Ma spesso è avvenuto qualcosa di più o almeno di diverso:molti scrittori famosi hanno dichiarato apertamente di avere scritto opere non meno famose in un singolare stato di semincoscienza o addirittura di incoscienza:anche se l'opera veniva a corrispondere alla loro personalità cosciente inquadrandosi nel complesso della loro produzione,nel momento della creazione il ponte fra l'inconscio e il conscio sembrava spezzarsi.
William Blake,nella prefazione del suo poema GERUSALEMME, lo definì il maggior poema del mondo aggiungendo:"
Posso lodarlo perchè oso pretendere di esserne stato il solo segretario:gli autori sono nell'eternità".
E più oltre:"
Ho scritto questo poema sotto diretta dettatura:dodici e a volte venti o trenta versi d'un fiato,senza premeditazione o addirittura contro la mia volontà".
Goethe affermò di avere scritto I DOLORI DEL GIOVANE WERTHER "quasi inconsciamente,come sonnambulo",e di avere poi letto il libro con meraviglia;in realtà il grande poeta aveva doti di sensitività ereditate da un nonno.
Walter Scott scrisse uno dei suoi romanzi più celebri, LA SPOSA DI LAMMERMOORE, durante una malattia,in uno stato di trance più o meno leggera,e non ne serbò poi alcun ricordo tanto da leggerlo come se fosse stato l'opera di un altro.
La signora Howard,intima amica di
Harriet Beecher Stowe,autrice de LA CAPANNA DELLO ZIO TOM,riferisce che una sera in cui,ospiti della sorella della scrittrice,si erano ritirate nella stessa stanza da letto,e Harriet,dopo essere rimasta a lungo assorta,disse:
"
Stamani ho ricevuto una lettera di mio fratello Edward,che è preoccupato sul mio conto perchè teme che tutte le lodi che mi fanno,tutta la notorietà creatasi intorno al mio nome,ridestino in me moti di orgoglio a discapito della mia anima di cristiana...Non se ne preoccuperebbe se sapesse che quel libro non l'ho scritto io." E,alle domande stupite dell'amica,continuò:"
Io non ho fatto altro che annotare quello che ho visto...tutte le scene del mio romanzo si sono svolte dinanzi in una visione e io non ho fatto che descrivere quello che vedevo...Tua figlia Annie mi ha rimproverato di aver fatto morire Evangelina;ma non è stato per colpa mia:non potevo impedirlo.Ne sono rimasta straziata più di ogni altro,come se fosse morta la persona più cara della mia famiglia,a tal punto che non potei riprendere la penna per più di due settimane."
Molti anni dopo,un pomeriggio in cui la scrittrice,ormai settantenne,passeggiava sola in un parco,un ammiratore sconosciuto le si avvicinò chiedendole di poter stringere la mano all'autrice di un romanzo così famoso."
Non l'ho scritto io",rispose Harriet,"
lo ha scritto Dio:è Lui che me lo ha dettato."
Fine seconda parte.