Dice Berlusconi, visibilmente commosso: "La mia amicizia con Craxi la rivendico come mio patrimonio personale e umano". Poi aggiunge, ancora in lacrime: "La mia amicizia con Craxi non è mai venuta meno, in nessun momento". Ora, è curioso che in Italia chi vuole dialogare con i socialisti debba per forza elogiare l'unico segretario pregiudicato e latitante che abbiano avuto, saltando a pie' pari pericolosi incensurati come Turati, Matteotti, Pertini, Nenni e Lombardi. Ma, come si dice, "de gustibus non disputandum". Sulla prima frase del Cavaliere si può senz'altro convenire, così come sulla scelta lessicale particolarmente azzeccata: appena Silvio pensa a Bettino, gli esce la parola "patrimonio". Forse perché lui, a quel patrimonio, contribuì da par suo: con 21 miliardi versati fra il 1990 e il '92, estero su estero, dai conti svizzeri di All Iberian (Berlusconi) ai conti svizzeri "Constellation Financiere" e "Northern Holding" (Craxi). Ragion per cui Silvio & Bettino, inseparabili anche in tribunale, furono riconosciuti colpevoli di finanziamento illecito fino alla Cassazione.
Sulla seconda frase invece non si può non dissentire. Perché quell'amicizia "mai venuta meno in nessun momento", in realtà è venuta meno in parecchi momenti. E' molto solida nell'agosto '83, quando Bettino si lamenta per gli articoli anticraxiani di Montanelli e Silvio promette: "Questo Montanelli lo mandiamo a cagare, lo mandiamo affanculo". Poi chiama il condirettore del Giornale e gli rammenta: "Craxi deve farmi la legge sulle televisioni". Due anni dopo Bettino fa di meglio: due decreti per neutralizzare le ordinanze dei pretori e legalizzare le tv illegali dell'amico. La legge vera e propria, detta anche Mammì, arriva nel '90. Poco dopo partono i primi bonifici dai conti,di Silvio a quelli di Bettino, inseparabili anche in Svizzera. Nel '92 Craxi finisce sotto inchiesta. Berlusconi, con tv e giornali, sta coi giudici. Ma nel '93, quando la Camera nega l'autorizzazione a perquisire e processare Bettino, Silvio corre a festeggiare lo scampato pericolo: chissà che sarebbe saltato fuori, dalle perquisizioni. Craxi fa trasferire in Messico i 50 miliardi svizzeri da due noti ideologi del pensiero socialista, Maurizio Raggio e la contessa Vacca Agusta. Qualche settimana dopo è ad Arcore con Berlusconi ed Ezio Cartotto per benedire urbi et orbi l'operazione Forza Italia. Poi, sciolte le Camere nel gennaio '94, perde lo scudo d'immunità e fa le valigie per Hammamet, mentre decine di ex deputati coimputati finiscono dentro. E' lì che "l'amicizia mai venuta meno" viene meno. Berlusconi, se davvero pensasse quel che ha detto l'altroieri e cioè che l'Italia era in preda al "feroce giustizialismo", candiderebbe l'amico in un collegio sicuro salvandolo dalle manette. Invece il 27.1.94, annunciando la discesa in campo, gli sputa addosso: "L'autoaffondamento dei vecchi governanti, schiacciati dal debito pubblico e dai finanziamenti illegali, lascia il Paese impreparato...". Il 6.2.94 strilla: "Noi siamo l'Italia pulita contro l'Italia che ruba!". Craxi? Mai conosciuto: "E' una falsità senza senso dire che dietro il signor Berlusconi ci sia Craxi. Non devo nulla a Craxi e al Caf' (21.2.94).
Vinte le elezioni sventolando la bandiera di Mani Pulite, il Cavaliere tenta subito di accaparrarsi Di Pietro e Davigo all'Interno e alla Giustizia. I due rifiutano, ma lui li esalta al Senato: "Questo governo è schierato dalla parte dell'opera di moralizzazione della vita pubblica intrapresa da valenti magistrati" (16.5.94). Craxi, ad Hammamet, aspetta e colleziona condanne. Berlusconi, a Roma, fa la serenata a Di Pietro che s'è appena dimesso: "Le dimissioni di un magistrato che si era guadagnato il rispetto di tutti gli italiani, lasciano l'amaro in bocca. Le sue inchieste esprimevano grande ansia di verità..." (6.12.'94). Craxi, spazientito, comincia a sparare fax ai giornali, in cui accusa anche la Fininvest di aver foraggiato illegalmente i partiti. Il gallo canta due volte, ma Berlusconi continua a rinnegarlo: 'Forza Italia e Craxi sono politicamente lontani anni luce. Posso assicurare che non abbiamo nulla a che fare con lui, e siamo stati molto attenti anche nella formazione delle liste elettorali. E' assolutamente escluso che Forza Italia possa aver avuto o abbia alcun rapporto con Craxi" (1.10.95). Mai una visita ad Hammamet, finchè Bettino è vivo. Poi, appena si spegne, e soprattutto spegne il fax, l'amicizia "mai venuta meno" riprende più eterna che mai.
Oggi ferve il dibattito sul perché Bobo Craxi e altri socialisti stiano con Berlusconi. Una possibile risposta è nei verbali di Raggio, che nel '95 raccontò al pool che fine fecero i 50 miliardi (di cui 21 targati Berlusconi) che Craxi gli aveva affidato: 15 se li mangiò lui con la contessa Agusta in due anni di latitanza in Messico; il resto rimase nella disponibilità di Bettino che, di tanto in tanto, ordinava dei bonifici: ad esempio quello del 23.5.94 per "$ 40.000/s.Fr. 50.000 Bank of Kuwait Lnd", "utilizzato - scrivono i giudici - in pagamento del canone relativo a un'abitazione affittata dal figlio di Craxi in Costa Azzurra". A Saint-Tropez, per la precisione. Ancora un anno fa Bobo Craxi si recava a trovare Raggio a Villa Altachiara in Portofino: colloqui burrascosi, assicurano i testimoni. Anche Berlusconi, appena rientrato a Palazzo Chigi, nel 2001 sentì il bisogno di render visita a Raggio. Chissà di che parlano quei tre quando si vedono. Si dice che uno legga ad alta voce i sacri testi del socialismo e gli altri si raccolgano in meditazione.
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