GLI ALEMANNI CALANO SUL SALOTTONE E ROMA STRAGODONA SUBITO SI ADEGUA
IL FILOSOFO PD MARRAMAO: " ALEMANNO È UNA PERSONA DI GRANDE INTELLIGENZA”
PIZZI: “I TIPINI FINI NON SARANNO MENO CAFONAL: LA NOBILTA’ NERA LI HA ADOTTATI”
1 - GLI ALEMANNI CALANO SUL SALOTTONE - Malagò gli fa i suoi auguri, Verusio non ha "voglia di commentare" e c'è chi pensa al piano regolatore
Da “il Foglio”
Adesso che la Fortezza Bastiani è caduta, vuoi vedere che i tartari non sono poi così male? Roma è così. Ancora due giorni fa si intrecciavano telefonate ansiose, partivano allarmi democratici via e-mail. C'è la raffinata gallerista che ha convocato cene per discutere di come organizzare la resistenza in previsione della calata degli Alemanni sull'Urbe. L'elezione del sindaco era diventata la linea del Piave, dove giocarsi il tutto per tutto, la trincea da difendere a ogni costo. E' o non è, il sindaco di Roma, più e meglio di un ministro, oltretutto non soggetto ad alcun rimpasto?
Due giorni fa, dicevamo. Ma a poche ore da un voto che, dopo sessant'anni, mette Roma nelle mani della destra, il salottone capitolino sembra farsene (più o meno rassegnatamente, più o meno fatalisticamente) una ragione. Soprattutto, nessuno si sognerebbe più di gridare "all'armi son fascisti". "Un po' ce lo aspettavamo", dice al Foglio Guia Sospisio, la cui casa sotto il Gianicolo mescola molto romanamente politica, cultura e spettacolo, Fausto Bertinotti con Massimo Teodori e Antonello Venditti. "Ce lo aspettavamo, o comunque era palpabile la voglia di cambiamento. Ma in democrazia l'alternanza è una garanzia, e credo che Alemanno, se vorrà essere un buon sindaco, non cancellerà l'immagine, culturalmente viva, che Rutelli e Veltroni hanno dato a questa città".
Meno serafica, un'altra signora che gradisce non essere citata racconta invece di “un gran dispiacere, di un intero mondo tramortito e ammaccato e anche di molta rabbia per come sono state condotte le cose. Tutta la campagna elettorale, anche per le politiche, è stata troppo buonista, mai all'attacco. E' come se anche a sinistra avesse vinto la posizione di Carlo Verdone, che dice ‘arrivi chi vuole, se farà bene lo appoggerò’. Il motivo della sconfitta? Forse non aver capito che è finita un'epoca, e aver sottovalutato lo scollamento tra cittadinanza e cosiddette élite”.
Già. Perché a Roma, più che le appartenenze politiche, a contare davvero, alla fin fine, sono le corporazioni e gli "ambienti". Sono tutti un po' parenti, se non lo sono frequentano gli stessi circoli e se non frequentano gli stessi circoli vanno sulle stesse spiagge e abitano gli stessi quartieri. Giovanni Malagò, amico personale di Rutelli e di Veltroni, oltre che presidente del Circolo canottieri Aniene, ovvero di uno dei luoghi simbolo della Roma dei poteri, dice al Foglio di non essere sorpreso del risultato. E aggiunge che "solo chi non ama Roma e non crede al gioco democratico può pensare che chi si accinge a governare la città in base alla libera scelta degli elettori non meriti il rispetto e gli auguri di tutti". E Malagò ad Alemanno i suoi auguri li fa "senz'altro. Auguri di buon lavoro".
Anche per il filosofo Giacomo Marramao, docente a Roma Tre e presidente della Fondazione Lelio e Lisli Basso, l'esito era ("purtroppo") abbastanza scontato: "Ma penso che Alemanno sia una persona di grande intelligenza. Per questo, spero che non si faccia intrappolare da un messaggio univoco sul tema della sicurezza. Roma è diventata una città multietnica, come è successo a Parigi e a Londra, e ha bisogno di coniugare regole e accoglienza. Il modello della civitas significa accoglienza nei confronti di una pluralità di genti, di confessioni, di culture, ma nel più rigoroso rispetto delle leggi. Gianni Alemanno - conclude Marramao - potrà essere un sindaco all'altezza di questo obiettivo se dimostrerà di aver tagliato davvero il cordone ombelicale con le ideologie del passato".
Anche l'architetto Giuseppe Rebecchini, che come sempre ha votato per Rutelli, spera che "Alemanno non faccia tabula rasa di quanto l'ha preceduto, e che si renda conto del problema costituito dalla multietnicità di Roma. Dal punto di vista urbanistico, ricordo che pochi giorni fa è stato approvato il nuovo Piano regolatore generale della città, dopo che dal 1962 non accadeva. Se il nuovo sindaco è persona di buonsenso, lo attuerà".
Alla fine, l'unica rimasta senza parole ("mi scusi, non ho né tempo né voglia di commentare") è la marchesa Sandra Verusio, motore mobile, tra villa sull'Appia antica e casa ai Fori, del salotto più pensoso e de sinistra della capitale.
Umberto Pizzi con Stefania Prestigiacomo
© Foto U.Pizzi
«LA ROMA DI DESTRA NON SARÀ MENO CAFONAL», PAROLA DI PIZZI
Alessandro Calvi per “Il Riformista”
I salotti non cambieranno, la Roma del potere neppure. Forse sarà soltanto un po' più volgare. Via tronisti e veline, le vere star ormai sono loro: i politici. Soprattutto i nuovi - e i leghisti che sono tanti - dai quali ci si può aspettare qualche sorpresa. E, naturalmente, se a parlare è Umberto Pizzi, le sorprese arriveranno di certo. Insomma, «ci sarà molto più lavoro. E io che pensavo di smettere in un paio di anni! Invece, mi toccherà lavorare almeno per altri cinque. Ce ne faremo una ragione».
È reduce dal primo giorno di scuola del nuovo Parlamento, Umberto Pizzi, sempre appostato davanti ai palazzi che contano per raccontare impietosamente, con i geniali "Cafonal" di Dagospia , il potere che lavora e si diverte. Il potere che si espone suo malgrado, magari mentre balla, sudato, nelle pieghe delle notti romane, con il nodo della cravatta allentato. O che si avventa su un buffet a caccia dell'ultimo bigné. La "Roma godona", insomma, in cui tutto si mescola, alto e basso, salotti e bassifondi, e che tutto tritura, macina, amalgama.
«Diciamo che a Montecitorio ci sono molti ingressi - spiega divertito Pizzi - Molta gente ha preferito passare altrove. Non ho visto entrare Fassino né D'Alema. E neppure tutto il gruppo di "Forza Gnocca". Tutti molto defilati. Però è il primo giorno, alcuni forse sono un po' timidi». Al Senato, invece, erano proprio tutti lì. «È bello vedere come il potere si muove lì dentro», dice, e aggiunge: «Altro che tronisti e veline, sono loro ormai le vere star».
Il centrosinistra, come è ovvio, era un po' dimesso, triste. Dall'altra parte, invece, si godeva. «Era tutto un vasa-vasa con Cuffaro e Peppino Ciarrapico che spaziavano alla grande e Schifani che gongolava». Poi è arrivato Berlusconi che «ha fatto il suo bagno di folla», mentre il centrodestra, tutto, era al settimo cielo. «Se ci pensano un pochettino - prosegue - neanche in sogno un Alemanno poteva diventare sindaco di una città come Roma che è sempre stata antifascista».
Grandi speranze, però, Pizzi sembra riporle altrove. «Sì, aumenterà il lavoro perché le sorprese ci sono sempre». E tra le sorprese ci sono i leghisti. «Adesso ce ne sono un sacco, c'è tanta gente nuova». E tutti dovranno vedersela con quella Roma-ladrona tanto odiata e che però alla fine vince sempre, in un modo o nell'altro, anche sul più irriducibile dei lumbàrd .
Già, perché «Roma è una città che macina l'umanità». «È inutile che ne dicano tante - dice ancora Pizzi - Qui si vive bene. Questa è una città che non ti rompe le scatole. Certo, ogni tanto ci sono anche qui brutti episodi ma stiamo parlando di una città che è quasi una metropoli. Altrove, in città come Milano o Torino, dopo le nove c'è quasi il coprifuoco. Roma io la vivo da 50 anni e, pure con tutti i suoi problemi, è ancora una città a misura d'uomo». Insomma, la pattugliona dei leghisti in trasferta nella capitale tenga gli occhi aperti nei prossimi cinque anni.
Per il resto, invece, secondo Pizzi la geografia del potere non sembra che possa cambiare molto. «An ad esempio è stata adottata dalla nobiltà nera romana che ha fatto pranzi, organizzato feste. Il famoso salotto di Maria Angiolillo ci sarà sempre così come ci saranno le ciampiste che andranno sempre da Sandra Verusio». «No, non cambia nulla», riflette ancora. Poi aggiunge: «Anzi diciamo che forse si involgarirà un pochino di più». E, tutto sommato, almeno per i "Cafonal", questo non è detto che sia un male.
Dagospia 30 Aprile 2008
dagospia.excite.it/articolo_index_40051.html
Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.