VESPA SALOTTIZZA “PORTA A PORTA” CON TRE MINISTRI, ENRICO LETTA E DE BORTOLI
LA PASIONARIA DI FERRERO TUONA ALLA SORA LELLA: “IO E LUI NON IMITIAMO I RICCHI”
SERRA: FORTUNATI I PAVONI DELLA DESTRA DI POTERE CHE POSSONO STRAVACCARSI
LA SINISTRA ALLA RICERCA DEL SALOTTO PERFETTO
Michele Serra per “la Repubblica”
Gli strascichi del congresso di Rifondazione riaccendono la vecchia polemica sui "salotti", che i Bertinotti sono accusati di frequentare con troppa assiduità, e i Ferrero invece diserterebbero (preferiscono i tinelli? Le verande? Le soffitte? Le sale d´aspetto? I bovindo, vedi Paolo Conte?). Bisognerebbe che ognuno si mettesse la mano sulla coscienza. Nei salotti (delle zie, degli amici, di chiunque possieda "un alloggio", come dicono gli annunci immobiliari) ci si siede più o meno tutti.
Non essendo cosa consona, prima o dopo la cena, accalcarsi in piedi nel corridoio, o rinchiudersi nel cesso più di un paio di minuti.
E dunque sarebbe ora di stabilire, una volta per tutte,
entro quali limiti un salotto sia una normale camera con divano,
e quando invece diventi quel luogo di infamia e di scialo borghese assolutamente da evitare se si vuole essere un compagno che non sbaglia.
Intanto: quale metratura? Le tende di broccato, valgono una penalità? Il tavolino di cristallo? Lo schermo ultrapiatto, di quanti pollici, visto che anche la casalinga di Voghera e il delegato Fiom, con grande sacrifizio, ormai ne possiedono uno grande come un cinemascope? E il rinfresco, e le bibite, da quale soglia di lussuria in poi divengono un´offesa alla sobrietà militante? Malissimo il caviale, è ovvio, ma le uova di lompo? E tra i long drink, si può tracannare un Manhattan con fettina di leim infilzata sul bicchiere, o è meglio attenersi al bianchino da tranviere?
In mancanza di attente analisi, e tipologie opportunamente calibrate, è evidente che si brancola nel buio, e si rischia di finire diritti nella colonna infame dei salottieri di sinistra, ovviamente radical-chic non essendosi ancora trovato un sinonimo decente di questo generico epiteto, abusatissimo (il tema "descrivi un radical-chic" è oramai classico per ogni apprendista giornalista, un po´ come nei tempi andati, alle elementari, "una giornata che non dimenticherò mai").
Quando poi, finalmente, saranno censiti tutti
i "salotti di sinistra", magari con apposita targhetta che avverta l´incauto ospite e lo metta in guardia fino dal pianerottolo, meglio ancora dall´androne con ficus di plastica davanti all´ascensore, rimarrà però irrisolto l´altro corno del dilemma. E i salotti di destra? Non esistono più? E se esistono, come mai non è infame frequentarli, e anzi ci si ingozza volentieri di gianduiotti, nei salotti di destra, senza che la coscienza rimorda?
E saranno ancora, i salotti di destra, in qualche modo apparentabili a quelli della mia infanzia, quando signore e signori molto compiti, molto educati, si disponevano secondo il decoro sociale dell´epoca, le signore da una parte a discutere di messinpiega e di quella poveretta di Soraya, i signori dall´altro lato che più o meno a bassa voce si raccontavano barzellette grasse (le stesse di Berlusconi adesso) e a voce più alta lamentavano l´imminente arrivo dei comunisti? Oppure saranno slittati, quei vecchi salotti della vecchia borghesia, verso la becera deriva dei tempi nuovi, con non solo i divani rifatti, ma anche le facce delle madame, e le porte aperte anche a certi brillanti giovanotti, e ragazze leggere, che una volta non avrebbero neppure potuto avvicinarsi ai centri storici, altro che ai salotti...
Infine, è molto più semplice e vantaggioso, a pensarci bene, essere di destra:
si possono frequentare salotti anche lussuosissimi, anche sibariti, anche con donne scosciate, e nessuno il giorno dopo, a un congresso di partito, avrà
mai niente da ridire. Perché se esistono i radical-chic, non esistono, almeno come categoria conosciuta, i reazionar-chic, e dunque fortunati i politici e i papaveri e i pavoni della destra di potere che possono tranquillamente stravaccarsi anche su tre o quattro divani a sera, con il rischio massimo di essere chiamati "dandy" anche se sputano i noccioletti delle olive nei vasi da fiori. Poi ci sarebbero i salotti di centro, ma per ora sfuggono a classificazioni riconoscibili e a giudizi.
01 Agosto 2008
Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.