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19/02/2007 11:14

Nel nuovo numero di telegiornaliste


mostra su

Roberto Rossellini, arte e scienza dell’Umanesimo
di Antonella Lombardi




«Il cinema non è il mio mestiere. Il mio è un mestiere che bisogna apprendere quotidianamente e che non si finisce mai di descrivere: è il mestiere di uomo. E che cos’è un uomo? E’ un essere eretto che si alza sulla punta dei piedi per guardare l’universo». Così Roberto Rossellini prendeva le distanze dalla sua figura di regista, rivendicando il primato dell’uomo anche nel suo cinema.

A cento anni dalla sua nascita, il regista è noto al grande pubblico soprattutto per quei film che hanno composto la cosiddetta "trilogia della guerra": Roma città aperta, Paisà, Germania anno zero. Eppure il suo cinema ha cercato di osservare e penetrare, con estremo acume e tenerezza, tutti gli uomini, dal più umile a Luigi XIV.

Un amore incondizionato e un’indole da studioso instancabile e assetato di conoscenza che lo hanno spinto a viaggiare, conoscendo anche alcuni tra i più grandi uomini del Novecento, come Ghandi, Chaplin, Allende. Da cittadino del mondo, si è interessato alle questioni politiche dell’America Latina tentando, con un progetto enciclopedico, di coinvolgere i Paesi del Terzo mondo distribuendo gratuitamente alcuni suoi film.

Adesso, in un viaggio ideale tra l’opera di Rossellini e quella dei grandi umanisti suoi maestri e ispiratori, il museo di Roma in Trastevere ospiterà, fino al 1° aprile, la mostra Roberto Rossellini. Arte e scienza dell’Umanesimo.

Un percorso che si articola in diverse sezioni che, attraverso manoscritti, sceneggiature, locandine, foto di scena, bozzetti, filmati e note di regia, vogliono ricercare un punto di continuità tra le ricerche del grande regista e quelle degli umanisti classici. Un impianto interdisciplinare che intreccia il punto di vista di Rossellini con quello dei suoi personaggi, in un dialogo ideale tra la ricerca scientifica e artistica del secolo del cinema con quella del Rinascimento di Leon Battista Alberti. Un ambiente multimediale che permetterà allo spettatore di capire come testi e universi tra loro cronologicamente distanti siano in realtà vicini per le idee espresse.

Al centro l’uomo, in un labirinto che esplora le riflessioni di Rossellini e quelle dei suoi interlocutori storici sulla scienza e l’arte. Come ha detto lo stesso regista: «E’ la debolezza umana che è commovente, non la sua forza. Nella vita moderna l’uomo ha perduto ogni sentimento eroico della vita. Bisogna restituirglielo, perché l’uomo è un eroe. La lotta quotidiana è una lotta eroica. Per poterla ritrarre, occorre partire dal basso».

Il progetto conclude il primo anno di celebrazioni del centenario della nascita di Rossellini e da maggio sarà allestito anche al museo del cinema di Torino. Completano l’esposizione una retrospettiva dedicata alle storie leggendarie dei protagonisti dell’Umanesimo raccontate da Rossellini, un ciclo di seminari sui temi e i testi che hanno composto la biblioteca ideale del regista, e una mostra del fotografo di scena Gianni Assenza, con cui Rossellini ha lavorato.

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