'affermazione di Feyerabend: "All'epoca di Galileo la Chiesa rimase molto più fedele alla ragione dello stesso Galileo. Il processo contro Galileo fu ragionevole e giusto". Sono parole che, in quanto scienziati fedeli alla ragione e in quanto docenti che dedicano la loro vita all'avanzamento e alla diffusione delle conoscenze, ci offendono e ci umiliano.



Oggi scopriamo che l'intero discors tenuto dal Papa 17 anni fa fu pubblicato nel 1992 (Svolta per l’Europa? Chiesa e modernità nell’Europa dei rivolgimenti, Edizioni Paoline) e il passaggio ripreso lo si trova a p. 76-ss


...Curiosamente fu proprio Ernst Bloch, con il suo marxismo romantico, ...
...
molto più drastico appare invece un giudizio sintetico del filosofo agnostico-scettico P. Feyerabend. Egli scrive: «La Chiesa dell’epoca di Galileo si attenne alla ragione più che lo stesso Galileo, e prese in considerazione anche le conseguenze etiche e sociali della dottrina galileiana. La sua sentenza contro Galileo fu razionale e giusta, e solo per motivi di opportunità politica se ne può legittimare la revisione».

Dal punto di vista delle conseguenze concrete della svolta galileiana, infine, C. F. Von Weizsacker fa ancora un passo avanti, quando vede una «via direttissima» che conduce da Galileo alla bomba atomica.
[...]
Sarebbe assurdo costruire sulla base di queste affermazioni una frettolosa apologetica. La fede non cresce a partire dal risentimento e dal rifiuto della razionalità, ma dalla sua fondamentale affermazione e dalla sua inscrizione in una ragionevolezza più grande.
Qui ho voluto ricordare un caso sintomatico che evidenzia fino a che punto il dubbio della modernità su se stessa abbia attinto oggi la scienza e la tecnica.



Cioè, capito ... questi sedicenti scienziati prendono una frase, la estrapolano dal contestano e ci ricamano sopra una teoria. [SM=x44457]




Concordo:
per criticare una posizione ideologica bisogna innanzitutto conoscere integralmente l'opera in oggetto e le successive evoluzioni del pensiero dell'autore in oggetto (Ratzy),
mi viene però il dubbio che questi professori siano un po' insofferenti al modus operandi alquanto pilatesco, di inserire cioè in maniera subdola delle citazioni "scomode" che veicolano implicitamente quei concetti che non possono esser affermati esplicitamente.
Ed infatti già a Ratisbona accadde qualcosa di simile quando, nel simulato confronto dialettico, si esternalizzò all'IPSE DIXIT una posizione ideologica molto azzardata [SM=x44499]
[Modificato da Etrusco 15/01/2008 11:13]

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Etrusco, 15/01/2008 11.11:


mi viene però il dubbio che questi professori siano un po' insofferenti al modus operandi alquanto pilatesco, di inserire cioè in maniera subdola delle citazioni "scomode" che veicolano implicitamente quei concetti che non possono esser affermati esplicitamente.



Stai commettendo lo stesso errore dei 67 "scienziati", esprimi un giudizio che non corrisponde ai fatti.

Se faccio una citazione per negarla, è ovvio che non la condivido e non voglio veicolarla.
E' solo ars retorica.
Ma bisogna capirla.

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15/01/2008 11:35

Sono davvero delusa da questi "anticlericali", perché su alcune cose hanno anche ragione, ma usano dei metodi davvero miseri per farsi valere... una cosa è contestare con argomentazioni valide, ben altra è fare pernacchie e scrivere striscioni degni di bambini dell'asilo, quanto a profondità. e il bello è che non si accorgono di essere fondamentalisti non meno dei fondamentalisti cattolici che vorrebbero combattere. cmq se le armi che hanno sono queste, mi sa che Ratzi non ha nulla da temere (a parte qualche uovo [SM=x44452]).

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Re:
paperino73, 15/01/2008 11.18:




Se faccio una citazione per negarla, è ovvio che non la condivido e non voglio veicolarla.
E' solo ars retorica.
Ma bisogna capirla.






Infatti è proprio qui che nascono tutti questi problemi e fraintendimenti:
quando si cerca di aprire (da una parte e dall'altra*) le porte di questa particolare ars retorica a tutti
e tutti si arrogano la presunzione di poterla capire e addirittura di poterla criticare.

E' un po' come l'atteggiamento di chi crede di essere un ottimo giocatore di scacchi solo perchè sulla scacchiera sa fare qualche mossa pur non essendo capace ad impostare una strategia generale alla partita...

* Quando dico che quest'intrusione indebita avviene da una parte e dall'altra
intendo dire che se da una parte sono questi fisici a ficcare il naso nei trattati teologici che non gli competono,
dall'altra sarebbe meglio non far uscire fuori dall'ambiente accademico queste delicate disquisizioni, proprio per evitare fraintendimenti e strumentalizzazioni.

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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
15/01/2008 12:52

Re: Re:
Etrusco, 15/01/2008 11.56:






* Quando dico che quest'intrusione indebita avviene da una parte e dall'altra
intendo dire che se da una parte sono questi fisici a ficcare il naso nei trattati teologici che non gli competono,
dall'altra sarebbe meglio non far uscire fuori dall'ambiente accademico queste delicate disquisizioni, proprio per evitare fraintendimenti e strumentalizzazioni.




Ma a questo punto io mi chiederei perché il Rettore ha invitato il Papa all'inaugurazione dell'anno accademico. se non erro, in origine Ratzi doveva tenere addirittura una lectio magistralis, che è stata poi annullata per forza maggiore. il Rettore era a conoscenza del clima ostile verso il Papa, quindi perché ha insistito? per finire intervistato al tg? per qualche articolo di giornale? a questo punto penso che non sia stato solo per amor di cultura.

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Re: Re: Re:
Nikki72, 15/01/2008 12.52:




Ma a questo punto io mi chiederei perché il Rettore ha invitato il Papa all'inaugurazione dell'anno accademico. se non erro, in origine Ratzi doveva tenere addirittura una lectio magistralis, che è stata poi annullata per forza maggiore. il Rettore era a conoscenza del clima ostile verso il Papa, quindi perché ha insistito? per finire intervistato al tg? per qualche articolo di giornale? a questo punto penso che non sia stato solo per amor di cultura.





In verità penso che ci sia ben altro dietro che il semplice amore per un confronto culturale o a cortesia verso un capo di stato straniero e leader religioso (altrimenti si dovrebbe esser in condizione di poter invitare anche il Dailai Lama, ma i presupposti non ce ne sono).

Piuttosto credo che dietro ci siano degli equilibri politici, per mandare un chiaro messaggio circa la presenza dei tentacoli cattolici (chiamali come ti pare: Opus Dei, Focolarini, Rinnovamento nello Spirito, CL, etc.) anche nelle università pubbliche (oltre che in quelle private e cattoliche).
Sembra di assistere ad un duello diplomatico tra baroni e massoni (laici) contro la pervicacia dei numerari e affini [SM=x44473]

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15/01/2008 13:29

Re: Re: Re: Re:
Etrusco, 15/01/2008 13.17:


In verità penso che ci sia ben altro dietro che il semplice amore per un confronto culturale o a cortesia verso un capo di stato straniero e leader religioso (altrimenti si dovrebbe esser in condizione di poter invitare anche il Dailai Lama, ma i presupposti non ce ne sono).

Piuttosto credo che dietro ci siano degli equilibri politici, per mandare un chiaro messaggio circa la presenza dei tentacoli cattolici (chiamali come ti pare: Opus Dei, Focolarini, Rinnovamento nello Spirito, CL, etc.) anche nelle università pubbliche (oltre che in quelle private e cattoliche).
Sembra di assistere ad un duello diplomatico tra baroni e massoni (laici) contro la pervicacia dei numerari e affini [SM=x44473]



A volte, la tua dietrologia mi spaventa.

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