Alitalia, chi la salverà ?

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2023 20:07
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04/04/2008 22:16


bremaz, 03/04/2008 17.59:

Il discorso è estremamente semplice: Cimoli è un coglione ed incapace, le iniezioni di liquidità non servono a un cazzo e l'unico modo per salvare l'azienda è appoggiare un piano di risanamento di un manager serio che renda l'azienda competitiva col mercato del 2000....
... l'unica è la strada Fiat-Marchionne (brand, flessibilità, diversificazione, delocalizzazione oculata, just in time)

...
Tanto vale cavare il dente e iniziare a ricoloccare i disoccupati.




Tutta invidia perchè lui guadagna in un giorno quello che tu ora guadagni in un anno [SM=x44496]


Per la cronaca:

«In Usa non succede: viene premiato chi porta risultati altrimenti vai a casa»
di Stefano Filippi

Pino Bisazza, presidente del gruppo Trend (leader nella produzione di mosaici in vetro, 750 dipendenti, una presenza in 50 mercati nei cinque continenti) è un imprenditore vecchio stampo. È stato il numero uno degli industriali di Vicenza, lo scorso novembre Ernst&Young l’ha premiato tra gli imprenditori dell'anno.
Presidente Bisazza, non è troppo facile ed elevato il guadagno dei manager?
«Sicuro. Un conto è il ricavo dell'imprenditore che rischia sul proprio, un altro quello del manager. Negli Stati Uniti, dove il sistema capitalistico è più sviluppato e la concorrenza è maggiore, le cose sono diverse».
Che cosa succede?
«Laggiù gli emolumenti sono legati ai risultati, da noi invece molti di questi signori prendono stipendi e liquidazioni elevati a prescindere dai frutti. Cimoli e altri manager sono usciti da aziende come Alitalia o le Ferrovie lasciando pesanti perdite ma intascando somme enormi: questo non avverrebbe in America. Lì prendi i soldi, e anche tanti, se porti risultati; altrimenti vai a casa. Qui invece non si manda a casa nessuno, e le rare volte che succede ti riempiono di denaro.
[SM=x44465] [SM=x44472] [SM=x44493]
L'unico rischio è per la carriera, ma siccome i manager in uscita dalle aziende pubbliche vengono subito riciclati, non corrono neppure quel pericolo».
C'è possibilità di cambiare il sistema?
«Bisogna privatizzare. Dove ci sono imprenditori o azionisti che rischiano e badano al risultato non si giustificano stipendi di questo tipo».
Ma nella classifica del Sole 24 Ore sono compresi i vertici di banche e aziende che non sono più pubbliche da tempo.
«Molte banche a capitale privato sembrano ancora legate a criteri che non sono quelli dell'imprenditoria normale. È ancora un settore privilegiato, e di questi tempi credo lo sia ancora di più, perché possono approfittare delle variazioni dei tassi per fare ottimi bilanci. I soldi ci sono, nelle banche. E chi li ha sta giocando pesantemente».
E i manager Telecom?
«Ci sono incrostazioni dure a morire. Situazioni di privilegio precedenti vengono mantenute perché in Italia non è facile il ricambio nel management. In altre economie non è così, negli Stati Uniti la meritocrazia è premiata e lo è fortemente, ma è altrettanto penalizzata quando le cose non funzionano».

Lei con i suoi manager come si regola?
«Sono legati ai risultati. Ne ho avuti alcuni legati a stock-option che sono recentemente usciti. Comunque hanno tutti una base sufficiente e una parte legata ai risultati. In qualche modo, rischiano anche loro».


www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=251182


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Edizione 63 del 01-04-2008

Strettamente confidenziale

E Alitalia assume ancora...
di Hush Hush


Nella sottopancia della politica, ovvero all’Alitalia, non hanno la faccia come il culo: di più.
Emblema di questa, che è tutto fuori che una metafora, è l’Anpac, il sindacato dei piloti, casta supepagata e strafottente, che ha sempre pensato ai cavoli suoi alla faccia degli altri lavoratori della compagnia fallita e delle esigenze dell’Italia come sistema paese. I piloti, per capirci, sono quelli che affossarono l’accordo con Klm e che hanno affossato Malpensa, con il rifiuto pervicace di trasferirsi nell’ex hub milanese e di farvi una base di armamento dell’Alitalia, come capita in Francia con Parigi e Lione, in Spagna con Madrid e Bracellona, in Germania con Francoforte e Monaco di Baviera. Una casta intoccabile, che continua a dettare legge, ancora adesso in via della Magliana: se Cgil,Cisl e Uil (ma Angeletti ieri ha rotto) fanno capire di essere disposti a trattare sul piano Spinetta, loro annunciano che metteranno gli aerei a terra. Grazie a questo strapotere, a cascata ognuno ottiene del suo: solo quarantotto ore fa in Alitalia sono state assunt4e oltre 400 persone, addetti ai servizi di terra all’aereoporto romano di Fiumicino.
Oltre 400 nuovi assunti,
mentre Spinetta parlava di licenziarne quasi 8'000
e Milano Malpensa era alla vigilia dell’inizio della cassa integrazione,
partita effettivamente nella giornata di ieri.

Ma mica è finita qui; mentre i poveracci a migliaia rischiano il licenziamento,
due ex capi azienda, Giancarlo Cimoli e Francesco Mengozzi, si godono liquidazioni d’oro, da milioni e milioni di euro, sicuri dell’impunità perché grazie ad una manleva rilasciata loro da tutti i governi di tutti i colori politici, delle condizioni in cui hanno messo e lasciato la compagnia aerea italiana non saranno mai chiamati a rispondere in alcun tribunale.
Pericolo che comunque non hanno mai corso, dato che l’Alitalia, come la Rai, gode di una franchigia giudiziaria da fare invidia.
Tornando al duo Cimoli-Mengozzi o Mengozzi-Cimoli, a proteggere il loro riposo dorato, si fa per dire il riposo ovviamente non il dorato perché Mengozzi, ad esempio, è il consulente italiano di Cirillo Spinetta, danno una grande mano naturalmente i giornalisti, che dei favori di Alitalia, dagli articoli milionari pagati per scrivere sulla rivista Ulisse – che bello leggere in sequenza le annate Ottanta, Novanta, Duemila: non manca nessuno all’appello, neppure i morti sempre pronti a moralizzare gli altri coi biglietti gratuiti per loro e le loro famiglie - hanno sempre goduto, con le tessere Freccia Alata distribuite anche senza averne diritto, agli upgrade, ovvero i viaggi in classe superiore rispetto al biglietto effettivamente pagato. Ma dico: qualcuno si è chiesto perchè su Alitalia e sui suoi amministratori nessuno ha mai detto o scritto nulla, neppure la Milena Gabanelli con il suo Report televisivo?

Ma andiamo avanti, perché almeno questo a Malpensa glielo dobbiamo.
Sempre gente come Cimoli e Mengozzi ha permesso l’apertura di aeroporti con tratte servite da Alitalia persino a Rocca Cannuncia;
[SM=x44472]
ancora nel 2000, quando la crisi aveva già cominciato a picchiare, alla Magliana si spendevano 20 miliardi di vecchie lire in comunicazione, attraverso consulenze, sponsorizzazioni, contratti ah hoc a nomi famosi del giornalismo italiano. A sovrintendere a questo mercato delle vacche tale Marco Zanichelli, l’uomo delle mille tessere di partito e non solo, cinquecento nella prima repubblica e cinquecento nella seconda, che giunse persino ad essere nominato amministratore delegato della compagnia, mentre dalle consorti di qualche capataz dell’Anpac per passare dai pargoli di noti politici, tutti hanno munto alla greppia Alitalia. Siamo solo all’inizio: domani ne racconteremo qualche altra. Eppure non una procura che abbia perto fascicoli e, a una Gabanelli silente, ha fatto compagnia un Marco Travaglio non solo silente ma pure senza inchiostro. Avete notato? Quando c’è da picchiare sui politici Travaglio è inarrestabile, insieme al giornalista dell’Espresso Peter Gomez. Ma quando c’è da parlare di aziende o top manager cala il silenzio. Del resto celo ricorda il saggio che un bel tacer non fu mai scritto.

www.opinione.it/pages.php?dir=naz&act=art&edi=63&id_art=2572...

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PERCHÉ CGIL, CISL E UIL E ANCHE TUTTI GLI ALTRI SEI SINDACATI
HANNO AVVERSATO, CHI PIÙ CHI MENO, AIR FRANCE?
QUANDO HANNO CAPITO CHE AVREBBERO PERSO IL LORO POTERE ASSOLUTO SU ALITALIA…

Enrico Marro


Per capire quanto poco i sindacati abbiano sempre creduto in Air France basta dire che i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil hanno incontrato riservatamente, prima della trattativa in esclusiva con i francesi, per ben tre volte i vertici di Lufthansa e l'ambasciatore tedesco.
Mentre non hanno mai incontrato il numero uno di Air France-Klm, Jean-Cyril Spinetta, se non quando è cominciata questo strano negoziato con la proposta francese prendere o lasciare e la pistola del fallimento di Alitalia puntata alla tempia.

Solo il leader della Uil, Luigi Angeletti, una volta ha visto segretamente Spinetta
, smentendo la circostanza subito dopo, davanti alle proteste di Guglielmo Epifani e Raffaele Bonanni.
Ma perché Cgil, Cisl e Uil e anche tutti gli altri sei sindacati hanno avversato, chi più chi meno, Air France?


Raffaele Bonanni
© Foto U.Pizzi

Alla fine, il minimo comun denominatore di queste posizioni, è uno solo:
i sindacati hanno messo la salvaguardia del proprio potere — fortissimo in Alitalia — al primo posto.
Cgil, Cisl e Uil, e poi i piloti, hanno scartato il matrimonio coi francesi quando hanno capito che avrebbero perso i comandi della compagnia italiana.

Bonanni è quello che più ha lavorato, e ancora continua, per l'intesa con Lufthansa.
Con un obiettivo preciso: importare in Italia il modello di cogestione tedesco.
Il sindacato nel consiglio di sorveglianza. Questo il sogno del leader della Cisl: trasformare la fusione con Lufthansa nella testa d'ariete della democrazia economica.




Epifani, invece, è rimasto vittima della cultura del soccorso pubblico, ancora fortemente presente nella Cgil.
Evidentemente, l'esito della precedente tentazione statalista — ricordate la pressante richiesta della Fiom di far intervenire Finmeccanica nel capitale Fiat quando l'azienda era in crisi? — non ha insegnato nulla.
E la Cgil, in accordo con gli altri sindacati, ha pensato ancora una volta che la salvezza per Alitalia passasse per l'intervento pubblico, in questo caso di Fintecna.


Luigi Angeletti con la moglie
© Foto U.Pizzi

Angeletti, più libero da schemi ideologici, ha voluto, fin dall'inizio, andare a vedere le carte di Spinetta.
Ma poi, sul più bello, si è ritirato dalla trattativa, alimentando il sospetto di Cgil e Cisl che questa mossa fosse condizionata dal centrodestra, che già in passato ha tentato, senza successo, di mettere le mani sulla Uil.

I piloti, infine. Cioè l'Anpac. Ha guardato senza ipocrisie all'interesse dei suoi iscritti. Passando dall'entusiasmo per le garanzie iniziali offerte da Spinetta alla delusione per i sacrifici in ultimo richiesti anche ai piloti. E rifiutati seguendo l'antica convinzione che «senza i piloti non si vola».

Dopo la rottura dell'altro ieri tutti i sindacati hanno detto che la colpa è di Air France.
Che certo non era venuta in Italia per fare beneficenza e che al primo posto ha messo i suoi interessi commerciali.
Ma la domanda che resta è: quale altra compagnia accetterebbe la proposta dei sindacati rifiutata da Spinetta?
[SM=x44468] [SM=x44471]
La risposta non è difficile. Tanto è vero che gli stessi sindacati, ieri, hanno auspicato la ripresa della trattativa con i francesi. Sempre che non sia troppo tardi.
[SM=x44472]


04 Aprile 2008

Enrico Marro per il “Corriere della Sera”


[SM=x44515]
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